Deficit cognitivo e carenze culturali non rendono inadeguato il genitore

Rimessa in discussione l’adozione di tre bambini. Riprende vigore la richiesta del padre, che vuole conservare il profondo legame che ha con loro. Rilevanti i progressi da lui compiuti, e testimoniati da un lavoro e da una casa. Erroneo, invece, il riferimento alle sue carenze cognitive e culturali come base per ritenerlo inidoneo come genitore.

Deficit cognitivo e carenze culturali ed espressive del genitore non possono legittimare, da sole, l'adozione dei figli. A censurare i due genitori sono i giudici del Tribunale per i minorenni. Consequenziale la decisione con cui, accogliendo il ricordo del Pubblico Ministero, viene dichiarato lo stato di adottabilità dei tre figli minori – tutti sotto i 14 anni di età – della coppia. Sia l'uomo che la donna sono stati ritenuti « inidonei alla funzione genitoriale ». In particolare, alla madre viene addebitato di «aver intrapreso una relazione extraconiugale, aver trascurato i figli ed essersi allontanata da casa», mentre a inchiodare l' uomo è la sua « incapacità di risorse, anche intellettive ». Sulla stessa linea si attesta anche la Corte d'appello, respingendo i ricorsi proposti non solo dai due genitori ma anche dai nonni materni. Questione chiusa? Assolutamente no. Almeno non per il padre dei tre ragazzini, il quale presenta ricorso in Cassazione, lamentando, innanzitutto, «la mancata predisposizione di qualsiasi progetto di intervento volto a sostenerlo nelle funzioni genitoriali» – con riferimento al «mancato supporto nella ricerca di una congrua soluzione abitativa» e alla «mancata esplorazione di interventi di sostegno integrativo educativa domiciliare, inserimento diurno in struttura con rientro serale presso l'abitazione paterna » – , e sottolineando, poi, soprattutto «il rapporto affettivo con i figli». A sostegno della propria richiesta di evitare l'adozione, infine, l'uomo mette sul tavolo «il cambiamento della propria condizione esistenziale», grazie a un lavoro e una casa, «la concreta possibilità di significative evoluzioni». Infine, l'uomo contesta anche «la valutazione di inidoneità genitoriale» a suo carico, poiché frutto solo della sua «fragilità cognitiva» Per i Giudici della Cassazione vi è un fondamento di senso e di logica nelle considerazioni proposte dall'uomo, soprattutto per ciò che concerne «la mancata considerazione del profondo e solido legame affettivo coi tre bambini» e il riferimento alle sue «ridotte capacità genitoriali, ostacolate da un handicap culturale e cognitivo». E in questo quadro è ritenuta legittima anche la critica fatta dall'uomo alla «mancata valutazione del cambiamento delle sue condizioni di vita – reperimento di un lavoro come bracciante agricolo e di una casa accogliente, messa a disposizione da parte del datore di lavoro – che denotano una positiva evoluzione e fanno presagire la disponibilità a cambiamenti ulteriori». In ultima battuta, va censurato, secondo i Giudici, anche «l'aver fondato la valutazione della inidoneità genitoriale» dell'uomo sulla base della «sua scarsa capacità di osservazione e ragionamento e della sua fragilità cognitiva», dovute «alla bassa scolarizzazione – licenza elementare –, alla lunga permanenza all'estero e al lavoro come bracciante agricolo». In premessa, i Giudici della Cassazione ribadiscono che «il ricorso alla dichiarazione di adottabilità costituisce solo un rimedio eccezionale e una soluzione estrema, poiché il diritto del minore a crescere ed essere educato nella propria famiglia d'origine, quale ambiente più idoneo al suo armonico sviluppo psico-fisico, è tutelato in via prioritaria dalla legge». Pertanto, si deve operare «un giudizio prognostico, teso, in primo luogo, a verificare l'effettiva ed attuale possibilità di recupero delle capacità e competenze genitoriali, con riferimento sia alle condizioni di lavoro, reddituali ed abitative, senza però che esse assumano valenza discriminatoria, sia a quelle psichiche». Proprio alla luce di questi principi, i Giudici di terzo grado osservano che in questa vicenda è necessario esplorare « soluzioni alternative alla scelta più radicale, ossia l' adozione , attraverso il supporto assistenziale alla figura paterna, che tale supporto pure aveva richiesto e sollecitato». Ciò anche alla luce di un quadro arricchito dal «profondo legame affettivo fra il padre e i tre figli» e dalla «sua presenza assidua nella frequentazione dei bambini presso la struttura di collocamento». Evidente, poi, l'errore commesso in Appello non considerando affatto «la positiva evoluzione della situazione lavorativa, abitativa e relazionale dell'uomo, il quale ha ottenuto un lavoro stabile come bracciante agricolo, remunerato con 1.100 euro mensili, e dispone di una abitazione pulita e ordinata, vicina all'azienda agricola sede di lavoro». Nello specifico, si tratta di «un immobile su due piani con due bagni, con un ambiente unico, soggiorno e cucina al piano terreno, e una camera da letto matrimoniale e una stanzetta», un immobile «idonea ad ospitare in modo decoroso i bambini». Tirando le somme, ci sono «elementi significativamente modificati rispetto alla situazione iniziale » dell'uomo e «sintomatici di una sua disponibilità all'evoluzione e all'adattamento in funzione dell'esercizio responsabile della genitorialità». Peraltro, sono stati messi in evidenza quali lati negativi nell'esercizio della funzione genitoriale da parte dell' uomo solo «una serie di circostanze – risentimento verso la moglie che lo aveva abbandonato, incapacità di cogliere tempestivamente il bisogno dei minori a fronte delle carenze materne – legate al periodo pregresso». E inoltre si è attribuito rilievo decisivo a «circostanze, stigmatizzate come immodificabili e irrecuperabili, obiettivamente irrilevanti, legate alla deficitaria dotazione cognitiva e alle profonde carenze culturali ed espressive dell'uomo», con riferimento specifico a «limiti cognitivi, scarse capacità di osservazione, di ragionamento e di integrazione di informazioni e di valutazioni alternative». Ma «tali fattori di arretratezza cognitiva e culturale non dovevano essere valutati, o almeno non dovevano vedersi riconoscere un rilievo decisivo ai fini dell'esclusione della capacità genitoriale e dell' accertamento dello stato di abbandono morale e materiale dei minori, perché ciò dà ingresso», spiegano i magistrati, «a una tipologia di intervento statuale che, pur diretto alla protezione dei minori, finisce con il ledere la dignità della persona e mirare alla selezione del miglior genitore possibile in sostituzione di quello biologico, culturalmente e intellettivamente arretrato». Proprio per questo è ora necessario un nuovo processo in Appello, così da valutare appieno i progressi compiuti dall'uomo e il suo profondo legame coi figli , prima di decidere sull'ipotesi dell'adozione.

Presidente Bisogno – Relatore Scotti Fatti di causa 1. Con sentenza del 17.7.2019 il Tribunale per i Minorenni di Lecce, accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero, previa audizione dei genitori, dei nonni materni, del curatore dei minori e acquisite le relazioni della comunità di collocamento, ha dichiarato lo stato di adottabilità dei minori A. nato il omissis , Sa. nata il omissis e N.F. nato il … , figli di N.S. e T.A. . I genitori erano stati ritenuti inidonei alla funzione genitoriale, la madre per aver intrapreso una relazione extraconiugale, aver trascurato i figli ed essersi allontanata da casa il padre per incapacità di risorse anche intellettive i nonni materni T.S. e F.P. , che pure avevano rivendicato l'affidamento o un ruolo di sostegno a favore dei minori, erano stati ritenuti inidonei per incapacità di costante impegno e difetto di autonomia dell'iniziativa, preordinata solo al recupero della figlia. 2. Avverso la predetta sentenza di primo grado hanno proposto distinti appelli N.S. e i nonni materni T.S. e F.P. . Anche la madre T.A. si è costituita, chiedendo l'affidamento dei figli per sé o ai nonni materni, previa revoca dello stato di adottabilità. Il curatore dei minori ha chiesto il rigetto dell'impugnazione. La Corte di appello di Lecce, previa audizione degli affidatari e del responsabile della casa di famiglia ove erano stati collocati i tre minori e previa consulenza tecnica d'ufficio, con sentenza dell'8.2.2021 ha respinto gli appelli, a spese compensate. 3. Avverso la predetta sentenza con atto notificato il 10.3.2021 ha proposto ricorso per cassazione N.S. , svolgendo sei motivi. 3.1. Con il primo motivo di ricorso, proposto ex articolo 360 c.p.c. , numero 5, il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione di legge in relazione all' articolo 30 Cost. , comma 2, alla L. numero 184 del 1983, agli articolo 1, 8, 10 e 15 all'articolo 132 c.p.c. nonché omesso esame di fatto decisivo con riferimento alla mancata predisposizione di qualsiasi progetto di intervento volto a sostenerlo nelle funzioni genitoriali. 3.2. Con il secondo motivo di ricorso, proposto ex articolo 360 c.p.c. , numero 5, il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione di legge in relazione all' articolo 30 Cost. , comma 2, alla L. numero 184 del 1983, articolo 1, 8, 10 e 15 all'articolo 132 c.p.c. e lamenta la mancata considerazione del rapporto affettivo padre-figli e la violazione del principio di eccezionalità del ricorso all'adozione legittimante. 3.3. Con il terzo motivo di ricorso, proposto ex articolo 360 c.p.c. , numero 5, il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione di legge in relazione alla L. numero 184 del 1983, articolo 1, 8, 10 e 15 all'articolo 132 c.p.c. nonché mancata valutazione di un elemento decisivo rappresentato dal cambiamento della condizione esistenziale del padre e dalla concreta possibilità di significative evoluzioni. 3.4. Con il quarto motivo di ricorso, proposto ex articolo 360 c.p.c. , numero 3, il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione di legge in relazione alla L. numero 184 del 1983, articolo 1, 8, 10 e 15 all'articolo 132 c.p.c. e con riferimento alla valutazione di inidoneità genitoriale basato sulla fragilità cognitiva del padre. 3.5. Con il quinto motivo di ricorso, proposto ex articolo 360 c.p.c. , numero 3, il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione di legge in relazione alla L. numero 184 del 1983, articolo 1, 8, 10 e 15, all'articolo 132 c.p.c. e con riferimento alla mancata valutazione della possibilità di evitare la recisione del legame filiale mediante la c.d. adozione mite. 3.6. Con il sesto motivo di ricorso, proposto ex articolo 360 c.p.c. , nnumero 3, 4, 5, il ricorrente denuncia violazione o falsa applicazione di legge in relazione all' articolo 111 Cost. , articolo 136 c.p.c. per contraddittorietà e inesistenza della motivazione. 3.7. Con atto notificato il 9.4.2021 ha proposto controricorso il curatore dei minori avv. P.T. , chiedendo il rigetto dell'avversaria impugnazione. Gli altri intimati T.A. , T.S. e il Procuratore generale della Repubblica di Lecce non si sono costituiti in giudizio. Il ricorrente ha depositato memoria illustrativa. Ragioni della decisione 1. I primi quattro motivi sono connessi e possono essere esaminati congiuntamente. 1.1. Con essi N.S. censura la sentenza impugnata per aver confermato la dichiarazione dello stato di adottabilità dei suoi tre figli A. , Sa. e F. che ora hanno rispettivamente 12, 10 e 8 anni disposta dal Tribunale di primo grado, penalizzandolo senza ragione e senza l'adeguata esplorazione di soluzioni alternative nell'esercizio della responsabilità genitoriale. Il ricorrente, in primo luogo 1 motivo denuncia la mancata predisposizione in suo favore di interventi capaci di sostenerlo nelle funzioni genitoriali, nonostante le sue richieste e la sua disponibilità segnala a tale riguardo il mancato supporto nella ricerca di una congrua soluzione abitativa problema questo ora risolto e la mancata esplorazione di interventi di sostegno integrativo educativa domiciliare, inserimento diurno in struttura con rientro serale presso l'abitazione paterna . In secondo luogo 2 motivo il sig. N. si duole della mancata considerazione del profondo e solido legame affettivo fra lui e i tre bambini, pur accertato dagli operatori dei servizi sociali e dal consulente tecnico d'ufficio e riferito in sentenza, ma del tutto obliterato nella valutazione espressa dalla Corte territoriale fondata solo sulle sue ridotte capacità genitoriali, ostacolate più che altro da un handicap culturale e cognitivo. In terzo luogo 3 motivo il ricorrente stigmatizza la mancata valutazione del cambiamento delle sue condizioni di vita in corso di procedimento reperimento di un lavoro come bracciante agricolo e di una casa accogliente, messa a disposizione da parte del datore di lavoro che denotavano una positiva evoluzione e facevano presagire la disponibilità a cambiamenti ulteriori. In quarto luogo 4 motivo il ricorrente critica la decisione impugnata per aver fondato la valutazione della sua inidoneità genitoriale sulla base della sua scarsa capacità di osservazione e ragionamento e sulla sua fragilità cognitiva , peraltro dovute, come riferito dalla Consulente tecnica d'ufficio, alla bassa scolarizzazione licenza elementare , alla lunga permanenza in Germania dai 16 ai 42 anni e al lavoro come bracciante agricolo. 1.2. Le censure così articolate sono complessivamente fondate e vanno accolte. 1.3. Nella giurisprudenza di questa Corte si è andato delineando un orientamento compatto secondo il quale il ricorso alla dichiarazione di adottabilità costituisce solo un rimedio eccezionale e una soluzione estrema , poiché il diritto del minore a crescere ed essere educato nella propria famiglia d'origine, quale ambiente più idoneo al suo armonico sviluppo psicofisico, è tutelato in via prioritaria dalla L. numero 184 del 1983 . Pertanto il giudice di merito deve operare un giudizio prognostico teso, in primo luogo, a verificare l'effettiva ed attuale possibilità di recupero delle capacità e competenze genitoriali, con riferimento sia alle condizioni di lavoro, reddituali ed abitative, senza però che esse assumano valenza discriminatoria, sia a quelle psichiche, da valutarsi, se del caso, mediante specifica indagine peritale, estendendo detta verifica anche al nucleo familiare, di cui occorre accertare la concreta possibilità di supportare i genitori e di sviluppare rapporti con il minore, avvalendosi dell'intervento dei servizi territoriali la soluzione estrema può essere adottata solo quando ogni altro rimedio risulti inadatto con l'esigenza dell'acquisto o del recupero di uno stabile ed adeguato contesto familiare in tempi compatibili con l'esigenza del minore stesso qualora però, a prescindere dagli intendimenti dei genitori e dei parenti, la vita da loro offerta a quest'ultimo appaia inadatta al suo normale sviluppo psico-fisico, ricorre la situazione di abbandono ai sensi della L. 4 maggio 1983, numero 184, articolo 8 e la recissione del legame familiare è l'unico strumento che possa evitargli un più grave pregiudizio Sez. 1, 14.9.2021 numero 24717, Rv. 662543 - 01 Sez. 1, 23.12.2020 numero 29424 Sez. 1, 11.12.2019, numero 32412 Sez. 1, 3.10.2019, numero 24791 Sez. 1,3.10.2019, numero 24790 Sez. 1, 27.3.2018, numero 7559, Rv. 648444- 01 Sez. 1, 22.08.2018, numero 20954 Sez. 1, 30.6.2016, numero 13435 . Ancora recentemente le Sezioni Unite Sez. U, numero 35110 del 17.11.2021 hanno ripreso questo principio per precisare che la dichiarazione di adottabilità di un minore, in forza dell'articolo 8 CEDU , dell'articolo 7 della Carta di Nizza e dell'articolo 18 della Convenzione di Istanbul, costituisce una extrema ratio che si fonda sull'accertamento dell'irreversibile non recuperabilità della capacità genitoriale, in presenza di fatti gravi, indicativi in modo certo dello stato di abbandono, morale e materiale, a norma della L. numero 183 del 1984 , articolo 8 che devono essere dimostrati in concreto nei confronti di entrambi i genitori, sicché detta pronuncia non può essere fondata esclusivamente sullo stato di sudditanza e di assoggettamento fisico e psicologico in cui versi uno dei genitori, per effetto delle reiterate e gravi violenze subite dall'altro. 1.4. A tali principi non si è conformata la Corte salentina, non esplorando, come avrebbe dovuto, soluzioni alternative alla scelta più radicale attraverso il supporto assistenziale al sig. N. , che lui pure aveva richiesto e sollecitato. La Corte di appello non ha tenuto conto del profondo legame affettivo fra il sig. N. e i tre figli e della sua presenza assidua nella frequentazione dei bambini presso la struttura di collocamento, pure riferito dai servizi sociali e dalla consulente tecnica, fattore questo fondamentale alla ricerca di una soluzione non estrema della crisi familiare. La Corte di appello, inoltre non ha considerato affatto la positiva evoluzione della situazione lavorativa, abitativa e relazionale del sig. N. , che aveva ottenuto un lavoro stabile come bracciante agricolo, remunerato con Euro 1.100 mensili, e dispone di una abitazione pulita e ordinata, vicina all'azienda agricola sede di lavoro descritta dal C.t.u. come un immobile su due piani con due bagni, un ambiente unico, soggiorno e cucina al piano terreno, e una camera da letto matrimoniale e una stanzetta al piano superiore , certo non lussuosa, ma idonea ad ospitare in modo decoroso i bambini elementi tutti questi significativamente modificati rispetto alla situazione iniziale e sintomatici di una disponibilità del ricorrente all'evoluzione e all'adattamento in funzione dell'esercizio responsabile della genitorialità. Del resto, la Corte di appello non ha messo in evidenza quali lati negativi nell'esercizio della funzione genitoriale da parte del sig. N. null'altro che una serie di circostanze risentimento verso la moglie che lo aveva abbandonato, incapacità di cogliere tempestivamente il bisogno dei minori a fronte delle carenze materne legate al periodo pregresso e non adeguatamente rivalutate all'attualità. Per concludere, la Corte di appello ha attribuito rilievo decisivo a circostanze, stigmatizzate come immodificabili e irrecuperabili, obiettivamente irrilevanti, legate alla deficitaria dotazione cognitiva e alle profonde carenze culturali ed espressive del ricorrente riprendendo le osservazioni della Consulente, la Corte ha parlato di limiti cognitivi, scarse capacità di osservazione, di ragionamento e di integrazione di informazioni e di valutazioni alternative. Tali fattori di arretratezza cognitiva e culturale non dovevano essere valutati e almeno non dovevano vedersi riconoscere un rilievo decisivo ai fini dell'esclusione della capacità genitoriale e dell'accertamento dello stato di abbandono morale e materiale dei minori, perché ciò dà ingresso a una tipologia di intervento statuale che, pur diretto alla protezione dei minori, finisce con il ledere, come osserva correttamente il ricorrente, la dignità della persona e mirare alla selezione del miglior genitore possibile in sostituzione di quello biologico, culturalmente e intellettivamente arretrato. 2. I successivi motivi, quinto e sesto, rimangono assorbiti. La sentenza impugnata deve essere cassata in relazione ai motivi accolti, con il rinvio della causa alla Corte di appello di Lecce, in diversa composizione, anche per le spese del giudizio di legittimità. La Corte ritiene necessario disporre che, in caso di utilizzazione della presente sentenza in qualsiasi forma, per finalità di informazione scientifica su riviste giuridiche, supporti elettronici o mediante reti di comunicazione elettronica, sia omessa l'indicazione delle generalità e degli altri dati identificativi delle parti riportati nella sentenza. P.Q.M. La Corte accoglie i primi quattro motivi di ricorso, nei sensi di cui in motivazione, assorbiti gli ultimi due, cassa la sentenza impugnata in relazione ai motivi accolti e rinvia alla Corte di appello di Lecce, in diversa composizione, anche per le spese del giudizio di legittimità. Dispone che, in caso di utilizzazione della presente sentenza in qualsiasi forma, per finalità di informazione scientifica su riviste giuridiche, supporti elettronici o mediante reti di comunicazione elettronica, sia omessa l'indicazione delle generalità e degli altri dati identificativi delle parti riportati nella sentenza.