Multa da 561 mln: la Commissione UE stanga Microsoft per non aver fornito agli utenti di Windows la schermata di scelta del browser

Secondo la Commissione, circa 15 milioni di utenti di Windows non sono stati informati, attraverso il Browser Choice Screen BCS , dell'esistenza di altri browser oltre ad Internet Explorer. Tuttavia, questa volta pare che l'assenza del BCS sia solo frutto di un errore nella programmazione di Windows e non di attività intenzionale in odore di abuso di posizione dominante.

Impegni disattesi. Nel 2009 la Commissione europea, al termine di una indagine per presunto abuso di posizione dominante in relazione della vendita abbinata del browser Internet Explorer al sistema operativo Windows, aveva adottato una decisione che rendeva giuridicamente vincolanti gli impegni offerti dalla stessa Microsoft per aumentare la concorrenza sul mercato dei browser. In sostanza, Microsoft si impegnava, sino al 2014, ad offrire agli utenti europei di Windows una scelta tra i diversi browser esponendo una schermata la BCS che permettesse di scegliere facilmente il proprio browser preferito. Ciononostante, nel periodo intercorrente tra maggio 2011 e luglio 2012, dopo l'aggiornamento di Windows 7 al Service Pack 1, gli utenti non hanno più visualizzato la schermata di scelta in questione. Quest'ultima, infatti, è stata fornita con Windows a partire da marzo 2010 ma, successivamente, nessuna schermata è più ri comparsa. La Commissione ha quindi riaperto il procedimento di accertamento IP/12/800 provvedendo successivamente ad una decisione in merito, ovvero quella di cui si tratta IP/13/196 del 6 marzo 2013 . Competenze esclusive della UE. In materia di concorrenza nel mercato comune, l'UE ha competenza esclusiva sugli Stati membri, per cui, quando viene rilevato un illecito in materia, come nel caso della concorrenza sleale e dell'abuso di posizione dominante, solo l'UE può intervenire. Nello specifico, l'articolo 105 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea TFUE attribuisce alla Commissione il compito di vigilare affinchè siano rispettate le regole sulla concorrenza tra imprese. Nella fattispecie che qui ci occupa, si tratta della regola prevista dall'articolo 102 del TFUE che vieta alle imprese in posizione dominante attività che possano recare pregiudizio alla concorrenza. Dunque, giova ribadirlo, a Microsoft non viene contestata l'acquisizione di una posizione dominante nel mercato comune ma solo ed esclusivamente lo sfruttamenteo abusivo di tale posizione. In caso quindi di violazione della norma ivi richiamata, la Commissione, anche d'ufficio o su richiesta di uno Stato membro, può aprire un procedimento di accertamento e, al termine dello stesso, adottare una decisione che vieta il comportamento illecito, applicando al contempo una o più sanzioni fino al 10% del fatturato totale dell'impresa durante l'esercizio precedente. Tuttavia, la Commissione può anche concludere l'accertamento rendendo giuridicamente vincolanti gli impegni proposti dalle imprese interessate, concludendo in sostanza che non vi è una violazione delle norme dell'UE e non imponendo alcuna sanzione. Microsoft, nel 2009, aveva infatti percorso questa soluzione, proponendo dei rimedi e impegnandosi a rispettarli ma, di fatto, ciò è avvenuto solo per un primo periodo. Microsoft si assume le sue responsabilità. Quando si parla di concorrenza sleale e abuso di posizione dominante nel mercato dell'informatica, è quasi scontato che si parli di Microsoft. Già nel 1998 la Commissione UE ed il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti procedevano nei confronti di Microsoft per violazione delle norme antitrust statunitensi Sez. II dello Sherman Act ed europee articolo 102 del TFUE, già articolo 82 del Trattato di Nizza sull'UE . Microsoft, allora, pretendeva di vendere ai produttori di personal computer il proprio sistema operativo Windows esclusivamente insieme ai programmi Internet Explorer e Windows Media Player, minacciando una sana concorrenza nel mercato dei browser, nel quale emergeva la giovane società Netscape Communications, e dei lettori multimediali, in cui emergeva la società Realnetworks. La sanzione di cui si tratta è la terza inflitta a Microsoft dalla Commissione in pochi anni la prima, la più nota, venne inflitta nel 2004 dall'allora Commissario alla concorrenza Mario Monti per un ammontare di 560 milioni di Euro la seconda, nel 2012, legata indirettamente alla prima, ammontava a 860 milioni di Euro . Evidentemente, Microsoft ha deciso di non assumere più atteggiamenti ostili verso le istituzioni europee ed ha comunicato ufficialmente che si assume la piena responsabilità per l'errore tecnico che ha causato il problema. L'errore, infatti, secondo quanto affermato dalla stessa Microsoft, è frutto di una dimenticanza dei programmatori che non hanno incluso la sola riga di codice che avrebbe automaticamente avviato l'apertura del BCS sulle versioni di Windows 7 dopo l'aggiornamento al Service Pack 1. Microsoft si scusa per l'inconveniente e promette che fornirà alla Commissione una valutazione completa della situazione, adottando al contempo misure per rafforzare lo sviluppo del software e altri processi che possano evitare errori di questo tipo in futuro. In assenza della Microsoft guerrafondaia degli anni scorsi che ricorreva in Corte di giustizia contro la Commissione, non resta che concederle il beneficio del dubbio e credere che sia tutta colpa dei programmatori.

PP_INT_microsoft_troiano