L’istanza di riesame del sequestro probatorio di supporti informatici

In tema di istanza di riesame del sequestro probatorio di un computer o di un supporto informatico sussiste l’interesse all’esclusiva disponibilità dei dati estratti da questi, quando si tratti di strumenti informatici destinati a raccogliere dati personali e riservati.

Il Tribunale di Bari accoglieva l'istanza di riesame di un uomo avverso il decreto di perquisizione e sequestro probatorio finalizzato alla ricerca presso l'abitazione di un altro uomo non indagato di documentazione e apparecchiature informatiche. Nel procedimento di riesame, poi, il Pubblico Ministero aveva trasmesso alla cancelleria del Tribunale i provvedimenti di dissequestro e restituzione dei beni sequestrati, specificando che non ci fosse stato alcun pregiudizio dei sistemi informatici analizzati. Il Tribunale aveva ritenuto invece viziato l'atto di sequestro probatorio per difetto di motivazione e per la violazione del principio di proporzionalità. Avverso l'ordinanza del Tribunale di Bari, il Procuratore della Repubblica presso la medesima Corte proponeva ricorso per Cassazione denunciando che il Tribunale avesse del tutto disatteso un importante insegnamento delle Sezioni Unite «in ordine alla necessità che il soggetto legittimato all'impugnazione del riesame di un sequestro probatorio di supporti informatici, dopo la restituzione previa estrazione di copia, deduca un interesse concreto e attuale alla esclusiva disponibilità di tali dati» Cass. numero 40963/2017 . Il ricorso è infondato. Specifica il Collegio infatti, che l'interesse nell'impugnazione in tema di sequestro probatorio di dati informatici si deve ravvisare nella tutela del diritto di ogni soggetto alla disponibilità esclusiva del proprio “patrimonio informativo”, la cui lesione è ipotizzabile anche nel caso di restituzione del supporto contenente i relativi dati. Viene sottolineato dalla Corte di Cassazione che nel caso in esame, il Tribunale di Bari in sede di riesame era a conoscenza del materiale sequestrato e pertanto in grado di valutare il reale interesse all'impugnazione. In secondo luogo, poi, oggetto del sequestro erano dispositivi nella disponibilità esclusiva dell'uomo. Alla luce dei fatti, perciò, deve ritenersi che in caso di istanza di riesame del sequestro probatorio di un computer o di un supporto informatico, sussista l'interesse alla esclusiva disponibilità dei dati estratti da questi, quando si tratti di strumenti informatici destinati a raccogliere dati personali e riservati. Pertanto, la Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso.

Presidente Di Stefano – Relatore Calvanese Ritenuto in fatto 1. Con la ordinanza in epigrafe indicata, il Tribunale di Bari accoglieva l'istanza di riesame, proposta dal terzo interessato L.R. avverso il decreto di perquisizione e di sequestro probatorio, emesso dal P.M. presso il Tribunale di Bari in data 10 novembre 2017, nell'ambito del procedimento per reati di cui agli articolo 416,640,353,356,479 e 483 c.p Da quanto emerge dal provvedimento del Tribunale, il suddetto decreto era finalizzato a ricercare e a sequestrare presso l'abitazione e altri locali in uso di L.E. allo stato non indagato documentazione e apparecchiature informatiche di cui ai suddetti reati, nonché cose pertinenti o costituenti corpo dei medesimi reati. L'esecuzione del decreto aveva portato al rinvenimento e al sequestro di documentazione inerente alla società omissis srl e di apparecchiature informatiche aziendali e di apparecchiature e telefoni cellulari nella disponibilità anche di L.R Nel procedimento di riesame, azionato dal L., il P.M. aveva trasmesso alla cancelleria del Tribunale i provvedimenti di dissequestro e di restituzione delle cose sequestrate, evidenziando che tutti i beni in sequestro erano stati dissequestrati, senza pregiudizio dei sistemi informatici. La difesa dell'istante aveva ribadito l'interesse attuale e concreto alla discussione del gravame, ai fini della utilizzabilità delle risultanze del sequestro in sede dibattimentale, stante la estrazione di copie forensi dalle apparecchiature sequestrate e la natura personale dei dati in esse contenute. Il Tribunale riteneva che L. , benché non fosse il titolare dei beni in sequestro formalmente di proprietà della omissis srl , aveva un interesse concreto ed attuale al riesame in quanto utilizzatore esclusivo di parte di essi dato confermato dai provvedimenti della P.G., con i quali era stata restituita al predetto parte dei supporti informatici sequestrati, in quanto nella sua originaria disponibilità e nonostante l'avvenuta restituzione degli stessi, una volta estratti i dati informatici in essi contenuti. Ciò premesso, il Tribunale riteneva l'atto di sequestro probatorio viziato per difetto di motivazione sulla condotta ipotizzata a carico degli indagati, sugli specifici beni da sequestrare, sulla relazione tra i beni e i fatti di reato, sulle ragioni del vincolo reale e per violazione del principio di proporzionalità avendo il sequestro e la copia forense riguardato l'intero ed indiscriminato contenuto degli strumenti informatici . 2. Avverso la suddetta ordinanza ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore della Repubblica in epigrafe indicato, denunciando i motivi di seguito enunciati nei limiti di cui all'articolo 173 disp. att. c.p.p 2.1. Violazione di legge articolo 258,262,324 e 591 c.p.p. , quanto alla mancata declaratoria di inammissibilità dell'istanza di riesame per carenza di interesse. Il Tribunale ha del tutto ignorato l'insegnamento delle Sezioni Unite della Suprema Corte numero 40963 del 2017 in ordine alla necessità che il soggetto legittimato all'impugnazione del riesame di un sequestro probatorio di supporti informatici, dopo la restituzione previa estrazione di copia, deduca un interesse concreto e attuale alla esclusiva disponibilità di tali dati. Nella specie, tutti i beni - di proprietà della società e non nella esclusiva disponibilità di terzi - sono stati restituiti senza pregiudizio dei sistemi informatici e il L. avrebbe soltanto dedotto un generico e indimostrato interesse per la intrusione nella sfera personale attinente alla sua professione. L'impugnazione del riesame era inoltre inammissibile per erroneità del mezzo scelto, trattandosi di sequestro probatorio eseguito dalla P.G. 3. La difesa del L. ha fatto pervenire una memoria con la quale ha concluso per l'inammissibilità del ricorso. Considerato in diritto 1. Il ricorso è inammissibile perché generico e manifestamente infondato. 2. In ordine alla questione dell'interesse del L. ad impugnare con riesame il decreto di sequestro qualora sia stata disposta la restituzione degli originali e dei supporti informatici oggetto di sequestro probatorio, previa estrazione di copia dei dati informatici, deve osservarsi quanto segue. 2.1. La giurisprudenza di legittimità, sin dall'orientamento inaugurato dalla sentenza Rizzo Sez. 6, numero 24617 del 24/02/2015, Rv. 264093 e poi confermato dalle Sezioni Unite Andreucci Sez. U, numero 40963 del 20/07/2017, Rv. 270497 , ha stabilito che nel sequestro di supporti informatici la copia del dato informatico in esso contenuto ed il suo trattenimento poco rilevando il concetto di originale e copia avendosi sostanzialmente, per la peculiarità del mezzo, una pluralità di originali non possono ritenersi una restituzione del bene in sequestro quando il valore in sé del dato risulti ancora sottratto all'avente diritto un dato segreto, un progetto, ma anche il nome di una fonte, sono informazioni il cui valore consiste nella riservatezza del dato, la sua circolazione in più copie può costituire una privazione del bene rispetto al quale non può non ritenersi sussistere un diritto al riesame così, Sez. 6, numero 24617 del 24/02/2015, cit. . Pertanto, si è ritenuto che l'interesse nell'impugnazione in tema di sequestro probatorio di dati informatici dovesse ravvisarsi nella tutela del diritto di ogni soggetto alla disponibilità esclusiva del proprio patrimonio informativo , la cui lesione era ipotizzabile anche in caso di restituzione del supporto contenente i dati, e la cui tutela assumeva connotazioni pressanti soprattutto nei casi di sequestro avente ad oggetto informazioni incidenti sul diritto alla riservatezza o al segreto. Le Sezioni Unite Andreucci, facendo propria questa prospettiva interpretativa, hanno ribadito che, nonostante la restituzione del supporto sul quale il dato è contenuto, permane comunque un interesse all'impugnazione del provvedimento ablativo per la verifica della sussistenza dei presupposti applicativi. Interesse che in ogni caso deve concreto ed attuale, specifico ed oggettivamente valutabile sulla base di elementi univocamente indicativi della lesione di interessi primari conseguenti alla indisponibilità delle informazioni contenute nel documento, la cui sussistenza andrà dimostrata, non potendosi ritenere sufficienti allo scopo generiche allegazioni. 2.2. Questa ultima precisazione contenuta nella sentenza Andreucci va riconnessa a quell'interesse alla disponibilità esclusiva del patrimonio informativo che deve evidentemente giustificare l'impugnazione ai fini della restituzione dei dati acquisiti e che, in linea generale a fronte del sequestro di supporti informatici , non può dirsi presunto ma vada puntualmente verificato. Invero, il sequestro può colpire pacificamente dati estranei alla sfera personale del titolare del documento ad es. l'archivio informatico contenente una raccolta di dati di pubblica disponibilità e libero accesso e le Sezioni Unite hanno voluto richiamare quello che è un principio generale in tema di impugnazioni. Come hanno più volte affermato le Sezioni Unite anche da ultimo, Sez. U, numero 28911 del 28/03/2019, Massaria, Rv. 275953 , l'interesse ad impugnare deve essere concreto , oltre che attuale, in quanto la facoltà di attivare i procedimenti di gravame non possa essere assoluta e indiscriminata, ma subordinata alla presenza di una situazione in forza della quale il provvedimento del giudice risulta idoneo a produrre la lesione della sfera giuridica dell'impugnante e l'eliminazione o la riforma della decisione gravata rende possibile il conseguimento di un risultato vantaggioso. Le Sezioni Unite in questo arresto hanno anche precisato che la concretezza dell'interesse va essere parametrata al raffronto tra quanto statuito dal provvedimento impugnato e quanto, con l'impugnazione svolta, si vorrebbe invece ottenere. In definitiva, la verifica della sussistenza dell'interesse va condotta sulla base di quanto emerga da tale raffronto, valutando se l'accoglimento dell'impugnazione davvero arrecherebbe alla parte impugnante una situazione di vantaggio o le eliminerebbe una situazione pregiudizievole, non essendo richiesto a chi impugna dover sempre e comunque dimostrare positivamente tale interesse. 2.4. Ciò premesso, il Tribunale ha dato atto che il ricorrente era portatore di un interesso concreto e attuale alla restituzione dei dati estratti dai supporti informatici sequestrati, dopo aver premesso che l'istante aveva rappresentato la presenza di dati personali e professionali riservati. Ebbene, l'errore prospettico del ricorso in esame risiede nell'aver interpretato il principio affermato dalla sentenza Andreucci in termini astratti ed eccessivamente rigidi. Nei casi affrontati sia dalla sentenza Rizzo che dalle Sezioni Unite Andreucci, la mancanza di interesse ravvisata dalla Suprema Corte era stata motivata sul rilievo che non risultava dagli atti del procedimento di cassazione cosa fosse stato in concreto acquisito con il sequestro di un computer, nè tantomeno ciò era specificato dalle allegazioni difensive. Si era, difatti, tenuto conto che è nella natura dei dispositivi informatici che i files in essi contenuti possano essere privi di alcuna individualità e riferibilità al soggetto che ha il possesso del dispositivo stesso come è il caso dei dati del sistema operativo, dei programmi, dei dati scaricati in automatico nel corso della navigazione internet e tale stessa natura può rende re di non immediata apprezzabilità la natura proprietaria o generica dei dati nonché la titolarità in capo al richiedente del diritto alla restituzione. Questa la ovvia ragione della necessità di una particolare valutazione della sussistenza nel caso concreto di un interesse specifico al riesame che deve essere riferito, come noto, al diritto alla disponibilità del bene e non alla fondatezza della iniziativa penale e/o alla esclusione di quanto oggetto di apprensione dal materiale probatorio valutazione che, laddove non sia possibile sulla scorta di quanto già evidente, deve essere oggetto di una specifica allegazione della parte interessata. Si pensi, ad. es., oltre al caso delle sentenze Andreucci e Rizzo in cui neanche era stato detto cosa fosse stato copiato, a quello del terzo che intenda vantare il diritto alla esclusività di dati informatici personali contenuti in un apparecchio altrui. In definitiva, quindi, è erroneo sostenere, in contrasto con la giurisprudenza richiamata, che l'interesse all'impugnazione del sequestro sia diverso a secondo della natura analogica o digitale dell'oggetto del provvedimento, affermazione del resto ingiustificabile in base alle norme di riferimento. Nel caso in esame la situazione è ben diversa da quelle in cui si rende necessaria una allegazione specifica da parte della difesa per qualità del materiale o dubbia riferibilità al ricorrente. In primo luogo, il Tribunale in sede di riesame era a conoscenza del materiale sequestrato e quindi in grado di valutare direttamente l'interesse all'impugnazione allegato dall'istante. In secondo luogo, oggetto del sequestro erano anche smartphone e tablet nella disponibilità esclusiva del ricorrente. Evidentemente nel sequestro di tali strumenti informatici, destinati per la loro stessa natura a raccogliere dati informatici di natura strettamente personale materiale audio-visivo, dati di localizzazione, posta elettronica, passwords, dati relativi al traffico telefonico, messagistica elettronica, ecc. era sufficiente da parte dell'istante dedurre - come avvenuto nella specie - la presenza in essi di dati siffatti, essendo ultroneo dover pretendere da costui la pleonastica dimostrazione in termini positivi dell'interesse alla disponibilità esclusiva di quanto in essi contenuto. È appena il caso di evidenziare che, secondo la giurisprudenza della Corte EDU, il sequestro di uno smartphone e dei dati da esso estratti comporta un'ingerenza nel diritto al rispetto della corrispondenza ai sensi dell'articolo 8, comma 1 della Convenzione sentenza Saber c. Norvegia, 17 dicembre 2020, numero 459/18 . Pertanto, deve ritenersi che in caso di istanza di riesame del sequestro probatorio di un computer o di un supporto informatico, sussista l'interesse alla esclusiva disponibilità dei dati estratti da quest'ultimi, quando di tratti di strumenti informatici destinati per loro natura a raccogliere dati personali e riservati. 3. Quanto al secondo profilo di censura, per erroneità del mezzo di impugnazione, va osservato che il motivo è del tutto generico, essendosi limitato il ricorrente alla mera enunciazione di un principio di diritto, senza specificare come lo stesso sia pertinente al caso in esame trattandosi tra l'altro di questione neppure sollevata dal P.M. nel contraddittorio in sede di riesame . 4. Alla stregua di quanto premesso il ricorso va dichiarato inammissibile. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso.