Calcioscommesse: in manette i capi-ultras ed il calciatore accusato di associazione a delinquere finalizzata a frode sportiva

In presenza di gravi indizi di colpevolezza del reato di violenza privata aggravata devono essere attinti dall’applicazione della misura della custodia cautelare coloro che, in concorso tra loro, hanno esercitato pressioni intimidative su taluni calciatori professionisti, e per il loro tramite su un’intera squadra di calcio, per perdere diverse partite di campionato su cui avevano scommesso ingenti somme di denaro.

Le vicende in commento scaturiscono dagli esiti investigativi, ancora in corso, aventi ad oggetto fenomeni antigiuridici volti a falsare l’esito di talune partite del massimo campionato nazionale di calcio nello specifico le due ultime stagioni sportive , in modo da garantire vincite sicure ai soggetti attivi del reato, accaniti scommettitori. Con riferimento a detti fatti si registra, nell’ambito del medesimo filone d’indagine, l’emissione, su richiesta della Procura della Repubblica, di due distinte ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari da parte del Tribunale di Bari – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari datate, l’una 9 maggio 2012, l’altra, più risalente, 31 marzo dello stesso anno. I fatti contestati. Nel primo caso, ad essere arrestati sono stati tre capi del tifo organizzato riconducibili alla A.S. Bari. E’ stato loro contestato il reato di concorso in violenza privata aggravata articolo 110, 610, 339 c.p. , essendo stati accusati di aver intimato con schiaffi, minacci ed atteggiamenti lato sensu minatori ad alcuni calciatori del club barese, e per il loro tramite all’intera squadra, di perdere due partite terminali del campionato di calcio di serie A, stagione sportiva 2010-2011, in quanto essi stessi avevano scommesso sulla sconfitta dell’A.S. Bari. Nel secondo caso, invece, l’ordinanza ha ad oggetto l’applicazione di una misura coercitiva inframuraria nei confronti di un ex tesserato sempre della A.S. Bari e di due scommettitori, tutti attinti da gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione del delitto di associazione finalizzata alla frode in competizioni sportive articolo 1, comma 1, l. 13 dicembre 1989 numero 401 . L’ordinanza del 9 maggio 2012. Procedendo per ordine, e dunque analizzando l’ordinanza più recente, dal contesto investigativo è emerso che taluni appartenenti alle frange apicali del tifo organizzato barese avrebbero avvicinato cinque calciatori della A.S. Bari imponendo loro di perdere due partite di campionato gare poi effettivamente perse sul campo entrambe per 1-0 , in modo da consentire agli stessi sedicenti tifosi di lucrare denaro su scommesse ‘a perdere’ della propria squadra del cuore. In relazione a detti episodi, il Gip del Tribunale di Bari ha ravvisato per i responsabili delle intimidazioni de quibus il delitto di violenza privata aggravata ex articolo 610 c.p., richiedendo nei confronti degli stessi misure coercitive differenziate, ravvisando, al contempo, la sussistenza delle esigenze cautelari del pericolo di inquinamento delle prove e di quello di reiterazione del reato [articolo 274, lett. a , e c , c.p.p.]. L’estensore dell’ordinanza cautelare, nel suo iter logico motivazionale, per ciò che in questa sede maggiormente interessa, è chiamato a sciogliere un nodo di non poco momento inerente alla consumazione o meno del reato in questione. Quid iuris la condotta intimidativa posta in essere dagli indagati, è stata tale da perfezionare il delitto ex articolo 610 c.p. in tutti i suoi elementi essenziali, compreso l’evento lesivo, ovvero si è fermata alla soglia del mero tentativo? Il discrimine non ha valenza meramente teorica, giacché solo nel caso di violenza privata consumata è ammissibile l’emissione di un provvedimento cautelare personale coercitivo. La violenza privata consumata. Come noto, ai sensi dell’articolo 610, co. 1, c.p. integra reato di violenza privata la condotta di «chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualcosa» la sanzione penale prevista è quella di quattro anni di reclusione, aumentata qualora concorrano le condizioni di cui all’articolo 339 c.p., tra cui spicca quella ove la violenza fisica o psicologica sia commessa da più persone riunite articolo 610, co. 2, c.p. . Il bene giuridico protetto dalla norma penale è, dunque, quello della libertà morale dell’individuo, ossia il compendio delle sue facoltà di autodeterminazione che deve restare spontaneo e non ostacolato in alcun modo da parte di terzi agenti. Per questo motivo il reato deve ritenersi consumato istantaneamente nel momento in cui il soggetto passivo, a seguito della violenza o della minaccia ricevuta, sia rimasto costretto contro la sua volontà a fare, tollerare o omettere qualcosa cfr. ex multis Cass. penumero , sez. V, 17.12.2003, numero 3403 mentre si ha tentativo allorché non sia stato raggiunto l’effetto voluto cfr. ex multis Cass. penumero , sez. V, 14.4.1987, numero 4554 . Nel caso di specie il GIP ha ritenuto integrato il reato di violenza privata consumata giacché i giocatori della A.S. Bari non solo avevano effettivamente perduto le due partite incriminate, ma la loro prestazione è stata giudicata anomala, abulica ed arrendevole proprio sul piano agonistico. In altri termini, secondo l’organo giudicante i calciatori in questione non hanno «realmente “giocato la partita” come dichiarato al P.M.» nel corso degli interrogatori, «perché impossibilitati a tenere una adeguata concentrazione agonistica» «abdicando al proprio dovere di lealtà sportiva» l’evento lesivo si è così cristallizzato, nel momento in cui i giocatori hanno, di fatto, arrendevolmente rinunciato a «combattere contro gli avversari di quei due incontri, con ciò consentendo la maturazione, sul campo di calcio del risultato tecnico perseguito dai capi-ultras». D’altra parte, per costante giurisprudenza, già «la configurabilità del tentativo di violenza privata articolo 56 e 610 c.p. non esige che la minaccia abbia effettivamente intimorito il soggetto passivo determinando una costrizione, anche se improduttiva del risultato perseguito, essendo sufficiente che si tratti di minaccia idonea ad incutere timore e diretta a costringere il destinatario a tenere, contro la propria volontà, la condotta pretesa dall'agente» così Cass. penumero , sez. V, 4.3.2005, numero 15977 . L’ordinanza del 31 marzo 2012. Quanto alla seconda delle due ordinanze in commento, vengono in rilievo gli articolo 416 c.p. e l’articolo 1, commi, 1, 2 e 3 della l. numero 401/1989, giacché agli indagati di cui uno ex calciatore professionista della A.S. Bari è stata contestata l’associazione a delinquere finalizzata alle frodi sportive, vedendo falsati almeno tre incontri di calcio afferenti alle stagioni sportive 2009-2010 e 2010-2011 del Campionato di Serie A. Si legge nell’ordinanza de qua , come sul finire della stagione 2010-2011, più calciatori della A.S. Bari «fossero ‘sul mercato’ nella deteriore accezione mercantile dell’espressione essendo pronti a fare mercinomio delle proprie, invero sbiadite, prestazioni professionali in favore del miglior offerente pur di conseguire un utile in denaro ed a farlo contemporaneamente su più tavoli, sia che gli interlocutori fossero stranieri senza scrupoli , sia che si trattasse di allibratori, faccendieri e ristoratori locali». Uno di questi è proprio l’indagato che sfruttava le proprie conoscenze nel mondo calcistico professionistico e le proprie informazioni privilegiate per orientare le scommesse del sodalizio criminoso d’appartenenza ed in cui rivestiva un ruolo sicuramente apicale, arrivando addirittura a modificare direttamente il risultato di una partita a cui aveva preso parte rendendosi autore di un clamoroso autogol sic ! L’associazione per delinquere finalizzata alla frode in competizioni sportive. E’ in questo desolante quadro che sono state configurate le ipotesi delittuose, i cui lineamenti giuridici appare opportuno ora, seppur concisamente, analizzare. Per giurisprudenza consolidata «Ai fini della configurabilità del delitto di associazione per delinquere, è necessaria la predisposizione di un'organizzazione strutturale, sia pure minima, di uomini almeno tre, numero d.r. e mezzi, funzionale alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti, nella consapevolezza, da parte dei singoli associati, di far parte di un sodalizio durevole e di essere disponibili ad operare per l'attuazione del programma criminoso comune» così da ultimo cfr. Cass. pen, Sez. VI, 7.11.2011, numero 3886 . Detti elementi, come noto, consentono di distinguere l’ipotesi associativa dal mero concorso di persone nel reato continuato, ove l’accordo criminoso occasionale ed accidentale è circoscritto alla commissione di uno o più reati singolarmente considerati cfr. Corte Appello Bari, sez. III, 28.9.2010, numero 1452 . Con riferimento invece, al reato noto come “frode sportiva”, occorre evidenziare come ai sensi dell’articolo 1, comma 1, l. numero 401/89, il delitto si configura nei confronti di «chiunque offre o promette denaro o altra utilità o vantaggio a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute dal CONI es. FIGC, numero d.r. , dall’UNIRE o da altri enti sportivi riconosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad essi aderenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo». Nel caso che ci occupa l’ex calciatore dell’A.S. Bari e gli altri suoi due sodali sono stati attinti da gravi indizi di reità, ove «il fine associativo è quello di compromettere il regolare svolgimento delle partite di calcio di serie A, disputate dalla squadra del M., per fini di lucro e viene perseguito, dagli associati, attraverso una precisa ripartizione dei ruoli che pare delineata ex ante a tavolino» tanto da far coniare agli organi inquirenti, l’espressione di ‘Protocollo M.’. Non è chi non veda, sotto il profilo prettamente tecnico, come sia configurabile anche in ambito sportivo l’addomesticabilità di un risultato nel momento in cui lo scopo dell’associazione criminosa sia proprio quello di «limitare per quanto possibile a seconda del numero dei calciatori contattati l’alea conseguente all’imprevedibile svolgimento di una partita di calcio, non quello – peraltro impossibile – di annullarla». E’, dunque, dalla ferma consapevolezza della irrinunciabilità di severe forme di tutela in ambito sia di diritto comune che endofederale per evitare sacche di impunità, che la ‘moralizzazione’ del mondo calcistico e di tutto ciò che vi orbita attorno deve ripartite, pena la irrimediabile perdita di credibilità di questo meraviglioso sport.

Tribunale di Bari, Ufficio del G.I.P., ordinanza 31 marzo 2012 G.I.P. dott. Giovanni Abbattista Osserva La vicenda costituente oggetto del presente procedimento penale attiene ad un fenomeno antigiuridico sicuramente operativo nel corso delle ultime due stagioni del campionato di calcio nazionale di serie A, nel quale militava l’A.S. Bari, che vede calciatori professionisti della squadra barese ed un nugolo di altri individui – ristoratori, gestori di centri di raccolta di scommesse su eventi sportivi e faccendieri – a questi vicini, operare, in ambito associativo, al fine di falsare l’esito di alcune partite di campionato in modo da garantire vincite “sicure” ai soggetti in questione – calciatori inclusi – che, su quelle partite del campionato federale in cui era impegnata la squadra del Bari calcio, avevano scommesso importanti somme in denaro. Vitale, nell’ambito del descritto protocollo antigiuridico, risulta il contributo di alcuni calciatori, che scendevano materialmente sul campo di gioco, potevano condizionare il risultato tecnico e vincere la stessa alea connaturata all’evento agonistico e disponevano di conoscenze adeguate, all’interno del movimento calcistico nazionale, per concordare il risultato di gioco desiderato. La particolare complessità, tecnica e fattuale, della vicenda in esame induce questo giudice a procedere ad un attento e meticoloso scandaglio delle singole emergenze investigative prima di procedere alla relativa delibazione. 1. LE EMERGENZE FATTUALI E GLI ESITI INVESTIGATIVI. 1.1. Le puntate anomale su Bari-Livorno, le disinvolte frequentazioni dei calciatori bianco-Ro., le minacce dei capi-ultras ed il “protocollo M.”. La circostanziata denuncia sporta in data 13.12.2010 dinanzi ai Carabinieri della Stazione di Treviso ed indirizzata alla Procura della Repubblica di Bari da Paolo Tavarelli, in qualità di amministratore della società di raccolta scommesse su eventi sportivi “Skysport 365 GMBH”, con sede in Innsbruk Austria , e le successive dichiarazioni testimoniali rese in data 10.3.2011 dinanzi ai Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari da Francesco Baranca, responsabile dell’area legale della medesima società austriaca, ponevano in luce, unitamente all’anomalia dell’eccesso di puntate relative all’incontro di calcio Bari-Livorno dell’1.12.2010, valevole per il quarto turno eliminatorio o sedicesimi di finale della “Tim Cup” 2010-2011, vale a dire la tradizionale “Coppa Italia” di calcio, e terminato con il risultato di 4-1 in favore dei padroni di casa, che induceva la società allibratrice a sospendere le scommesse sull’evento calcistico, essendosi moltiplicate a dismisura le giocate che puntavano sulla vittoria del Bari, anche la evidente operatività, nel territorio barese, di un protocollo antigiuridico finalizzato alla alterazione del risultato tecnico conseguente al corretto e leale svolgimento delle partite di calcio inglobate nei concorsi pronostici regolarmente esercitati. Nel prosieguo delle indagini, peraltro, N.D.T., titolare dei due ristoranti “Giampà” di Bari e gestore, all’epoca, dell’agenzia di scommesse “Intralot”, ubicata in Polignano a Mare, escusso in sede di s.i.t. dai Carabinieri del RO.NI. di Bari in data 9.6.2011, riferiva di avere accettato, presso la propria ricevitoria, numerose puntate – oscillanti tra i 10.000 ed i 70.000 euro – da parte dell’ex giocatore dell’A.S. Bari calcio Antonio Bellavista, il quale per convincere l’interlocutore a garantirgli le giocate, senza materialmente versare in anticipo il denaro puntato, gli riferiva di avere amicizie ed aderenze presso altri calciatori il che induceva lo stesso D.T. ad effettuare le medesime giocate del Bellavista nella convinzione che, in quanto ex calciatore e conoscitore dell’ambiente calcistico, questi potesse disporre delle informazioni più adeguate per assicurare la vincita. Lo stesso D.T., escusso nuovamente dinanzi alla P.G. in sede di s.i.t. in data 3.12.2011, descriveva un collaudato meccanismo che consentiva, specificamente nella passata stagione calcistica 2010-2011, ad alcuni calciatori della squadra dell’A.S. Bari, come noto all’epoca militante nel campionato federale italiano di calcio di serie A, di raccogliere, tramite il personaggio di nome “A.”, giocate importanti sulle partite della stessa squadra del Bari, inserite nei regolari concorsi pronostici le dichiarazioni del D.T. venivano riscontrate attraverso l’analisi dei suoi tabulati telefonici – che consentivano, tra l’altro, di identificare il suddetto personaggio in I.A. – e attraverso l’accertamento di un importante incasso di circa 300.000 Euro, conseguito da tale Gia. F. in occasione di una di dette scommesse. I.A., escusso a s.i.t. il successivo 19.12.2011, forniva una versione totalmente differente rispetto a quella resa da D.T. Ni., escludendo di avere mai portato a quest’ultimo soldi per puntate per conto dei calciatori, anche se dichiarava di essersi occupato di tutte le incombenze quotidiane dei giocatori del Bari calcio “pagavo le bollette, lavavo la macchina, prendevo le mogli dall’aeroporto etc” . L’intercettazione ambientale disposta dagli inquirenti – in seguito a regolare decreto autorizzativo emesso da questo Ufficio Indagini Preliminari – in data 21.12.2011, in occasione di una nuova escussione dei predetti D.T. e I. da parte della P.G., mirata a comprendere le ragioni delle discrasìe dichiarative, dischiudeva un orizzonte inquietante, atteso che i due loquentes facevano aperto riferimento a scommesse su partite di calcio dello scorso campionato di serie A riguardanti anche la squadra del Bari – è esplicita l’indicazione degli incontri Bologna-Bari e Parma-Bari, entrambi conclusisi con risultati, pervero, inconsueti e certamente ex ante imprevedibili anche per gli addetti ai lavori [1] – ed al coinvolgimento di più calciatori professionisti tesserati per la medesima compagine biancorossa i due facevano espresso riferimento, apostrofandoli pesantemente, tra gli altri, all’attaccante franco-algerino A.M.G., al difensore di origine calabrese Ni. Be., ed al terzino di origine toscana, in più circostanze insignito anche dei gradi di “capitano” del Bari calcio, A. M. [2] . Le intercettazioni attivate dalla A.G. e gli esiti degli interrogatori svolti da parte degli inquirenti sia nei confronti di calciatori tesserati per la F.I.G.C. Federazione Italiana Giuoco Calcio sia nei confronti di esponenti della fitta rete di scommettitori, ristoratori e faccendieri che gravitavano, senza titolo legittimante alcuno, intorno ai giocatori del Bari ed allo stesso spogliatoio biancorosso – è dato oggettivo emergente dall’indagine anche l’estrema facilità con cui taluni di questi individui riuscivano a penetrare persino all’interno dei ritiri pre-partita e ad avvicinare i calciatori bianco-Ro. con finalità, peraltro, non sempre lecite, con buona pace di ogni norma di sicurezza o anche solo di tutela della privacy dei calciatori che pure dovrebbe animare una società professionistica di calcio che si rispetti – ponevano, quindi, in luce uno strano protocollo operativo che vedeva Car. Gio., stretto amico del predetto calciatore A. M., lo stesso calciatore e tale Gia. F. sfruttare le conoscenze interne al mondo del calcio professionistico del M. per avvicinare atleti avversari e, comunque, “accomodare” il risultato finale dei singoli incontri di calcio in modo da permettere alla triade di accaniti scommettitori di lucrare il relativo profitto ovvero, più semplicemente, vedeva il terzino ricevere denaro, attraverso la intermediazione dei due amici, per falsare l’esito di incontri di calcio dei quali era diretto protagonista sul rettangolo di gioco. Trattasi di un sistema operativo antigiuridico facente leva sul contributo causale indefettibile dell’idolo della curva bianco-rossa, il terzino destro A. M., la cui ottimizzazione era garantita grazie anche all’operato dei menzionati Gio. Car. e F. Gia., che si può sinteticamente indicare come “protocollo M.”. Simile protocollo antigiuridico – secondo le risultanze di indagine – si snodava nell’arco della stagione calcistica 2009-2010 e della successiva stagione 2010-2011 e vedeva sicuramente falsati almeno tre incontri di calcio Udinese-Bari 3-3, disputatosi il 9 maggio 2010 e valido per la penultima giornata del campionato 2009-2010 Bari-Lecce 0-2, disputatosi il 15 maggio 2011 e valido per la 37^ giornata del campionato 2010-2011 Bologna-Bari 0-4, disputatosi il 22 maggio 2011 e valido per l’ultima giornata di quel campionato. L’organo inquirente, pervero, adombra sospetti anche sull’incontro di calcio Bari-Genoa, disputatosi il 2 maggio 2010 e conclusosi sul risultato di 3-0 in favore dei padroni di casa trattasi di tesi – quella relativa alla combine di Bari-Genoa – dalla quale questo giudice dissente per le ragioni, strettamente giuridiche, che saranno successivamente esposte cfr., infra , par. 3.2.5. . Con nota indirizzata al P.M. del 28.3.2012, sopravvenuta rispetto alla presentazione della originaria richiesta cautelare, ma prontamente trasmessa nella Cancelleria di questo giudice, lo stesso A. M., pur non svelandone adeguatamente le modalità, ha ammesso, tra l’altro, che fu oggetto di combine anche l’incontro Cesena-Bari 1-0, disputatosi il 17 aprile 2011, e che la frode garantì al terzetto un lucro pari a E. 20.000,00. Con riferimento alla vicenda descritta, l’organo inquirente barese, ravvisando gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione del delitto di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva – ai sensi degli articolo 416 c.p, 1, co. 1, 2 e 3, della legge numero 401/’89, contestata, dunque, in tutta la sua latitudine testuale – a carico di A. M., F. Gia. e Gio. Car., oltre che le esigenze cautelari di cui all’articolo 274, lett. a e c , c.p.p., richiedeva al G.I.P. l’applicazione, a carico dei predetti, della misura coercitiva della custodia in carcere. Al fine di apprezzare più adeguatamente le emergenze processuali e procedere ad un più completo vaglio delle fonti indiziarie, appare, tuttavia, opportuno soffermarsi sui complessivi esiti investigativi – che pongono, altresì, in luce vicende antigiuridiche diverse da quelle ascrivibili al terzetto appena indicato –, rimarcando anche circostanze ed eventi che meglio descrivono il clima, interno ed esterno allo spogliatoio del Bari calcio, in cui la vicenda monitorata nel presente procedimento penale è maturata. Le emergenze investigative confluite nel fascicolo processuale forniscono, infatti, uno spaccato ancora più disarmante della vita dello spogliatoio barese in quella sciagurata stagione 2010-2011, conclusasi forse non a caso con una umiliante retrocessione in serie B della compagine bianco-rossa, partita in estate con gli ambiziosi propositi di emulare la trionfale cavalcata del campionato precedente. Veniva in rilievo, in primo luogo, che, alcuni giorni prima dell’incontro di campionato Palermo-Bari, disputatosi l’8 maggio 2011 e conclusosi con il risultato di 2-1 in favore della squadra siciliana, individui stranieri – che il centrocampista Ma. Ro., nel suo interrogatorio dinanzi al P.M. del 27.1.2012, non esita ad indicare espressamente come “slavi”, il che induce ragionevolmente a ritenere che possa trattarsi di soggetti organici o vicini al gruppo di scommettitori senza scrupoli degli “zingari”, già venuto sinistramente in luce in altre indagini nazionali legate al fenomeno del calcioscommesse – avevano avvicinato alcuni calciatori baresi che si trovavano in ritiro pre-partita presso l’”Una Hotel Regina” di Torre a Mare – trattasi esattamente di A. M., Alessandro Pa. e Simone B., nella cui stanza di albergo i compagni di squadra definivano l’accordo antigiuridico nell’intesa rientrava anche Ma. Ro., fisicamente non presente in quel momento –, offrendo loro somme consistenti in denaro si tratta di centinaia di migliaia di euro in contanti , affinché l’incontro si concludesse con molte reti di scarto, almeno 3 la partita, cioè, era “ over 3 e mezzo ” per dirla con le parole di I. nella circostanza un ruolo attivo fu rivestito dal difensore A. M., che fungeva da tramite con i compagni di squadra, mentre I. indica espressamente l’ideatore dell’intesa illecita in tale “Palmiro, che sarebbe Gegic” il quale delegava suoi emissari per definire la trattativa. Sul campo, tuttavia, la partita terminava con differente risultato ed i calciatori si vedevano costretti a restituire agli stranieri il denaro ricevuto. A. M., non si perdeva d’animo però e garantiva, in presenza di I., che ci si sarebbe “rifatti” nella partita successiva contro il Bologna. Convergono in tal senso le dichiarazioni rese dinanzi al P.M. da A. I. [3] , presente alla trattativa, dallo stesso A. M. – il quale, nell’interrogatorio del 24.2.2012, parlando dell’ex calciatore barese Antonio Bellavista, soggetto logico e grammaticale della sua espressione, affermava “E poi il fatto, il riferimento a Palermo-Bari, che durante la settimana lui ci convocò all’Una Hotel Regina, lui era presente in stanza. Io mi ricordo benissimo la scena che c’erano questi due signori qua stranieri, e c’era lui di spalle, alla finestra, ed ogni controllava fuori, quindi io mi ricordo anche i particolari. Lui dice che non c’è stato in quella camera dell’albergo, invece c’è stato” – ed, infine, dall’altro calciatore barese Ma. Ro., nel suo interrogatorio del 27.1.2012. La vicenda, dunque, mette in luce come più calciatori dell’A.S. Bari, sul finire della stagione 2010-2011 fossero ormai “sul mercato” non già nel senso calcistico del termine, abitualmente riferito alla compravendita estiva o endostagionale dei giocatori, ma nella deteriore accezione mercantile dell’espressione, essendo pronti alcuni beniamini della “Curva Nord” dello stadio “San Ni.” a fare mercimonio delle proprie, invero sbiadite, prestazioni professionali in favore del miglior offerente pur di conseguire un utile in denaro ed a farlo anche contemporaneamente su più tavoli, sia che gli interlocutori fossero stranieri senza scrupoli – ed in grado di incutere timore in capo agli atleti, tanto da conseguire la immediata restituzione del denaro versato in anticipo a fronte del successivo “inadempimento” da parte dei calciatori – sia che si trattasse di allibratori, faccendieri e ristoratori locali, della cui compagnia, peraltro, gli atleti bianco-Ro., o almeno alcuni di essi, erano soliti circondarsi. D’altra parte la stagione calcistica si era rivelata oltremodo fallimentare, si profilava il rischio concreto di non vedersi più elargire gli stipendi da parte della società che era in crisi, dopo la retrocessione le quotazioni di mercato – questa volta inteso propriamente come mercato calcistico – dei singoli giocatori erano in intuibile ribasso e nella singolare interpretazione, affetta da distorta logica machiavellica, delle proprie prestazioni resa da parte di simili atleti professionisti il fine di lucro giustificava pur sempre il mezzo. Veniva, inoltre, in luce, nel corso delle indagini, come, una volta conseguita sul campo la matematica retrocessione in serie B, fossero state alcune frange degli stessi “Ultras” del tifo barese ad avvicinare i calciatori e ad imporre loro di perdere le successive partite di campionato in modo da consentire ai tifosi di lucrare anch’essi vincite in denaro, puntando sulla sconfitta dei propri ex beniamini. Tanto accadeva in un clima di intuibile tensione che sarebbe degenerato in aperta contestazione dei calciatori da parte della tifoseria organizzata in pRo.mità del successivo derby Bari-Lecce. In particolare, nel corso del citato interrogatorio del 27.1.2012, l’ex centrocampista barese Ma. Ro., attualmente in forza al Cesena, riferiva che, poco prima della partita Cesena-Bari del 17 aprile 2012, alcuni capi “ultras” avevano intimato ai rappresentanti dei giocatori, tra cui il portiere Gillet e lo stesso A. M., di perdere le successive due partite di campionato ovvero Cesena-Bari e Bari-Sampdoria, in quanto avevano essi stessi scommesso sulla sconfitta del Bari. Nonostante le nemmeno tanto velate minacce, i giocatori, tuttavia, avevano deciso – a dire di Ma. Ro. – di non aderire alle richieste dei tifosi [4] . A parziale conferma di quanto riferito da Ma. Ro., nell’interrogatorio in veste di persona informata sui fatti del 7 febbraio 2012 l’ex portiere del Bari Jean Francois Gillet, un altro degli idoli della curva bianco-rossa oggi in forza al Bologna, precisava di avere ricevuto intimazioni da taluni esponenti di vertice degli “ultras” – alcuni dei quali espressamente riconosciuti in fotografia dall’ex capitano barese Raffaele Lo Iacono, detto “Lello”, Roberto Sblendorio vi è un refuso nel verbale in cui è scritto Splendorio e Alberto Savarese, detto “Il Parigino” – solo per l’incontro Cesena-Bari gli “ultras”, nella circostanza, intimavano ai calciatori di perdere la successiva partita, ma il portiere dichiarava di essersi rifiutato di accettare “Aho, siete ultimi, avete fatto questo campionato di non vi è mai successo niente, non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani dovete perdere”. Basta, non c’è stato niente da dire, così. E noi abbiamo detto “No, non esiste”. E allora hanno detto “Va beh, da ora fino alla fine non si sa mai che cosa può succedere tu vivi a Bari, non si sa mai”. Io ho detto “Non esiste” [5] . E’ sufficiente, in ogni caso, consultare gli almanacchi del calcio o la raccolta della stampa sportiva di quel periodo per verificare che il Bari avrebbe comunque perso sul campo per 1-0 entrambe quelle partite. 2. GLI ISTITUTI GIURIDICI DI RIFERIMENTO. In relazione alle descritte vicende l’Ufficio del Pubblico Ministero presso il Tribunale di Bari ha ipotizzato la configurabilità del delitto di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva ex articolo 416 c.p., 1 l. numero 401/’89. Appare opportuno, prima di procedere alla delibazione degli elementi rassegnati allo scandaglio del giudicante, ripercorrere i lineamenti degli istituti giuridici che vengono in rilievo nella vicenda in esame. 2.1. L’associazione per delinquere ex articolo 416 c.p. l’elaborazione giurisprudenziale. Ha precisato la giurisprudenza di legittimità come siano elementi costitutivi indefettibili dell’associazione per delinquere prevista dall’articolo 416 c.p. il vincolo associativo permanente o stabile tra almeno tre soggetti, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati l’indeterminatezza del programma criminoso , che ben può riguardare, tuttavia, anche la commissione di reati della stessa specie l’esistenza di una struttura organizzativa , anche solo rudimentale, ma idonea ed adeguata alla realizzazione degli obiettivi criminali perseguiti cfr., ex plurimis , Cass. 14.7.’98, Ro. Cass. penumero , numero 11413/’95 . Detti elementi, come noto, consentono di distinguere l’ipotesi associativa dal mero concorso di persone nel reato continuato, in cui l’accordo criminoso – che nasce in via occasionale ed accidentale e può intervenire anche tra due persone soltanto – è circoscritto alla commissione di uno o più reati singolarmente individuati, anche quando siano concepiti nell’ambito di un disegno criminoso unitario e si esaurisce dopo che questi sono stati commessi, facendo, in tal modo, venir meno ogni motivo di pericolo e di allarme sociale tale ultimo tipo di accordo è, inoltre, caratterizzato dalla mancanza di una struttura organizzativa più o meno complessa e dei mezzi necessari per l’attuazione del programma comune cfr., ex plurimis , Cass., numero 3161/’95 Cass., numero 7063/’95 cfr., altresì, Cass., 20.1.’99, Stolder, nonché Cass., sez. V, numero 15664/2003, Cass., sez. II, numero 12830/2003 . La giurisprudenza ha, inoltre, puntualizzato come, ai fini della configurabilità del sodalizio di cui all’articolo 416 c.p., non sia necessaria la conoscenza reciproca tra tutti gli associati, poiché quel che conta è la consapevolezza e volontà di partecipare, assieme ad almeno altre due persone aventi la stessa consapevolezza e volontà, ad una società criminosa strutturata e finalizzata secondo lo schema legale Cass. penumero , sez. I, numero 7462/’85 , evidenziando, altresì, la non decisività, ai fini del riconoscimento della esistenza dell’associazione per delinquere, di altri criteri, isolatamente considerati, quali la distribuzione dei compiti tra gli associati, la presenza di capi promotori ed organizzatori, la conoscenza reciproca tra i partecipanti e, tanto meno, la comunanza di vita Cass., sez. I, numero 1913/’81 . Di certo, non potendosi rinvenire, in tema di reati associativi, una sorta di “atto costitutivo”, l’esistenza del sodalizio criminale dovrà essere necessariamente desunta da elementi sintomatici, in cui si sostanziano i requisiti codicistici di cui all’articolo 416 c.p., e da facta concludentia , tra i quali assumono particolare rilievo i delitti programmati ed effettivamente realizzati, specie se il contesto in cui questi sono maturati e le loro modalità di esecuzione conclamino l’esistenza di un vincolo associativo quale entità del tutto indipendente dalla concreta esecuzione dei singoli delitti scopo cfr., ex plurimis , Cass., sez. VI, numero 12530/’99, fattispecie in cui la Suprema Corte ha ritenuto incensurabile la valutazione del giudice di merito che aveva desunto l’esistenza di un’associazione dedita al contrabbando da vari elementi sintomatici, emergenti dai singoli episodi criminosi, quali la capillare organizzazione operativa, il numero delle persone coinvolte, la sintonia operativa tra gli agenti, i mezzi adoperati ed il numero di basi logistiche . 2.2. Il delitto di frode in competizioni sportive cd. “frode sportiva” . Lo scandalo del “calcio-scommesse” che, nella primavera del 1980, travolse società calcistiche italiane blasonate e calciatori di primo piano, tra i quali anche atleti “azzurri” di fama internazionale, coinvolti nella alterazione dei risultati di partite del campionato nazionale di calcio di serie A attraverso scommesse clandestine che per la F.I.G.C. rappresentavano casi di illecito sportivo, pose in luce, sul piano strettamente giuridico, la sostanziale assenza di strumenti normativi tipici idonei a conferire rilevanza penale a simili condotte, certamente lesive dei valori di lealtà, probità e correttezza che costituiscono il fondamento e la stessa ragion d’essere del movimento sportivo, e ad arginare, al contempo, il fenomeno della cd. “frode sportiva”. L’unico reato astrattamente ipotizzabile, a fronte della dazione di denaro o altra utilità in favore di atleti professionisti al fine di alterare il risultato di partite di calcio dei campionati federali, poteva essere ritenuto, infatti, quello di truffa, ex articolo 640 c.p., ma detta fattispecie si rivelava difficilmente applicabile, in concreto, risultando pressoché impossibile dimostrare l’esistenza di un rapporto causale tra gli artifici posti in essere dai calciatori e l’evento dannoso, rappresentato dalla effettiva alterazione del risultato dell’evento agonistico ciò anche alla luce dell’alea insita nell’esito di ogni competizione sportiva e del rilevante numero di concause idonee a determinarlo. D’altra parte, posto anche che detta prova potesse essere acquisita, atteso che il paradigma normativo scandito dall’articolo 640 c.p. richiede, quale indefettibile elemento costitutivo del reato, l’induzione in errore di taluno, rimaneva aperto il problema della individuazione del soggetto passivo, tratto in inganno dalla condotta fraudolenta dell’atleta parte della dottrina rilevava, al riguardo, che il delitto di truffa, di fatto, si sarebbe potuto applicare esclusivamente in caso di gare inserite in concorsi pronostici – come l’allora imperante “Totocalcio” –, essendo solo in questo caso prospettabile l’esistenza di un danno patrimoniale a carico dello scommettitore che perde la posta o non si vede assegnata la vincita per effetto del risultato falsato della competizione agonistica, mentre altri autori rilevavano, anche in detta ipotesi, l’assoluto difetto degli elementi costitutivi del reato, primo fra tutti l’atto di disposizione patrimoniale determinante il danno. Il vuoto normativo evidenziato dal fenomeno del “calcio-scommesse” del 1980, unitamente ad intuibili ragioni di carattere fiscale – atteso che una cospicua percentuale del ricavato dei concorsi pronostici sportivi all’epoca in auge, come il “Totocalcio” ed il “Totogol”, spettava allo Stato –, indussero il legislatore ad intervenire con l’emanazione della legge 13 dicembre 1989, numero 401, recante “Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestini e tutela della correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche”. La principale finalità di tale provvedimento legislativo – come si evince dalla stessa Relazione al disegno di legge – era la “salvaguardia, nel campo dello sport, di quel valore fondamentale che è la ‘correttezza’ nello svolgimento delle competizioni agonistiche”. La legge numero 401/’89 si proponeva, peraltro, di conseguire anche altri due obiettivi da un lato la razionalizzazione e semplificazione della disciplina penale del gioco del lotto, delle scommesse e dei concorsi pronostici, introducendo la figura criminosa, decisamente innovativa per il panorama giuridico nazionale, dell’”esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa” in luogo delle variegate fattispecie di reato previste nei disomogenei testi normativi preesistenti dall’altro la prevenzione, mediante l’introduzione di nuove misure, del dilagante fenomeno della violenza negli stadi. In particolare, però, la legge numero 401/’89 introduceva il delitto di frode in competizioni sportive, altresì noto come “frode sportiva”. A norma dell’articolo 1, co. 1, della legge numero 401/’89, detta fattispecie di reato si configura nei confronti di “chiunque offre o promette denaro o altra utilità o vantaggio a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute dal Compitato olimpico nazionale italiano CONI , dall’Unione italiana per l’incremento delle razze equine UNIRE o da altri enti sportivi riconosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad essi aderenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo”. L’autore di simili condotte è punito, nell’ipotesi base, con la reclusione da un mese ad un anno e con la multa da E. 258 a E. 1.032 nel vigente testo ovvero, nei casi di lieve entità, con la sola pena della multa. Il comma 2 dello stesso articolo 1 prevede, inoltre, che “le stesse pene si applicano al partecipante alla competizione che accetta il denaro o altra utilità o vantaggio o ne accoglie la promessa”. Chiarisce, infine, il co. 3, che “se il risultato della competizione è influente ai fini dello svolgimento di concorsi pronostici e scommesse regolarmente esercitati, i fatti di cui ai commi 1 e 2 sono puniti con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da E. 2.582 a E. 25.822”. Le prime due ipotesi contemplate nel comma 1 – vale a dire l’offerta o la promessa di denaro od altra utilità o vantaggio e la commissione di altri atti fraudolenti al fine di falsare il risultato dell’evento agonistico – devono considerarsi alternative tra loro trattasi, pertanto, di norma inglobante più fattispecie, come evincibile sia dalla rubrica, sia dalla connessione tanto letterale in termini disgiuntivi nel corpo della stessa disposizione quanto letterale in termini di sussidiarietà residuale per la seconda modalità rappresentata da “altri atti fraudolenti” delle previsioni. Quanto all’ipotesi di cui al comma 2 è, invece, corretto ritenere che questa, ancorché equiparata quoad poenam a quella del comma 1, configuri un’autonoma fattispecie delittuosa, sostanzialmente ricalcante lo schema del delitto di corruzione, ma compiutamente realizzabile anche senza il concorso necessario del corruttore. Le suddette ipotesi, d’altronde, si differenziano anche in relazione ai soggetti attivi poiché, mentre per il delitto di frode di cui al comma 1, essi sono genericamente indicati con il pronome indefinito “chiunque”, per la condotta corruttiva di cui al comma 2 sono, invece, identificabili nella persona del “partecipante alla competizione”. Trattasi, pertanto, nel primo caso di reato “comune”, nel secondo di reato “proprio”. Sennonché, con riferimento alla individuazione dei soggetti attivi di detti reati, si è posto un duplice problema esegetico per un verso, dottrina e giurisprudenza hanno dovuto verificare se l’ipotesi di frode in competizioni sportive possa essere realizzata anche dagli stessi partecipanti all’evento agonistico, per altro verso se il termine “partecipante” debba essere inteso in senso restrittivo e, cioè, vada riferito esclusivamente agli atleti impegnati nella gara o, in una accezione più lata, debba ritenersi comprensivo anche delle persone che, a vario titolo, prendono parte alla organizzazione o allo svolgimento di essa. Quanto al primo problema, la giurisprudenza ha, in realtà, escluso che la fattispecie di cui al co. 1 dell’articolo 1 possa applicarsi anche al “partecipante” alla competizione, non solo in considerazione della circostanza che la ratio legis , essendo la norma incriminatrice finalizzata soprattutto a contrastare forme di corruzione che dall’esterno si proiettano all’interno dell’ambiente sportivo, ma anche in virtù dell’interpretazione sia letterale che sistematica di tale disposizione. Più specificatamente, è stato rilevato che il “chiunque” di cui al comma 1 sembra essere lo stesso soggetto dell’inciso “ovvero compie altri atti fraudolenti” e che esso, grammaticalmente, regge tutti i verbi descrittivi di condotte criminose che possono avere come destinatario anche il partecipante, per cui quest’ultimo, in caso di atti fraudolenti compiuti dall’ extraneus , dovrebbe semmai essere considerato vittima di esso, non già correo, tanto più tenuto conto che se il partecipante accetta la dazione o la promessa di denaro o altra utilità, tale comportamento è comunque sanzionato ai sensi del comma 2 in tal senso, nella giurisprudenza di merito, G.I.P. Trib. Roma, 21.2.1992, in Riv. Dir. Sport. , 1992, 125 . Con riferimento, invece, alla nozione di “partecipante”, è da ritenere che tale debba essere considerato non soltanto l’atleta che prende direttamente parte alla competizione agonistica, ma anche ogni altro soggetto la cui presenza sia indispensabile per lo svolgimento della stessa e, quindi, anche l’arbitro e gli ufficiali di gara, i quali “partecipano”, nella qualifica loro attribuita, allo svolgimento delle manifestazioni sportive per assicurarne la regolarità. E’, d’altra parte, evidente che proprio gli ufficiali di gara, in virtù del potere loro conferito, sarebbero, in astratto, in grado di maggiormente interferire sull’andamento della competizione sportiva e sul risultato finale di essa. E’, dunque, opportuno analizzare le singole condotte incriminate. La prima di dette condotte si concretizza nella formulazione, da parte evidentemente di soggetto extraneus , di un’offerta ovvero di una promessa di denaro o altra utilità o vantaggio di qualsiasi genere, sia materiale che morale o anche semplicemente voluttuario, a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva, al fine di alterare il risultato della competizione medesima. Per esempio l’offerta all’arbitro di costosi regali, viaggi o soggiorni in località turistiche, affinché favorisca la squadra padrona di casa, ovvero la promessa rivolta all’atleta di ingaggio, per la stagione successiva, in una compagine più prestigiosa o di individuarlo quale testimonial in una campagna pubblicitaria, affinché si adoperi per far vincere la squadra avversaria. Ai fini della sussistenza del reato è sufficiente che l’offerta o la promessa corruttiva vengano portate a conoscenza del partecipante. Non è, invece, richiesto né che l’offerta venga accettata o la promessa accolta, né tantomeno che il risultato della competizione risulti in alcun modo alterato la fattispecie in oggetto, infatti, anticipa l’intervento repressivo penale già alla fase del compimento delle attività finalizzate all’alterazione fraudolenta dei risultati della competizione, configurando, pertanto, un “delitto a consumazione anticipata”, che si perfeziona con il compimento della azione tipica indicata, non essendo richiesto l’evento. Infatti, l’eventuale accettazione dell’offerta o l’accoglimento della promessa non figurano tra gli elementi costitutivi del delitto de quo , ma integrano la condotta del diverso reato, proprio del partecipante, previsto dal comma 2. Quanto, poi, alla alterazione del risultato della competizione, questa rileva esclusivamente come aggravante, nel solo caso, previsto dal comma 3, in cui tale risultato sia influente ai fini dello svolgimento di concorsi pronostici. Il delitto in esame, non presupponendo il verificarsi di alcun evento lesivo, si configura quindi come reato di pura condotta, assimilabile a quello di “istigazione alla corruzione” previsto dall’articolo 322 c.p. sul cui modello appare conformato. Ne deriva che esso si consuma non appena la condotta tipizzata nella norma viene posta in essere, e cioè nel momento stesso in cui l’offerta o la promessa vengono a conoscenza del destinatario di esse. Pertanto, se per cause indipendenti dalla volontà del soggetto agente, l’offerta o la promessa non giungono a destinazione o il partecipante ne viene a conoscenza in ritardo – in ipotesi, dopo la disputa della competizione agonistica –, il reato non può ritenersi consumato, bensì solo tentato, sempreché ricorrano i requisiti della idoneità degli atti e dell’univoca direzione degli stessi, secondo lo schema dettato dall’articolo 56 c.p., a corrompere taluno dei partecipanti alla gara. Controverso, specie in dottrina, appare il criterio da seguire per la valutazione dell’idoneità degli atti. Il problema si è posto specie con riferimento ai cd. munuscula , vale a dire a quei piccoli doni che, in occasione di gare, vengono talvolta offerti agli arbitri designati per dirigere l’incontro. Un primo approccio ermeneutico ha sostenuto, al riguardo, che l’offerta al direttore di gara di doni di modesto valore, se può in ogni caso costituire oggetto di censura sotto il profilo etico e disciplinare sportivo, non è certo diretta al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, per cui si potrebbe, al più, parlare di captatio benevolentiae , di una generica possibilità di influire sulla gara, ma la tassatività della previsione normativa impedisce di applicare la sanzione penale in assenza della finalità specifica di alterare l’esito della manifestazione agonistica. In senso contrario, può sostenersi che simile condotta potrebbe sicuramente integrare gli estremi del delitto di frode sportiva, se del caso nella ipotesi attenuata, agli esiti di una attenta lettura del complessivo comportamento serbato dalle parti in concreto che permetta al giudice di valutare se l’elargizione di doni o regalìe assuma l’innocente significato di mero adeguamento a regole di convenienza sociale o se rivesta, invece, il ruolo di malizioso tentativo di influenzare il risultato della competizione, intaccando la terzietà del direttore di gara. Un adeguato parametro valutativo può sicuramente essere quello del valore economico del dono che, in applicazione tralaticia dei principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità per il comune reato di corruzione, per non rilevare penalmente, deve essere conforme a quello dei “regali d’uso” e, quindi, oggettivamente modesto cfr., in tema di delitti contro la P.A., ex plurimis , Cass., sez. VI, 9 febbraio 1994, in Cass. Penumero , 1995, 2136, m. 1287 . La seconda condotta, alternativa e residuale rispetto alla prima, tipizzata nella norma di cui al co. 1, consiste nel compiere “altri atti fraudolenti” volti, anche in questo caso, ad alterare il risultato della competizione. Trattasi di previsione normativa che ricalca lo schema del reato di truffa di cui all’articolo 640 c.p. e, perciò, può essere realizzata sia mediante artifici ad esempio, attraverso l’alterazione di attrezzi sportivi o degli strumenti di misurazione della prestazione sportiva , sia con raggiri come nel caso del guardalinee che fornisce false indicazioni all’arbitro , ma non con la mera violazione delle regole di gioco. Il prevalente orientamento esegetico – fiorito in epoca antecedente all’entrata in vigore della legge numero 376/2000 sulla nuova “Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping” – esclude che in detta previsione normativa possa rientrare l’utilizzo di sostanze dopanti da parte dell’atleta ciò, in un caso, in quanto, nell’ipotesi concreta, era risultato che l’assunzione della sostanza dopante era avvenuta per iniziativa dello stesso atleta partecipante alla gara e non, come richiede la norma incriminatrice, per intervento di un terzo estraneo cfr. Cass., sez. VI, 25 gennaio 1996 in Cass. Penumero , 1997, 529, m. 334, la quale ha affermato che non rientra nell’ipotesi di reato di cui all’articolo 1 legge 13 dicembre 1989, numero 401, l’assunzione di sostanze dopanti da parte di un corridore dal momento che i comportamenti fraudolenti previsti dalla suddetta norma invero consistono in attività proiettata all’esterno delle persone che le hanno deliberate ed in qualche modo sinallagmatiche posto che collegano alla distorsione della gara, che il soggetto esterno persegue, denaro od altra utilità perseguita dall’altro soggetto partecipante alla gara, caratteristiche, queste, che difettano nei fenomeni autogeni di doping che trovano adeguata sanzione negli ordinamenti sportivi in altra fattispecie, perché si è escluso che il fatto – nel caso concreto, l’assunzione dell’anabolizzante “nandrolone” – fosse idoneo ad assumere la richiesta valenza di artificio tendente alla realizzazione di una frode in competizioni sportive cfr. Pret. Trento, 24 maggio 1993, in Riv. Dir. Sport. , 1993, 504 ss. . In senso contrario, si registra una pronuncia di merito in cui è stata affermata la responsabilità penale per il delitto di frode in competizioni sportive a norma dell’articolo 1, comma 1, della legge numero 401/’89 a carico di un ciclista, all’epoca molto famoso, accusato di “autodoping”, e, cioè, di avere assunto una sostanza – l’eritoproteina – capace di aumentare sensibilmente la quantità dei globuli Ro. “eritociti” in circolazione nell’organismo cfr. Trib. Forlì, 11 dicembre 2000, relativa al caso del ciclista Ma. Pantani, i cui valori ematici erano stati riscontrati fuori norma, con punte fino al 60,1%, a seguito di un controllo effettuato in occasione della gara in linea Milano-Torino del 18 ottobre 1995 . Più di recente, la suprema Corte – investita di una vicenda di portata nazionale, attinente il “caso Juventus”, in cui si ipotizzava la somministrazione di farmaci agli atleti ad opera del personale sanitario della medesima società calcistica – ha affermato il principio di diritto alla cui stregua commette il reato di frode sportiva di cui all’articolo 1, comma primo, della legge numero 401/’89, anche l’atleta che abbia consapevolmente e volutamente accettato di compiere “altri atti fraudolenti” diversi da quelli dettagliatamente indicati nella prima parte della stessa disposizione – ad esempio accettando la somministrazione di sostanze dopanti per esaltare le proprie doti atletiche – al fine di alterare la genuinità del risultato di una competizione sportiva in termini Cass., sez. II, numero 21324/2007, P.G. in proc. Giraudo . Non rientrano, invece, nello spettro della rilevanza penale degli “altri atti fraudolenti” di cui al menzionato articolo 1, comma 1, della legge numero 401/’89, le mere violazioni delle regole di gioco che sono sanzionabili esclusivamente dall’ordinamento sportivo, potendo la condotta assumere rilievo penale soltanto ove contenga un quid pluris , ovvero un artifizio o raggiro che modifichi fraudolentemente la realtà, alterando il corretto e leale risultato della competizione sportiva Cass., sez. II, numero 21324/2007, cit. . E pacifico, in ogni caso, che le competizioni cui allude la norma incriminatrice sono soltanto quelle organizzate dal CONI, dall’UNIRE o da altri enti sportivi riconosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad essi aderenti. Sotto il profilo dell’elemento psicologico del reato, deve, infine, precisarsi che esso, come direttamente evincibile dalla locuzione “al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione”, è costituito dal dolo specifico rappresentato, appunto, dal descritto fine in termini Cass., sez. II, numero 21324/2007 cit. . Ne deriva che è esclusa la configurabilità del reato nell’ipotesi, nella pratica tutt’altro che infrequente, di offerta o promessa da parte della società sportiva ai propri atleti di incentivi economici per stimolare il loro impegno agonistico, non essendo questi finalizzati ad alterare il risultato della competizione. Rimane da accennare all’ultima ipotesi delittuosa prevista dall’articolo 1, comma 2, della legge numero 401/’89. Si è già visto trattarsi di reato “proprio” del “partecipante” alla manifestazione agonistica, non dissimile, nella struttura, da quello di corruzione passiva previsto dagli articolo 318 e ss. c.p. Occorre soltanto aggiungere che anche questa fattispecie, al pari di quelle precedentemente esaminate, si configura come reato di mero pericolo, sia perché ad integrarlo è sufficiente che il partecipante accetti semplicemente la promessa di illecita dazione di denaro o altra utilità o vantaggio, sia perché, anche in questo caso, il reato si perfeziona indipendentemente dalla realizzazione del “fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione”. D’altronde, ove così non fosse, sarebbe praticamente impossibile – in ipotesi, in una partita di calcio – stabilire un nesso di causalità tra la corruzione di uno o più giocatori e l’esito della gara [6] . A tutte le ipotesi criminose menzionate è applicabile la circostanza attenuante della “lieve entità” del fatto. Trattasi di circostanza che comporta l’irrogazione della sola sanzione della multa. Essa ricorre allorché siano obiettivamente lievi, non tanto le modalità dell’azione criminosa, dato che la gravità del fatto non è certamente sminuita dalla irrisorietà del pretium sceleris , quanto piuttosto dagli effetti dell’azione stessa, nel senso che o non deve risultare alterato il risultato della gara oppure, ove lo sia stato, deve trattarsi di competizione di modesta rilevanza. L’articolo 1, comma 3, prevede, infine, pene edittali più elevate di quelle stabilite nel comma 1 quando “il risultato della competizione è influente ai fini dello svolgimento di concorsi pronostici e scommesse regolarmente esercitati”. 3. IL MERITO CAUTELARE I GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA. 3.1. Gli elementi strutturali della societas sceleris monitorata il fine associativo ed i ruoli dei sodali. Sulla scorta del complessivo incartamento processuale, deve affermarsi che l’associazione per delinquere riflessa in imputazione è costituita da A. M., calciatore professionista militante da alcuni anni in squadre della serie A del campionato di calcio italiano, tesserato, in particolare, per la squadra del Bari calcio per i campionati 2009-2010 e 2010-2011, e per l’Atalanta nella stagione 2011-2012 in corso Gio. Car. e F. Gia., faccendieri gravitanti nell’orbita del calciatore. Rimangono ai margini della piattaforma indiziaria, almeno allo stato, le più sfumate posizioni di Di Lorenzo Marcello e D.B.O. che, comunque, appaiono meritevoli di ulteriore approfondimento investigativo. Il fine associativo è quello di compromettere il regolare svolgimento delle partite di calcio del campionato di serie A, disputate dalla squadra del M., per fini di lucro e viene perseguito, dagli associati, attraverso una precisa ripartizione dei ruoli che pare delineata ex ante a tavolino il M. veicola all’interno della squadra di calcio le proposte illecite di addomesticare il risultato della partita ovvero di ridurne per quanto possibile l’alea connaturale all’evento agonistico ovvero le trasmette all’esterno, avvicinando calciatori avversari compiacenti gli altri concretizzano il lucro o scommettendo sul risultato voluto o calamitando offerte di danaro da parte di terzi che sono a conoscenza del protocollo associativo e che hanno interesse all’ottenimento di uno specifico risultato. Questa ripartizione dei compiti rende l’organizzazione del gruppo assolutamente “idonea in concreto alla realizzazione del programma associativo di delinquenza” Cass. penumero 14.6.1995, CED 203642 Cass. penumero 22.9.1994 Platania, CED 199581 . In particolare M., giocando le partite addomesticate e “vivendo” lo spogliatoio per sondare la disponibilità degli altri compagni di squadra, rende concrete le aspettative criminose del gruppo. Egli tenta costantemente, senza alcuna remora, di compromettere il regolare svolgimento delle partite di calcio cui prende parte e le sue condotte integrano tutte le distinte ipotesi criminose sanzionate dall’articolo 1 della legge numero 401/89, quella di ricevere il danaro o di accoglierne la promessa, nella sua qualità di atleta partecipante alla competizione, e quella di offrire o promettere danaro agli altri partecipanti alla competizione, per il raggiungimento di un risultato diverso da quello conseguente al regolare svolgimento della competizione. In altri termini egli è, per usare la terminologia della celebre Cass. penumero , numero 21324 del 29.3.2007, già più volte citata, corrotto e corruttore, poiché con una mano riceve il prezzo della corruzione e con l’altra lo gira o ne promette la girata agli altri compagni di squadra. Talvolta si limita ad adottare una delle due condotte, talaltra cumula entrambe le condotte antigiuridiche con riferimento ad un unico evento sportivo. Sotto questo profilo, molteplici sono gli elementi acquisiti nel corso delle indagini che provano come A. M. fosse il referente esclusivo, al quale rivolgersi per addomesticare i risultati delle partite di calcio della squadra in cui militava nei campionati 2009-2010 e 2010-2011 ciò anche agli occhi di esponenti di altre associazioni criminali, radicate in diversi ambiti territoriali che conoscevano la sua disponibilità ad essere corrotto e a corrompere si veda, in proposito, la emblematica vicenda dell’incontro Palermo-Bari precedentemente sintetizzata. Del pari, dagli atti si evincono plurimi elementi che dimostrano la costante opera di corruttore del M. presso i propri compagni di squadra. A titolo meramente esemplificativo si riportano alcuni stralci dell’interrogatorio del 27.1.2012 di Ma. Ro., compagno di squadra di M. nel Bari del campionato 2010-2011, che riferisce di avere ricevuto dal M. proposte corruttive per almeno 4 partite della passata stagione calcistica Bari-Sampdoria, Palermo-Bari, Bari-Lecce e Bologna-Bari P.M. Dr. ANGELILLIS Poi c’è stato Bari-Sampdoria, e lei ha notato qualcosa di strano, di anomalo in quella partita? INDAGATO RO. M. Ho notato no, però mi è stato da M. mi è stato proposto che ci sarebbero stati 400 mila euro da dividere in caso di sconfitta, ma io ho detto subito di no, e poi da lì non mi disse solo questo. P.M. Dr. ANGELILLIS Però mi deve circostanziare questo episodio quando, dove e come M. le dice questo? INDAGATO RO. M. Eh! Mi aveva avvicinato, credo singolarmente, sempre, credo, prima di un allenamento, adesso non omissis P.M. Dr. ANGELILLIS Quanti giorni prima di Bari-Sampdoria, se lo ricorda, più o meno, un giorno prima, due giorni prima? Più o meno. INDAGATO RO. M. Sarà stato a metà settimana. P.M. Dr. ANGELILLIS Metà settimana. Magg. BAR. Parliamo di M. A. giusto? INDAGATO RO. M. Sì. M. A., sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Mi deve dire adesso qualcosa in più, dove eravate, se era mattina, pomeriggio. INDAGATO RO. M. Era sicuramente pomeriggio, perché l’allenamento è il pomeriggio. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi era in quel contesto, nel contesto dell'allenamento? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS L'ha presa in disparte? Che cosa ha fatto? INDAGATO RO. M. Mi ricordo che si è avvicinato a me, nulla di più, mi ha detto questa cosa qua, dove io ho detto “No, guarda, io non la faccio”. omissis P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Torniamo all’episodio Bari-Sampdoria. Vorrei capire, A. M. la avvicina, ha detto Me lo deve circostanziare un po’ di più questo episodio, cioè dove eravate? Lei era solo? Era insieme a qualcun altro? L'ha presa in disparte “ti devo parlare, andiamo di qua”? Com’è andata? INDAGATO RO. M. Mi ha avvicinato, sì, che ero solo io. Magg. BAR. L’allenamento era di pomeriggio, giusto, si fa di INDAGATO RO. M. Sì, io mi ricordo solo quello, purtroppo. Questa cosa qua, una roba di due minuti sarà stata, perché poi io non ho più saputo niente. P.M. Dr. ANGELILLIS Roba di due minuti, ma è una cosa che rimane impressa, immagino, una proposta del genere lui dice “Ci sono”, quanti soldi? INDAGATO RO. M. Per come mi aveva detto, 400. P.M. Dr. ANGELILLIS 400 mila euro da dividersi tra chi? INDAGATO RO. M. Eh! Tra chi con chi avrebbe voluto alterare quella partita lì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma tra voi due, cioè tra le e lui? Tra lui e INDAGATO RO. M. No, quanto è offerto. P.M. Dr. ANGELILLIS Soltanto per lei? 400 mila euro soltanto per lei? INDAGATO RO. M. No, da dividere tra chi avrebbe partecipato. Avv. DE MAIO Offrono 400 mila totali per alterare la partita, “tu ci stai?”, nel senso che lui non sapeva esattamente la quota né sapeva esattamente i giocatori INDAGATO RO. M. Chi erano. Avv. DE MAIO in quel caso lì P.M. Dr. ANGELILLIS Aspetti, avvocato, facciamo parlare lui, sennò! Avv. DE MAIO Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei non ha chiesto chi altro ci sarebbe stato? INDAGATO RO. M. No, io ho subito declinato l'invito. P.M. Dr. ANGELILLIS Ha detto “Non ne voglio sapere”, punto. INDAGATO RO. M. Sì, esatto, non le so dire nulla di più. Questo è quello che so. P.M. Dr. ANGELILLIS Con lui poi ha più mai parlato, ha riparlato di questa cosa con M.? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Non ha mai più parlato di questa cosa relativa a Bari-Sampdoria? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Con qualche altro compagno di squadra? INDAGATO RO. M. No, nessuno. P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Dopo Bari-Roma, quindi? Avv. DE MAIO Bari-Roma il 1° maggio, e poi il 7 maggio c'è la storia di Bari-Palermo. P.M. Dr. ANGELILLIS Che succede? INDAGATO RO. M. E lì succede che in settimana vengo sempre avvicinato da M. che propone con la Sampdoria c'erano stati dei soldi da dividere, e mi diceva che ci sarebbero stati 30 mila euro a testa da dividere. Il ruolo di Car. e Gia. all’interno delle maglie associative è, invece, quello di ‘piazzare’ le scommesse e di ‘vendere’ l’opera dell’associazione a terzi interessati. A questo proposito occorre sottolineare la peculiarità, nella fattispecie, del c.d. “programma associativo di delinquenza” che si riverbera sia sul requisito della idoneità in concreto alla realizzazione del programma associativo del gruppo sia su quello della stabilità della organizzazione proiettata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di frode sportiva. Alla luce di quelle che sono le ben note dinamiche di una partita di calcio, per addomesticare il risultato con certezza occorre che si prefiggano l’obiettivo tutti ventidue i giocatori in campo. Questa possibilità è, in concreto, del tutto inverosimile, pertanto, nella realtà, il fine criminoso dell’associazione è quello di limitare per quanto possibile a seconda del numero dei calciatori contattati l’alea conseguente all’imprevedibile svolgimento di una partita di calcio, non quello – peraltro impossibile – di annullarla. Del tutto ‘fisiologica’, nella dinamica della vita dell’associazione, dunque, è la possibilità che non si ottenga un risultato voluto e si perda la possibilità di guadagnare danaro. Questo concetto viene, peraltro, spiegato molto bene al P.M. da N.D.T. che, come già anticipato, gestiva un’agenzia di scommesse ed è, a sua volta, un accanito scommettitore egli illustra che, soprattutto quando il risultato oggetto dell’accordo è il pareggio, il margine di alea rimane del tutto insopprimibile. Sotto il profilo più strettamente tecnico, anzi, occorre ribadire che il legislatore ha anticipato la soglia della consumazione dei reati di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 1 della L. numero 401/’89 rispettivamente al momento della promessa del danaro e al momento dell’accettazione della promessa del danaro, sia pure finalizzate entrambe alla compromissione del regolare svolgimento della gara. Questo permette di anticipare la soglia della rilevanza penale del programma criminoso al momento della mera predisposizione del meccanismo corruttivo che, per le ragioni che sono state sopra esposte, rimane assolutamente alla portata del gruppo monitorato. Anche sotto il profilo della stabilità del vincolo, quale connotazione necessaria dell’associazione per delinquere secondo il comune insegnamento della giurisprudenza di legittimità, occorre considerare che il sodalizio monitorato nel presente procedimento appare sempre pronto ad entrare in funzione, con il proprio peculiare protocollo operativo, fin quando A. M. gioca in una squadra di calcio – trattasi, peraltro, del suo lavoro, trovandoci al cospetto di un calciatore professionista militante in serie A – il descritto sodalizio entra in funzione in concreto tutte le volte che vi sarà un numero di calciatori corrotti tale da ridurre l’alea tipica della partita di calcio e rendere conveniente la scommessa. Ricapitolando, A. M. è, quindi, il dominus del sodalizio monitorato e l’elemento indefettibile, in quanto calciatore professionista in attività, militante ai massimi livelli federali, del relativo protocollo operativo se il M. è la “punta di diamante” della “squadra” antigiuridica in esame, Gio. Car. e F. Gia., che rivestono una imprescindibile funzione ausiliaria, quale “braccio operativo”, ne sono i vitali “portatori di palla” per rimanere in gergo calcistico. A conferma della stabilità del vincolo appare, infine, opportuno ricordare che la condotta illecita monitorata si snoda nell’arco di due diversi campionati di calcio la stagione 2009-2010 e la stagione 2010-2011. Ma A. M. è calciatore professionista ancora in attività egli scende tuttora in campo con la maglia dell’Atalanta e mantiene stretti rapporti con i due amici baresi, con i quali continua a sentirsi e frequentarsi, come evincibile direttamente dalle intercettazioni in corso. La attitudine a scommettere, con ogni mezzo, sulle partite di calcio avvince tutti tre i protagonisti della vicenda monitorata. Il che consente ragionevolmente di affermare che il sodalizio in esame non può in alcun modo dirsi dissolto. 3.2. Le modalità di manifestazione del sodalizio criminoso. Il sodalizio criminoso in esame costituisce una vera e propria cellula operativa snella ed efficiente, capace di uscire allo scoperto nell’azione corruttiva senza perdere le caratteristiche che la contraddistinguono della discrezione e della segretezza, specialmente in un ambiente dove i ‘circuiti’ corruttivi sono molteplici, come confermato dalla menzionata vicenda di Palermo-Bari e da quella, del pari citata, delle intimazioni dei capi “ultras” baresi in occasione della partita Cesena-Bari del campionato 2010-2011. Emblematico, al riguardo, appare uno stralcio del già ricordato colloquio intercorso tra I. e D.T. e captato all’interno di una stanza della caserma dei Carabinieri del RO.NI. di Bari in data 19.12.2011. I. e D.T. costituiscono fonti particolarmente attendibili per la loro vicinanza ai giocatori del Bari. A. I. viene sistematicamente descritto dalle persone interrogate come un factotum nel contesto del gruppo dei giocatori del Bari, è egli stesso amico dei calciatori ed in particolare di A. M., si rende utile per le incombenze di tutti i giorni pagavo le bollette, lavavo la macchina, prendevo le mogli dall'aeroporto etc , riferisce lo stesso I. nel corso del suo interrogatorio , frequenta liberamente lo spogliatoio, partecipa alle cene della squadra. N.D.T. conosce i calciatori del Bari poiché gestisce un ristorante che è molto frequentato dagli atleti biancoRo. anche per la sua vicinanza al campo di allenamento egli, inoltre è un referente importante nel mondo delle scommesse, tant’è che, in questa veste, come si vedrà, corrisponde del denaro al M. per una scommessa vinta. Inoltre è amico dell’indagato Car Lo strumento captativo adoperato garantisce, peraltro, la genuinità delle dichiarazioni dei loquentes , i quali non immaginavano di trovarsi sottoposti ad intercettazione. D.T. E scusa è possibile M. tutto da solo faceva? I. Sicuramente lo disse alle persone che gli stavano sempre affianco D.T. Eh? I. Te lo dissero le persone che avevano sempre affianco. Quali erano? D.T. No, affianco non me ne frega un cazzo! Nel campo? I. Sicuramente si metteva lui d’accordo, che cazzo ti devo dire D.T. Eh! Be. e quelli là, giusto? I. Sicuramente, non è che te lo vengono a dire! Non poteva mai fare da solo. D.T. risponde al telefono ed interrompe quindi la conversazione con I A termine della telefonata D.T. chiede a I. chi siano i soggetti vicini a M A giri 0.46.04 D.T. Ma, tu a chi ti riferivi? A quelli che stanno vicini a . A quelli là Car. e quelli là I. nelle immagini video fa un segno di si con la testa omissis D.T. Tu dici che quelli si sono fregati i soldi là Car., quelli là I. Tranquillamente D.T. Dice che hanno vinto i soldi a Bari, chi li ha vinti? Chi li ha vinti? I. Noi no! D.T. Noi no! Lo so questo! Quelli là eh! I. Sicuramente! Perchè lui è quello che fa un gesto estendendo la gamba destra come per calciare un pallone quando io andavo a parlare e cose D.T. Quelli prendevano in giro noi ed invece si facevano i cazzi loro. I. Che cornuti. omissis Anche nei rispettivi interrogatori I. e D.T. confermano l’assunto. Dall’interrogatorio di A. I. dinanzi al P.M. dell’1.2.2012 P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Adesso veniamo alla compagnia di M., alle compagnie di M Lei ha detto prima che M. si accompagnava spesso ad alcune persone? INDAGATO I. A. Sì, stava sempre insieme a queste due persone. P.M. Dr. ANGELILLIS Era sempre insieme a queste due persone? INDAGATO I. A. Ogni volta se andavo io in ritiro per le sigarette o per prendere le chiavi della macchina o per prendere il biglietto li vedevo. P.M. Dr. ANGELILLIS Sa chi sono queste due persone? INDAGATO I. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Le saprebbe riconoscere? INDAGATO I. A. Se vedo le foto, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Adesso gliele mostriamo. INDAGATO I. A. Okay. P.M. Dr. ANGELILLIS Cerchi di guardarle attentamente e cerchi soprattutto di ricordare di dire la verità. INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Uno è questo? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Il Pubblico Ministero dà atto di aver mostrato la fotografia di CAR. Gio M.re BAR. Un secondo ci ha messo per riconoscere l’altro. P.M. Dr. ANGELILLIS Vediamo l'altro. INDAGATO I. A. Sì, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Riconosce senz'altro l'altra persona. Dopo aver mostrato la foto di GIA. F Senta, quindi queste due persone erano sempre insieme a M Sa di cosa parlassero? INDAGATO I. A. No, no. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ha mai provato a INDAGATO I. A. No, mai perché a parte che non mi potevo avvicinare perché stavano sempre in disparte loro. P.M. Dr. ANGELILLIS Stavano sempre in disparte loro tre? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma se lei si avvicinava M. che faceva? INDAGATO I. A. No, no, non ho avuto mai modo di avvicinarmi, anche se P.M. Dr. ANGELILLIS Ha avuto l'impressione che se? INDAGATO I. A. Se io lo salutavo, lui mi diceva “Aspetta, Angioli’”, cioè mi diceva di attendere. P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè non le consentiva di avvicinarsi? INDAGATO I. A. No, mi diceva di attendere, io aspettavo perché parlavo con gli altri, ci vedevamo con gli altri una sigaretta con un giocatore, una sigaretta con P.M. Dr. ANGELILLIS Questo quando? prima, durante, dopo gli allenamenti, in quale occasioni? INDAGATO I. A. Di solito erano sempre durante il ritiro. P.M. Dr. ANGELILLIS Ha mai visto M. parlare con questi due insieme in contesti in cui c'erano altre persone o erano sempre loro tre? INDAGATO I. A. Sempre loro tre. P.M. Dr. ANGELILLIS Sempre loro tre da soli? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Avvocato, qualche domanda? Avv. MELPIGNANO No, magari volevo solo sapere, ora ha raccontato le cose che ha vissuto materialmente, ma è probabile che M. si avvalesse anche di altre persone per INDAGATO I. A. No, io le uniche persone che vedevo erano quelle. Dall’interrogatorio di N.D.T. dinanzi al P.M. del 2.3.2012 INDAGATO D.T. N. No. È incominciato questo tipo di rapporto con loro perché sono venuti a farmi delle giocate degli amici vicini a M P.M. Dr. ANGELILLIS Nome e cognome di questi amici. INDAGATO D.T. N. L'ho già fatto sul verbale, Gianni CAR. e F. GIA Io il cognome non lo sapevo, poi l’ho appreso. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo questi due o ce n'era qualcun altro? INDAGATO D.T. N. Un altro, Marcello, ma non so il cognome. P.M. Dr. ANGELILLIS Se glielo diciamo il cognome, se lo INDAGATO D.T. N. Non lo so, non lo conosco proprio, anche se me lo dice, non lo conosco il cognome di Marcello. Loro tre erano gli amici intimi, però andava a mangiare insieme, feste insieme. P.M. Dr. ANGELILLIS Amici intimi di chi? INDAGATO D.T. N. Di M P.M. Dr. ANGELILLIS Di M Lei come fa a dire che erano amici intimi? Perché li vedeva sempre insieme? INDAGATO D.T. N. Perché loro andarono a fare qualche scommessa, di fine campionato parliamo sempre, il riferimento è a Bari-Genoa, andarono da un mio amico che in quel momento aveva un Better sul Lungomare, di fronte all'Interlalanza, là, da Giuseppe. Loro avevano P.M. Dr. ANGELILLIS Giuseppe, cognome? INDAGATO D.T. N. Giuseppe CORTIGIANI. Loro avevano problemi nel piazzare questa giocata, ed ecco dove subentro io, Dottore, perché io sono bravo e sono forte. Questo perché, perché sono forte? Perché io avevo la possibilità, avendo quell'amicizia con Intralot, ed avendo l'amicizia con Antonio che avevano piazzato tutte le giocate Sicilia, Calabria e cose, avevo la possibilità, ecco, è facile il giochetto, di alzare il telefono ed in tre minuti e mezzo piazzare magari per 30 agenzie pure tremila euro, 30 mila Euro, okay? Questa era la mia forza. P.M. Dr. ANGELILLIS Io voglio capire perché avevano problemi loro per piazzare questa scommessa del Bari-Genoa? Anche il passaggio che segue è emblematico. M. è conosciuto per la sua propensione a manipolare il regolare andamento delle partite di calcio. Per questa ragione D.T., per la partita Bari-Lecce del maggio 2011, implora un suggerimento confidenziale, ma, dinanzi al M. che lo scoraggia dicendo “no ragazzi non si fa niente” , comprende che il gruppo criminoso ed il relativo protocollo operativo sono entrati in azione e che gli interlocutori non hanno alcuna intenzione di coinvolgerlo. P.M. Dr. ANGELILLIS Bari-Lecce, c’era questa voce? INDAGATO D.T. N. C’era questa cosa che gridava, chiaramente il tamtam era già arrivato, e dissi “Andiamo a vedere, andiamo a sentire che cosa si può fare”. E lui disse “Poi venite sotto casa mia, ci vediamo là, vediamo un po' come sta la situazione”. P.M. Dr. ANGELILLIS Lui disse, chi? INDAGATO D.T. N. Lui, M Andammo sotto casa sua, come dice lui, che è casa sua, ma io non sapevo che era casa sua. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei con chi? Andammo chi? INDAGATO D.T. N. Io, A. LAFRATTA, e lui dice che io sono andato con I., ma io non me lo ricordo con me I., va bene, e I., mettiamolo, se lui dice così, mi sta bene. P.M. Dr. ANGELILLIS Ci potrebbe essere? INDAGATO D.T. N. Ci potrebbe stare, perché era sempre lui l'anello di congiunzione, io da solo non mi permettevo, io andavo più Mi avvicinavo “Gianni, oh, fai qualche cosa”. Allora F. diceva “E cosa pensi che stiamo a fare noi qua?”. Capito? P.M. Dr. ANGELILLIS F. chi disse così? INDAGATO D.T. N. F. GIA P.M. Dr. ANGELILLIS GIA INDAGATO D.T. N. Ed io dissi “Ancora adesso mi buttate, mi lasciate fuori strada, mi lasciate fuori”, perché comunque io ero abbastanza disperato, eh! Stavo proprio nel pallone in quel periodo là, perché stavo sotto di una caterva. E mi ricordo perfettamente che lui mi disse queste parole “Che cosa pensi che stiamo a fare noi qua?”. Dissi “Però non è che adesso fate da soli e non passate niente, una soffiata, una cosa, non fate la giocata a me?”. E così è stato. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi? INDAGATO D.T. N. Disse “No, ragazzi, non si fa niente”, lui disse “Nono si fa niente”. P.M. Dr. ANGELILLIS Lui chi? INDAGATO D.T. N. M. disse “Non si fa niente, non vogliono fare niente”, e ce ne andammo. P.M. Dr. ANGELILLIS Eravate lei INDAGATO D.T. N. I. e LAFRATTA P.M. Dr. ANGELILLIS il suo gruppo era lei, I. e? INDAGATO D.T. N. LAFRATTA, il figlio del notaio, siamo una tribù enorme. P.M. Dr. ANGELILLIS Il figlio del notaio chi? INDAGATO D.T. N. Riccardo D'AGOSTO, siamo tantissimi, è inutile mettere altre persone in mezzo, Dottore. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo gruppo andò a parlare? INDAGATO D.T. N. No, Riccardo D'AGOSTO non è venuto. P.M. Dr. ANGELILLIS No, vabbè, lei andò INDAGATO D.T. N. Lo voglio dire! Io, A. LAFRATTA e I. siamo andati a vedere se riuscivamo a fare come l'anno precedente. P.M. Dr. ANGELILLIS Incontraste M.? INDAGATO D.T. N. Con M., che stava già in compagnia dei suoi amici. P.M. Dr. ANGELILLIS I suoi amici? Sempre loro? GIA.? INDAGATO D.T. N. CAR., GIA P.M. Dr. ANGELILLIS CAR. e GIA. e anche il terzo, o soltanto loro due? INDAGATO D.T. N. Il terzo non me lo ricordo di nuovo. P.M. Dr. ANGELILLIS Non si ricorda se stava in quell'occasione? INDAGATO D.T. N. No, non mi ricordo. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa disse M.? INDAGATO D.T. N. Disse “No, ragazzi” P.M. Dr. ANGELILLIS “Non se ne fa niente”. INDAGATO D.T. N. “Non se ne fa niente, cose”. Io capii che era un filamento, e ce ne andammo. P.M. Dr. ANGELILLIS Che significa filamento ? INDAGATO D.T. N. Filamento è un modo di dire per stava bluffando. P.M. Dr. ANGELILLIS E ve ne andaste? INDAGATO D.T. N. E ce ne andammo. P.M. Dr. ANGELILLIS Dopodiché? INDAGATO D.T. N. Basta, chiuso, fine della trasmissione. Del Bari io, dottore, le ripeto che non so assolutamente nulla di nulla di nulla. La stessa operazione l'hanno fatta per il Bologna, okay? P.M. Dr. ANGELILLIS Adesso arriviamo al Bologna. Quindi quel Bari-Lecce lei ebbe la sensazione che lui si fosse già messo d'accordo? INDAGATO D.T. N. È venuto fuori il risultato poi, il Bari ha perso, abbiamo pensato Se lei trova una giocata da parte di N.D.T. su Bari-Lecce, su Bari-Chievo, su Bari-Roma, io do in beneficienza tutti i miei ristoranti, do tutto. Rilevante per la dimostrazione dell’esistenza del sodalizio e del relativo protocollo operativo è il passaggio successivo in cui D.T. spiega come per la partita Udinese-Bari del campionato 2009-2010 fu del tutto normale consegnare, nella sua qualità di bancatore, parte della vincita ad A. M. che, peraltro si presentò per incassare anche se ad effettuare le puntate furono Car. e Gia. ciò perché “era la stessissima cosa ché loro da chi la prendevano la notizia, da lui!” . INDAGATO D.T. N. Gli ho dato circa 8 mila euro. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché gli ha dato 8 mila euro? INDAGATO D.T. N. Perché doveva essere forse la sua quota dei 27 mila Euro che vinsero. Ma andava di fretta ché doveva partire. P.M. Dr. ANGELILLIS Chi aveva giocato, chi si era rivolto a lei per dire “Giocami questi soldi”? INDAGATO D.T. N. CAR P.M. Dr. ANGELILLIS CAR Quindi perché glieli dette a M. i soldi? INDAGATO D.T. N. Perché glieli ho dati a M.? Perché Che ne so! E’ venuto da me M. e se li è venuti a prendere. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché per lei era la stessa cosa, CAR. o M. era la stessa cosa? INDAGATO D.T. N. È chiaro! Era la stessissima cosa. Ché loro da chi la prendevano la notizia? Da lui. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi quella cifra era l'intera cifra che poi M. si sarebbe spartito con i suoi amici? INDAGATO D.T. N. No, no, quella era la sua quota, solo la sua quota. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi lei lo sapeva la quota, quanto aveva scommesso M.? INDAGATO D.T. N. Io ho fatto una divisione, io ho fatto la divisione, gli ho dato gli 8 mila euro. Ho detto “Quante persone siete? Perché quello deve partire. Glieli do io i soldi”. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi la cifra intera era? INDAGATO D.T. N. Erano forse loro che mi avevano detto “Dagli quella è la sua somma”. Infine, la registrazione captata in ambientale la mattina del 19 febbraio 2012, tra Gio. Car. e tale Ni., seppur di breve durata, è significativa, poiché l’interlocutore definisce espressamente il Car. “compare” di M. .da giri 07 13 Gio. Che dici Ni., tutto a posto? Ni. Che dici Gio.? Gio. Sto andando a mia madre a mangiare Ni. Si mangia bene là Gio. Eh, la domenica Ni. Il tuo compare M. che dice? Gio. Non lo sto sentendo. Ti dico la verità Ni. Non lo stai sentendo? Gio. L'ultima settimana non l'ho sentito proprio, perchè è meglio che non ci sentiamo Ni. Non sta venendo a Bari? 3.3. L’attuazione in concreto del programma associativo. Il protocollo antigiuridico descritto viene in luce in occasione di più partite di calcio delle ultime due stagioni agonistiche il programma del sodalizio criminoso, infatti, si realizza con certezza, secondo le modalità già illustrate, in occasione degli incontri Bari-Lecce e Bologna-Bari della stagione 2010-2011, e Udinese-Bari della precedente stagione 2009-2010, quella che aveva consacrato il Bari dei “miracoli” di mister Ventura. Con nota del 28.3.2012 diretta al rappresentante dell’organo inquirente barese, e trasmessa a questo Ufficio in data 29.3.2012, poi, lo stesso A. M. ammette che vi fu combine anche in occasione dell’incontro Cesena-Bari del 2010-2011 – quello per il quale i capi “ultras” avevano minacciato i calciatori biancoRo. che, dinanzi al P.M., asserivano di essersi sdegnatamente rifiutati di accettare la illecita proposta di perdere l’incontro al fine di consentire agli interlocutori puntate sicure sulla sconfitta del Bari – e che lo stesso difensore, il Car. e Gia., furono beneficiari del compenso di E. 20.000,00 ritirato dai predetti la sera dell’incontro presso l’abitazione di Antonio Bellavista. Si espongono, di seguito, i gravi indizi di colpevolezza emersi a carico di ciascuno degli indagati con riferimento alle summenzionate partite. 3.3.1. La partita Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011 37^ giornata del campionato 2010-2011 l’autorete “dolosa” di A. M. e gli emissari leccesi. Il derby pugliese Bari-Lecce del 15 maggio 2011, disputatosi con un Bari ormai matematicamente retrocesso, destava sin da subito in capo agli addetti ai lavori ed agli appassionati di calcio serie perplessità per essere stato “chiuso” da una autorete del difensore A. M. all’80^ minuto di gioco, quando l’atleta biancorosso, sul risultato di 1-0 in favore degli ospiti, deviava con un colpo di testa nella propria rete un pallone che non era nemmeno diretto nello specchio della porta barese consentendo il raddoppio degli avversari. Qualunque calciatore di livello anche solo amatoriale sarebbe perfettamente in grado di intendere la inspiegabile anomalìa – o, più esattamente, la estrema gravità – di una simile condotta di gioco, che non può assurgere al rango di gesto tecnico, assolutamente inaccettabile poi se posta in essere da parte di un calciatore professionista tuttora militante ai massimi livelli nazionali. Trattasi, dunque, di autorete voluta da parte del suo autore in lesione di ogni regola di probità e lealtà sportiva cfr. le immagini della partita sul dvd allegato alla richiesta del P.M. e le stesse dichiarazioni del calciatore Ma. Ro. che a questo proposito dice “ le immagini parlano da sole ” . Nel caso in esame, la compromissione del regolare svolgimento dell’incontro di calcio non ha avuto finalità di scommessa, ma è stata richiesta al sodalizio monitorato da persone verosimilmente gravitanti nell’orbita della squadra leccese, che avevano interesse alla vittoria del Lecce per motivi di classifica – la squadra ospite era, infatti, in lotta per evitare la retrocessione ed in seguito a quel successo, giunto nella penultima giornata di campionato, conseguiva la matematica “salvezza” – e che per questa ragione avevano corrisposto una importante somma di denaro. Ad ogni buon conto, la vicenda Bari-Lecce può ritenersi emblematica in ordine al modus operandi caratterizzante il “protocollo M.” la ripartizione dei ruoli associativi si rivelava vincente e permetteva ai membri del sodalizio di guadagnare una cifra considerevole, oscillante tra i 250.000 ed i 300.000 euro. Gli esiti investigativi hanno, dunque, dimostrato che Car. e Gia. hanno sfruttato il contatto con una persona operante verosimilmente quale emissaria della società di calcio leccese. Non è stato accertato se furono essi stessi a “procacciare l’affare” oppure se furono contattati da qualcuno in via di identificazione da parte degli inquirenti che, evidentemente, conosceva l’esistenza del meccanismo criminoso. A. M., a sua volta, dopo avere cercato il coinvolgimento dei suoi compagni di squadra cfr., al riguardo, l’interrogatorio di Ma. Ro. , offriva in concreto il suo personale ed indefettibile contributo alla vittoria del Lecce con un autogol che non ha avuto nulla di casuale. Successivamente, nel mese di agosto 2011, il gruppo si recava a Lecce per riscuotere la cifra che era stata promessa dagli emissari. Di seguito si riportano tutti gli elementi che consentono di ritenere provata la vicenda. Innanzitutto l’interrogatorio di Ma. Ro. che si ritiene complessivamente attendibile. Ro. riconosce Car. e Gia. come le persone che gli offrirono materialmente il danaro dopo essere stato avvicinato da M. che, qualche giorno prima, gli aveva prospettato l’affare. Poi il secondo interrogatorio di M In particolare, il contenuto del primo interrogatorio è, sul punto, privo di qualsiasi logica e verosimiglianza, e la vicenda della partita Bari–Lecce viene completamente sottaciuta dinanzi al P.M. da parte del calciatore. Nel secondo, egli sembra offrire qualche elemento, ma in realtà si tratta sempre di versioni di comodo che tendono a mettere pervicacemente fuori strada gli inquirenti. Dunque, A. M. dopo essere venuto a conoscenza della circostanza che l’esistenza e l’operatività del sodalizio era stata medio tempore rivelata agli inquirenti cerca di “contenere i danni” con il secondo interrogatorio in cui rivela inevitabilmente l’esistenza dell’ affaire Bari-Lecce che era già stata svelata da Ma. Ro. ma, con operazione particolarmente mirata, tende a nascondere l’esistenza del sodalizio. Egli infatti addossa l’iniziativa e la conduzione della intera vicenda al Car., spiega di aver ripetutamente rifiutato la sua offerta corruttiva e, a risultato acquisito, di avere simulato la sua adesione al progetto criminoso per ricavare il compenso dal personaggio leccese. Questa versione è priva di ogni fondamento logico, poiché M. dopo aver ripetutamente detto al Car. che non aveva intenzione di accettare l’offerta, lo avrebbe accompagnato obtorto collo dinanzi a Ma. Ro. ed agli altri atleti del Bari calcio per mostrare apertamente il danaro promesso quale compenso per la prestazione illecita richiesta agli interlocutori. E’ una versione comunque smentita sia dal particolare che fu proprio M. a prospettare l’affare a Ro. cfr. la deposizione di Ro. dinanzi al P.M. sia dal particolare che il M. insieme a Car. e Gia. si recò poi a Lecce, ad agosto 2011, per riscuotere il corrispettivo. Con riferimento alla riscossione del corrispettivo, vi sono poi i riscontri acquisiti durante le indagini che non lasciano alcun dubbio. Infatti, come si specificherà meglio nell’esposizione che segue, i traffici telefonici analizzati relativamente alle utenze di M., Car. e Gia. consentono di evidenziare la loro sicura presenza a Lecce il 22 agosto 2011, provenendo ognuno da diverse parti d’Italia. Le indagini proseguiranno per identificare la persona che versò loro il denaro. Altro elemento di sicuro sostegno della tesi riflessa in rubrica cautelare è poi, come già accennato, quello riveniente dalle immagini della partita cfr. dvd allegato in cui il M. “blinda” la vittoria dl Lecce con un autogol “doloso” del tutto peculiare, poiché devia nella porta della sua squadra il pallone che, calciato da un giocatore del Lecce, era evidentemente destinato fuori dallo specchio della porta. 3.3.1.1. L’interrogatorio di Ma. Ro. dinanzi al P.M. del 27 gennaio 2012. Il 27 gennaio 2012, l’ex difensore del Bari calcio Ma. Ro., escusso dagli inquirenti, ha riferito di essere stato avvicinato, durante la settimana antecedente la partita Bari-Lecce, da A. M., il quale gli aveva detto che ci sarebbe stato, in caso di sconfitta, un milione di euro da dividersi di aver rifiutato la proposta che in una camera dell’”Hotel Vittoria” di Bari Palese, dove la squadra del Bari si trovava in ritiro pre-partita, alla presenza anche dei calciatori Alessandro Pa. e Simone B., A. M. si presentò in compagnia di due amici, i quali affermarono di essere lì per conto del figlio del Presidente del Lecce calcio, Semeraro, e che questi mostrarono circa 30.000 euro in contanti che avrebbero distribuito tra i presenti in caso di sconfitta nel successivo derby pugliese che nessuno dei calciatori presenti nella stanza dell’”Hotel Vittoria” aveva accettato i soldi. Ma. Ro., il 27 gennaio e il 7 febbraio 2011, nonostante qualche esitazione, riconosceva in Car. Gio. e Gia. F. le due persone che si erano presentate per conto del figlio del Presidente dell’U.S. Lecce. Di seguito un ampio stralcio delle dichiarazioni di Ma. Ro. del 27.1.2012 pag.75-100 Magg. BAR. C'è Bari-Lecce. P.M. Dr. ANGELILLIS C’è Bari-Lecce e poi Bologna-Bari. Bari-Lecce che cosa succede di strano in quella partita? INDAGATO RO. M. In campo credo nulla, cioè dal mio punto di vista. Prima qualcosa sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Eh! E me lo dica. INDAGATO RO. M. Allora, in settimana vengo sempre avvicinato da M. che mi dice “Ci sarebbe un milione per perdere la partita”. Ed io lì rimango un po' scioccato, uno mi dice così, dico “No, basta, lasciami stare, basta”. È stato un episodio così. Magg. BAR. C'era un milione in totale sempre parliamo? INDAGATO RO. M. Sì, perché a testa Sì, in totale. P.M. Dr. ANGELILLIS Di euro? INDAGATO RO. M. Sì, sì. Io lì rimango un po' “Come?”. Però ho detto “No, guarda, lascia stare”. Invece quello che succede il sabato sera in albergo, eravamo lì nel ritiro all'Albergo Vittoria a Palese quella volta lì, vengo chiamato sempre lì da M., in camera, pensando che fosse così, per parlare, eravamo gli stessi di Palermo-Bari, quindi io, M., PA. e B In camera arrivano P.M. Dr. ANGELILLIS In camera di chi? INDAGATO RO. M. Di M. e PA Arrivano due personaggi che M. identifica come due suoi amici di Bari. Vengono qua e ci dicono che loro venivano per conto del figlio del presidente del Lecce, SEMERARO, che, insomma, avevano in tasca, adesso io non ricordo la cifra, credo tra i 25 ed i 30 mila, comunque ce li avevano in tasca lì, che ci volevano dare subito, se volevamo perdere questa partita. Io, quando ho visto questa cosa qua, ho detto “No”, cioè “No, no”, che tutti hanno rifiutato lì, perché poi questi personaggi qua se ne sono andati con i soldi in tasca. P.M. Dr. ANGELILLIS Questi personaggi qua italiani? INDAGATO RO. M. Sì, perché ha detto che erano suoi due amici di Bari. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma hanno palato questi due personaggi, o erano solo venuti? INDAGATO RO. M. No, no, ci hanno spiegato tutto quello che ho detto adesso. P.M. Dr. ANGELILLIS In italiano? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ha riconosciuto un accento? INDAGATO RO. M. Baresi. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi baresi, erano baresi? INDAGATO RO. M. Sì. Poi ci hanno detto “Dai! Fatelo, perché comunque il Bari non vi paga lo stipendio, la società fallirà, sono gli unici soldi che vedrete, non vi dovete fare” P.M. Dr. ANGELILLIS Un 30 mila euro a testa? Era la solita cifra? INDAGATO RO. M. No, credo da dividere. P.M. Dr. ANGELILLIS Questa INDAGATO RO. M. Perché loro avevano 30 mila E sì, perché io lì cioè li ho visto che hanno tirato fuori dei soldi, però non le so dire quanti erano quelli che avevano in mano, però non mi sembravano tantissimi. Avv. DE MAIO Il dottore vuole sapere hanno parlato di una cifra oppure lei ha intuito che fossero 25-30 guardando i soldi? INDAGATO RO. M. Mah! Io credo che abbiano detto 30 mila. “Questi qua sono 30 mila” credo che abbiano detto. P.M. Dr. ANGELILLIS E li hanno tirati fuori? INDAGATO RO. M. Sì, però io adesso non mi ricordo questo particolare qua, della somma precisa. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma poteva essere che fossero 30 mila cadauno? INDAGATO RO. M. No, secondo me era il totale. P.M. Dr. ANGELILLIS Insomma, 30 mila! Quanti eravate voi? INDAGATO RO. M. In quattro. Avv. DE MAIO Infatti, con tutta onesta, che poi può darsi che sia una considerazione ultronea, però è una cosa che mi ha lasciato personalmente stupefatto, cioè dico per un milione di euro non se ne parla arrivano due con una mollica di pane Non so, dico che senso ha tutto questo? Cioè veramente uno deve essere demente, durante la notte deve aver Cioè a meno che, non so, non puntasse sulla potenzialità intimidatrice di questi due personaggi, ma io questo non lo so. Magg. BAR. Lei saprebbe riconoscere questi due personaggi? INDAGATO RO. M. Così, su due piedi no, però comunque Magg. BAR. Ci sa dire l'età? Si ricorda, più o meno, che età avevano? INDAGATO RO. M. Credo sulla trentina, comunque erano ragazzi, non sui 28, 30. Avv. DE MAIO Se le fanno vedere delle foto magari riesce a riconoscerli? INDAGATO RO. M. Sì, può darsi. P.M. Dr. ANGELILLIS Comunque lei ritiene che fossero baresi, che fossero dei ragazzi di Bari? INDAGATO RO. M. Sì. Magg. BAR. Li aveva visti in altre occasioni? INDAGATO RO. M. Mai visti. P.M. Dr. ANGELILLIS E li ha mai più rivisti questi? INDAGATO RO. M. Se non ricordo male, uno sì. P.M. Dr. ANGELILLIS In quale circostanza? INDAGATO RO. M. In una circostanza. Dopo il derby noi siamo andati in ritiro a Corato, credo, comunque a quaranta chilometri da qua, da Bari, e li ho rivisti perché sono venuti a trovare M., perché lo stesso M. mi aveva detto che per la partita Bologna-Bari c'erano stati due suoi amici che sarebbero andati a parlare, adesso non ricordo bene, con qualcuno del Bologna per la nostra vittoria, ecco. Io ho detto “No” Sì, c’erano loro, ho ascoltato, però ho detto “Guarda, lasciami stare”. Avv. DE MAIO Lui non giocava. INDAGATO RO. M. Io purtroppo con il derby mi sono fatto male, e sono dovuto stare fermo venti giorni, quindi non avrei giocato quella partita. E niente. Poi una mattina, parlando con lui, ho visto parlando così, perché eravamo tutto il giorno in ritiro, eravamo nel cortile, sono arrivati questi due suoi amici qua, però io poi mi sono un attimo staccato da loro, non so chi cosa hanno parlato. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo discorso di Bologna-Bari era stato prima che arrivassero questi due? INDAGATO RO. M. Sì, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ha associato questo discorso di Bologna-Bari a questi personaggi che sarebbero arrivati da lì ad un momento? INDAGATO RO. M. No. Avv. DE MAIO Ha detto il giorno dopo? INDAGATO RO. M. Sì, credo il giorno dopo, perché P.M. Dr. ANGELILLIS Quanti giorni siete stati lì? INDAGATO RO. M. Tutta la settimana, da domenica sera dopo la partita fino alla domenica successiva, al sabato, quando c’è stata la partita a Bologna. P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda che cosa hanno fatto, si sono incontrati loro tre è così? INDAGATO RO. M. Sì, nel cortiletto. P.M. Dr. ANGELILLIS Quanto tempo sono stati a parlare? INDAGATO RO. M. Non tantissimo, non so, dieci minuti e sono andati via. P.M. Dr. ANGELILLIS Tornando un attimo indietro, quei 30 mila prima di Bari-Lecce ve li hanno fatti vedere, nel senso che vi hanno detto “Se va a finire come vogliamo, cioè se il Bari perde, ve li diamo”? INDAGATO RO. M. No, ce li avrebbero dati subito, credo. P.M. Dr. ANGELILLIS Ve li avrebbero dati subito? INDAGATO RO. M. Credo. P.M. Dr. ANGELILLIS Credo? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ne è sicuro? Come è andata? INDAGATO RO. M. Adesso, guardi perché io, purtroppo, non ero P.M. Dr. ANGELILLIS Siccome questa partita è finita come è finita INDAGATO RO. M. Esatto. P.M. Dr. ANGELILLIS cioè che il Bari ha perso, quindi mi sarei aspettato che questi fossero tornati per darveli questi soldi. Non so se mi spiego. INDAGATO RO. M. No, assolutamente no, cioè, almeno, io non ho visto nulla, poi se è successo non lo so, però noi abbiamo rifiutato, quindi almeno, a parole, poi non le so dire. Questo qua è tutto quello che so. Avv. DE MAIO Per quella partita lì praticamente lui ha detto di no. INDAGATO RO. M. A voce anche gli altri, però P.M. Dr. ANGELILLIS E ha notato qualcosa di strano in quella partita? INDAGATO RO. M. E, vabbè, c'è stato un goal su calcio d'angolo, e poi c'è stato l’autogol di M., però ci sono le immagini che parlano, parlano loro. P.M. Dr. ANGELILLIS No, ma io chiedevo a lei un parere tecnico. Subito dopo l’autogol di M., lei si è reso conto che GILLET si è avvicinato a M. per dirgli delle cose? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Non ha notato questo fatto? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Subito dopo, cioè con la palla in rete sostanzialmente. INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Non l'ha notato? INDAGATO RO. M. No. Magg. BAR. Quando M. era ancora per terra. INDAGATO RO. M. No, perché comunque, a parte lì, in settimana ci sono stati anche nel campo c'è stata l'invasione dei capi ultras nel campo, che hanno anche tirato uno schiaffo a BE., e lì non c’erano c'erano soltanto i tre personaggi della DIGOS, i soliti. P.M. Dr. ANGELILLIS Prima di quella partita? INDAGATO RO. M. Sì, prima del derby. In settimana sono venuti a fare una contestazione pesante, e ci hanno detto che, in caso di sconfitta, sarebbero entrati, però questa volta pesantemente, nello spogliatoio. Quindi .omissis Magg. BAR. Si riprende la verbalizzazione, alle ore 14 35. P.M. Dr. ANGELILLIS L'unica domanda che le faccio è questa le chiedo uno sforzo di memoria, in questo caso visiva, per, così come, voglio dire, ho visto che ha fatto questi sforzi di memoria fino a questo punto, fino a questo momento, individuando alcuni particolari importanti. Le chiedo se riconosce questa fotografia, in particolare se una delle due persone che sono venute a Corato e che erano venute a proporvi questi soldi è questo signore qui. INDAGATO RO. M. Credo di sì. Avv. DE MAIO Cioè? INDAGATO RO. M. Sì, sì. Avv. DE MAIO Io sono contento se lo riconosce, però ci dà la percentuale! Magg. BAR. 80%, 90%? INDAGATO RO. M. È un buon ottanta. Magg. BAR. Che è la stessa persona che ha visto sia INDAGATO RO. M. Era quello che aveva i soldi in tasca. Magg. BAR. Diciamo che è più di 80, se si ricorda questo particolare. INDAGATO RO. M. E sì, perché Magg. BAR. Diciamo all'80%? INDAGATO RO. M. Sì, anche Magg. BAR. Anche di più. INDAGATO RO. M. Io l'ho visto cinque minuti un anno fa, però Magg. BAR. In effetti la fotografia è sempre diverso chiaramente da quello fisico. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi era lui uno dei due? INDAGATO RO. M. Sì, diciamo di sì, adesso io Avv. DE MAIO Sembra proprio di sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Se non ci sono altre cose, per me possiamo anche chiudere. Si dà atto che l'indagato riconosce Il Pubblico Ministero mostra all'indagato la fotografia di CAR. Gio., nato a Bari il 25.12.1965. Si dà atto che l'indagato riconosce la persona ritratta in quella fotografia come una delle due persone che prima della partita Bari-Lecce mostrò la somma di 30 mila euro a lui ed altri suoi compagni come compenso per la sconfitta del Bari in quella partita, nella partita Bari-Lecce, nonché una delle due persone che qualche giorno dopo raggiunse M. A. presso il ritiro della squadra del Bari a Corato. Magg. BAR. Si dà atto che l’indagato riconosce la persona ritratta nella fotografia come una delle due persone che nel ritiro della partita Bari-Lecce mostrò la somma di 30 mila euro a lui e ad altri suoi compagni come compenso per la partita Bari-Lecce? P.M. Dr. ANGELILLIS Come compenso per la sconfitta del Bari nella partita Bari-Lecce. INDAGATO RO. M. Sì, lui aveva detto che veniva per il tramite del figlio del Presidente del Lecce. Magg. BAR. Nella partita Bari-Lecce, nonché come una delle due persone che raggiunse M. a Corato? INDAGATO RO. M. Qua non ne sono sicuro però che raggiunse nel ritiro. P.M. Dr. ANGELILLIS Uno dei due che venne a Corato? INDAGATO RO. M. E lì non mi ricordo che era venuto lui. P.M. Dr. ANGELILLIS Però sicuramente è uno delle due che INDAGATO RO. M. Guardi Magg. BAR. “Nonché, probabilmente” va bene? P.M. Dr. ANGELILLIS Nonché, probabilmente, una delle due che raggiunse Fu la persona che tirò fuori i soldi, che aveva i soldi in mano? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS “Preciso che questa persona che ho riconosciuto in foto è la persona che ha detto di essere lì presente per conto del figlio del Presidente del Lecce, ed è la persona che ha mostrato questi soldi”. Va bene, possiamo chiudere. Magg. BAR. Ore 14 40. 3.3.1.2. L’interrogatorio di Ma. Ro. dinanzi al P.M. del 7 febbraio 2012. Ma. Ro. ritornava sull’argomento nel successivo interrogatorio dinanzi al P.M. del 7 febbraio 2012, allorquando completava i riconoscimenti fotografici degli indagati. Si riporta uno stralcio di quell’atto istruttorio. P.M. – Siccome evidentemente questa è una prosecuzione dell’interrogatorio già precedentemente reso, io naturalmente mi riporto a quell’interrogatorio, nel senso che do per letti tutti gli avvertimenti e quindi possiamo, diciamo, riagganciarci a quell’interrogatorio. Si tratta soltanto di completare quell’interrogatorio con un riconoscimento fotografico, perché il Pubblico Ministero aveva mostrato già la fotografia all’Indagato Ro., aveva già mostrato la fotografia di Car. Gio. e Ro., appunto, l’aveva riconosciuta come una di quelle persone che si accompagnava al M Adesso il Pubblico Ministero mostra la fotografia, un’altra fotografia e chiede a Ro. se questa era l’altra persona che si accompagnava a Car. nelle circostanze già specificate precedentemente. INDAGATO RO. – Sì. P.M. – Allora Ro. conferma, riconosce l’altra persona, dopo avere mostrato la foto di Gia. F. Ro. la riconosce. AVV. DE MAIO – Se c’è qualche differenza la diciamo. INDAGATO RO. – Sì, qua aveva i capelli corti, però è lui. P.M. – Okay, anche se precisa, appunto, che nella foto ha i capelli. Mentre prima li aveva più lunghi? INDAGATO RO. – No, li aveva più lunghi. MAGGIORE BAR. – Quindi Gia. riconosce Gia. F. in una delle persone che prima di Bari/Lecce omissis 3.3.1.3. L’interrogatorio di A. M. del 24 febbraio 2012. Il 24 febbraio 2012 A. M. ha riferito, dinanzi al P.M., che Gianni Car. e F. Gia., prima dell’incontro Bari-Lecce, si erano presentati presso l’albergo in cui la squadra di calcio del Bari si trovava in ritiro, l’”Hotel Vittoria” di Palese, e avevano proposto a lui ed ai compagni di squadra Pa. e B. di perdere la partita in cambio un amico leccese di Gianni Car. proponeva dei soldi Gianni Car. mostrava soltanto ad A. M. un assegno di 300.000 euro, compenso per un’eventuale sconfitta nel derby in quella stanza tutti rifiutarono e Ro. fece lo stesso quando fu intercettato, da Car. e Gia., nei pressi dell’albergo durante la partita A. M. aveva commesso un’autorete poiché turbato dalla vicenda alla fine del mese di agosto, su sollecitazione di Car., era sceso a Bari e con questi aveva raggiunto l’”Hotel Tiziano” di Lecce ove aveva incontrato l’amico leccese di Car. il Car., che si trovava ancora in possesso dell’assegno da 300.000 euro mostratogli nel ritiro prepartita del Bari, aveva fatto credere all’amico leccese di avere manipolato, in favore del Lecce, l’esito della partita l’amico leccese aveva chiamato una persona molto vicina alla società del Lecce calcio, probabilmente un dirigente, che aveva reperito una somma di poco superiore ai 200.000 euro e l’aveva consegnata a lui e a Gianni Car. egli stesso aveva intascato 50.000 euro, mentre Car. e Gia. avevano conseguito circa 180.000 euro. Di seguito, alcuni stralci di quel verbale pagg.7-10 INDAGATO M. A. omissis Poi l'altro episodio è il derby, Bari-Lecce. Io la volta precedente dissi che comunque due miei amici Gianni CAR. e F. GIA. vennero da me dove eravamo in ritiro, a Palese, all'Hotel Vittoria, e mi dissero, appunto, salirono in camera, in camera mia c'erano PA. e B., i quali cominciarono a chiedere se la partita poteva essere regalata a Lecce, in cambio un amico di Gianni CAR. di Lecce proponeva dei soldi. Gianni CAR. solamente a me mi fece vedere un assegno di 300 mila Euro, solo a me però, agli altri invece disse se c'era la possibilità di alterare la partita, di fargli sapere delle cose, di dirglielo subito. Però ricordo che gli altri rifiutarono, come all'inizio rifiutai anch'io, però fatto sta che il giorno dopo alla partita ero comunque condizionato, ero turbato da questa offerta che c'era stata, fatto sta che, non volendo, gli ultimi 5 minuti feci un’autorete, che può essere vista diversamente, ma non era nel mio intento causarla, affinché quando un giorno, ad Agosto, sempre Gianni CAR. mi disse se potevo fargli un favore di scendere giù a Lecce da questo suo amico, il quale gli aveva lasciato un assegno, e mi disse, in poche parole, di cercare di convincerlo che noi fossimo stati corrotti, ed invece no, perché noi rifiutammo. Fatto sta che dopo pochi minuti che questo amico di Gianni CAR. fece una chiamata ad un signore molto probabilmente vicino alla Società Lecce, venne, ed anche lui volle sapere, appunto, se la partita era stata condizionata o no, e che questi soldi alla fine doveva cacciarli lui, dandoli a noi. Niente, tornò via e dopo un paio di minuti, ricordo, neanche, pochissimi minuti, tornò di nuovo con circa 200, 220 mila euro all'incirca. Avv. PINO In contanti? INDAGATO M. A. Gianni CAR. restituì l'assegno all'amico, e niente, questi soldi li prendemmo, di cui a me mi è stata data una parte di 50 mila Euro circa, ora non ricordo, però una parte sostanziosa. Alla fine CAR. comunque ha cercato di fargli credere che noi eravamo corrotti, invece no. E questo è stato anche l'episodio, ripeto, dell'autorete fatta mia casuale, casualmente, così, senza intento di farla. Tornammo indietro ed io poi presi l'aereo e me ne tornai via. Poi l’ultimo episodio è Bologna-Bari Ah, sì! Scusate, poi c'è un particolare che questa estate il mio procuratore mi contattò, dicendomi che aveva parlato con il Signor A.ZZI, che è l’attuale direttore sportivo del Bari, il quale gli disse che c'era stata la Finanza nella società, in sede, per controllare i conti correnti dei giocatori, e gli disse che io avevo fatto un bonifico sul mio conto, che avevo intascato 270 mila euro per il derby, questo non è vero, comunque possono controllare qualsiasi movimento bancario, e non è stato così, fatto sta che io ho preso solamente, ripeto, circa 50 mila Euro. OMISSIS pagg.43-68 P.M. Dr. ANGELILLIS Dopo Palermo-Bari abbiamo, appunto, Bari-Lecce. Qui però vorrei un po’ più di ordine nelle dichiarazioni che ha detto, perché ho seguito male il suo racconto. Lei ha detto che per quanto riguarda Bari-Lecce, dall'inizio, che cosa è successo? INDAGATO M. A. Noi eravamo in ritiro a Palese, all'Hotel Vittoria, il giorno prima della partita Gianni CAR. e F. GIA. vennero in albergo a trovarmi. P.M. Dr. ANGELILLIS Chi sono CAR. e GIA.? INDAGATO M. A. Due miei amici. P.M. Dr. ANGELILLIS Sono suoi amici? INDAGATO M. A. Sì. Salirono su in camera dell'albergo, io ero in stanza con PA., e c'era pure B., e fecero la proposta di perdere, se noi eravamo intenzionati a perdere il derby, perché c'era questo suo amico di Lecce che era disposto a pagare, se noi nel caso avessimo accettato, però, prima di salire in albergo, io scesi giù e CAR. mi fece vedere un assegno di 300 mila Euro che questa persona gli fece a lui. P.M. Dr. ANGELILLIS Questa persona quale? INDAGATO M. A. Come impegno. L'amico di Gianni CAR. che è di Lecce. P.M. Dr. ANGELILLIS Che era presente o non era presente? INDAGATO M. A. No, non era presente. P.M. Dr. ANGELILLIS Non era presente. Quindi Gianni CAR. venne in rappresentanza di questo amico di Lecce. INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Con un assegno in mano? INDAGATO M. A. E me l'ha fatto vedere solo a me. P.M. Dr. ANGELILLIS Firmato questo assegno? INDAGATO M. A. Non mi ricordo, ho visto la cifra e c’era e l'assegno, la firma non P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda la banca, si ricorda niente? INDAGATO M. A. No, no, cioè lo riconosco perché ce l'ho impresso. P.M. Dr. ANGELILLIS Di che colore, si ricorda, giusto per poter avere qualche indizio? INDAGATO M. A. Io so che ha due figlie. Avv. PINO No, l’assegno. P.M. Dr. ANGELILLIS No, mi riferivo all'assegno. Questa persona, invece, lei ha detto, come mai sa che ha due figlie? INDAGATO M. A. Perché, quando si andò giù a Lecce, che c'era anche lui presente la prima volta all'incontro che abbiamo avuto io, CAR. e GIA. con lui, mi disse che lui era preoccupato perché aveva due figlie, ha detto di non incassare l'assegno a CAR., perché sennò andava nei casini, disse “Per favore”, e fece questa chiamata a questo intermediario o P.M. Dr. ANGELILLIS Senta, lei ha detto che CAR. è un suo amico. INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E GIA. anche. Ma che tipo di amicizia, una amicizia stretta, una amicizia così, una conoscenza? INDAGATO M. A. Si è stretta mano a mano, perché alla fine io li ho conosciuti il secondo Allora, io sono arrivato a Gennaio del 2008, io l'anno successivo li ho conosciuti tutti e due, e F. GIA. me lo presentò Aldo GUARINO, e poi F. GIA. mi presentò Gianni CAR., e lì diventammo amici, cioè ci si frequentava anche spesso. P.M. Dr. ANGELILLIS Senta, però, ecco, questo voglio capire, se questo amico suo, insomma ormai siamo arrivati a INDAGATO M. A. Gianni CAR. intende? P.M. Dr. ANGELILLIS Gianni CAR., esattamente, siamo arrivati a fine stagione quasi del 2010-2011, quindi siamo nel 2011. INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi ormai c'è una certa amicizia tra voi, e si presenta senza dirle niente? Cioè citofona e dice “Scendi ché c’è un amico da Lecce”? O le telefona prima e dice “Guarda, ci sta questo, veniamo io e lui” INDAGATO M. A. No. Una volta solamente, dopo un allenamento mi disse di andare a Poggiofranco vicino al Mozart Caffè , se non mi sbaglio, e lì di fronte mi disse che questo suo amico qua era intenzionato, cioè tramite lui fece la proposta di essere intenzionato se noi avessimo regalato il derby al Lecce. P.M. Dr. ANGELILLIS Bari-Lecce. Quindi quella è stata la prima volta che gliel’ha detto? INDAGATO M. A. Al telefono non mi aveva detto niente. P.M. Dr. ANGELILLIS Di persona disse questa cosa qui? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Le parlò di soldi già in quell'occasione? INDAGATO M. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Disse “Vabbè, questo amico è disposto a dare i soldi”? INDAGATO M. A. Alla fine lui dette No, disse che l'amico è disposto a dare i soldi, quanti non me l'ha mai detto, e poi si presentò con l'assegno il giorno prima della partita. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo appuntamento al Mozart quanti giorni prima del INDAGATO M. A. Metà settimana. P.M. Dr. ANGELILLIS A metà settimana? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Quella è stata la prima volta che lei ha sentito di questa possibilità, di questa storia dell'amico leccese? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Poi il giorno prima si presenta in albergo INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS con l'amico e? INDAGATO M. A. Con GIA P.M. Dr. ANGELILLIS Insieme a GIA., erano in tre praticamente, loro tre? INDAGATO M. A. Gia. e CAR P.M. Dr. ANGELILLIS Ah! L'amico non c'era? INDAGATO M. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Sì, c’è sempre ha ragione. INDAGATO M. A. L'amico era a Lecce. P.M. Dr. ANGELILLIS Era sempre CAR. che parlava per conto? INDAGATO M. A. Sì, lo mandava. P.M. Dr. ANGELILLIS Salite in camera, dove eravate INDAGATO M. A. Saliamo in camera, nella mia stanza, e c'eravamo io, PA. e B In stanza salirono GIA. e CAR., che erano venuti. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi eravate voi cinque? INDAGATO M. A. Noi cinque, però l'assegno me lo Magg. BAR. Sicuro che non c'era qualcun altro dei suoi compagni? INDAGATO M. A. No, no, no. Dopo. Dopo. Infatti ci stavo arrivando piano piano. Dopo, quando sono saliti, io l'assegno l'ho visto solamente io, prima che loro salivano su in camera. Quando sono saliti su, ha fatto la proposta di perdere la partita, di fargli sapere se potevano regalargli la partita, e tutti rifiutammo. Nello scendere giù, che poi io li riaccompagnai e loro se ne andarono, e poi io dovevo andare a dormire perché era già tardi, erano già le dieci ed un quarto, se non mi sbaglio, parlarono pure con RO., e gli fecero la proposta pure a RO., però RO. in camera non c'era, era fuori dell'albergo, ed anche in quell'occasione c'era I., non so cosa ci stesse facendo, però c'era anche I P.M. Dr. ANGELILLIS C’era I Allora loro scendono ed incontrano RO.? Mi faccia capire un po’. INDAGATO M. A. Sì, io li stavo salutando, poi si avvicinò RO., era lì, vicino, si avvicinò, e lui gli fece “Sentiamo se anche lui ci può stare o no”. Gli fece la proposta anche a lui, ma disse di no. P.M. Dr. ANGELILLIS E lei era presente, quando fece questa proposta? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS A RO.? INDAGATO M. A. Sì. Eravamo io, CAR. e RO., GIA. no, non c'era, stava parlando con altri miei compagni, però non di questa cosa. P.M. Dr. ANGELILLIS Fece vedere l'assegno anche a RO.? INDAGATO M. A. No, no, solo a me. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo a lei? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Parlarono di soldi a RO.? INDAGATO M. A. No, a RO. disse che, se lui ci stava, anche per lui c’era da dividere i soldi con noi, con quelli che ci stavamo. P.M. Dr. ANGELILLIS Parlarono di questo amico leccese a RO. INDAGATO M. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS o dissero che era un fatto loro? INDAGATO M. A. No, era un fatto loro. Magg. BAR. Mostrarono dei soldi? INDAGATO M. A. Non ho capito. Magg. BAR. Mostrarono dei soldi? INDAGATO M. A. In camera, sì. In camera sì. Magg. BAR. Quanti P.M. Dr. ANGELILLIS A chi? INDAGATO M. A. Gianni CAR. mostrò i soldi. P.M. Dr. ANGELILLIS A chi? INDAGATO M. A. A me, PA. e B P.M. Dr. ANGELILLIS Un secondo, a lei mostra l'assegno? INDAGATO M. A. Sì, fuori dall'albergo. P.M. Dr. ANGELILLIS Eravate soli? INDAGATO M. A. Sì, eravamo io, GIA. e CAR P.M. Dr. ANGELILLIS Per dire “Guarda che questo amico leccese fa sul serio”, e mostra l’assegno? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Poi in camera, invece, che cosa fa? INDAGATO M. A. In camera mostrò i soldi, non so quanti, però tirò fuori dei soldi davanti a me, PA. e B P.M. Dr. ANGELILLIS Mostrò in che senso, cioè disse “Sono per voi”? INDAGATO M. A. No, dice “Se volete accettare, questa è già una parte che ho io”, però non disse dell'assegno. “Questa è una parte che ho io”. P.M. Dr. ANGELILLIS E voi che faceste, li prendeste? INDAGATO M. A. Si rifiutò tutto, non si prese niente. Poi, nello scendere giù, li accompagnai io via, incontrarono anche RO., però con RO. ci parlò solamente CAR., ed io ero presente, e gli fece la proposta anche a lui, però non gli fecero vedere né l’assegno né soldi. P.M. Dr. ANGELILLIS E RO. che disse? Lei sentì? INDAGATO M. A. No, no, disse di no. P.M. Dr. ANGELILLIS Disse di no? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi? INDAGATO M. A. Siamo stati un quarto d'ora a parlare con Gianni CAR., io e RO., Gianni CAR. cercava comunque di farci abboccare, però alla fine abbiamo detto di no. P.M. Dr. ANGELILLIS Sì, ripeto, se le devo essere sincero, non mi convince questo fatto, cioè se c'è un rapporto di amicizia, che viene a fare Gianni CAR.? Cioè lei l’ha già detto “E’ inutile che viene, non venire, amico mio, perché qua non ci sta trippa per gatti”, perché viene? Questo è che non capisco. Se c'è un rapporto di non so se mi spiego. Avv. PINO È chiaro. P.M. Dr. ANGELILLIS Se c'è un rapporto così, tra persone che non si conoscono, vado a sperimentare, ma se siete amici, che viene a fare? Questo è che non capisco, non so se mi sono spiegato. INDAGATO M. A. No, ripeto, perché lui a metà settimana comunque a me, solo a me, mi aveva già proposto la P.M. Dr. ANGELILLIS E lei che cosa gli aveva detto? INDAGATO M. A. No, io gli avevo detto di no, a prescindere. P.M. Dr. ANGELILLIS E quindi che cosa viene a fare? E’ questo che non capisco. INDAGATO M. A. No, lui ci provava fino alla fine perché questo qua, il Lecce, con la partita che ha vinto poi in casa nostra si è salvato, lui cercava di puntare a cercare di corromperci noi, per fare questo favore a questo suo amico qua, dato che noi eravamo già retrocessi, e quindi Gianni CAR. premeva. Premeva perché questo suo amico lo chiamava in continuazione e gli diceva di sondare il terreno per cercare proprio di corromperci, cercare di dargli una mano. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi, sostanzialmente, loro vanno via, dopo questo tentativo e vanno via, secondo lei, convinti che non c'era niente da fare? INDAGATO M. A. Avevano pochissime speranze. P.M. Dr. ANGELILLIS Pochissime speranze. INDAGATO M. A. Io poi, quando sono andato in campo, le devo essere sincero, comunque l'incontro al Mozart a Poggiofranco, sono venuti in albergo, ero pressato, sinceramente, poi in campo abbiamo perso a zero, la partita è stata giocata, purtroppo, ripeto, fatto sta che io ho fatto una autorete, non volontario, non volontario, e su quell'autorete lì involontario, Gianni CAR., essendo mio amico, con il suo amico di Lecce ha cavalcato l'onda. P.M. Dr. ANGELILLIS Però queste pochissime speranze chi gliele ha date, quando sono andati via? Questo voglio capire. INDAGATO M. A. Tutti. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi non è vero che avete detto di no, punto, avete detto “No, forse”. INDAGATO M. A. No, perché con me c'è stato l'incontro al Mozart, c'è stato l'incontro in albergo, con gli altri c'è stato solamente l'incontro in albergo. P.M. Dr. ANGELILLIS Ho capito. Ma io le chiedo queste pochissime speranze chi gliele ha date? INDAGATO M. A. Noi. P.M. Dr. ANGELILLIS In che termini? Che cosa gli avete detto? INDAGATO M. A. No, gli abbiamo detto di no. Avv. PINO Pochissime non è no, pochissime è o è no o è sì. Poi forse, ti sta dicendo il Pubblico Ministero. INDAGATO M. A. Sì, però alla fine nell'albergo, quando CAR. è venuto, che era la prima volta che proponeva ai miei ex compagni dei soldi e di fare la partita, loro gli hanno detto di no, poi con me, che ho un rapporto diverso, ci ha provato ancora di più, con me! P.M. Dr. ANGELILLIS Quando? INDAGATO M. A. Ci ha provato, ripeto, durante la settimana e quella definitiva è stata il giorno prima della partita, in maniera pressante. P.M. Dr. ANGELILLIS Sì, però, come appunto le dice il suo avvocato, io voglio sapere in che termini si sono diciamo manifestate queste pochissime speranze, cioè che cosa gli avete detto voi, lei e gli altri, perché CAR. e GIA. nutrissero queste poche speranze? INDAGATO M. A. Ripeto, cioè l'unica cosa è che io, ripeto, con il fatto che sono stato un po' più vicino a lui, a Gianni CAR., potevo dargli qualche chance in più, potevo dargli qualche risposta in più rispetto ad un RO. o ad un PA P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè? Tipo? Risposta tipo? INDAGATO M. A. No, tipo che lui, anche durante la partita, l'assegno l'aveva, c'è stata questa autorete, ripeto P.M. Dr. ANGELILLIS No, no, prima della partita, io le ho chiesto sono andati via con qualche speranza? Pochissime speranze. La domanda è quali sono state le parole che voi avete detto per determinare queste poche speranze di CAR. e GIA.? INDAGATO M. A. Io ricordo che c'è stato un no definitivo da parte di tutti. Avv. PINO Le poche speranze è meglio di nessuna speranza, allora o dici “Non gli abbiamo dato nessuna speranza”, e siamo tutti diciamo d'accordo INDAGATO M. A. Sì, ma infatti, no Avv. PINO oppure se dici pochissime speranze significa che residuava una chance, pur minima, remota, residuava! INDAGATO M. A. No! Avv. PINO E’ così, o non gli avete dato nessuna speranza? INDAGATO M. A. No, non gli abbiamo dato nessuna speranza. Avv. PINO Bisogna esprimersi INDAGATO M. A. Lui con il fatto dell'autorete che purtroppo ho causato Avv. PINO Questo dopo, il Dottore ANGELILLIS ti ha detto un’altra cosa, ti individuato un momento. Nel momento in cui sono andati via, che fate, gli avete lasciato qualche speranza, sì o no? La risposta mi pare di capire è “Nessuna speranza” è così? INDAGATO M. A. Non ci sono state Avv. PINO E’ così? INDAGATO M. A. Sì. Nessuna speranza. P.M. Dr. ANGELILLIS Poi dopo succede che Lei dice che c'era stata quella prestazione, c'era stato quel risultato, c'era stato il suo autogol, e che succede quindi? INDAGATO M. A. Succede che lui ha cavalcato l'onda e gli ha detto “Vedi che io sono andato a parlare con A., con il mio amico” P.M. Dr. ANGELILLIS Lui chi? INDAGATO M. A. CAR P.M. Dr. ANGELILLIS CAR.? INDAGATO M. A. CAR A questo suo amico qua “Sono andato a parlare, vedi? Ha fatto l'autorete. Io te l'avevo detto - a questo suo amico - che gli impegni sono impegni”, infatti alla fine gli ha fatto credere che noi eravamo corrotti, ed invece noi non eravamo corrotti, gli ha fatto credere al suo amico. P.M. Dr. ANGELILLIS Gli ha fatto credere, e lei era presente, quando gliel'ha fatto credere? Lei ha detto che INDAGATO M. A. No, me lo disse CAR Me lo disse CAR. a voce che parlò con lui e gli disse che, appunto, quando sono sceso, di aiutarlo, perché erano tanti soldi, avevamo bisogno di soldi, e appunto di dirgli con il fatto dell'autorete di fargli credere che noi eravamo corrotti. P.M. Dr. ANGELILLIS Come andò questo tentativo? Lei questa persona leccese l'ha mai vista, sì o no? INDAGATO M. A. No, non l’ho mai vista, l'ho visto solamente una volta all'incontro al Tiziano, all’Hotel Tiziano. P.M. Dr. ANGELILLIS Quando? In che occasione? Dove? INDAGATO M. A. Era Agosto, fine mese, fine mese. P.M. Dr. ANGELILLIS Come mai? Mi dice questa circostanza? INDAGATO M. A. Perché Gianni CAR. mi disse di fargli questo favore, di scendere giù a Bari. Avv. PINO A Lecce? INDAGATO M. A. Sì. Poi da Bari siamo andati a Lecce e di incontrarci con questa persona e di dirgli, appunto, di fargli il favore di fargli credere che noi ci stavamo, con il fatto di cavalcare l'onda che io avevo fatto l'autorete, e lui ci ha creduto. Fatto sta che ha chiamato questa persona molto vicina alla società del Lecce, non so se è un dirigente P.M. Dr. ANGELILLIS Chi l'ha chiamato? INDAGATO M. A. L'amico di CAR. ha chiamato questa altra persona. P.M. Dr. ANGELILLIS Davanti a lei? INDAGATO M. A. Davanti a me. P.M. Dr. ANGELILLIS Al telefono? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Al telefono? INDAGATO M. A. Sì. Gli ha detto se lo poteva raggiungere, in poche parole, se lo poteva raggiungere al Tiziano. Lui è arrivato e voleva sapere da me, da CAR. e da questo suo amico qua che gli impegni P.M. Dr. ANGELILLIS Però lui chi? Mi deve dire chi è che è arrivato. INDAGATO M. A. Le ripeto, se lo vedo, lo riconosco sicuramente. No, non l'ho mai visto in vita mia. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ha avuto la sensazione che fosse uno del Magg. BAR. Magari se lo circostanzia, se ci dice anche il giorno, cioè quando avvenne questo, lui scende a Bari e poi va a Lecce? INDAGATO M. A. No, lo stesso giorno. Io sono sceso a Bari in aereo, e poi sono andato in macchina a Lecce. Avv. PINO A Bari in aereo. P.M. Dr. ANGELILLIS Però, se non ho capito male, ha detto fine Agosto. INDAGATO M. A. Fine Agosto. P.M. Dr. ANGELILLIS Dine agosto? INDAGATO M. A. Sì, fine Agosto. Magg. BAR. Fine agosto dell'anno duemila? INDAGATO M. A. 2011. Magg. BAR. 2011. Hotel Tiziano a Lecce? INDAGATO M. A. A Lecce, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ha avuto la sensazione che fosse uno della società del Lecce? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Se lo vede, lo riconosce? INDAGATO M. A. Sì, aveva gli occhiali, alto, un po' P.M. Dr. ANGELILLIS Età, più o meno? INDAGATO M. A. 36-37. Avv. ROTUNNO 36 è imbarazzante. Avv. PINO Perché non 35? INDAGATO M. A. No, perché ne dimostra Si vedeva che era giovane. P.M. Dr. ANGELILLIS Il nome? Come è stato chiamato? Non ci ha fatto caso? INDAGATO M. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi? INDAGATO M. A. Neanche CAR. lo conosceva questo qua. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa succede in quell'occasione? INDAGATO M. A. In quell'occasione venne lui, in pratica parlò sia con me che con CAR. che con l'amico di CAR., alla fine si convinse, tornò via, prese i soldi in contanti, tornò e ce li dette. P.M. Dr. ANGELILLIS Quanto vi dette? INDAGATO M. A. Era sui 200 mila Euro. P.M. Dr. ANGELILLIS Che vi spartiste come? INDAGATO M. A. Perché alla fine l'amico diede presentò l'assegno da 300, però lui, tra che non ci credeva, era titubante, è sceso sempre di più, e alla fine era intorno ai 200 mila euro. P.M. Dr. ANGELILLIS Che vi spartiste? INDAGATO M. A. Alla fine io presi intorno ai 50 mila Euro. P.M. Dr. ANGELILLIS Che vi spartiste in? INDAGATO M. A. Io, CAR. e GIA P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi 50 lei, e CAR.? INDAGATO M. A. Gli altri molto di più, CAR. e GIA. molto di più. P.M. Dr. ANGELILLIS Sì, se i conti sono INDAGATO M. A. Alla fine, secondo me, era sui 180. P.M. Dr. ANGELILLIS Agli altri? INDAGATO M. A. No, intorno ai 200, 180-200, era quella somma lì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ho capito. Quindi lei ha avuto la sensazione che questo personaggio, diciamo verosimilmente gravitante attorno alla società del Lecce, CAR. non l'avesse mai visto prima, mi ha detto? INDAGATO M. A. No, no, non l'aveva mai visto. P.M. Dr. ANGELILLIS Non l’aveva mai visto? INDAGATO M. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché ha avuto contatti soltanto con INDAGATO M. A. Con l’amico. P.M. Dr. ANGELILLIS con l'amico? INDAGATO M. A. Con l'amico. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei mi ha detto prima che sa che questa persona aveva due figlie, a quale si riferiva? INDAGATO M. A. All'amico di CAR P.M. Dr. ANGELILLIS Perché? In che occasione ha visto i figli? INDAGATO M. A. No, quando disse a CAR., perché CAR. gli disse “Se voi non rispettate i patti, io incasso l'assegno”, gli disse così CAR. a lui. Lui si spaventò e disse “No, aspetta un attimo, ho due figli a carico”, e sentii questo discorso qua. Mi ricordo che ha una ML grigia, una Mercedes. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi comunque è una persona di Lecce? INDAGATO M. A. Sì, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo è sicuro? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Quando CAR. ricevette i 200 mila euro, restituì l'assegno? Come fu? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Lo restituì a chi? INDAGATO M. A. All'amico, glielo aveva fatto lui. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi l'assegno era sottoscritto comunque dall'amico, non dal INDAGATO M. A. No, dall'amico. P.M. Dr. ANGELILLIS Dall’amico. INDAGATO M. A. Si era preso l'impegno lui, da quello che mi disse CAR P.M. Dr. ANGELILLIS L'incontro avvenne all'interno dell'Hotel Tiziano? INDAGATO M. A. Avvenne prima fuori, poi questa persona, l’amico, cioè questo qua vicino alla società, si entrò dentro l'albergo, vicino alla hall, mi disse “Allora? Com’è questo fatto?”, ed io, sinceramente, ho dovuto stare al gioco di CAR P.M. Dr. ANGELILLIS Nella hall che significa? INDAGATO M. A. Appena siamo entrati, subito a destra, vicino ad una stanza. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma un po' appartati? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS O c'era una stanza proprio INDAGATO M. A. No, appartati. P.M. Dr. ANGELILLIS E lì avvenne proprio la dazione dei soldi, dei 200 mila Euro? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Cosa fece, li prese dal portafogli? INDAGATO M. A. No, in una borsa. P.M. Dr. ANGELILLIS Ce li aveva in una borsa? INDAGATO M. A. In una borsa tipo questa. P.M. Dr. ANGELILLIS Ce li aveva in una busta? INDAGATO M. A. No, ce li aveva legati con quel nastro Avv. PINO Con le fascette? INDAGATO M. A. Con le fascette. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi, naturalmente, lei esclude che possa essere qualche personaggio diciamo, come dire Cioè, quello che dico, lei ha detto che il nome non lo sa di questa persona, lo riconoscerebbe fisicamente. Lo riconoscerebbe fisicamente? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E ha detto che era alto più o meno? INDAGATO M. A. 1,90-1,85. P.M. Dr. ANGELILLIS Molto alto. INDAGATO M. A. Sì, messo anche un po' fisicamente tosto, cioè non muscoloso, un po' grassottello, giacca e cravatta, vestito elegante, occhiali, capelli a caschetto qua castani, l'amico dell'amico. E l'altro vuole sapere? P.M. Dr. ANGELILLIS No, mi dica qualcos’altro. Ha detto occhiali, capelli castani, ha detto sui 36 anni. INDAGATO M. A. Sì. Avv. PINO Venne in auto? INDAGATO M. A. Venne in auto, una macchina nera, però non ricordo il modello non lo ricordo, perché la parcheggiò più avanti e venne a piedi lui. Mi ricordo elegante, giacca a cravatta, aveva gli occhiali, capelli castani qua, vicino all'orecchio, e basta, però, se lo vedo, lo riconosco. P.M. Dr. ANGELILLIS Se lo vede, lo riconosce. E può essere questa persona? INDAGATO M. A. No. Aveva i capelli più lunghi, più corti qua. P.M. Dr. ANGELILLIS Al di là della capigliatura. INDAGATO M. A. No, mai visto. P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Per quanto riguarda, invece Quindi su Bari-Lecce deve aggiungere qualcosa, qualcos'altro? Lei ha detto che quindi finì così, poi l'amico suo le chiese di tesaurizzare questa situazione, perché il Bari, appunto, aveva perso in casa con un autogol suo. Ha da aggiungere altro con riferimento a Bari-Lecce? INDAGATO M. A. No. 3.3.1.4. I riscontri dei tabulati telefonici. Dalla verifica dei tabulati telefonici riferiti all’utenza del calciatore A. M. emerge che questi ha intrattenuto sistematici contatti con l’indagato Car. Gio., utilizzatore dell’utenza mobile 3299898078, nella settimana precedente alla partita Bari–Lecce del 15.5.2011, ed, in particolare, immediatamente prima e dopo la gara stessa, come si evince dal prospetto delle chiamate effettuate dal calciatore e di seguito riportato Data Ora Durata Chiamante Chiamato omissis Analizzando il traffico Wind dell’utenza telefonica nr. 3889948987 in uso a M. A. è stato, inoltre, accertato che costui alle ore 8 15 del 22 agosto 2011 è partito dall’aeroporto di Bergamo. Giunto all’aeroporto di Bari-Palese, ha contattato l’utenza mobile 3929898978 in uso a Car. Gio. che evidentemente si trovava presso lo scalo aeroportuale. Verso le ore 14 00 è partito alla volta di Lecce, ove è giunto alle ore 16 30 circa. In questa città è rimasto sino alle successive ore 18 00 circa di quella stessa giornata. Di seguito, ritornato a Bari, ha raggiunto l’aeroporto del capoluogo pugliese per imbarcarsi alla volta di Bergamo ove è giunto intorno alle ore 23 10. Per completezza di esposizione, si riporta di seguito il quadro analitico del traffico telefonico e dei movimenti dell’utenza mobile di A. M. riferiti alla data 22 agosto 2011 in relazione alle celle telefoniche che la agganciavano e, dunque, alle aree geografiche in cui il calciatore si trovava nel corso di quella giornata estiva Giorno Ora Durata Chiamante Chiamato Cella agganciata Omissis Esaminando il traffico H3G dell’utenza nr. 3929898078 in uso a Car. Gio. è stato, inoltre, accertato dagli inquirenti che costui il 22 agosto 2012 ha interagito con l’utenza H3G nr. 3397459985 in uso a Gia. F Sul punto si riporta l’analisi del traffico e della posizione geografica dell’utenza del Gia., dalla quale è dato evincere che costui, alle ore 13 21 di quel pomeriggio, giungeva a Bari proveniente da Gioia Tauro RC . Di seguito, alle ore 17 09, l’utenza del Gia. agganciava anch’essa la cella di Lecce via Leopardi 114, trovandosi evidentemente anch’egli nel capoluogo salentino. Chiamante Chiamato Data e ora Cella inizio e fine omissis Le circostanze sin qui descritte fanno, dunque, ritenere inconfutabilmente che, nella giornata del 22 agosto 2011, M. A. e Car. Gio. si sono recati in Lecce in compagnia di Gia. F Il che consente, altresì, di sostenere che il terzetto poneva in tal modo all’incasso il frutto della frode sportiva afferente l’incontro Bari-Lecce, magistralmente suggellata dall’autorete volontaria di A. M. che, trovandosi sul campo di gioco, non poteva evidentemente “rischiare” che l’eventuale gol del pareggio di qualche suo compagno di squadra “lealista” gli facesse sfumare la ghiotta opportunità di un’importante occasione di guadagno, frutto della meticolosa gestazione del disegno corruttivo orchestrato, nei giorni precedenti, dal lavorìo dell’intera equipe . 3.3.1.5. L’ammissione della volontarietà dell’autorete nel derby pugliese da parte di A. M Con nota inviata al P.M. in data 28.3.2012, A. M. ha, infine, ammesso la volontarietà dell’autorete realizzata in occasione del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011. Illustrava, in particolare, il calciatore che “voglio aggiungere che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter – quindi – ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l’autogoal con cui si è concluso l’incontro” . Cade, di tal guisa, un caposaldo della linea difensiva a lungo perseguita dal M., il quale si era ripetutamente attestato sulla tesi della involontarietà dell’autorete, attribuita al “turbamento” per il clima che circondava quell’incontro di calcio. Nella circostanza, tuttavia, il M. non ha fornito elemento alcuno utile ad identificare i soggetti – con i quali il calciatore pure risulta entrato in contatto – coinvolti nella trattativa con emissari leccesi prima e nella consegna del denaro in un albergo di Lecce poi. 3.3.2. La partita Bologna-Bari 0-4 del 22 maggio 2011 38^ ed ultima giornata del campionato 2010-2011 in trasferta da Bari a Bologna per incontrare Da. Po Il “protocollo M.”, per ottimizzare le proprie prestazioni e coronare con successo gli obiettivi perseguiti, necessita del vitale contributo di uno o più calciatori, in grado di garantire il risultato direttamente dal rettangolo verde di gioco. Specie se difensori, trattandosi – come noto per chiunque abbia svolto attività calcistica a livello anche soltanto amatoriale – del ruolo dell’atleta più vicino al portiere ed alla porta della propria squadra, le cui “disattenzioni”, volute e non, agevolano la marcatura degli avversari e, dunque, l’addomesticamento del risultato tecnico. D’altronde Bari-Lecce docet basta una deviazione nella propria rete da parte di un difensore compiacente per compromettere irreversibilmente il risultato della partita. Domenica 15 maggio 2011 è in programma presso lo stadio “Renato Dall’Ara” di Bologna l’incontro di calcio Bologna-Bari, valido per l’ultima giornata del campionato nazionale di calcio di serie A. Trattasi di una partita senza stimoli per entrambe le protagoniste che, dunque, dovrebbero giocare solo per “onore di firma” e per offrire una vetrina calcistica di prestigio ai giovani della squadra “Primavera”, valorizzandoli sul mercato il Bologna è ampiamente salvo ed il Bari è irrimediabilmente retrocesso da tempo in serie B. In particolare, il Bari si presenta a Bologna con un ruolino di marcia fallimentare 23 reti all’attivo e 56 al passivo sono i numeri spietati di una stagione da dimenticare. Eppure sul campo di gioco l’incontro finisce 4-0 in favore dei pugliesi e ben tre reti vengono siglate dal giovane Grandolfo, proveniente dalla squadra “Primavera” trattasi di un risultato a dir poco clamoroso, non soltanto perché conseguito in trasferta, ma anche perché, nel corso dell’intera stagione, il Bari, il cui attacco si era rivelato oltremodo sterile, non aveva mai segnato quattro reti tutte assieme nel corso della stessa partita. Anche per la partita Bologna-Bari, immediatamente successiva a Bari-Lecce, entra in azione il gruppo monitorato. Al riguardo, appare opportuno premettere che la partita Bologna-Bari era entrata nel mirino di A. M. già qualche settimana prima, subito dopo la partita Palermo-Bari, poiché evidentemente il M. sapeva di poter contare su alcuni suoi compagni militanti nella squadra del Bologna, in grado di aiutarlo a realizzare l’accordo illecito, poiché presso gli scommettitori la vittoria del Bari a Bologna è quotata molto bene. La confidenza è fatta dal M. a I. subito dopo “il fallimento di Palermo-Bari” , quasi per cercare di consolare lo I. del precedente insuccesso. Evidentemente, al momento della partita, M. tenta di capitalizzare dette conoscenze che mette al servizio dell’intero gruppo. Anche per la partita Bologna-Bari, immediatamente successiva a Bari-Lecce, entra in azione il gruppo monitorato. Vi è da dire, pervero, che questa partita entra nel mirino di M. qualche settimana prima, subito dopo la partita Palermo-Bari, poiché evidentemente il M. sa di contare su alcuni suoi compagni che giocano nella squadra del Bologna e che possono aiutarlo a realizzare l’affare poiché, come si vedrà, la vittoria del Bari a Bologna è quotata molto bene sui circuiti delle scommesse calcistiche. La confidenza è fatta dal M. a I. subito dopo “il fallimento di Palermo – Bari” , quasi per cercare di consolare lo I Evidentemente, al momento della partita, M. mette all’incasso queste sue conoscenze. Per la ricostruzione degli eventi che precedettero l’incontro Bologna-Bari è rilevante l’apporto di informazioni reso dal calciatore Ma. Ro. che spiega come nel corso del ritiro “punitivo” della squadra a Corato – trattasi di ritiro “punitivo” dei calciatori disposto dalla società nelle ultime due settimane di campionato in seguito alle umilianti prestazioni di campionato della compagine biancorossa –, subito prima della partita in questione, M. gli avesse confidato la sua intenzione e rivela altresì l’incontro di M. con i soliti Car. e Gia. durante quel ritiro. Questo incontro, testimoniato anche da I., evidentemente servì per mettere a punto l’azione criminosa del gruppo. M., infatti, contatta preventivamente Da. Po., difensore in forza al Bologna, per annunciargli l’arrivo nel capoluogo emiliano, qualche giorno prima della partita, dei suoi amici Car. e Gia., presentati agli occhi del calciatore rossoblu come propri parenti da parte del calciatore barese. Il viaggio di Car. e Gia. a Bologna è documentato anche dalle dichiarazioni di Da. Po., nonché da quelle di N.D.T. che casualmente li incontrò sull’autostrada. Anche a questo proposito il M., come già per la partita Bari-Lecce riconduce l’iniziativa antigiuridica ai suoi due amici e si limita a ritagliarsi il ruolo di colui che si sarebbe limitato a metterli in contatto con il Po La realtà è, tuttavia, diversa, poiché il gruppo si muove compatto come dimostrano sia il particolare appena accennato – vale a dire l’esternazione del disegno criminoso da parte del M. a I. e a Ma. Ro. – sia la complessiva inverosimiglianza della versione di M., sempre pronto a lucrare su ogni partita, sia il contenuto delle dichiarazioni rese al P.M. da N.D.T In particolare, N.D.T., come è facile ricavare dagli atti del procedimento, è sempre “con l’orecchio teso” verso eventuali combine e, in particolare, verso le combine del gruppo monitorato al fine di ricavare qualche utile notizia sulle scommesse all’evidente fine di approfittarne. Nella fattispecie, D.T. riferisce che il suo amico e referente a Bologna, tale Antonio Belfanti, aveva saputo da alcuni calciatori del Bologna che taluni amici del M. si erano recati da loro per sondare il terreno “a nome di M.”. Le indagini non hanno consentito di appurare se l’affare andò in porto, anche se il clamoroso risultato della partita e l’atteggiamento “passivo”, come definito da M., di alcuni giocatori del Bologna lasciano ragionevolmente supporre la riuscita del disegno dei tre. In ogni caso occorre ribadire, in stretto punto di diritto, richiamando le argomentazioni precedentemente sviluppate, che la riuscita o meno del disegno criminoso non esclude minimamente né la commissione del reato-fine di frode sportiva da parte dei tre associati che si perfeziona con la mera proposta illecita né, per quello che più rileva nella presente sede, la sussistenza del reato associativo che, peraltro, come è noto, si sostanzia nella mera creazione del pericolo per l’ordine pubblico derivante, nella specie, dal fatto che una partita di calcio inserita in un campionato federale possa essere oggetto di combine . Di seguito tutti gli elementi che consolidano la piattaforma indiziaria in ordine alla combine relativa all’incontro Bologna-Bari ed al contesto associativo in cui questa si incastona. 3.3.2.1. L’intercettazione ambientale del colloquio intercorrente tra Gio. Car. e tale “Mi.” in data 9.3.2012 RIT 72/12 prog. 1273 . Ove mai residuassero dubbi di sorta in ordine alla effettiva fonte di conoscenza degli eventi in capo a N.D.T., che individua la fonte primaria in imprecisati giocatori del Bologna – ma che incontra personalmente Gia. e Car. sull’autostrada –, la conferma del viaggio effettuato a Bologna da Gio. Car. e F. Gia. si evince dallo stralcio di una conversazione registrata in ambientale – e regolarmente autorizzata da parte di questo Ufficio Indagini Preliminari – in data 9.3.2012, intercorrente tra il Car. e tale “Mi.”, nella quale Car., visibilmente risentito nei confronti di A. M. per aver appreso dai giornali di essere stato da questi “sacrificato” nel corso del suo secondo interrogatorio dinanzi al P.M., rivela che fu proprio M. ad inviare lui stesso ed il Gia., pervero insieme all’altro ristoratore barese D.B.O., a Bologna per incontrare Da. Po. intercettazione RIT 72/12 prog. 1273 . Detta conversazione viene registrata all’esterno dell’autovettura “Smart” targata CX409EW di proprietà del Car., delle ore 13 55 del 9 marzo 2012, allorquando costui, colloquiando con tale Mi., commenta le notizie giornalistiche afferenti la partita Bologna-Bari del 22 maggio 2011. Con riferimento all’incontro intercorso a Bologna, Car. aggiunge che la moglie del Po. era visibilmente infastidita, avendo intuito il motivo della loro presenza in quella città come peraltro rivelato al P.M. dallo stesso calciatore del Bologna “ la moglie ha detto “no, no, no, ha detto ma cos'è il fatto?”Ho detto no, no, niente! La moglie già aveva pure capito lei, è chiaro. Io lo avevo capito che la risposta era per quello” . Quindi, alla richiesta dell’interlocutore di collaborare con gli inquirenti, “ e adesso ti conviene, adesso ti conviene al momento breve frase inc tutti gli altri e robe varie”, Car. risponde “ma io non posso dire tutte le cose se no se no che cosa faccio Mi.? Mi. che faccio metto nei guai pure altre persone? non ho prove io ” prog. 1273 – RIT 72/12 . Il Car., peraltro, escusso dagli inquirenti in data 25 febbraio 2012 in ordine alla vicenda di Bologna-Bari, rendeva dichiarazioni assolutamente inattendibili, senza mai ammettere l’incontro con Po 3.3.2.2. L’ interrogatorio di A. I. dinanzi al P.M. dell’1 febbraio 2012. A. I., l’1 febbraio 2012, ha riferito che A. M., dopo la partita Palermo-Bari, in cui, come visto, la combine non era riuscita, gli aveva riferito che si sarebbero rifatti in Bologna-Bari e gli aveva indicato il nome di Da. Po., qual calciatore del Bologna da lui conosciuto, come intuibile referente. Al riguardo, occorre solo precisare che, in effetti, consultando gli almanacchi del calcio, Da. Po. ed A. M. risultano essere stati compagni di squadra tra il mese di agosto 2006 ed il mese di gennaio 2007, quando entrambi militavano nel Siena, società calcistica militante, quell’anno, in serie A nel mese di gennaio 2007, poi, A. M. veniva ceduto al Genoa. Si riportano, di seguito, ampi stralci dell’interrogatorio predetto di A. I pagg.56-57 INDAGATO I. A. Niente, “Ma che è successo?”, “Non lo so, Angioli’ perchè DONATI ha sentito che MICCOLI faceva lo scavetto, perché l'aveva suggerito ad un suo amico di squadra, DONATI l'ha sentito, ha avvisato a PADELLI, ho detto “Ah, okay, se mi stai dicendo questo”. Dice “Stai tranquillo, tanto ci rifacciamo alla pRo.ma”. P.M. Dr. ANGELILLIS Cosi disse M.? INDAGATO I. A. sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Alla pRo.ma quale? INDAGATO I. A. Bologna-Bari. P.M. Dr. ANGELILLIS Disse proprio “Ci rifacciamo a Bologna-Bari”? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Spiegò come? INDAGATO I. A. No, mi disse soltanto “Stai tranquillo ci rifacciamo”. P.M. Dr. ANGELILLIS Le sembrò INDAGATO I. A. Perché là aveva degli amici se non sbaglio. P.M. Dr. ANGELILLIS A Bologna? INDAGATO I. A. Sì. pagg. 59-60 M.re BAR. M. disse di non preoccuparsi che ci saremmo rifatti ? INDAGATO I. A. Alla pRo.ma. M.re BAR. Quale era la pRo.ma? INDAGATO I. A. Bologna-Bari. M.re BAR. No, c'è un'altra partita di mezzo mi sa? INDAGATO I. A. No. M.re BAR. Non c'è il Lecce tra il Bologna e? INDAGATO I. A. Del Lecce non so niente. M.re BAR. No, dico la pRo.ma? INDAGATO I. A. A parte che ero di comunione, lui mi disse che se ci rifacevamo Avv. MELPIGNANO C'era prima il Lecce e poi Bologna-Bari? INDAGATO I. A. Del Lecce non so niente, Maggiore. M.re BAR. Disse esplicitamente Bologna-Bari, non disse “La pRo.ma”? INDAGATO I. A. Disse “Tanto ci rifacciamo a Bologna”. M.re BAR. A Bologna quindi, perché la pRo.ma era il Lecce. INDAGATO I. A. A parte che non c'ero neanche perché ero di comunione. M.re BAR. Disse Bologna-Bari? INDAGATO I. A. Sì, Bologna-Bari. Omissis pagg.84-85 P.M. Dr. ANGELILLIS Su Bologna-Bari cosa le disse M.? “Ci rifacciamo su Bologna-Bari”, ma le dissero come avrebbero fatto per rifarsi? INDAGATO I. A. No, mi disse soltanto “Ci rifacciamo su Bologna-Bari”. P.M. Dr. ANGELILLIS Conoscevano qualcuno del Bologna? INDAGATO I. A. Sicuramente. P.M. Dr. ANGELILLIS Lo pensa lei o glielo disse M.? INDAGATO I. A. Me lo disse. P.M. Dr. ANGELILLIS Fece il nome di qualcuno del Bologna? INDAGATO I. A. PO P.M. Dr. ANGELILLIS Nessun altro? INDAGATO I. A. Solo PO 3.3.2.3. Le versioni di A. M Nel corso del primo interrogatorio dinanzi al P.M. A. M. ha dapprima affermato di non essere a conoscenza di anomalìe per quel che riguarda Bologna-Bari. Si riporta, di seguito, un passaggio dell’interrogatorio del difensore toscano del 25 gennaio 2012. pagg.87-88 P.M. Dr. ANGELILLIS Senta, a proposito di Bologna-Bari che cosa mi può dire? INDAGATO MASIELLLO A. Devo essere sincero, dal campo ho notato la partita, a fine campionato una partita che loro erano già salvi, noi eravamo già retrocessi, sinceramente in campo se guardo bene attentamente la partita le dico che comunque il Bologna capisco che è l'ultima partita, però diciamo un passivo così in campo è sembrato un po’ esagerato, però se devo pensare che forse sotto c'era qualcosa, non so. Più ricco di dettagli si rivelava il racconto del calciatore A. M. nel successivo interrogatorio dinanzi al P.M. del 24 febbraio 2012. Con riferimento alla partita Bologna-Bari del 22 maggio 2011, terminata con il risultato di 0 a 4, M. A. ha dichiarato, in tale sede, che, mentre si trovava in ritiro con la squadra a Corato, era stato raggiunto dai suoi amici Gia. F. e Car. Gio., i quali gli avevano chiesto di contattare Da. Po. per verificare se era disposto ad incontrarli. Il giocatore del Bologna, nel confermare la sua disponibilità, al fine di avere un contatto diretto con i baresi, lo autorizzava a comunicare il suo recapito telefonico. Il M. aggiungeva che, al rientro di costoro da Bologna, ove si erano recati in compagnia di O. D.B., aveva appreso che Po. si era rifiutato di alterare il risultato della partita. Di seguito alcuni stralci di quel verbale. pagg.9-10 INDAGATO M. A. omissis Poi c'è l'ultimo episodio, Bologna-Bari, il quale noi nel ritiro punitivo nelle ultime due settimane eravamo a Corato, pochi giorni prima della partita, o il giorno prima, comunque feci una telefonata a PO., dicendo che in settimana questi 3 miei amici, O., il ristoratore de Il Pescatore, Gianni CAR. e F. GIA. mi chiesero se potevo fargli un favore di chiamare PO. e di dirgli che loro sarebbero stati disposti a salire su a Bologna da lui, a parlarci a quattr’occhi. Lui mi disse di sì, che non c'erano problemi, di dargli pure il suo numero, ed io detti il numero a questi miei amici qua. Loro partirono, andarono su, nel frattempo, nel tragitto da Bari a Bologna, incontrarono sull'autostrada D.T., Ni., Nico D.T Poi non so dove andarono, perché loro mi hanno detto che sono arrivati là, gli hanno fatto la proposta per alterare la partita, lui, PO., ha rifiutato, nel tornare giù mi dissero questo fatto, che incontrarono sull'autostrada Nico D.T., che molto probabilmente saliva per cercare di combinare qualcosa. Io non so però che proposta gli abbiano fatto a PO., solamente il fatto che sicuramente gli hanno fatto la proposta di alterare la partita, questo sì. Poi, tornando anche ai fatti precedenti, dell'inizio, soprattutto parlando di I., faccio riferimento a I., tante volte è venuto sotto casa mia, tantissime volte, sarà una decina di volte sicuro, con BELLAVISTA, il presente BELLAVISTA. E quando anche alcune volte veniva al campo, all'allenamento, o tante volte ci beccavamo in centro per caso, o anche al ristorante a mangiare qualcosa insieme, sembrava come se fosse lui BELLAVISTA, perché comunque lo vedevo attivo, lo vedevo partecipe, lo vedevo interessato, e quindi, riprendendo anche il verbale che è uscito, che ha fatto a Cremona, ci sono tante cose che, sinceramente, è un accanimento, questo sì, tante cose! Perché lui dice che solamente una volta è venuto sotto casa, è venuto più volte. E poi il fatto, il riferimento a Palermo-Bari, che durante la settimana lui ci convocò all’Una Hotel Regina, lui era presente in stanza. Io mi ricordo benissimo la scena che c'erano questi due signori qua stranieri, e c'era lui di spalle, alla finestra, ed ogni controllava fuori, quindi io mi ricordo anche i particolari. Lui dice che non c'è stato in quella camera dell'albergo, invece c'è stato. Quindi ci sono tanti piccoli aspetti che, sinceramente, è un po' un accanimento, è un po' gettare il fango sulle cose che ho detto. P.M. Dr. ANGELILLIS Deve aggiungere altro? pagg.68-73 P.M. Dr. ANGELILLIS Con riferimento invece alla partita di Bologna-Bari, che cosa è successo? Quindi lei ha detto che Mi ripeta quello che ha detto. INDAGATO M. A. Che in settimana, prima di andare in ritiro a Corato, Gianni CAR. e F. GIA. dissero a me se c'era la possibilità di contattare PO. che ci aveva già giocato a Siena. Io gli dissi che non c'erano problemi, che lo contattavo, e lo contattai in ritiro a Corato, era una mattina, lo chiamai e gli dissi che c'erano questi tre miei amici, O., il proprietario del Pescatore, il ristoratore, CAR. e GIA. che erano disposti a salire da lui per parlargli, sicuramente per atterrare la partita. Nel tragitto, nell’andare a Bologna mi dissero che incontrarono Nico D.T. in macchina. Poi di quello che si sono detti a Bologna con PO. mi hanno solamente detto che no, non aveva accettato. P.M. Dr. ANGELILLIS Ovviamente. Ma PO. le disse “Va bene, falli salire”? Cosa le disse? INDAGATO M. A. Disse “Va bene, dagli il mio numero di telefono, ci parlo volentieri”. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei disse che il motivo era quello, della partita? INDAGATO M. A. No, ma lo capì. P.M. Dr. ANGELILLIS Lo capì? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E perché lo capì? INDAGATO M. A. Lo capì perché alla fine era l’ultima giornata, tre miei amici che vanno a Bologna, se lo poteva immaginare, secondo il mio punto di vista, poi So solamente che al telefono è durata trenta secondi la chiamata, l'ho salutato, come l’ho salutato anche prima della partita, in maniera tranquilla e serena. P.M. Dr. ANGELILLIS Quella partita lei la giocò? INDAGATO M. A. Sì, capitano. P.M. Dr. ANGELILLIS Quella di Bologna-Bari? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Chi le disse che c'era anche D.T. a Bologna? INDAGATO M. A. Gianni CAR P.M. Dr. ANGELILLIS Le disse che l'aveva incontrato? INDAGATO M. A. No, sull'autostrada, però non sapeva dove andava. Si superarono due, tre volte mi disse, che voleva fare il furbo, però era molto P.M. Dr. ANGELILLIS Voleva arrivare prima! Lei per quella partita scommise? INDAGATO M. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Per Bologna-Bari? INDAGATO M. A. No, perché non è successo, da parte nostra da parte mia non è successo niente. P.M. Dr. ANGELILLIS No, voglio capire, l'avrà saputo che c'era stato questo movimento. INDAGATO M. A. No, no. P.M. Dr. ANGELILLIS E gli amici suoi? INDAGATO M. A. Neanche, dal momento che gli disse di no, non fecero niente. P.M. Dr. ANGELILLIS E come fa ad esserne così sicuro? INDAGATO M. A. Me lo disse CAR P.M. Dr. ANGELILLIS Notò qualcosa di strano in quella partita? INDAGATO M. A. Sì, da parte del Bologna sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè, che cosa notò? INDAGATO M. A. Passività, il fatto che era l'ultima giornata, non so se era il caldo, non so se c'era voglia di andare a casa, però fatto sta che l'atteggiamento passivo, questo sì, poi non so se era derivato dalla stanchezza, che erano salvi, che volevano andare a casa P.M. Dr. ANGELILLIS E da parte di PO. in particolare notò qualche cosa? INDAGATO M. A. No, no. Devo essere sincero, no. P.M. Dr. ANGELILLIS PO. è difensore? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che compito aveva in quella partita, se lo ricorda, per caso? INDAGATO M. A. Prima centrale e poi terzino, secondo terzo tempo terzino destro. P.M. Dr. ANGELILLIS In quale posizione giocava chi segnò i 4 goal? INDAGATO M. A. 3 goal GRANDOLFO. P.M. Dr. ANGELILLIS GRANDOLFO. INDAGATO M. A. Che è un ragazzino della primavera, che poi è stato aggregato con noi in prima squadra. P.M. Dr. ANGELILLIS E giocavano più o meno nella stessa zona del campo, le chiedo, se si ricorda? INDAGATO M. A. No, GRANFOLDO era punta centrale, ed ogni tanto i movimenti che chiedeva il mister di allargarsi, di portarsi in profondità. P.M. Dr. ANGELILLIS Quando PO. era centrale, era quella la zona? INDAGATO M. A. Sì. Era terzino al secondo tempo, me lo ricordo, al primo tempo centrale. I goal non me li ricordo, però al secondo tempo i due goal li ha fatti vicino alla porta, a 2 metri dalla porta, era vicinissimo alla porta. P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Deve aggiungere altro? INDAGATO M. A. No. 3.3.2.4. L’interrogatorio di Ma. Ro. del 27 gennaio 2012. Nel corso dell’interrogatorio dinanzi al P.M. del 27 gennaio 2012, l’ex calciatore barese Ma. Ro. – il quale, infortunatosi nel corso del derby contro il Lecce della domenica precedente non scendeva in campo a Bologna – ha dichiarato che, per Bologna-Bari, A. M. gli aveva riferito che due suoi amici sarebbero andati a parlare con qualcuno del Bologna per combinare la vittoria del Bari, specificando, altresì, di avere espressamente risposto al compagno di squadra “Guarda, lasciami stare!” . Di seguito lo stralcio di quel verbale che qui rileva. pagg.80-82 INDAGATO RO. M. Sì. Magg. BAR. Li aveva visti in altre occasioni? INDAGATO RO. M. Mai visti. P.M. Dr. ANGELILLIS E li ha mai più rivisti questi? INDAGATO RO. M. Se non ricordo male, uno sì. P.M. Dr. ANGELILLIS In quale circostanza? INDAGATO RO. M. In una circostanza. Dopo il derby noi siamo andati in ritiro a Corato, credo, comunque a quaranta chilometri da qua, da Bari, e li ho rivisti perché sono venuti a trovare M., perché lo stesso M. mi aveva detto che per la partita Bologna-Bari c'erano stati due suoi amici che sarebbero andati a parlare, adesso non ricordo bene, con qualcuno del Bologna per la nostra vittoria, ecco. Io ho detto “No” Sì, c’erano loro, ho ascoltato, però ho detto “Guarda, lasciami stare”. Avv. DE MAIO Lui non giocava. INDAGATO RO. M. Io purtroppo con il derby mi sono fatto male, e sono dovuto stare fermo venti giorni, quindi non avrei giocato quella partita. E niente. Poi una mattina, parlando con lui, ho visto parlando così, perché eravamo tutto il giorno in ritiro, eravamo nel cortile, sono arrivati questi due suoi amici qua, però io poi mi sono un attimo staccato da loro, non so chi cosa hanno parlato. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo discorso di Bologna-Bari era stato prima che arrivassero questi due? INDAGATO RO. M. Sì, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ha associato questo discorso di Bologna-Bari a questi personaggi che sarebbero arrivati da lì ad un momento? INDAGATO RO. M. No. Avv. DE MAIO Ha detto il giorno dopo? INDAGATO RO. M. Sì, credo il giorno dopo, perché P.M. Dr. ANGELILLIS Quanti giorni siete stati lì? INDAGATO RO. M. Tutta la settimana, da domenica sera dopo la partita fino alla domenica successiva, al sabato, quando c’è stata la partita a Bologna. P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda che cosa hanno fatto, si sono incontrati loro tre è così? INDAGATO RO. M. Sì, nel cortiletto. P.M. Dr. ANGELILLIS Quanto tempo sono stati a parlare? INDAGATO RO. M. Non tantissimo, non so, dieci minuti e sono andati via. pagg.86-88 P.M. Dr. ANGELILLIS Torniamo al ritiro di Corato. Arrivano queste due persone, c’è questo contatto con M. che dura pochi minuti, poi queste persone vanno via è così? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E che cosa succede? Quella è la settimana di Bologna-Bari? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa succede in seguito? Quindi M. le aveva detto che avrebbe comunque, che ci sarebbe stato un contatto con i giocatori del Bologna per INDAGATO RO. M. Sì, con qualcuno. P.M. Dr. ANGELILLIS Con qualcuno, le fece il nome? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS M. le ha mai citato BELLAVISTA, le ha mai fatto il nome di BELLAVISTA? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS E’ sicuro di questo? Non le fece il nome, e che cosa successe allora? INDAGATO RO. M. Poi, che io sappia, più nulla. P.M. Dr. ANGELILLIS In quella partita le sembrò che ci fosse qualcosa di strano? INDAGATO RO. M. Quatto a zero, non avevamo mai vinto Però quello che so è che ai giocatori del Bologna non gliene importava praticamente niente della partita, perché comunque io ho saputo cioè mi hanno detto che erano anche stati in discoteca fino a tarda notte, la sera prima, comunque non gli importava niente di quella partita lì, io quella partita lì non l'ho giocata, quindi anche cioè da fuori P.M. Dr. ANGELILLIS Lei non l’ha giocato quella partita? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma era presente? INDAGATO RO. M. Ero in panchina, perché, purtroppo, eravamo purtroppo contati, quindi sono dovuto andare in panchina, ma non ero disponibile. Avv. DE MAIO Lui non doveva giocare, e lo sapevano tutti, dall'inizio, cioè era una decisione già INDAGATO RO. M. Sì, sì, tutta la settimana non mi sono allenato, quindi era una decisione già P.M. Dr. ANGELILLIS Ho capito. Avv. DE MAIO In Bari-Lecce sei uscito prima, o sei arrivato a fine partita? INDAGATO RO. M. No, ero riuscito a finirla. Avv. DE MAIO Sei riuscito a finirla, ma INDAGATO RO. M. Con il male al Sì, ma in condizioni P.M. Dr. ANGELILLIS Dopo succede qualcos’altro dopo Bologna-Bari? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Non ha altro da aggiungere? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Altri rapporti con M.? L’ha sentito dopo L'ultima volta che l'ha visto quando è stato? INDAGATO RO. M. Quest'anno l'ho visto due volte. 3.3.2.5. L’interrogatorio di N.D.T. del 2 marzo 2012. Come visto, il 3 marzo 2012 N.D.T., nel corso del proprio interrogatorio dinanzi al P.M., riferiva che il giovedì precedente la partita Bologna-Bari aveva incrociato sull’autostrada gli amici di M., e cioè Car. Gio., Gia. F. e O. D.B Intuendo che costoro potessero essersi recati a Bologna per combinare la partita, aveva chiesto ad un suo amico bolognese di nome Antonio Belfanti, gestore di un lido a Cervia, di informarsi negli ambienti dell’A.C. Bologna per verificare se era in atto un tentativo di alterare la partita. Per tale motivo il Belfanti partecipava il giorno successivo ad una festa nel corso della quale apprendeva che degli amici del M. si erano rivolti ad un giocatore del Bologna, non meglio indicato, per la vittoria del Bari. Ciononostante il giocatore si era rifiutato di accettare la proposta. Appreso ciò, lo scommettitore barese aveva deciso di non puntare su quella partita che comunque terminava con la vittoria del Bari. Di seguito alcuni passaggi di quell’interrogatorio. pagg. 88 - 101 P.M. Dr. ANGELILLIS Invece parliamo di Bari-Bologna, di Bologna-Bari. INDAGATO D.T. N. A Bari-Bologna la stessa scena. Magg. BAR. Bologna-Bari. INDAGATO D.T. N. Bologna-Bari, siamo andati a caccia a sentire. Avv. DI RONZO Che significa a caccia? INDAGATO D.T. N. A caccia di notizie. Ed in questo caso qui subentra la mia amicizia con su. P.M. Dr. ANGELILLIS Con chi? INDAGATO D.T. N. Con Antonio. P.M. Dr. ANGELILLIS Antonio chi? INDAGATO D.T. N. BELFANTI, lui era un amico BELFANTI, neanche il cognome sapevo, l’ho scoperto, anche se mi frequento da tre anni. A Bologna là ho tutta la mia là è un altro centro di matti, perché il sistema è sempre lo stesso, Dottore, sempre la stessa cosa, tantissimi giocatori, si frequentano, ed io sono riuscito ad arrivare là. Ho instaurato un rapporto bellissimo con lui. P.M. Dr. ANGELILLIS Antonio BELFANTI lo conosce da quanto, ha detto da tre anni? INDAGATO D.T. N. Sì, sì, almeno due anni. P.M. Dr. ANGELILLIS In che occasione l'ha conosciuto? INDAGATO D.T. N. L'ho conosciuto nell'occasione delle scommesse sempre. P.M. Dr. ANGELILLIS Con lui ha sempre fatto scommesse? INDAGATO D.T. N. No, dottore, sono andato anche al matrimonio di un suo amico intimo, sono andato con mia moglie in vacanza a Cervia, gli portavo le mozzarelle di bufala. P.M. Dr. ANGELILLIS Di cosa si occupa? INDAGATO D.T. N. Antonio è gestore del Lido Figli del Sole. P.M. Dr. ANGELILLIS Dove? INDAGATO D.T. N. A Cervia, che è il lido preso in questione per quanto riguarda DONI, dove DONI è partecipe, la società, è socio là. P.M. Dr. ANGELILLIS E socio? INDAGATO D.T. N. Ho conosciuto DONI. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi? INDAGATO D.T. N. Queste sono le coincidenze che ci hanno portato ad incontrare, Dottore. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei aveva questa conoscenza, e dice “Beh, adesso basta, a Bologna-Bari” INDAGATO D.T. N. Chiamai Antonio e dissi “Antonio, siccome ho sentito che questi qua si sono mossi” P.M. Dr. ANGELILLIS Questi qua riferito a chi, sempre al gruppo di A. M. con gli amici? INDAGATO D.T. N. Sì, sì. “Si stanno muovendo per quest'altra partita, vedi, so, ho sentito che sono andati a parlare, qualcuno è andato a parlare”. E lui andò il Venerdì ad una festa, andò a posta a posta, dissi “Antonio, che la quota del Bari è stupenda, è bellissima”. P.M. Dr. ANGELILLIS La quota della vittoria del Bari per la partita Bologna-Bari. INDAGATO D.T. N. Dissi “E’ stupenda”, perché l’unico modo per recuperare, perché io sino ad oggi non ho mai beccato una quota del genere, è un sogno beccare una quota del genere. Bologna-Bari era quasi a 7, a 8 la quota. Se io becco una quota a 7 e a 8, è la fine, è la distruzione, perché è il massimo che uno può avere una quota del genere. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi Antonio va a questa festa? INDAGATO D.T. N. Antonio va là, va a parlare con qualche amico suo calciatore, e quello dice “Ieri sono venuti da Bari questi qua, come si permettono? A nome di questo, di M Noi non facciamo niente, non ne vogliamo sapere”. Dissi io “Antonio, mai sei sicuro?”. Disse “Sì, Nico, sicuro al 100%, sì”. P.M. Dr. ANGELILLIS Però adesso le devo chiedere uno sforzo di memoria. Antonio che cosa le dice, le dice che con quale calciatore aveva parlato? INDAGATO D.T. N. Un calciatore amico suo, sarebbe troppo facile dire PO., Dottore, era un difensore, uno molto amico al capitano, perché diceva sempre che comandava il capitano là. P.M. Dr. ANGELILLIS Il capitano chi era? INDAGATO D.T. N. DI VAIO. P.M. Dr. ANGELILLIS E perché dice che sarebbe facile dire PO.? INDAGATO D.T. N. Perché PO. è venuto fuori che ha parlato con loro. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma invece non era, lei può dire che non era PO.? INDAGATO D.T. N. Non le so dire se è quello, con lo sforzo di memoria non la posso aiutare, vorrei tanto. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei dice l’ho letto sul giornale, ma non mi ricordo. INDAGATO D.T. N. Di sicuro me l'ha detto, ma non Se mi elenca magari qualche giocatore. P.M. Dr. ANGELILLIS È possibile che non si ricordi il nome dei giocatori che le ha detto il suo amico? Cioè, voglio dire, io me lo ricorderei, se avessi incontrato tizio. INDAGATO D.T. N. Dottore, io parlo con cinquecento persone al giorno. P.M. Dr. ANGELILLIS Proviamo a fare l'elenco dei giocatori del Bologna, vediamo. Magg. BAR. Lei dice un difensore? INDAGATO D.T. N. Vabbè! Può essere chiunque. Magg. BAR. DI VAIO? P.M. Dr. ANGELILLIS Ma potrebbe anche essere PO.? INDAGATO D.T. N. Certo che potrebbe essere PO Magg. BAR. Quindi è inutile che glieli leggiamo i nomi, se non se lo ricorda! INDAGATO D.T. N. Vediamo se mi viene qualche particolare. Magg. BAR. RAGGI? INDAGATO D.T. N. No. Magg. BAR. DI VAIO? INDAGATO D.T. N. No. Magg. BAR. E questi sono quelli di quest'anno. INDAGATO D.T. N. No, quelli dell'anno scorso devono essere. Vediamo quelli di quest’anno. Sentiamo. Magg. BAR. Se non se lo ricorda è inutile che glieli dica. INDAGATO D.T. N. E no! Magg. BAR. ANTONSON, CHERUBINI, CRESPO, GARICS, LORIA, MORLEO, RICKLER, RAGGI, RUBIN. P.M. Dr. ANGELILLIS Vediamo chi sono i difensori. Magg. BAR. SORENSEN e VITALE. VITALE? INDAGATO D.T. N. No, stavo pensando. P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. Se non lo ricorda non lo ricorda. Diciamo che parlò con questo calciatore alla festa, e questo calciatore disse “Sono venuti da Bari questi”. INDAGATO D.T. N. “Sono venuti da Bari”. P.M. Dr. ANGELILLIS Mandati da, lei ha detto? INDAGATO D.T. N. Da M., a nome di M., che sono stati cacciati, “come vi permettete qua?2, vero o bugia adesso, eh! P.M. Dr. ANGELILLIS E quindi lei che fece? INDAGATO D.T. N. E quindi io che feci? Io ho insistito, sono andato. P.M. Dr. ANGELILLIS Guardi che qui lei, scusi se glielo ricordo, perché lei si è impegnato a dirmi la verità, però, se lei qui poi mi dice delle cose che non mi convincono, poi mi fa cadere tutto il castello. INDAGATO D.T. N. No, dottore, io le sto dicendo sempre tutta la verità, si ricordi. P.M. Dr. ANGELILLIS Mi dica che cosa è successo per Bologna-Bari. INDAGATO D.T. N. Cosa è successo a Bologna-Bari. Cosa è successo? Che siamo stati sempre dietro a questa situazione. No, a Bologna-Bari, una volta che loro mi dissero “Nico, chiusa la situazione, io ho mollato”, perché io mi fidavo di loro di sopra. P.M. Dr. ANGELILLIS È sicuro di questo? INDAGATO D.T. N. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Cerchi di ricordare. INDAGATO D.T. N. Bologna-Bari. Magg. BAR. Ha fatto qualcos'altro lei? P.M. Dr. ANGELILLIS Lei è andato a Bologna? INDAGATO D.T. N. Io ci andavo sempre a Bologna, io almeno una volta, due volte al mese ci andavo sempre. Magg. BAR. Per Bologna-Bari ha chiesto il dottore. INDAGATO D.T. N. No, per Bologna-Bari non esiste, io non ho mai parlato con alcun calciatore né del Bologna né del Bari, al 100%. Io non sono mai stato a Bologna in quell'occasione di quella partita. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo lo esclude? INDAGATO D.T. N. Al 100%. Adesso ho capito. Magg. BAR. Non nel giorno della partita, i giorni prima. INDAGATO D.T. N. No, no, durante la settimana, non esiste! Magg. BAR. Un giorno prima, due giorni prima? INDAGATO D.T. N. Non esiste proprio! Io a parlare con qualsiasi giocatore sia del Bari che del Bologna non Magg. BAR. Lei è stato a Bologna? INDAGATO D.T. N. Io posso essere stato Magg. BAR. quella settimana là? INDAGATO D.T. N. Potrei essere stato, ma io andavo per prendermi le mie imbeccate, io salivo per andare anche a parlare di ristorazione, perché volevamo fare un ristorante insieme io e Antonio. Magg. BAR. Potrebbe essere andato a Bologna? INDAGATO D.T. N. Assolutamente, ma io andavo là, lo prendevo da Bologna e ce ne andavamo a Milano, ce ne andavamo a Firenze, io mi prendevo anche due, tre giorni di vacanza. P.M. Dr. ANGELILLIS Se siete andati a parlare di quella partita con qualche giocatore del Bologna. INDAGATO D.T. N. No, al 100%, non esiste proprio, dottore! No! Glielo giuro su mio fratello, oggi è il compleanno di mio fratello, che sta in cielo, non esiste! P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda se INDAGATO D.T. N. Ma perché, dice qualcuno che io sono andato a parlare con i giocatori del Bologna? P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda se lei incrociò qualcuno sull'autostrada per Bologna? INDAGATO D.T. N. Certo, a scendere. Incrociammo la squadretta di famiglia. P.M. Dr. ANGELILLIS Chi incrociò? INDAGATO D.T. N. Chi incrociai? P.M. Dr. ANGELILLIS Sì. Me lo deve dire. INDAGATO D.T. N. A loro incrociai. Incrociammo loro. P.M. Dr. ANGELILLIS Mi dica chi, perché loro dicono INDAGATO D.T. N. Gianni CAR., c'era O. alla guida, dietro il vetro è scuro e non lo so chi stava, cominciammo a messaggiare con Gianni CAR., a dire “Dai, fermati!”, perché avevamo capito che venivano da là. Dissi “Fermatevi! Parliamo”. Magg. BAR. Prima o dopo la partita? INDAGATO D.T. N. Prima della partita. Magg. BAR. Quanti giorni prima? INDAGATO D.T. N. Non lo so, sicuramente prima della partita, al 100%. Dottore, non si vollero fermare, non si vollero fermare. Gli ho mandato tremila messaggi al telefono. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei sperava? INDAGATO D.T. N. Di fermarli e riuscire a convincerli di renderci partecipi a queste soffiate di questa partita. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché lei dava per scontato che fossero andati per questo motivo? INDAGATO D.T. N. Dottore! P.M. Dr. ANGELILLIS Dica sì, perché sennò non si capisce. INDAGATO D.T. N. Certo, sì, è sicuro, io penso di sì. Per come è andato l'evento! Dottore, a Bari non ha vinto quasi nessuno, ed io lo so se qualcuno ha vinto. P.M. Dr. ANGELILLIS Interrompiamo un minuto perché mi sta squillando il telefono. [ L'interrogatorio viene sospeso alle ore 19 25] [L’interrogatorio riprende alle ore 19 26] Magg. BAR. Riprendiamo alle ore 19 26. P.M. Dr. ANGELILLIS Io quello che le chiedo è questo secondo lei, loro a Bologna con chi andarono a parlare? INDAGATO D.T. N. Con chi andarono a parlare? Sicuramente sono andati a parlare con qualche amico di M., questo è poco, ma è sicuro, perché per andare a Bologna significa che qualcuno che sta vicino alla squadra li ha mandati. Ed io sono sicuro che saranno andati là, poi potrebbe essere PO. il giocatore, penso. P.M. Dr. ANGELILLIS Le disse qualche cosa il suo amico Antonio a questo proposito? Cioè lei poi chiamò e disse “Scusa, mi hai detto che quelli non volevano fare niente”. INDAGATO D.T. N. Ho insistito fino al novantesimo, sin dal primo minuto. Ho insisto fin dal primo minuto, perché era l'ultima di campionata, era l'ultima delle chance, ho insistito fin dal primo minuto, dico “Antonio, controlla, controlla, che la tensione qui a Bari non è come dici tu. Dai! Come cazzo fai che non riesci a casa tua a sapere la notizia? Come è possibile, Antonio? Vedi che io ho visto che qua si sono mossi, sono andati due volte su e giù”, perché non era solo quello il viaggio che risultava, però non posso dirlo. P.M. Dr. ANGELILLIS E perché non può dirlo? INDAGATO D.T. N. E no lo posso dire perché io mi sono incrociato solo in quel viaggio. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché lei dice che non risultava che e soltanto perché lei ha saputo che erano andati altre volte? INDAGATO D.T. N. Sì, perché, quando ti muovi, potrebbe essere che tu hai bisogno di andare due volte, tre volte, non è che si parte si parte dal Martedì, comunque era un giorno poteva essere l'inizio settimana, parliamo di un Mercoledì, tra il Mercoledì e il Giovedì. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma che loro siano andati più di una volta l'ha saputo da qualcun altro? INDAGATO D.T. N. No. Avv. DI RONZO È una ipotesi tua? INDAGATO D.T. N. È una ipotesi mia. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei perché insisteva con il suo amico Antonio, perché era convinto? INDAGATO D.T. N. Perché ero convinto al 100% che quella partita il Bari la vinceva ed il Bologna la perdeva, perché era l'unica quota giocabile. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi lei non giocò niente?Non giocò quella partita? INDAGATO D.T. N. Niente, zero, zero euro, tutte le partite del Bari zero euro. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa disse al suo amico dopo la partita? INDAGATO D.T. N. Mi disse il mo amico P.M. Dr. ANGELILLIS Cosa disse al suo amico dopo quella partita? Le sto chiedendo cosa disse all'amico Antonio dopo quella partita. INDAGATO D.T. N. Lo chiamai e gli dissi “Quella partita l'hanno fatta”. Disse “Oh, Ni.! E che gioco contro un amico mio che mi ha detto una cosa al contrario?”. Allora potrebbe essere la stessa cosa che hanno imparato a starsi in silenzio, se prima facevano più casini, l'abbiamo presa così. Io ho giocato zero euro su tutte le partite del Bari, tranne il Palermo. Dottore, zero euro io ho giocato sulle partite del Bari. 3.3.2.6. L’interrogatorio del calciatore Da. Po. del 5 marzo 2012. Il 5 marzo 2012 il P.M. presso il Tribunale di Bari procedeva all’interrogatorio del difensore del Bologna calcio Da. Po., come visto chiamato in causa da più fonti. Nella circostanza, Po. riferiva che quattro giorni prima della partita Bologna-Bari, disputata il 22 maggio 2011 – e, quindi, il 18 maggio 2011 – era stato contattato da A. M., il quale, attraverso un SMS, gli chiedeva di accompagnare in giro per Bologna, quel giorno, alcuni suoi parenti che si trovavano nel capoluogo emiliano. Trovandosi impegnato negli allenamenti, il Po. non rispondeva al messaggio. Aggiungeva il Po. che, al termine della seduta di allenamento, mentre stava pranzando con i suoi compagni di squadra, gli si avvicinava Riccardo Me., attaccante in forza al Bologna – ma che aveva giocato nel Bari la stagione precedente – che gli chiedeva di rispondere dal suo telefono cellulare al M Nell’occasione costui ribadiva la richiesta di accompagnare alcuni suoi parenti in giro lungo le vie di Bologna. Alla sua risposta affermativa, chiedeva di poter fornire il numero di utenza mobile del Po. a costoro. Il calciatore bolognese affermava di avere risposto di no a detta richiesta, in quanto preferiva essere contattato direttamente dal M Ciononostante, verso le ore 17 00, rientrato presso la propria abitazione, era stato contattato da uno degli amici-parenti del M. con i quali prendeva appuntamento dopo qualche minuto in Piazza Maggiore. Giunto sul posto in compagnia della moglie e del figlioletto, il Po. incontrava i tre amici del M. i quali, dopo i convenevoli, davano vita a strani discorsi e, riferendosi ai giocatori del Bari, affermavano che in città si vociferava che costoro si vendessero le partite e che la vittoria del Bari sul Bologna veniva quotata sei volte la puntata. Alla luce di simili discorsi – che evidentemente cominciavano ad insospettirla – la moglie lo invitava a salutare costoro per rientrare a casa. Quindi, sollecitato in tal senso dalla moglie, la sera stessa, per il tramite di Ni. Be., altro calciatore del Bari, il Po. riusciva a mettersi in contatto con A. M., il quale lo rassicurava affermando che i suoi amici erano delle brave persone ciononostante, la mattina seguente, all’interno degli spogliatoi, raccontava l’accaduto ai compagni di squadra, mettendoli in guardia da eventuali richieste di manipolazione del risultato. Il messaggio illecito, dunque, era stato compiutamente percepito da parte di Da. Po Nel corso dell’interrogatorio, il Po. riconosceva nelle fotografie di Gia. F., Car. Gio. e D.B.O. i tre soggetti baresi che si erano recati da lui a Bologna il 18 maggio 2011. Di seguito alcuni stralci del verbale di interrogatorio menzionato. Domanda Conosce A. M.? Risposta Si, lo conosco in quanto ho giocato con lui quando eravamo entrambi in forza alla squadra del Siena, circa sette anni fa. Dopo la stagione insieme al Siena è rimasto un buon rapporto calcistico, ma nulla di più. Preciso che non ci siamo mai frequentati al di fuori dei campi di calcio. Domanda A. M. la contattò prima della partita Bologna – Bari del 22 maggio 2011? Risposta Si, il giovedì prima della partita, di mattina, ho trovato sul mio telefonino una chiamata non risposta ed un sms da parte di A. M Nell’ sms mi diceva che sarebbero venuti a Bologna dei suoi parenti o amici e mi chiedeva, visto che io abitavo in centro e conoscevo Bologna, di chiamarlo. Io non ho risposto al messaggio, ma dopo l’allenamento mattutino, mentre stavamo facendo una grigliata a Casteldebole, campo di allenamento del Bologna, venne da me Me. e mi passò A. M. al telefono. Ho preso il telefono di Me. e M. mi ha ripetuto a voce che quel pomeriggio, verso le 17.00, sarebbero venuti dei suoi parenti e mi chiese se potevo incontrarli. Mi chiese inoltre se poteva dare il mio numero di telefono a questi parenti o amici. Io gli dissi che preferivo che mi chiamasse lui una volta che i suoi amici erano arrivati sotto casa mia. Dopo la grigliata andai a casa con mia moglie e mio figlio di un anno. Intorno alle 17.00 ricevetti una chiamata da un numero che non conoscevo, un uomo, con accento barese, mi disse di essere uno degli amici di A. M. ed io gli diedi appuntamento dopo qualche minuto in Piazza Maggiore, visto che abito a pochi metri da li. Mi recai con mia moglie e mio figlio di un anno in Piazza Maggiore e lì incontrai tre amici di M Domanda Si ricorda qualche particolare che possa aiutarci ad identificarli? Risposta Ricordo che erano tutti e tre con accento barese. Ci dissero che uno faceva l’attore e gli altri due i ristoratori. I due ristoratori avevano circa una quarantina di anni, mentre l’attore era un po’ più giovane. L’attore aveva la carnagione scura, bella presenza, alto circa 183 cm, capelli scuri corti, fisico atletico. Gli altri due, cioè i ristoratori, me li ricordo meno distintamente, anche perché voglio precisare che a pranzo avevamo festeggiato con la squadra, mangiando e bevendo parecchio, quindi ero poco lucido. Ricordo che andammo tutti insieme a prendere un caffè in Piazza Maggiore eravamo io, mia moglie, mio figlio piccolo e i tre amici di M All’inizio facevano discorsi generici sul campionato concluso e sull’andamento delle squadre del Bari e del Bologna, dicendo che il Bari era una squadra allo sbando mentre noi del Bologna eravamo forti. Poi iniziarono a fare dei discorsi diversi, del tipo che a Bari si mormorava che i giocatori si vendevano le partite o cose simili. Ad un certo punto fecero anche una battuta su quanto era valutata la vittoria del Bari a Bologna, dicendo che era data a sei. A quel punto mia moglie chiese ai tre perché facessero sempre discorsi riguardanti il calcio e chiese inoltre come potevano essere parenti di M., visto che lui è di Viareggio mentre loro erano di Bari. Ricordo che uno dei tre, un ristoratore, disse di aver battezzato la figlia di M. e quindi per questo erano parenti. Dopo la battuta sulla quotazione della partita, mia moglie si infastidì e chiese di allontanarci anche con la scusa di andare a prendere i bambini a scuola. Andai via con mia moglie con la quale litigai perché ritenevo che avesse trattato male degli amici di un mio ex compagno di squadra. Lei era molto preoccupata perché non gli erano piaciuti i discorsi dei tre baresi ed io cominciai a realizzare che forse la loro visita non era stata semplicemente perché volevano dei consigli su dove andare in città. Decisi allora di richiamare i tre telefonicamente per chiarire la questione, li chiamai sul numero che mi aveva contattato verso le 17 00, loro mi dissero di trovarsi in stazione e io gli dissi di tornare a Piazza Maggiore. Quando arrivarono in piazza chiesi loro, con tono duro, perché avessero fatto quei discorsi e loro mi risposero che era tutto a posto e non c’era di che preoccuparsi. Nella stessa giornata, anche perché mia moglie continuava ad essere preoccupata, chiamai prima M. per chiedergli chi fossero quei tre e cosa volessero da me, ma non mi rispose. Decisi allora di chiamare BE., che conoscevo ed è mio amico in quanto abbiamo giocato insieme a Siena, al fine di parlare con M BE. mi passò M. ed io gli chiesi perché avesse dato il mio numero a quei suoi amici, in quanto gli avevo detto di non farlo, e chi fossero queste persone, lui mi rassicurò dicendo che erano brave persone e che non c’era di che preoccuparmi. Il giorno della partita ero intenzionato ad affrontare M. di persona e solo per un caso non riuscii ad incontrarlo negli spogliatoi, so però che lui sapeva che io lo stavo cercando per affrontarlo. Lo volevo incontrare per definire una volta per tutte il fatto che era accaduto il giovedì passato. Di tutta questa vicenda io misi al corrente l’intera squadra del Bologna il venerdì, cioè il giorno dopo l’incontro con i tre baresi, intimando a tutti di stare attenti e di non aderire a nessuna richiesta strana avanzata da persone che potevano essere non pulite. Vorrei precisare che feci queste affermazioni palesando chiaramente il mio dubbio su quello che era stato il senso di quell’incontro, anche perché avevo sempre pensato che A. M. fosse un bravo ragazzo e che quindi non riuscivo ad immaginare che fosse implicato in qualcosa di illecito. Domanda Si ricorda su quale utenza A. M. ed i suoi amici la contattarono il giovedì prima della partita? Risposta Sicuramente su uno dei miei due numeri, entrambi abbinati ad un’unica scheda, 338/1199302 e 338/3916965. Domanda Lei ed i suoi compagni di squadra cosa avete fatto la sera prima della partita Bologna-Bari? Risposta La sera prima della partita eravamo tutti in ritiro all’Hotel Savoia di Bologna. Io non uscii e andai a dormire regolarmente, ero in stanza con VIVIANO. Non vidi cosa fecero gli altri, ma ritengo che non uscirono. Domanda Sa se queste persone che vennero da Bari a Bologna si misero in contatto, per quella partita, con altri suoi compagni di squadra? Risposta No. Domanda Lei giocò in quella partita? Risposta Si. Domanda Notò qualcosa di strano? Risposta No, solamente che abbiamo giocato male. Si dà atto che si mostra in visione a PO. Da. un fascicolo fotografico che si allega al presente verbale . Domanda Riconosce qualcuno dei soggetti ritratti in fotografia? Risposta Si, il numero 4 ricordo essere l’attore che venne a Bologna, i numeri 5 e 6 potrebbero essere i due ristoratori che erano in sua compagnia. Si dà atto che il PO. riconosce la fotografia nr. 4 che ritrae GIA. F. , nato a Grottaglie TA il 06.09.1981 la fotografia nr. 5 che ritrae CAR. Gio. , nato a Bari BA il 25.12.1965 la fotografia nr. 6 che ritrae D.B.O. , nato Bari BA il 03.06.1964. 3.3.2.7. L’interrogatorio di O. D.B. del 7 marzo 2012. Il 7 marzo 2012 veniva interrogato dagli inquirenti anche il ristoratore barese O. D.B., il quale riferiva, in un primo momento, di non aver incontrato alcun giocatore diverso da quelli del Bari e dell’Inter, squadre di cui era tifoso. Di seguito, questi ricordava di essersi recato a Bologna il giovedì precedente l’incontro di calcio Bologna-Bari del maggio 2011 in compagnia di Car. Gio. e Gia. F., specificando, a suo dire, che il viaggio era stato programmato per motivi di lavoro, avendo lo stesso in animo di aprire un’attività di ristorazione anche nel capoluogo emiliano. Dovendo comunque recarsi in Bologna, A. M. aveva chiesto a Gio. Car. di incontrarsi con il giocatore del Bologna Da. Po. dal quale attendeva una risposta. Difatti, il pomeriggio i tre amici si incontravano in Piazza Maggiore con il Po. e la moglie che avevano assieme il figlioletto. Nell’occasione il calciatore del Bologna riferiva al Car. di farsi portavoce verso M. che la risposta era negativa. Specificava, infine, il D.B. che, nel corso del viaggio di ritorno, aveva appreso dal Car. che la risposta da riferire ad A. M. riguardava la partita Bologna-Bari. Il ristoratore aggiungeva di non aver avuto modo di verificare se in quella giornata vi erano stati contatti telefonici tra il Car. ed il M Si riportano, di seguito, ampi stralci del verbale di interrogatorio di O. D.B Domanda Scommette o ha scommesso su eventi calcistici? Dove? Risposta Da svariati anni scommetto su eventi calcistici nazionali ed internazionali. Scommetto in diversi punti di scommessa. Di solito, comunque, scommetto a Valenzano presso l’agenzia Eurobet di un conoscente di nome Leo. Gioco con puntate dai 100 ai 1000 euro. Per prassi le giocate vengono fatte telefonicamente, sulla parola, attraverso la precitata agenzia Eurobet. Le altre scommesse vengono giocate mediante soldi in contanti. Generalmente scommetto da solo. In alcune circostanze comunque ho anche giocato in società con degli amici. Domanda Ci può indicare chi sono i suoi amici con i quali ha scommesso? Risposta Ho scommesso con un mio amico di nome Saverio PETRONE. Altre al momento non ne ricordo. Domanda Conosce A. I.? Risposta No, non ho mai avuto a che fare con questo I Domanda Conosce N.D.T.? Risposta Lo conosco solo come titolare del ristorante “Giampà”. Domanda Conosce CAR. Gio.? Risposta Si, con CAR. mi frequento da molti anni anche perché è stato in passato anche lui un ristoratore. Con il CAR., ora che ricordo, ho fatto al massimo due o tre giocate. Domanda Si ricorda su quali eventi sportivi avete scommesso insieme? Risposta Abbiamo giocato insieme sulla partita Cagliari – Brescia campionato 2010 – 2011. Nella circostanza io ho scommesso 2-3000 euro, mentre il CAR. qualche centinaio di euro. Abbiamo scommesso sulla vittoria del Brescia ma abbiamo perso in quanto la partita è terminata sul risultato di X. Non ricordo comunque dove venne giocata la scommessa. Domanda Conosce GIA. F.? Risposta Si lo conosco da circa due anni, in quanto amico di Gianni CAR Domanda Conosce, o ha conosciuto, calciatori che militano o hanno militato nell’A.S. Bari? Risposta Si ho conosciuto e conosco i giocatori del Bari in considerazioni che la maggior parte di questi frequentano il mio ristorante. Domanda Conosce A. M.? Risposta Si, lo conosco come cliente del mio ristorante. Non l’ho mai frequentato durante il mio tempo libero. Da quando è andato via da Bari non l’ho più visto ne sentito. Domanda Ha mai effettuato scommesse unitamente o per conto di calciatori? Risposta Assolutamente no. Domanda Ha mai avuto rapporti con la dirigenza dell’A.S. Bari? Risposta Si, solo come clienti. Domanda Ha mai frequentato lo spogliatoio o gli alberghi ove i calciatori dell’A.S. Bari andavano in ritiro? Risposta Mai. Domanda Ha avuto rapporti, anche solo incontri saltuari, con altri calciatori di serie A che l’anno scorso e due anni fa non giocavano nel Bari? Risposta Si, in qualche circostanza ho incontrato alcuni giocatori dell’Inter in qualità di tifoso, infatti, visto che Bady MORATTI è stata cliente del mio ristorante, tramite il suo interessamento, ho avuto in regalo magliette, biglietti ecc. Due volte mi sono recato anche nell’albergo sede del ritiro dell’Inter qui a Bari e lì ho incontrato alcuni giocatori. Oltre questi incontri di cui vi ho parlato non ho mai incontrato o conosciuto altri calciatori di serie A che non fossero quelli del Bari. Domanda Ha mai avuto rapporti con dirigenti o persone vicine alla dirigenza di altre società di calcio di serie A ? Risposta Non ho mai incontrato o conosciuto altri dirigenti di serie che non fossero quelli del Bari ad eccezione di Bedy MORATTI, sorella del presidente dell’Inter che è venuta 3-4 volte a mangiare al ristorante. Domanda Ha mai sentito, l’anno scorso, che qualche calciatore del Bari si vendeva le partite? Risposta Si, mi è capitato alcune volte di sentire all’interno dei centri di scommessa che alcuni giocatori di squadre di serie “A”, “B” e “C” si vendevano le partite. Non so dirvi sino a che punto tali notizie fossero o meno attendibili. Domanda Ha altro da aggiungere? Risposta Ora che ci penso, in relazione alla domanda riguardante la mia conoscenza con giocatori di serie A, posso dire che qualche giorno prima della partita Bologna – Bari del 22 aprile 2011, insieme a CAR. Gio. e GIA. F. siamo stati a Bologna e lì ho conosciuto il giocatore del Bologna Da. PO Siamo stati a Bologna per motivi di lavoro in quanto io volevo investire in quella città insieme a CAR Siamo arrivati a Bologna verso l’ora di pranzo e lì ci siamo incontrati con i genitori di GIA. che risiedono in quella città, ed insieme siamo andati a vedere alcuni locali nei quali aprire l’attività di ristorazione. Dopo aver mangiato qualcosa con la madre di GIA., siamo andati, io, GIA. e CAR. in piazza Maggiore in quanto CAR. si doveva incontrare con un giocatore del Bologna che gli doveva dare una risposta che poi avrebbe dovuto riferire al M Di questo incontro con il giocatore, che CAR. mi disse essere PO., ho avuto conoscenza durante il tragitto tra Bari e Bologna. Voglio precisare che questo incontro con PO. era un favore che M. aveva chiesto al CAR. avendo appreso circa la sortita in Bologna da parte nostra per motivi di lavoro. In effetti nel pomeriggio ci siamo recati in Piazza Maggiore ove abbiamo incontrato ad un bar PO. Da., la moglie e il loro figlioletto. Dopo esserci presentati e parlato della città, dell’eventualità di aprire un ristorante, il PO. riferiva al CAR. di dire al M. che la risposta era negativa e che non si faceva nulla. Di seguito, abbiamo salutato la famiglia PO. e, a bordo della mia autovettura, ci siamo diretti verso Bari. Durante il tragitto non ho avuto modo di verificare se il CAR. abbia contattato telefonicamente il M. per riferire sull’esito dell’incontro. Domanda Chiese al CAR. quale era l’argomento che aveva trattato con PO.? Risposta Si, durante il ritorno CAR. mi disse che PO. doveva comunicare al M. una risposta evidentemente afferente la partita Bologna - Bari. 3.3.2.8. I riscontri dai tabulati telefonici di A. M Analizzando il traffico telefonico generato dall’utenza mobile numero 33332804761 in uso al calciatore A. M., è stato possibile per gli inquirenti accertare che costui il 18 maggio 2011 quattro giorni prima della partita interagiva con le utenze numero 3383916965 in uso a Po. Da., numero 3451083797 in uso a Me. Riccardo e numero 3929898078 in uso a Car. Gio In particolare alle ore 09 39 M. ha inviato un SMS all’indirizzo del PO. alle ore 12 13 M. ha chiamato CAR. per una durata di 34 sec. alle ore 12 16 M. ha chiamato, senza ottenere risposta, ME. alle ore 12 16 52 M. ha inviato un SMS all’indirizzo del ME. alle ore 13 24 ME. ha inviato un SMS all’indirizzo di M. alle ore 13 44 CAR. ha chiamato M. per una durata di 20 sec. alle ore 13 46 M. ha chiamato ME. per una durata di 206 sec alle ore 13 53 M. ha chiamato CAR. per una durata di 39 sec. alle ore 14 54 M. ha inviato un SMS all’indirizzo del CAR. ore 14 56 04 CAR. ha inviato un SMS all’indirizzo di M. alle ore 14 56 13 M. ha inviato un SMS all’indirizzo del CAR. ore 14 59 CAR. ha inviato un SMS all’indirizzo di M. ore 17 57 CAR. ha inviato un SMS all’indirizzo di M. alle ore 17 58 M. ha chiamato CAR. per una durata di 13 sec. alle ore 20 15 M. ha chiamato, senza ottenere risposta, PO. alle ore 20 15 PO. Da. ha chiamato M. per una durata di 156 sec. alle ore 22 06 M. ha chiamato CAR. per una durata di 124 sec Di seguito, sino alle ore 22 32, sono stati registrati numerosi SMS tra il M. ed il CAR *** Tutti gli elementi che precedono consentono, conclusivamente, di affermare che A. M., in occasione dell’incontro di calcio Bologna-Bari del 22 maggio 2011, ritiene di poter fare leva sul suo amico Da. Po., difensore del Bologna, per combinare nel modo auspicato il risultato finale dell’incontro sul quale si sarebbero poi orientate le scommesse il predetto utilizza, seguendo il noto protocollo operativo, i propri amici F. Gia. e Gio. Car., che si recano personalmente a Bologna, per attivare il contatto ed effettuare l’offerta corruttiva con parole nemmeno larvate – evidente l’allusione delle loro parole ai guadagni conseguibili scommettendo sulla vittoria del Bari, come lo stesso Po. comprende chiaramente –, visto che il messaggio di combine viene direttamente percepito del destinatario che dichiara di essersi rifiutato di accettare la proposta. Di certo A. M. non ha dubbi sul fatto che Da. Po. avesse inteso la proposta corruttiva, ed infatti, nell’interrogatorio del 24.2.2012, ad espressa domanda del P.M. se Po. avesse capito della combine, M. testualmente rispondeva “Lo capì perché alla fine era l’ultima giornata, tre miei amici che vanno a Bologna, se lo poteva immaginare, secondo il mio punto di vista, poi” . Il che vale a anche ad esplicitare plasticamente il M.-pensiero trattandosi di partita collocata nell’ultima giornata di campionato può ritenersi normale che il risultato venga concordato a tavolino mediante trattative con i calciatori impegnati in campo. Se l’ultimo segmento della condotta appare meritevole di ulteriori approfondimenti investigativi, atteso che, in effetti, il risultato conseguito sul campo dal Bari è oggettivamente tuttora incredibile, può affermarsi con certezza che, anche nella vicenda in esame, la societas sceleris monitorata è entrata ancora una volta in azione, seguendo il proprio protocollo operativo. La avvenuta formulazione dell’offerta corruttiva al calciatore avversario vale poi a ritenere integrati gli estremi del delitto-fine di frode sportiva in capo ai tre indagati. 3.3.3. La partita Udinese-Bari 3-3 del 9 maggio 2010 37^ giornata del campionato 2009-2010 un’ombra anche sulla stagione del Bari dei “miracoli” di mister Ventura. Il “protocollo M.” non risparmia nemmeno la brillante stagione di serie A del Bari 2009-2010, vale a dire il Bari dei “miracoli” allenato dal mister Giampiero Ventura che riuscì a centrare con largo anticipo l’obiettivo della salvezza, concluse il campionato al 10^ posto in classifica, e lanciò verso le luci della ribalta calcistica alcuni giovani di talento, tra i quali i difensori Leonardo Bonucci ed A. Ranocchia che da Bari spiccavano il volo rispettivamente verso i blasonatissimi club della Juventus e dell’Inter e conseguivano anche la convocazione nella nazionale azzurra. Il 9 maggio 2010, presso lo stadio “Friuli” di Udine, si disputa l’incontro Udinese-Bari, valido per la penultima giornata di quel campionato. Il risultato rimane in bilico sino all’ultimo minuto di goco, quando l’argentino Almiròn, centrocampista in forza alla squadra pugliese, sigla la rete del 3-3 finale che chiude la partita. A. M. quel pomeriggio è regolarmente in campo con la maglia biancorossa. Anche l’incontro Udinese-Bari – sicuramente conclusosi con molte marcature – è entrato, tuttavia, negli atti di indagine, costituendo la prima manifestazione temporale, per quanto è dato allo stato intendere, del “protocollo M.”. Il materiale probatorio relativo a quell’incontro che risulta versato in atti consente di prospettare due diverse versioni dell’accaduto. La prima versione, che si basa fondamentalmente sull’interrogatorio di A. M. del 24.2.2012, è quella di un meccanismo diretto alla “manipolazione” del risultato tecnico avviato da N.D.T. che avrebbe prima offerto e poi corrisposto somme in denaro allo stesso M., affinché il calciatore si attivasse nella direzione della manipolazione del risultato della partita possibilmente coinvolgendo altri calciatori agli scommettitori, infatti, interessava un risultato con tanti gol. La seconda versione prospettata, invece, da N.D.T., nel suo interrogatorio del 10.2.2012, è completamente diversa, poiché si sostanzia in una scommessa di importo elevato che il trio M., Car. e Gia. avrebbe effettuato, per il tramite di N.D.T., sul risultato di pareggio nell’incontro Udinese-Bari. Secondo la prima versione, dunque, A. M. ammette un qualche proprio coinvolgimento, individua lo scommettitore N.D.T. quale suo referente ed istigatore, ma tiene al di fuori del protocollo operativo F. Gia. e Gio. Car Alla stregua della seconda versione, invece, N.D.T., chiamato in causa dal M., rimarca il coinvolgimento dell’intera triade nella scommessa. Con la già menzionata memoria del 28.3.2012, il calciatore A. M. comunicava testualmente al P.M. al riguardo “Intendo, infine, aggiungere una ulteriore circostanza di cui, proprio in questi ultimi giorni, ho recuperato memoria, che riguarda la partita di due anni fa Udinese-Bari. Ho già chiarito che, quando ero in ritiro con i miei compagni di squadra, Salvatore M. – si tratta di altro calciatore del Bari, avente identico cognome dell’indagato numero d.e. – contattò il giocatore dell’Udinese Simone Pepe. Ora ricordo che tale contatto avvenne mediante una utenza e probabilmente, se non vado errato, anche con un telefono cellulare che erano stati consegnati a me da A. I., per uso privato. Ricordo di aver appreso che, durante la partita in cui io giocavo , presso il ristorante “Giampaolo”, dove il gestore Nico D.T. effettuava delle scommesse sul live in relazione alla partita, erano presenti anche F. Gia. e Gianni Car Non sono tuttavia in possesso di informazioni circa i precisi motivi della presenza di Gia. e Car. presso il ristorante, nonché circa quello che gli stessi hanno fatto nell’occasione” . Si tratta di una nuova versione dei fatti resa da A. M. questa volta un compagno di squadra contatta il calciatore avversario Simone Pepe precedentemente indicato come “testa di ponte” nelle file dell’Udinese la presenza, attestata in questa ultima versione, di F. Gia. e Gio. Car. presso il ristorante di N.D.T., dove questi effettuava le scommesse “live” , vale a dire in tempo reale, sull’incontro, appare neutra o passiva. La prima delle tre versioni sin qui esposte ha il suo punto di forza nella natura autoaccusatoria della dichiarazione di A. M Rispetto alla versione del D.T., M., oltre ad accusare N.D.T., confessa, infatti, la commissione del reato di cui all’articolo 1 l. 401/1989, poiché avrebbe ricevuto denaro per pregiudicare il regolare svolgimento della partita. Inoltre, confessa di aver tenuto anche l’altra condotta criminosa sanzionata dal suddetto articolo 1, quella, cioè, di avere offerto denaro ad altri calciatori. Questa versione ‘soffre’ delle smentite di I. che, comunque, certamente riceve una parte di quei soldi dal M. e di D.T. – si veda il contenuto dei relativi verbali, di seguito riportato –, e non chiarisce l’aspetto della corresponsione del compenso ai compagni di squadra chiamati in correità da M. circostanza, pervero, non chiarita nemmeno nella nota autografa del calciatore del 28 marzo 2012 . D’altra parte non è verosimile che questi ultimi, avendo avuto come proponente esclusivo dell’affare illecito il M., non siano “tornati” da lui dopo la partita per pretendere il compenso pattuito. Al contrario la versione del D.T. beneficia di maggiore coerenza e rinviene il supporto nella documentazione prodotta dal D.T. in data 15.3.2012, che dimostra come effettivamente le giocate di D.T. ma anche di Car. e Gia. che erano in società con il M. siano state effettuate sul pareggio versione D.T. e non sull’ over versione di M. . Quindi Gia. e Car. scommisero sull’esito di quell’incontro. Le apparenti discrasie possono, tuttavia, ritenersi superate con un’unica considerazione di carattere logico, che affascia e travolge entrambe le versioni rese da A. M. il 24.2.2012 e, da ultimo, il 28.3.2012 il calciatore, ormai, non sembra più tanto preoccupato dalla eventualità di dovere ammettere la commissione di un reato da parte sua, anche perché non sarebbe più nemmeno il primo, quanto dalla premura di offuscare l’esistenza del reato associativo. Nella versione del M., infatti, Gia. e Car. dapprima non compaiono, indi compaiono – solo in data 28.3.2012 – ma con ruolo neutro o passivo o comunque imprecisato, e la azione del calciatore rimane solitaria o, al più, da condividere con altri calciatori del Bari. Tanto senza dire che desta non poco stupore la circostanza che A. M. nulla sia in grado di riferire sulla condotta serbata quel pomeriggio da Gia. e Car. con i quali il calciatore continua a mantenere rapporti di stretta amicizia e frequentazione. Nella realtà, invece, l’episodio legato alla partita Udinese-Bari, dimostra l’ottimo funzionamento del gruppo, con la evidente ripartizione dei ruoli sopra indicata, che esprimerà il massimo del suo potenziale criminoso nel corso del successivo campionato di calcio. Invero, Car. e Gia. scommettono una cifra importante per Udinese-Bari e lo fanno anche per conto di M. che scende in campo sul terreno dello stadio “Friuli” per disputare quell’incontro di calcio e dispone delle informazioni e dei contatti giusti, grazie alle sue conoscenze tra i calciatori professionisti del suo livello e della sua fama sportiva, per addomesticarne il risultato. Dalle dichiarazioni del D.T. che riceve la scommessa si evince che, per quanto a recarsi materialmente da lui per effettuare la giocata fossero stati solo Car. e Gia., la scommessa aveva un evidentissimo marchio che registrava anche la presenza del M., tanto è vero che lo stesso D.T. coglie la “copertura” della scommessa da parte del giocatore del Bari e punta anch’egli sul pareggio nella convinzione di poter vincere. Anzi I., nel corso dell’interrogatorio del 5 marzo 2012, riferisce di aver saputo da D.T. che i due avevano scommesso anche a nome di M In ogni caso, prova inconfutabile del coinvolgimento del M. in quella scommessa è il pagamento pro quota della vincita che il D.T. compie direttamente nelle mani di A. M., senza attendere alcuna spiegazione, pur avendo effettuato la puntata vincente solo Car. e Gia La documentazione attestante la avvenuta giocata da parte di Gia. e Car. e la ammissione di responsabilità, in ordine al segmento finale della condotta, da parte di A. M. consentono, infine, di ritenere operante, nel caso in esame, l’intero sodalizio monitorato. E’, peraltro, verosimile il coinvolgimento di altri calciatori professionisti nel disegno antigiuridico mirato al conseguimento del risultato di pareggio. Trattasi di pista di lavoro lungo la quale dovranno proseguire le indagini dell’organo inquirente. Si riporta, di seguito, il contenuto delle dichiarazioni rilasciate sulla vicenda Udinese-Bari dalle persone escusse dal P.M. nel corso delle indagini preliminari. 3.3.3.1. L’interrogatorio di A. M. del 24 febbraio 2012. Nel corso dell’interrogatorio del 24 febbraio 2012, A. M. ha riferito che prima della partita Udinese-Bari, valevole per il campionato di serie A 2009-2010, N.D.T. gli aveva chiesto, promettendo in cambio del denaro, se poteva attivarsi, coinvolgendo altri suoi compagni di squadra, al fine di far terminare la partita con la segnatura di tanti goal in seguito alla proposta di D.T., il calciatore – evidentemente nei giorni precedenti alla partita di campionato – aveva parlato, negli spogliatoi, con quattro suoi compagni di squadra Ni. Be., Salvatore M., Leonardo Bonucci e Alessandro Pa., i quali si erano mostrati disponibili a portare a termine la partita con tanti goal a Udine, quando si trovavano in albergo, Salvatore M. telefonò al calciatore Simone Pepe, centrocampista della squadra friulana, per tentare di coinvolgerlo nella combine, ma questi si rifiutò di aderire alla proposta dopo la partita, rientrato a Bari, si era recato nei pressi del ristorante di N.D.T. e questi gli aveva dato 8.000 euro di cui 2.000 destinati a I.A., anch’egli presente a quell’incontro non sapeva A. M. se D.T. avesse consegnato denaro anche agli altri calciatori che lui aveva interessato. 3.3.3.2. L’interrogatorio di A. I. del 5 marzo 2012 Il 5 marzo 2012, A. I. riferiva al P.M. di essere stato avvicinato da D.T. Ni., prima della partita Udinese-Bari, allorquando questi gli aveva chiesto se sapeva il risultato esatto con cui sarebbe finito l’incontro calcistico, visto che c’erano persone che stavano scommettendo, a credito, anche a nome di A. M. che D.T. gli aveva chiesto di incontrare A. M. ma che l’incontro avvenne dopo la partita, quando il ristoratore, in sua presenza, aveva consegnato circa 6.000 euro a M. che M., in quell’occasione, gli diede 1.000 euro di non aver messo in contatto, per quella partita, altri calciatori con N.D.T Si riportano, di seguito, alcuni stralci del predetto verbale Domanda Per quello che riguarda la partita Udinese-Bari del campionato di Serie A 2009-2010, terminata 3 a 3, ha da riferire qualcosa? Risposta Per quanto riguarda questa partita ho da riferire questo particolare, cioè che qualche giorno prima ricevetti una telefonata da parte di D.T. il quale mi chiedeva conferma sull’eventuale conoscenza del risultato esatto della partita. Io lo raggiunsi in un bar vicino al suo ristorante di Poggiofranco e li mi disse che c’era gente che stava scommettendo, a credito, per nome di A. M Non mi disse i nomi delle persone ed io gli riferii che non sapevo nulla di quella partita. D.T. mi chiese a quel punto di portargli A. M Dopo la partita, o lunedì o martedì, accompagnai A. M. al ristorante di D.T. e fuori dal locale parlammo io, D.T. e A. M D.T. in quella circostanza disse a M. che erano andate delle persone per scommettere a nome suo e M. rispose che non sapeva nulla di tutto questo. A quel punto D.T. disse che non faceva nulla e che ormai era fatta e consegnò dei soldi a M., credo fossero 5 o 6 mila euro tutti in contanti. Di questa quota M. mi consegnò 1000 euro quando andammo via dal locale ed eravamo da soli in macchina. Qualche giorno dopo questo incontro M. mi disse di aver dato in beneficienza quei soldi ed io gli dissi che era meglio se li avesse dati a me. Domanda Che lei sappia D.T. ha parlato con M. prima della partita Udinese – Bari? Risposta Penso di no. Domanda Per quella partita mise altri calciatori in contatto con D.T.? Risposta No, solo A. M. 3.3.3.3. Gli interrogatori di N.D.T N.D.T. veniva sentito in relazione alla vicenda in esame il 10.2.2012 e poi il 2.3.2012. L’interrogatorio del 10 febbraio 2012 N.D.T. ha dichiarato il 2 marzo 2012 che M., Car. e Gia. operavano in società scommettendo somme elevate sui risultati delle partite disputate dall’A.S. Bari. In particolare, nel riferire di essere stato in passato titolare dell’agenzia di scommesse sportive “Intralot”, ha affermato che in vista dell’incontro di calcio Udinese-Bari del 9 maggio 2010, i due avevano scommesso, sulla parola, 30.000 euro sul pareggio [7] . La partita terminava in effetti con il risultato di 3 a 3. Dopo qualche giorno era lo stesso A. M. che, accompagnato da A. I., all’interno del suo ristorante “Giampà” di Poggiofranco, riscuoteva parte della vincita della scommessa Udinese-Bari, giocata in società con Car. e Gia Nell’occasione consegnava al giocatore 7.000 euro e, successivamente, ai suoi due amici 20.000 euro. Lo stesso gruppo di scommettitori gli aveva commissionato, in pRo.mità della partita del 2 maggio 2010 tra il Bari e il Genoa, una scommessa da 15.000 euro sul risultato “X”. La scommessa non sortiva gli effetti sperati poiché la partita terminava con la vittoria del Bari per 3 a 0. L’interrogatorio del 2 marzo 2012. Nel corso dell’interrogatorio del 2 marzo 2012, N.D.T. ha riferito che prima della partita Bari-Genoa del 2 maggio 2010, Giuseppe CORTIGIANI, titolare di un’agenzia di scommesse, gli aveva chiesto di giocare per conto di CAR. Gio. e GIA. F., che lui sapeva essere amici di M., una scommessa di circa 15.000 euro sull’X simbolo, come noto, del pareggio approfittando della notizia, egli stesso aveva giocato sul quel risultato, ma ciononostante la partita terminava con il risultato di 3 a 0 a favore del Genoa prima della partita Udinese-Bari, valevole per il campionato di serie A 2009-2010, CAR. Gio. e GIA. F., dovendo recuperare la precedente perdita, gli avevano chiesto, sulla parola, di puntare sull’X a seguito del risultato di 3 a 3, egli aveva consegnato presso il suo ristorante di Poggiofranco 8.000 euro direttamente nelle mani di M., accompagnato nell’occasione da I., e di seguito, 19.000 euro a CAR. e GIA 3.3.3.4. L’interrogatorio di Ni. Bonucci dell’8 marzo 2012 . Nel corso dell’interrogatorio dell’8 marzo 2012, il calciatore Leonardo Bonucci, con riferimento alla partita Udinese-Bari, ha precisato che le dichiarazioni rese da A. M., nell’interrogatorio del 24 febbraio 2012, in cui era stato chiamato in causa, sono assolutamente false, anche perché la settimana prima della partita il Bonucci era stato lontano dalla squadra in quanto convocato in Nazionale. Aggiungeva Bonucci di essersi ricongiunto alla rosa del Bari solo nella giornata del venerdì precedente alla partita di Udine e, comunque, escludeva di aver ricevuto alcun tipo di proposta corruttiva. Si riportano, di seguito, alcuni stralci del verbale di s.i.t. di A. Bonucci dell’8.3.2012 Domanda Conosce CAR. Gio. e GIA. F.? Risposta Non CAR. Gio. mentre GIA. F. lo conosco per averlo visto in giro in compagnia di A. M., penso che me lo abbia presentato una volta in qualche locale. Non ho mai frequentato ne sentito telefonicamente F. GIA Domanda A. M. e A. I. le hanno mai parlato o fatto capire che c’era qualcuno del Bari che alterava i risultati della partite? Risposta Mai. Domanda N.D.T. le ha mai chiesto informazioni sui risultati delle partite che dovevate ancora disputare? Risposta Mai. Domanda Lei ha giocata la partita Udinese - Bari della stagione 2009-2010 terminata con il risultato di 3 a 3? Risposta Si l’ho giocata tutta. Domanda Durante la settimana precedente alla partita Udinese – Bari A. M. le ha proposto di far terminare la partita con parecchi goal? Risposta No, e aggiungo che quella settimana sono stato in ritiro con la Nazionale sino al mercoledì, poi il giovedì non mi sono allenato. Domanda Ha sentito da qualche altro compagno di squadra che A. M. aveva fatto una proposta del genere? Risposta No. Domanda Si ricorda a Udine con chi ha condiviso la stanza dell’albergo? Risposta No, non me lo ricordo. Forse ho preso la stanza singola come in altre occasioni. Domanda Si ricorda, sempre a Udine in albergo, se Salvatore M. ha telefonato a PEPE, all’epoca giocatore dell’Udinese, dinanzi a lei, PA., A. M. e BE.? Risposta No. Domanda Sempre a Udine ricorda un momento in cui lei, Salvatore M., A. M., Alessandro PA. e Ni. BE. stavate nella stessa stanza? Risposta No, l’unica occasione in cui ci siamo incontrati, con il resto della squadra, è stato durante la riunione tecnica prima della partita Domanda Durante la partita ha notato qualcosa di strano? Risposta No, nulla di anomalo. Era solo una partita di fine campionato e, visto che gli obiettivi erano già raggiunti, c’era un clima quasi festoso. Domanda Dopo la partita A. M., I. o D.T. l’hanno contattata facendogli discorsi ambigui sull’esito dell’incontro? Risposta No Si da atto che alle ore 12 50 interviene il P.M. dr. Ciro ANGELILLIS che da questo punto in poi conduce l’interrogatorio. A questo punto il P.M. legge il verbale dell’interrogatorio reso da M. A. il 24 febbraio 2012 nella parte che interessa BONUCCI. Domanda Che cosa ha da dire a proposito delle dichiarazioni di M.? Risposta Sono assolutamente false. Ripeto che la settimana prima della partita sono stato lontano dal resto della squadra perché convocato dalla Nazionale. Mi sono ricongiunto alla squadra il venerdì ma escludo categoricamente di aver ricevuto questo tipo di proposte. Domanda Perché M. fa il suo nome insieme a quello degli altri? Risposta Me lo sto chiedendo anch’io, verosimilmente perché insieme agli altri facevo parte della difesa in quella partita. Domanda ha mai parlato in qualsiasi circostanza di tempo e di luogo con PEPE di quella partita? Risposta A parte qualche battuta insieme agli altri compagni di squadra non ne ho mai parlato. *** Le considerazioni che precedono consentono, pertanto, di ritenere operante il gruppo monitorato anche in occasione dell’incontro Udinese-Bari del maggio 2010 e di percepire, ancora una volta, la suddivisione dei ruoli M. sfrutta le sue conoscenze nel mondo calcistico per concordare il risultato Car. e Gia. effettuano la puntata sul risultato vincente lo stesso M., in questo caso, riscuote il denaro corrispondente alla sua quota di vincita, pur non avendo materialmente effettuato la relativa giocata. La vicenda in esame, che rappresenta l’allarmante esordio criminogeno del sodalizio monitorato, conferma, oltre ogni ragionevole dubbio, la reductio ad unum delle tre distinte personalità operanti all’unisono nelle singole manifestazioni antigiuridiche dell’apparato associativo. 3.3.4. La partita Cesena-Bari del 17 aprile 2012 33^ giornata del campionato 2010-2011 le dichiarazioni autoaccusatorie di A. M Dopo giorni difficili, sia per la retrocessione in serie B ormai virtualmente conseguita a sei giornate dal termine del campionato, sia per le minacce rivolte dai capi “ultras” del tifo barese, interessati anch’essi a vincite “sicure” scommettendo su altre sconfitte del Bari calcio, nei confronti dei propri ex beniamini, il 17 aprile 2011 la squadra barese scende in campo presso lo stadio “Dino Manuzzi” dove incontra il Cesena A. M. in questa circostanza non è in campo, perché squalificato dal giudice sportivo. In campo non c’è storia, ed i padroni di casa, alla fine, si impongono per 1-0. Nella articolata esposizione che precede si è visto come i calciatori minacciati dai capi “ultras” abbiano dichiarato di avere sdegnatamente rifiutato ogni proposta della tifoseria di perdere sul campo. Sta di fatto che, nonostante l’impegno dichiarato, il risultato non cambia ed il Bari scivola sempre più velocemente verso la serie B. Negli atti processuali inviati a questo giudice dall’organo inquirente in data 21.3.2012 non vi erano, tuttavia, elementi per affermare l’operatività del sodalizio e la commissione del delitto di frode sportiva relativamente a quell’incontro di calcio. Sennonché, con la più volte menzionata nota del 28.3.2012, il calciatore A. M. dichiara testualmente al P.M. “Debbo, poi, aggiungere una specificazione che riguarda la partita Cesena-Bari del 17 aprile 2011. Durante il match io ero squalificato e mi trovavo a pranzo da un amico a Bari. Prima dell’inizio della gara venni contattato da Antonio Bellavista su WhatsApp, il quale mi chiese se fossi a conoscenza di una eventuale alterazione dell’incontro e mi invitò a contattare qualche mio compagno per avere informazioni in proposito. Io, quindi, sempre attraverso la citata chat, mi misi in contatto con il mio compagno Ni. Be., segnalandogli che Bellavista gli voleva parlare. Be., tuttavia, mi invitò a non discutere via telefono o chat di questo genere di cose. Alla fine della partita, tornai a casa e, durante la sera, contattai nuovamente, sempre via WhatsApp, Bellavista che mi disse che stava rientrando a Bari con l’aereo. Quindi gli chiesi se avesse bisogno di un passaggio per tornare a casa. Lui mi disse che si era già organizzato e mi esortò a passare presso la sua abitazione dopo cena perché mi avrebbe potuto consegnare la somma di 20.000 euro. Io mi recai effettivamente presso l’abitazione di Bellavista insieme ai già citati miei conoscenti Car. e Gia Nell’occasione ritirai l’importo menzionato che suddivisi, poi, lungo il tragitto di ritorno, con il Car. e Gia.”. L’esposizione che precede consente di affermare la partecipazione di A. M. all’accordo corruttivo sviluppato in itinere tra alcuni calciatori ed involgente l’incontro Cesena-Bari la riscossione, da parte dell’atleta, della vincita conseguente alla relativa scommessa su risultato “sicuro”. Questi i fatti su cui può essere affermata la responsabilità di A. M Si tratta, però, di delitto, considerato isolatamente, i cui limiti edittali non consentono l’intervento cautelare a norma dell’articolo 280 c.p.p. Il calciatore, inoltre, effettua una chiamata in correità nei confronti dei coindagati Gia. F. e Car. Gio., affermando che questi partecipano alla suddivisione della vincita, circostanza che rimanderebbe direttamente al coinvolgimento dei medesimi con ruolo attivo nel disegno antigiuridico monitorato il gruppo, cioè, sembra muoversi compatto anche quando si limita a mettere in contatto corrotti e corruttori. Trattasi, tuttavia, di dichiarazioni che in difetto di riscontri individualizzanti a carico dei coindagati, come imposto dagli articolo 273-192, co. III e IV, c.p.p, non consentono al giudice di affermare il coinvolgimento di Car. e Gia. e, dunque, l’operatività dell’associazione in relazione alla partita Cesena-Bari. Di certo appaiono, allo stato, incomprensibili le ragioni per le quali il calciatore avrebbe dovuto dividere la vincita con i suoi due amici ove questi non avessero preso parte con contributo causale attivo al disegno antigiuridico monitorato. 3.3.5. Sull’incontro Bari-Genoa del 2 maggio 2010 36^ giornata del campionato di calcio 2009-2010 esclusione dei gravi indizi di colpevolezza. Pone a fondamento dell’assunto accusatorio l’organo inquirente anche gli esiti degli accertamenti investigativi correlati all’incontro di calcio Bari-Genoa del 2 maggio 2010 trattasi di incontro di fine stagione 2009-2010, conclusosi con il risultato di 3-0 in favore del Bari padrone di casa. Ad avviso della pubblica accusa trattasi dell’ennesima prova dell’operatività del sodalizio monitorato anche se, in questo caso, il risultato perseguito – vale a dire il pareggio tra le due squadre – non viene raggiunto. Di seguito la tesi dell’organo inquirente. Dall’interrogatorio di D.T., di cui si riportano gli stralci più significativi, si evince che, anche per questa partita, Gia. e Car. avevano deciso di scommettere considerevoli cifre. Da rilevare, preliminarmente, che i due si rivolgono a Giuseppe Cortigiani, titolare di un’agenzia di scommesse ubicata sul lungomare Nazario Sauro di Bari per piazzare la scommessa ed è poi lo stesso Giuseppe che chiede ausilio a N.D.T Questo è un particolare che dimostra come i riferimenti per scommettere fossero molteplici si pensi alle possibilità infinite che offre il sistema Betfair illustrato da D.T. nel suo interrogatorio del 2.3.2012 e pertanto le scommesse operate dai tre non possono certamente ridursi a quelle effettuate presso le ricevitorie del D.T Gli elementi per ritenere che quella scommessa rilevantissima di Gia. e Car. fosse condivisa con M. sono numerosi. In primo luogo lo stesso D.T., profondo conoscitore di questi meccanismi, ricava il coinvolgimento del M. dalla forte amicizia dei tre e dalla considerazione che se così non fosse stato Car. e Gia. non avrebbero cercato di puntare una cifra così rilevante. Anzi D.T., nel corso del suo interrogatorio parla di ‘soffiata’ di M. che però non ebbe buon esito “perché evidentemente M. se l'era inventata da solo quella partita, se è vero che lui aveva dato la soffiata ” . In ogni caso, D.T. crede a tal punto nella “copertura” della scommessa da parte del M. che punta egli stesso una cifra importante sul risultato di pareggio. Di seguito alcuni stralci del menzionato interrogatorio di N.D.T. del 2.3.2012. INDAGATO D.T. N. L'ho già fatto sul verbale, Gianni CAR. e F. GIA Io il cognome non lo sapevo, poi l’ho appreso. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo questi due o ce n'era qualcun altro? INDAGATO D.T. N. Un altro, Marcello, ma non so il cognome. P.M. Dr. ANGELILLIS Se glielo diciamo il cognome, se lo INDAGATO D.T. N. Non lo so, non lo conosco proprio, anche se me lo dice, non lo conosco il cognome di Marcello. Loro tre erano gli amici intimi, però andava a mangiare insieme, feste insieme. P.M. Dr. ANGELILLIS Amici intimi di chi? INDAGATO D.T. N. Di M P.M. Dr. ANGELILLIS Di M Lei come fa a dire che erano amici intimi? Perché li vedeva sempre insieme? INDAGATO D.T. N. Perché loro andarono a fare qualche scommessa, di fine campionato parliamo sempre, il riferimento è a Bari-Genoa, andarono da un mio amico che in quel momento aveva un Better sul Lungomare, di fronte all'Interlalanza, là, da Giuseppe. Loro avevano P.M. Dr. ANGELILLIS Giuseppe, cognome? INDAGATO D.T. N. Giuseppe CORTIGIANI. Loro avevano problemi nel piazzare questa giocata, ed ecco dove subentro io, Dottore, perché io sono bravo e sono forte. Questo perché, perché sono forte? Perché io avevo la possibilità, avendo quell'amicizia con Intralot, ed avendo l'amicizia con Antonio che avevano piazzato tutte le giocate Sicilia, Calabria e cose, avevo la possibilità, ecco, è facile il giochetto, di alzare il telefono ed in tre minuti e mezzo piazzare magari per 30 agenzie pure tremila euro, 30 mila Euro, okay? Questa era la mia forza. P.M. Dr. ANGELILLIS Io voglio capire perché avevano problemi loro per piazzare questa scommessa del Bari-Genoa? INDAGATO D.T. N. Perché, dottore, quando arrivi a fine campionato, le giocate di fine campionato hanno una quota ridicola, hanno un banco ridicolo, cioè noi potremmo andare anche con 100 mila Euro, con un milione di euro in agenzia, ce ne usciamo in 5 con 500 euro di giocata, perché non ti giocheranno mai P.M. Dr. ANGELILLIS Non te le accettano? INDAGATO D.T. N. Non te le accettano, non è che sono stupidi e stanno là a buttare i soldi. Quindi ti devi aiutare con il sito unico e solo, che poi è quella la sostanza di tutto che fa gioco in questa storia, che è Betfair. Betfair, il famoso sito di scambio di quote, di giocate. Che cosa fa questo sito? Questo sito ti permette di P.M. Dr. ANGELILLIS Procediamo per ordine. Dunque, loro volevano innanzitutto, quando dice loro, lei intende dire chi? Sempre fermandoci su Bari-Genoa. INDAGATO D.T. N. Bari-Genoa. P.M. Dr. ANGELILLIS Abbiamo detto CAR., GIA. e M.? INDAGATO D.T. N. No, M. non è mai venuto, non posso dirlo. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi CAR. Perfetto, perciò le chiedo, lei ha detto loro, loro chi, questi tre amici di M.? INDAGATO D.T. N. Sì, sì, vennero non tutti e tre, Gianni CAR. me lo ricordo bene, che venne con Giuseppe, dice “Nico, si può piazzare la giocata qua che c'è l'x probabile?”. P.M. Dr. ANGELILLIS Come fa lei a dire che sono molto amici di M.? Lei mi ha risposto perché scommettevano insieme ho capito male io? INDAGATO D.T. N. No, no. P.M. Dr. ANGELILLIS Come fa a dirlo? INDAGATO D.T. N. Perché mangiavano sempre insieme, perché li vedevi insieme, venivano al ristorante insieme, erano molto amici, erano amici veramente intimi, feste insieme. P.M. Dr. ANGELILLIS Loro quattro, M., CAR., GIA. e questo o soltanto CAR. e GIA.? INDAGATO D.T. N. CAR. e GIA. sono venuti da me, però io P.M. Dr. ANGELILLIS Io quello che le chiedo erano molto amici chi, M. e? INDAGATO D.T. N. E loro tre erano molto amici. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo gruppo? INDAGATO D.T. N. Però in questo caso loro sono venuti da me tramite Giuseppe dell'agenzia, in quella partita, in quell'occasione. P.M. Dr. ANGELILLIS Loro l'hanno saputo che Giuseppe si è rivolto a lei, o Giuseppe si è rivolto a lei senza che loro lo sapessero, cioè Giuseppe ha detto a loro “Adesso vediamo, non vi preoccupate”. INDAGATO D.T. N. E sì, perché chissà che Alla fine del campionato, se tu sai che quello è amico di un calciatore, c'è la probabilità che aumenta, e quindi uno la vuole acquisire la giocata, perché, acquisendo la giocata, ti prendi la possibilità di copiarla. Poi, va bene o va male, stai sempre sotto al cielo. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché Giuseppe Quindi Giuseppe chiede a lei? INDAGATO D.T. N. Perché Giuseppe era intimo amico mio. P.M. Dr. ANGELILLIS Dice “Abbiamo questo problema, dobbiamo piazzare questa giocata”. INDAGATO D.T. N. “Nico, dammi una mano. Vedi come possiamo fare ché quelli sono amici di M., potrebbe venire fuori la cosa, che ne puoi sapere, non lo puoi sapere”, non è che tu hai la certezza al 100%, però, se dovevano giocare in effetti feci la giocata, gli feci un miracolo. P.M. Dr. ANGELILLIS E li fece giocare come? INDAGATO D.T. N. Sempre al telefono. Dottore, qui parliamo di giocate sempre a credito. P.M. Dr. ANGELILLIS Con questo Bet? INDAGATO D.T. N. No, io la giocata gliela feci fare, quella lì del Genoa, se non mi ricordo male, la giocai su Intralot. P.M. Dr. ANGELILLIS Su Intralot? INDAGATO D.T. N. Sì, perché riuscii a fare 2 mila, 2 mila, 2 mila, e non era facile, perché piazzare la giocata è il mestiere più difficile. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma mi deve far capire come fece. INDAGATO D.T. N. Ed una parte anche su Betfair, sicuramente. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi distribuì la giocata? INDAGATO D.T. N. E sì, piazzai a tutti i miei amici, in questi 10 punti, feci arrivare 2 mila euro da là, mille euro da là, perché non te ne devi fare accorgere. P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda di quanto era la giocata? INDAGATO D.T. N. Sì, come no! Mi ricordo, l'ho detto, ma adesso mi sono scordato, perché adesso ho il bordello in testa. Quanto era? Boh! P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene, diciamo che era una certa cifra, ma a questa cifra ci aggiunse anche INDAGATO D.T. N. Certo, è chiaro. P.M. Dr. ANGELILLIS Appunto! INDAGATO D.T. N. Mettiamo anche noi da sopra, è normale, Dottore. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi riuscì a distribuire? INDAGATO D.T. N. La giocata poteva essere una quindicina, 14 mila Euro, una quindicina di mille euro. P.M. Dr. ANGELILLIS La loro? INDAGATO D.T. N. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E poi si aggiunse? INDAGATO D.T. N. Poi noi giochiamo quello che possiamo, perché poi, una volta dato un capitale così grosso per quella giocata, poi diventa già difficilissimo piazzare. Chiaramente io poi mi misi a giocare a quote terribili, perché là più bancano e più la quota scende, e tu per vincere qualcosa in più, perché io vincere 5 mila euro o 10 mila euro, a me la posizione non cambia, se io devo vincere 100 mila euro, 200 mila Euro, io mi do da fare per un lavoro, ma se devo vincere 10 mila euro, a me non mi cambia niente, Dottore. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi lei mi sta dicendo che in queste situazioni come ha risolto, con Bet? INDAGATO D.T. N. Betfair, con i P.M. Dr. ANGELILLIS In cosa consiste la giocata con Betfair, perché con Betfair è possibile fare la puntata? INDAGATO D.T. N. Perché con Betfair praticamente tu piazzi la si banca Cioè non è Betfair che ti manca, non è il sito, Betfair è uno scambio di quote, c'è chi banca da un lato, può essere anche un australiano che ti banca, e tu che metti la giocata là, la puntata. Quindi, a poco a poco, se sei bravo là, e ti metti pure una notte intera su una giocata che è impossibile, a 1 e 010, ad 1 e 030, 1 e 040, poi aumenta, poi sale, poi scende, è come una borsa Betfair. P.M. Dr. ANGELILLIS Mi faccia capire, perché voglio capire il meccanismo, nel senso che, se in quel momento dall'altra parte del mondo uno sta giocando il risultato opposto, allora tu hai la possibilità INDAGATO D.T. N. Esatto. Si mangia la tua giocata. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi è come se Betfair facesse da intermediario? INDAGATO D.T. N. È un intermediario. Betfair è un intermediario. P.M. Dr. ANGELILLIS Tu giochi con un altro da un'altra parte del mondo che, invece, gioca il risultato opposto. INDAGATO D.T. N. Esatto. E’ stato premiato anche dalla Regina Elisabetta perché questo ha inventato una cosa mondiale, questo è stato premiato, questo è un ragazzo che adesso cammina con gli elicotteri, ha creato una roba pazzesca. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi in questo modo, anche con l'ausilio di Betfair siete riusciti a piazzare? INDAGATO D.T. N. Ma Betfair fa gioco in tutto questo magistero. Betfair è Se noi vogliamo adesso, prendiamo Betfair, Betfair dà anche i grafici, ti dà un grafico dove praticamente ti dà gli andamentali delle giocate sulle partite, tipo, prendiamo Bari-Sampdoria. Ti cominci a far vedere che sull'1 vengono puntati 10 mila, sull'x 20 mila e sul 2 40 mila. E comincia piano piano. Tu fino a quando è la partita è di Serie A, vale 100, 200 mila, 300 mila, è tutto regolare, se tu chiaramente la freccia schizza, ti trovi un uno che arriva ad 2 milioni di euro Avv. DI RONZO Anche uno sprovveduto vuoi dire che se ne accorgerebbe? INDAGATO D.T. N. Capisce, è chiaro, basta stare là. Infatti tutti i quotisti di tutti i bookmaker del mondo fanno riferimento tutti a Betfair. Io ho imparato questo perché ero molto amico del quotista di Intralot, il capo proprio, Maurizio LOPEZ, quindi lui mi diceva “Oh, ma guarda un po' qua, che sta succedendo, Nico’? Vedi qua questa partita”. Io cercavo di orecchiare, sentire, è un mondo di il nostro mondo, il nostro settore è un tamtam, come tutti i settori, d'altronde. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma il collegamento con Betfair lei ce l'aveva per conto suo, era personale? INDAGATO D.T. N. Là devi avere solo conto tuo, Betfair non accetta niente, Betfair deve incassar i soldi, se hai i soldi giochi, non hai rapporti con persone, è un sito tedesco, non inglese. Magg. BAR. Ma se il dottore le chiede per queste scommesse lei si appoggiava ad un conto Betfair a suo nome, D.T. Ni.? INDAGATO D.T. N. A mio, sì. Magg. BAR. O si appoggiava lei anche ad altra gente? INDAGATO D.T. N. O a mio nome oppure, se finivano i crediti, tu chiamavi l'agenzia, per esempio di Valenzano “Vito, che hai 4-5 mila euro su Betfair che mi puoi prestare?”. E diceva “Nico, tremila ti posso dare”, e tu scaricavi, dove dovevi scaricare scaricavi, scaricavi al massimo, pure Quando era probabile, tu scaricavi dappertutto, però ognuno scarica quello che può. Magg. BAR. Lei aveva un conto Betfair? INDAGATO D.T. N. Sì, io ne avevo uno o due conti Betfair. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma c'era la possibilità di entrare nella sua agenzia Intralot e giocare su Betfair? INDAGATO D.T. N. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Non c’era questa possibilità? INDAGATO D.T. N. No, Intralot è solo Intralot, non esiste. P.M. Dr. ANGELILLIS No, diciamo tramite un se è una possibilità che creava lei in quella agenzia, non so se mi sono spiegato. INDAGATO D.T. N. Cioè se viene un giocatore ed io la piazzata gliela posso fare? Certo che si può fare, Dottore, lo fanno tutti. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo voglio capire. INDAGATO D.T. N. Tutte le agenzie hanno tre, quattro siti, oltre al faccia vista. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo voglio dire. INDAGATO D.T. N. Assolutamente. P.M. Dr. ANGELILLIS E’ una zona diciamo a parte, dove tu dici “Vieni qui che facciamo la puntata, non con Intralot, ma con” INDAGATO D.T. N. Cerchiamo di non fare confusione, ché questo è un passaggio importantissimo. Ci sono agenzie Snai, o Intralot o match Point che si chiamino loro, che sono gestite da Snai, Match Point, titolari, che non sanno neanche l'esistenza di queste cose, e che fanno soltanto accettazione al banco. Poi stanno tutte queste agenzie che hanno aperto nel 2006, dopo i 6 anni di connessione, che hanno fatto l'investimento queste grosse compagnie, e hanno dato in gestione, perché non solo Intralot ha dato in gestione alle persone nelle città, anche Eurobet ha dato in gestione, anche Mercury ha dato in gestione, anche Snai ha dato in gestione, quindi questi qua che erano vecchi on-line, i vecchi CTD, ecco il nome giusto, i vecchi CTD, usavano sempre il loro metro, perché con il 10%, il 12% non sopravvivi, quindi l'accettazione, che cosa viene fatta nell'agenzia? Si prende la giocata, la smisti, magari là prendi il 40%, cominci a devi essere un bravo speculatore. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma c'è un posto fisicamente dove potevi fare questo?? INDAGATO D.T. N. Sul computer, tutto al computer. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma sempre all'interno dell’agenzia? INDAGATO D.T. N. Sì, per forza, viene nelle agenzie, per forza. P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè all'interno dell'agenzia Intralot? INDAGATO D.T. N. Anche, se tu nelle mie no, nelle mie no, però se tu, perché a noi erano gestite, quindi facevano il loro lavoro, però, se tu andavi, chiamavi, per esempio, un Intralot qualunque e dicevi “Che hai nel conto tuo privato qualcosa da investire?”, perché diventa tutto privato poi, non c'entra più Intralot. E' come se uno di noi avesse P.M. Dr. ANGELILLIS Il punto Intralot è un punto di riferimento? INDAGATO D.T. N. Esatto. Ognuno di noi può avere 100 conti online. Magg. BAR. Vorrei sapere fisicamente le macchine con cui scommettevate a Betfair. INDAGATO D.T. N. Ogni gestore di questi posti ha dieci conti. Magg. BAR. Perfetto! Questo l'abbiamo capito. INDAGATO D.T. N. Sì. Magg. BAR. I computer da cui vi connettevate erano tutti esistenti nell'agenzia, oppure lo faceva uno da casa, uno da INDAGATO D.T. N. Lo puoi fare da dove vuoi, se stai nell'agenzia in quel momento, lo fai dal computer, ma non dalle macchine di Intralot, lo puoi fare dal computer che hai dietro. Magg. BAR. Questo ha chiesto il dottore. Avv. DI RONZO Quindi in agenzia con delle credenziali, giusto? INDAGATO D.T. N. No, chiede password e cose ed entri con il computer, anche dai palmari puoi entrare adesso. Quando stavo io, non c'erano ancora gli Smartphone. P.M. Dr. ANGELILLIS Tornando a Bari-Genoa non c’era questo problema. INDAGATO D.T. N. Fu fatta questa puntata. Magg. BAR. Bari-Genoa, precisiamo, 2009-2010? INDAGATO D.T. N. 2009-2010. Buca totale, Bari 3, Genoa 0. Le bestemmie! P.M. Dr. ANGELILLIS Questa puntata era in quale senso? INDAGATO D.T. N. X, pareggio, infatti vedemmo un po' che si presero pure in campo, un po' di parolacce, perché evidentemente M. se l'era inventata da solo quella partita, se è vero che lui aveva dato la soffiata, perché ci sono 3 milioni di partite che vanno out, 3 milioni dipartite che vanno che si vince e si perde, non c'è nessuna garanzia assoluta su nessuna partita, a meno che tu non sei il calciatore che va in campo, entra, fa la cosa, perché l'unico modo per vincere sicuro è quando una squadra, specialmente quando era x, io mi agitavo la vita mia, dicevo “Meh! A posto, oggi non si campa più”, perché era Immagini che deve essere pareggio fino alla fine dei 90 minuti, immagini lei questa soffiata che ti arriva, dici “Ragazzi, sentite a me, andiamo piano che l'x a me non mi piace”. Ogni volta l'x andava sempre a Quando usciva poi, ti ritrovavi che tu stai in fortuna, se stai in fortuna poi vinci, se stai in sfortuna vai piano. È una regola biologica questa cosa qua. P.M. Dr. ANGELILLIS Mi faccia capire una cosa, che cosa successe a Bari-Genoa? Lei ha detto che si presero, che significa che si presero in campo, cioè ci furono? INDAGATO D.T. N. E sentii che si presero un po' dalle panchine pure. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi, non ho capito, c'era questa ipotesi che effettivamente c'era almeno qualcuno? INDAGATO D.T. N. E bè! Giocò tutta l'Italia quell'x. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi evidentemente la cosa non andò per il verso giusto, come mai? INDAGATO D.T. N. L'ha detto lei, sono 22 persone in campo, gestire la situazione non è assolutamente facile. P.M. Dr. ANGELILLIS Dopo quella partita grandi perdite sostanzialmente? INDAGATO D.T. N. Esatto, prendemmo la botta. Chiaramente, quando lei perde la partita precedente, la partita dopo che fa? P.M. Dr. ANGELILLIS Ti devi rifare. INDAGATO D.T. N. Ti dei rifare, e soprattutto come vai? Non spaventato, di più di spaventato, quindi, anziché mettere 5, metti 2 e mezzo, perché non ti fidi più della persona. E fu fatta la giocata. La giocata fu fatta, non so come fece, alla fine uscì, perché anche là iniziammo già alla fine L’assunto accusatorio non può essere condiviso. Rileva questo giudice come la volontà di alterazione dolosa del risultato dell’incontro Genoa-Bari del maggio 2010, sulla scorta degli elementi appena indicati, si fondi esclusivamente sulle dichiarazioni di D.T. Ni. – il quale riconosce di parlare sulla base di proprie personali congetture – che nel presente procedimento assume la veste processuale di coindagato e non di persona informata sui fatti. D’altronde, a parte la apparente fumosità dell’addebito rivolto ad A. M., se accordo corruttivo vi fu in ordine all’esito di Bari-Genoa – e trattasi di circostanza ancora non provata –, questo certamente non venne siglato nel senso che il D.T. attribuisce allo stesso M L’assoluto difetto di riscontri alle dichiarazioni di D.T., il cui rinvenimento è, invece, imposto al giudice, in ragione del peculiare status processuale del predetto, dal combinato disposto degli articolo 273-192, co. III e IV, c.p.p., non consente di fondare a carico degli indagati – relativamente alla vicenda correlata all’incontro Bari-Genoa – una piattaforma indiziaria conforme alla soglia di gravità richiesta dall’articolo 273 c.p.p. in termini Cass., Sez. Unumero , 30.5.-31.10.2006, P.G. in proc. Spennato . L’incontro Bari-Genoa deve essere, dunque, espunto dalla piattaforma indiziaria posta a carico degli indagati nel presente procedimento per il reato di cui in rubrica cautelare. Tirando conclusivamente le fila dell’ampia esposizione che precede è possibile, quindi, ritenere affermata, agli esiti dello scandaglio documentale degli atti versati nel fascicolo delle indagini preliminari, l’operatività, nella vicenda in esame, di una associazione per delinquere, composta dal calciatore A. M., da Gio. Car. e da F. Gia., finalizzata all’alterazione, a fine di lucro, degli incontri di calcio del campionato italiano di calcio di serie A nelle stagioni calcistiche 2009-2010 e 2010-2011 – vale a dire, finalizzata alla frode sportiva –, grazie alla decisiva intermediazione del terzino del Bari calcio, in violazione dei principi di correttezza e lealtà sportiva che dovrebbero ispirare l’operato di un calciatore professionista. Lungo tali direttive si articola il peculiare modus operandi del sodalizio emergente dagli atti che si può efficacemente sintetizzare come “protocollo M.”. Vitale ed indefettibile, nel protocollo operativo sin qui descritto, risulta proprio il ruolo di A. M., l’idolo della curva in cui si assiepa la tifoseria bianco-rossa, che sfrutta le proprie conoscenze nel mondo calcistico professionistico e le proprie informazioni privilegiate per orientare le scommesse del gruppo, per condizionare le prestazioni calcistiche dei suoi compagni di squadra al cui indirizzo veicola le proposte illecite mirate ad addomesticare il risultato dei singoli incontri di calcio promettendo lauti compensi in denaro, o per attivare l’intervento dei sodali presso i referenti individuati dall’atleta nel mondo calcistico vedasi la vicenda Bologna-Bari e che, nell’incertezza, risolve definitivamente le partite cui prende parte nel senso auspicato, quantunque deteriore per la squadra di calcio della quale veste i colori sociali e dalla quale viene stipendiato nonostante l’evidente conflitto di interessi, realizzando volontariamente un autogol per “blindare” il risultato finale come nel caso di Bari-Lecce . Dell’associazione per delinquere, dunque, A. M. è il leader indiscusso e capo carismatico il suo prestigio gli deriva direttamente dal campo di calcio, dall’essere egli, terzino destro e anche capitano dell’A.S. Bari, il beniamino della sua tifoseria, dall’indossare ogni domenica sul tappeto verde la maglia biancorossa tra stuoli di giornalisti e fotografi al suo seguito mentre la tivù diffonde in diretta le immagini delle sue gesta, dal disporre, egli, calciatore professionista di successo, di una fitta rete di conoscenze all’interno dell’ elite del movimento calcistico e della serie A nazionale da utilizzare all’occorrenza. Del mondo del calcio, peraltro, M. è abile nel cogliere i trucchi ed ottimizzarli in funzione della causa associativa il calciatore avversario da avvicinare per manipolare l’esito delle singole partite deve essere, infatti, sempre un difensore si vedano, ad esempio, le vicende relative ad Udinese-Bari e Bari-Bologna , perché in grado di condizionare in ogni momento il risultato finale degli incontri di calcio, magari con un’autorete le partite che meglio si prestano alla combine sono, per lo più, quelle di fine stagione, quando l’interesse dei tifosi, l’impegno dei calciatori ed anche la pressione mediatica sono ormai allentati. In tale contesto, tutt’altro che marginale risulta il lavoro ausiliario di manovalanza qualificata garantito stabilmente al calciatore, ed all’intero sodalizio criminale, da Gio. Car. e F. Gia. questi, lontani dalle luci della ribalta calcistica, lavorano nell’ombra, coadiuvano l’atleta nei vari segmenti della condotta illecita, procacciano l’”affare”, garantiscono il contatto materiale dell’organizzazione con i calciatori avversari da avvicinare sfruttando l’ input fornito da A. M. che spiana loro la strada nel mondo edulcorato del calcio professionistico, raccolgono il denaro da versare ai calciatori compiacenti e costituente, dunque, il prezzo del patto corruttivo posto a fondamento del delitto di frode sportiva, effettuano materialmente, infine, le scommesse “sicure” sui singoli eventi agonistici i cui importanti proventi saranno sempre ripartiti con il M Motore ispiratore dell’intero protocollo rimane il guadagno facile cui tutti tre gli indagati – accomunati da una passione viscerale per le scommesse sulle partite di calcio –ambiscono ossessivamente. Detta condotta antigiuridica avvince con certezza, secondo le modalità operative tipiche della societas sceleris , gli incontri del campionato italiano di calcio di serie A Udinese-Bari del 9.5.2010, Bari-Lecce del 15.5.2011 e Bologna-Bari del 22.5.2011. Il M., peraltro, ammette di avere effettuato una scommessa “sicura”, previa intesa con altri calciatori, secondo la schema tipico della frode sportiva, anche in occasione dell’incontro Cesena-Bari del 17.4.2011 che, pure, allo stato parrebbe esulare, a rigore, dalle maglie dello schema associativo. Ricorrono, in concreto – per le ragioni esposte – anche tutte le singole ipotesi criminose rientranti nel paradigma normativo scandito dall’articolo 1 l. numero 401/’89. Sussistono, pertanto, a carico dei prevenuti, elementi di fatto che, allo stato degli atti, fanno ritenere quasi con certezza che il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione del delitto di frode sportiva cui in imputazione sia stato effettivamente commesso, con le specificazioni precedentemente esposte, e che di esso si siano resi responsabili tutti i soggetti indagati nel presente procedimento e destinatari di richiesta cautelare. Nel che si risolve la nozione giurisprudenziale della gravità degli indizi la cui sussistenza, a norma dell’articolo 273 c.p.p., appare indispensabile per l’emanazione di misure cautelari personali cfr., ex plurimis , Cass., sez. VI, numero 1460/’95 Cass., sez. III, numero 1668/2002 Cass., sez. II, numero 18103/2003 . 4. LE ESIGENZE CAUTELARI E L’ADEGUATEZZA DEL GRADO DI PRESSIONE COERCITIVA. 4.1. Il pericolo di inquinamento probatorio di cui all’articolo 274, lett. a , c.p.p. Sussiste, a carico di tutti gli indagati, l’esigenza cautelare del pericolo di inquinamento probatorio di cui all’articolo 274, lett. a , c.p.p. Detta esigenza si alimenta in termini di attualità e concretezza, secondo il costante insegnamento della giurisprudenza di legittimità cfr., ex plurimis , Cass., sez. V, numero 1958/2011 Cass., sez. VI, numero 2381/’94 , sulla scorta delle complessive emergenze processuali e della stessa condotta serbata dai prevenuti, i quali hanno posto ripetutamente in luce condotte mirate a contaminare la genuinità del processo di formazione della prova. Eloquente, al riguardo, la condotta di A. M Il calciatore, nella presenta vicenda, assume almeno tre distinti atteggiamenti dichiarativi, passando da una sostanziale chiusura nel corso del primo interrogatorio – in cui l’atleta appare reticente e poco propenso a rivelare agli inquirenti il proprio immenso bagaglio cognitivo specifico –, ad una solo apparente apertura nel corso del secondo interrogatorio, in cui l’atleta si ostina, ad esempio, a non riconoscere la volontarietà dell’autorete realizzata in occasione dell’incontro Bari-Lecce del 15.5.2011 quando la cosa era apparsa chiarissima già ai tifosi assiepati sulle gradinate dello stadio “San Ni.” quella stessa domenica di maggio, e risulta estremamente cauto nelle sue propalazioni, nel tentativo di non disvelare la natura associativa della condotta antigiuridica consumata. Anche la memoria presentata dal calciatore il 28.3.2012 non si discosta da simile trend , atteso che il M. ammetterà pure la propria responsabilità monosoggettiva in ordine all’incontro Cesena-Bari, ma ancora una volta appare cauto e misurato nelle dichiarazioni che riguardano la condotta e la responsabilità altrui incomprensibili rimangono infatti le ragioni per le quali il M. avrebbe diviso con i suoi due amici la vincita conseguente alla scommessa sull’esito di quell’incontro ove questi ultimi fossero rimasti estranei alla condotta illecita. Del pari, rimane incomprensibile il ruolo inerte che l’atleta attribuisce, in detta memoria, ai suoi amici Gia. F. e Car. Gio. in relazione alla vicenda della partita Udinese-Bari del 2010 salvo poi riscuotere anch’egli la quota della vincita riguardante una giocata formalmente ascrivibile soltanto a questi due. Pare, dunque, che il M. sia ispirato più dalla volontà di nascondere il protocollo associativo cui direttamente aderisce che da quella di fornire un leale ausilio all’operato dell’Autorità Giudiziaria in tale ottica ammette il minimo possibile, vale a dire la frode sportiva commessa relativamente all’incontro Cesena-Bari. Quanto poi all’ammissione, in detta ultima memoria, della volontarietà dell’autorete in Bari-Lecce, M. non fa altro che ammettere l’evidenza. Il predetto, inoltre, continua a mantenersi in contatto con i propri sodali per conoscere gli sviluppi della vicenda giudiziaria che lo riguarda e per adottare, evidentemente, le opportune contromisure. Palpabile, peraltro, il clima di pesante contaminazione delle fonti di prova che aleggia sull’intero procedimento. Gio. Car. cerca di nascondere all’A.G. le verità di cui è portatore e si infuria quando apprende che, dinanzi al P.M., A. M. ha cominciato a coinvolgerlo. In una sua conversazione con tale Mi., intercettata in ambientale il 9.3.2012, il Car. lascia chiaramente intendere di essere in grado di trascinare nei guai altre persone se solo raccontasse agli inquirenti tutta la verità RIT 72/12 prog. 1273 . Si riporta, di seguito, uno stralcio di detta conversazione Mi. e adesso ti conviene, adesso ti conviene al momento breve frase inc tutti gli altri e robe varie inc Gio. ma io non posso dire tutte le cose se no se no che cosa faccio Mi.? Mi. a quel punto, a quel punto Gio. Mi. che faccio metto nei guai pure altre persone? non ho prove io Mi. lo so che non hai prove Gio. e ho capito Nel passaggio che segue, sempre relativo alla sua conversazione con Mi. appena menzionata, Car., confermando la propria naturale predisposizione alla contaminazione della genuinità delle fonti di prova, rivela di essere stato pronto – ai tempi dell’indagine dell’A.G. di Cremona sul calcioscommesse, quando la priorità del gruppo era quella di nascondere agli occhi dell’A.G. inquirente l’esistenza di stretti contatti tra M. ed il calciatore Bellavista – a dichiarare il falso nell’interesse di A. M. per compromettere l’esito di un’acquisizione da parte dell’A.G. di tabulati telefonici che, per l’appunto, documentavano il contatto tra Bellavista e M. Gio. Mi. io per amicizia ero arrivato a dire a questo, perché io sapevo solo di una telefonata di Bellavista, con Bellavista che io dissi oh nel caso dico che ti ho rubato io il telefono, che te l'ho fatta io la telefonata, pensa un pò, ma io sapevo che era, era solamente una telefonata, poi vado a leggere che avete inc. Palermo e non mi dici niente di Palermo ? Io oggi Mi. ricollego tante piccole cose Mi. era un pezzo di merda I complessivi esiti investigativi, tuttavia, hanno anche posto in luce l’esistenza di perduranti contatti, anche on line , tra il calciatore ed i due suoi amici al fine di scambiarsi informazioni, concordare strategie, prevenire eventuali iniziative dell’A.G. Dopo il primo interrogatorio del 25.1.2012, rivelatosi sostanzialmente inattendibile, il M., infatti, viene contattato dal Car. che gli riferisce il resoconto dell’inchiesta conosciuto da D.T Questo particolare, riferito da D.T., e confermato dai riscontri acquisiti dalla P.G., dimostra come M., Car. e Gia. continuino a mantenersi in contatto per concordare le versioni da rendere all’A.G. barese. In particolare, il 27 gennaio 2012, Gia. F. chiede a Gio. Car. se abbia avuto modo di parlare con M. “Hai sentito a quello?” Car., nel rispondere di sì, temendo eventualmente la captazione delle conversazioni telefoniche, lo invita a contattarlo tramite un’utenza fissa “trovati una postazione e fammi sapere” Tel. 1215 – RIT 3057/11 . Nella stessa serata, Gia. F. ricontatta il suo amico Car. Gio., chiedendogli i motivi per i quali non lo aveva ancora chiamato. Car. risponde di non essere riuscito a trovare un’utenza fissa “non ho trovato niente e sto qua, pensavo di poter andare da Gaetano ma è andato a casa di un amico”. Di rimando Gia. lo invita a contattarlo tramite il collegamento “Skype” ed in tal senso gli detta le istruzioni per l’uso tel. 1240 – RIT 3057/11 . In data 10 febbraio 2012, alle ore 16 55, D.T. Ni. viene escusso nella veste di persona informata sui fatti. Al termine dell’interrogatorio, D.T. cerca immediatamente il contatto con Car. e alle ore 19 07 viene registrata, sull’utenza in uso a Car. Gio. D.T., nel corso dell’interrogatorio dinanzi al P.M., spiega che non contatta Car. per telefono ma lo cerca tramite un amico in comune , la richiesta da parte di Giuseppe Rovereto, titolare del “Bar Cognetti”, di raggiungerlo presso il suo esercizio commerciale, attiguo al ristorante “Giampà”. In sottofondo, prima della risposta del Car., si ascolta la voce di N.D.T. commenta le notizie giornalistiche , tel. 2023 – RIT 3057/11, che conferma la presenza di quest’ultimo al momento della telefonata. Alle ore 22.19 successive, è Car. che chiama Gia. F. in quel momento a Roma invitandolo a raggiungerlo a Bari per riferirgli quanto appena appreso dal D.T. “quando vieni?” alla risposta “inizio marzo, perché?” , Car., infastidito per le troppe domande, risponde “niente, in generale. F. mannaggia a te!” tel. 2063 – RIT 3057/11 . Eloquente l’imprecazione finale che rende conto della necessità dell’attivazione di un immediato contatto. In seguito, a fronte della perdurante ingenuità dell’amico, Car. è dunque costretto a esprimersi senza mezzi termini, e lo invita esplicitamente ad incontrarlo di persona se intende parlargli la sera dell’11 febbraio 2012, Gia. F. chiama Car. Gio., e alla richiesta di collegarsi a “Skype”, Car., irritato, risponde “F. no F. muovi il culo e bastae anche urgentemente” tel. 2070 – RIT 21/12 . Trattasi di cautela incompatibile con il contenuto lecito delle conversazioni. Seguendo l’invito del Car., F. Gia. il 13 febbraio 2012 giunge a Bari. Prima del suo arrivo, mentre si trova ancora a bordo del treno, chiama Gio. Car. per informarlo di essere partito alla volta del capoluogo pugliese. I due decidono di incontrarsi in serata previo appuntamento telefonico tel. 2167 – RIT 21/12 . Seguirà l’incontro presso il solito “Bar Cognetti” tel. 2183 – RIT 3057/11 . Inoltre, emerge dagli atti che, a seguito delle indiscrezioni giornalistiche che riportano le dichiarazioni rese dallo I. nel corso del suo interrogatorio di garanzia, M. chiede al Car. di raggiungerlo a Bergamo per potergli parlare. Car. lo invita a contattarlo attraverso il social network “Facebook”. Ma, alla risposta del giocatore di non servirsi più di tale mezzo di comunicazione – evidentemente ritenuto non sicuro –, Car., dopo aver consultato gli orari dei voli aerei, lo informa che lo avrebbe raggiunto a Bergamo nella mattinata di martedì 14 febbraio. Di sicuro, A. M. chiede di essere immediatamente riascoltato dal Pubblico Ministero e qualche giorno dopo, vale a dire il 24.2.2012, si ripresenta dinanzi all’A.G. barese per fornire un’altra versione dei fatti. E’, peraltro, noto l’insegnamento della giurisprudenza di legittimità alla cui stregua, in tema di esigenze cautelari, il pericolo di inquinamento probatorio, di cui all’articolo 274, comma I, lett. a , c.p.p., postula soltanto che vi siano specifiche ed inderogabili esigenze attinenti alle indagini poiché il requisito della specificità è riferito alle esigenze e non alle indagini, non è indispensabile che il giudice, nel suo provvedimento, indichi con precisione gli atti investigativi ancora da compiere, ciò sia per evitare che il pubblico ministero debba rivelare alla parte gli accertamenti che si appresta ad espletare sia perché lo stesso giudice non deve necessariamente essere posto a conoscenza delle future investigazioni in termini Cass., sez. VI, numero 3424/2007 . 4.2. Il pericolo di reiterazione criminosa di cui all’articolo 274, lett. c , c.p.p. Sussiste, a carico degli indagati, il pericolo di reiterazione criminosa ex articolo 274, lett. c , c.p.p. Ciò, in primo luogo, alla luce dell’elevata gravità dei fatti – rivestenti indubbio allarme sociale – posti in essere dai prevenuti e della loro connotazione in chiave associativa che ne accresce il disvalore giuridico. L’associazione per delinquere monitorata ha, peraltro, dimostrato ampiamente di essere in grado di operare in maniera indisturbata sull’intero territorio nazionale per falsare l’esito di incontri di calcio di serie A e, quindi, l’esito dello stesso campionato italiano di calcio. L’intera vicenda, inoltre, pone in luce la personalità connotata in senso deviante di tutti gli indagati, certamente propensi al coinvolgimento in vicende antigiuridiche di importante spessore il M. rimane, peraltro, calciatore professionista in attività sempre in grado di attivare il protocollo illecito monitorato, contattare colleghi calciatori per addomesticare, con la lusinga del denaro, l’esito degli incontri di calcio, ricevere e veicolare informazioni “privilegiate” inerenti le singole partite del campionato italiano, scendere egli stesso in campo e falsare, anche con un’autorete – come già avvenuto – il regolare andamento di una partita non già parrocchiale o amatoriale ma inserita all’interno del calendario federale di serie A Car. e Gia. rappresentano l’ingranaggio vitale della descritta macchina di illegalità, sono i diretti collaboratori di M. e risultano sempre pronti ad operare, nell’interesse del sodalizio, per perseguire il comune fine illecito – vale a dire il guadagno di denaro proveniente da “scommesse” sicure su eventi calcistici – sfruttando le corsie preferenziali, in termini di informazioni “privilegiate” e di conoscenze di persone interne al movimento calcistico nazionale, che vengono loro dischiuse da A. M. ovvero rinvenendo essi stessi l’”affare” da proporre al calciatore. Peraltro, molte conoscenze – “operative” ed umane – del M. ormai rientrano nel bagaglio cognitivo privato dei predetti, che, dunque, appaiono perfettamente in grado di ottimizzare il know-how antigiuridico acquisito e di riattivare autonomamente, in ogni momento, la macchina dell’illegalità correlata alla frode sugli eventi sportivi. Del resto, lo stato di incensuratezza di tutti tre gli indagati appare pressoché irrilevante, ai fini di una prognosi lusinghiera di astensione da manifestazioni criminali recidivanti, se solo rapportato all’oggettivo disvalore giuridico dei fatti, alle accurate modalità di predisposizione del protocollo antigiuridico monitorato, all’assenza di sintomi di resipiscenza, all’intensità del dolo connotante l’azione dei prevenuti, alla condotta contemporanea e successiva alla commissione dei fatti in esame serbata dai predetti ed ampiamente illustrata nelle pagine che precedono cfr., quanto all’operatività dei parametri citati nella delibazione della personalità di incensurati, Cass., sez. III, numero 2439/’96 cfr., altresì, Cass., sez. III, numero 1703/’93, nonché, Cass., sez. I, numero 35219/2002 . Ne consegue una valutazione di indubbia pericolosità sociale dei prevenuti ed una prognosi infausta, nei loro confronti, di recidivazione criminosa, sotto il profilo del pericolo di commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, ex articolo 274, lett. c , c.p.p. Trattasi di valutazione connotata da requisiti di estrema attualità. Il sodalizio criminoso monitorato, infatti, non può in alcun modo dirsi dissolto. Ciò anche perché, mentre i tre indagati continuano a tenersi in stretto contattato, A. M. continua a scendere in campo o potrebbe farlo se utilizzato dal suo allenatore con la maglia dell’Atalanta, la attuale stagione calcistica volge al termine e, tra breve, saranno in programma incontri di serie A tra squadre prive di ambizioni di classifica o, comunque, appagate dai risultati raggiunti trattasi di stato di cose che costituisce l’ humus vitale per l’operatività del “protocollo M.”. A conclusioni altrettanto infauste per i prevenuti deve pervenirsi anche con riferimento alla prognosi ex articolo 275, co. II bis, c.p.p., atteso che, allo stato, il disvalore giuridico della vicenda descritta appare assolutamente compatibile con la prospettiva di un trattamento sanzionatorio travalicante il limite del beneficio della sospensione condizionale della pena, avuto altresì riguardo al fatto che la valutazione circa la concedibilità del beneficio – che non costituisce certo un mero automatismo processuale – non può tener conto delle opzioni degli indagati per i riti alternativi, trattandosi di evenienze processuali ancora future ed incerte cfr. Cass., sez. II, numero 5569/’96, ric. Squeo . A ciò si aggiunga la elementare valutazione che il prospettato pericolo di reiterazione criminosa appare, di per sé, difficilmente compatibile con quella prognosi favorevole al reo, in termini di astensione dal delinquere, che si pone come presupposto di legge per la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena. 4.3. La applicazione della misura coercitiva inframuraria. La articolata esposizione che precede induce, pertanto, a disporre l’applicazione, nei confronti di ciascuno dei tre indagati, della misura cautelare della custodia in carcere. Detta misura si appalesa, allo stato, idonea, in quanto proporzionata al disvalore giuridico del caso concreto ed all’entità della pena irroganda ed adeguata ad arginare le concrete esigenze cautelari, non rinvenendosi nelle personalità di ciascuno dei prevenuti – connotate in senso deviante e prive di freni inibitori, come dimostrato anche dalla presente vicenda, che ha visto i predetti perseverare nella condotta di contaminazione della genuinità delle fonti di prova anche in costanza di indagini preliminari – elemento alcuno da cui desumere profili denotanti capacità di autocontrollo e di spontaneo rispetto, da parte dei medesimi, delle prescrizioni connaturate alla restrizione domiciliare. D’altra parte, la misura domiciliare risulterebbe difficilmente compatibile con il ravvisato pericolo di inquinamento probatorio. Il che rende, a maggior ragione, non applicabile, nel caso di specie, un regime implicante un minore grado di pressione coercitiva, da ritenersi assolutamente inadeguato, per l’ampio margine di movimento riconosciuto all’agente, ad arginare le predette esigenze cautelari. P.Q.M. Visti gli articolo 273, 274, 285, 291, 292 c.p.p. applica nei confronti di M. A., nato a Viareggio il 5.2.1986, CAR. Gio., nato a Bari il 25.12.1965 e GIA. F., nato a Grottaglie TA il 6.9.1981, la misura cautelare della custodia in carcere ordinando ad Ufficiali ed agenti di Polizia Giudiziaria di procedere alla cattura dei predetti e di condurre i medesimi in un Istituto di Custodia con le modalità dettate dall’articolo 285, co. II, c.p.p., perché vi rimangano a disposizione di questo Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, nonché di dare immediata comunicazione a questo Ufficio G.I.P. dell’avvenuta cattura. Autorizza sin d’ora i colloqui dei predetti indagati con i propri difensori di fiducia, i familiari ed eventuali aventi diritto. Dispone che copia della presente ordinanza sia trasmessa, a cura della P.G. che vi ha dato esecuzione, alla Direzione della Casa Circondariale presso la quale saranno condotti gli indagati. Manda la propria Cancelleria per l’urgente trasmissione al P.M. che ha fatto richiesta della presente ordinanza coercitiva, perché ne curi l’esecuzione e per gli ulteriori adempimenti di competenza. L’incontro Parma-Bari, disputatosi il 3 aprile 2011 e valido per la 31^ giornata del campionato di serie A, si concludeva con il punteggio di 2-1 in favore degli ospiti, ultimi in classifica, che segnavano il gol della vittoria al 90’ minuto con lo straniero Al. la partita Bologna-Bari, disputatasi il 22 maggio 2011 e valida per la 38^ ed ultima giornata di campionato, si concludeva con il risultato di 4-0 in favore dei pugliesi, ormai da tempo retrocessi in serie B. Si riportano, di seguito, stralci della menzionata conversazione, avvenuta in concomitanza con una operazione mirata a colpire il calcio-scommesse posta in essere, in quelle ore, dalla Procura della Repubblica di Cremona D.T. Hai visto stamattina hanno arrestato tutti al nord.Hai vistoQuelli. I. Eh.Quelli stamattina D.T. Quelli sono i veri colpevoli.Giocatori, sistema e cose.Noi che cazzo c’entriamo I. Adesso è il fatto. D.T. Noi che cazzo c’entriamo, abbiamo fatto una scommessa. I. Mi potevo mai inventare una cosa io. D.T. Eh? . I. Mi potevo mai inventare una cosa io D.T. A. io Loro hanno detto a me Perchè qualcuno se l’è cantata su di te I. Lo so questo fatto D.T. Sì è venuto da me a fare qualche giocata .E’ chiaro.E’ normale che è venuto a fare qualche giocata.Io ho detto.Io devo dire tutta la verità, sempre la veritàA me dispiace, ma se gli piacevano i soldiGuadagnare i soldiEd a noi non hanno fatto guadagnare una lira Adesso ci dobbiamo prendere anche le mazzate.Mi dispiace ma non ci sto Poi D.T. Ni. si siete e fa un gesto a A. non ti allargare I. Non è mica facile rispondere . D.T. Che ti hanno chiesto? I. Niente tu conosci i giocatori? .Quali sono i rapporti che avevi, che hai . D.T. Anche a me hanno chiesto se è mai venuto da te a fare una scommessa M., P. o gli altri Io non ho potuto dire di sì Anche se so, sapevo che. I. Ma io non ho mai fatto una cosa del genere D.T. Mai? I. Sai quante volte. simula un gesto con la mano . Venivano a te D.T. Ma glielo hai detto? I. Non mi hanno chiesto niente Omissis. Ni. riceve una telefonata da tale Ma Ni. gli dice che i soldi glieli porterà in centro A giri 0.20.04 D.T. Hai visto uno scherzoGiocare scherzare, diventa una cosa.Eh? .Hai capito che cosa è nella vita.Un gioco di merda D.T. Questi hanno prendevano in giro tutti ormai.Quelli prendevano in giro tutti quantiNo? . I. Sicuramente D.T. Prendevano per il culo a te a me a tutti quelli che Capito? .E poi si mangiavano i soldi Tu devi dire tutta la verità, solo la verità. omissis I due parlano delle notizie, riguardo il calcio scommesse e in particolare alcuni incontri di calcio del Bari Calcio A giri 0.23.33 D.T. Bologna Bari I. Bologna Bari D.T. Bologna Bari, Parma Bari o Bari Parma I. Va bene sicuramente Bologna Bari l’hanno fatta loro D.T. Va bene pure io so che alla fine qualcuno ha incartato facendo intendere che qualcuno ha preso i soldi Ma tu quello che saiNon accusare le persone se non sai. I. Io non accusoIo non accuso niente.Io non accuso niente omissis A giri 0.24.20 D.T. Che qua sono sempre loro i pieni di merda I giocatori e i luridi I. Che poi se ne sono andati. D.T. Che fregano i soldi I. E non ti guardano più in faccia. omissis A giri 0.26.56 D.T. Ma tu dimmi la veritàAdesso una cosaMi devi dire la verità, ma quelli mandavano a me o a te per prenderci in giro o ti mandavano veramente.Eh? I. Veramente. D.T. Non è che mi prendevano per il culo I. No D.T. E come mai sbagliarono? I. Non lo so questo non lo so .Ti giuro che non lo so D.T. Cioè io voglioUna cosa, se uno ha una notizia dalle persone con cui sta vicino. Tu dicevi quello ha detto di giocare tre a treE io dicevo va bene gioca, qual è il problema.Io copiavo e perdevo . Okay? .Ma tu che dici lo facevano apposta quelli.Giusto? I. EhSicuramente .Ma apposta no Ma apposta no, perché lui me lo diceva, mica me lo inventavo io D.T. Si ho capito omissis A giri 0.39.05 D.T. E G.? I. Altro pieno di merda. D.T. Altro pezzo di merdaEh? . I. Che pezzo di merda D.T. Ma con te si sono comportati proprio di merda tutti.Eh? I. Che pezzo di. D.T. Non c’è uno che ti ha voluto bene A., come mai? I. Che cazzo ti devo dire D.T. Sono proprio razza bastarda eh I. Veramente ho chiamato Quello, ora, ultimamente ad A. D.T. A chi A.M.? I. OhCiao come stai.Io ho avuto un problema, a parte i bambini, un problema fisico, avevo chiesto un aiutoSai mi sono tolto da queste coseIo gli dissi nessuno ti ha chiesto niente. D.T. In mezzo a che cosa Le scommesse? I. “Sì Mi dispiace per il problema che hai avuto.” OkayBasta G. lo stesso.G. D.T. Non ti ha dato neanche un Euro per tutto quello che gli hai fattoCioè proprio bastardo I. Bastardo.Neanche a dire tieni Per il problema che haiTieni riferito ai soldi Per il problema che hai adesso ti aiuto io. P. non mi risponde al telefono.Pure.Ma ci rendiamo conto che io a P. gli ho dato il culo Solo la notte alla farmacia D.T. Senti ma secondo te P. c’entra con le scommesse? I. Su questo no D.T. Eh? I. No D.T. Non c’entra niente è vero? P. è bravo è un bravo ragazzo, almeno io penso. I. Alessandro sì.Alessandro è un pezzo di merda D.T. Alessandro inc I. Ha preso paura.Quello si riferisce a M. è uno stronzo. D.T. Va bene A. M. si sa, e l’altro chi è B.? . I. B. noPerò io A Quello è un cornuto D.T. Va bene lo sappiamo, lo sa tutta l’Italia, che è un cornuto lo sa I. E’ un cornuto D.T. Ma invece M Come si chiama. B. non ti risulta I. NoSinceramente no, mai avuto a parlare D.T. Sì è sentito, si è sentito il nome suo in giro I. Non lo so Ni., ti giuro, quello è cornuto! D.T. Poi chi altro? E A.? I. A.? Non lo so D.T. Non lo sai? I. No, non lo so, perché facevano capire che lui diceva “vi siete venduti” così, colà, però D.T. Chi faceva capire vi siete venduti? I. Lui A., ndr lui, lui rimproverava i suoi compagni D.T. Chi lui? A.? I. A. rimproverava i suoi compagni, e gli diceva venduti! Vi siete venduti D.T. A chi ad A. M.? I. A. M. e ai compagni sai allora sai! D.T. E com’è? Dice che gli diede botte a Ro.? I. Chi? D.T. La sai questa storia I. No! D.T. Non la sai? Con Gi. litigò I. Con chi? D.T. Con loro ebbe una discussione, una cosa del genere no? Non ti risulta? I. So che A. M. e Gi. litigarono D.T. Eh! Perché? Il motivo delle partiteno? I. No, questo non lo so, però no, per il fatto dei tifosi, che c’era la contestazione e Gi. si tirava indietro D.T. Sempre per le partite.giusto? I. Non lo so adesso se è per partite, però non è che loro mi dicevano tutto cioè quello che accadeva negli spogliatoi, hai capito? Quello che accadeva negli spogliatoi non è che mi dicevano tutto, mi dicevano superficiale. Aspetta che poi quando seppi che litigarono Gi. e M., neanche lo seppi da lui D.T. E da chi lo hai saputo? I. Da A. Ru. D.T. Chi A.? I. Quello della pasticceria di Poggiofranco D.T. Ah! B. niente? Non ti risulta niente? I. No, Nelle immagini video fa un cenno di no con la testa D.T. E scusa è possibile M. tutto da solo faceva? I. Sicuramente lo disse alle persone che gli stavano sempre affianco D.T. Eh? I. Te lo dissero le persone che avevano sempre affianco. Quali erano? D.T. No, affianco non me ne frega un cazzo! Nel campo? I. Sicuramente si metteva lui d’accordo, che cazzo ti devo dire D.T. Eh! B. e quelli là, giusto? I. Sicuramente, non è che te lo vengono a dire! Non poteva mai fare da solo. D.T. risponde al telefono ed interrompe quindi la conversazione con I A termine della telefonata D.T. chiede a I. chi siano i soggetti vicini a M A giri 0.46.04 D.T. Ma, tu a chi ti riferivi? A quelli che stanno vicini a . A quelli là Carella o simile e quelli là I. nelle immagini video fa un segno di si con la testa Segue un breve colloquio tra i due circa le possibili domande che i CC rivolgeranno ad A. I I. Perché io ho detto la verità, ho avuto una discussione con A.zzi si riferisce a Guido A.zzi - D.S. Bari calcio per problemi allo stadio D.T. Si? I. E la gente che mi teneva e mi doveva difendere, mi ha voltato le spalle, cioè tipo A. M. ed Alessandro P. G. “non ti preoccupare ci parlo io con il direttore rif. A.zzi è un carissimo amico” ma, la cosa si vedeva che non era più.Questo è! I. indica tale Gianni Angelini e dice di averlo contattato più volte, due giorni prima di essere chiamato dai CC, senza avere risposta. La stessa cosa dice di avere fatto anche il D.T A giri 0.48.13 I. Io tuttora, mi sento con Bonucci, Ranocchia, persone umili veramente che ti vogliono bene. Loro mi hanno aiutato, non lo nascondo, mi hanno aiutato D.T. Adesso ti hanno aiutato ultimamente? I. Ultimamente si! D.T. Meno male I. Bonucci, duemila e cinquecento, Ranocchia mille e sette, Allegretti cinquecento euro. Ho avuto problemi I. parla del rapporto personale che aveva con Alessandro P., e di un incidente stradale avuto con l’auto del predetto P., una Mercedes classe A, mentre si recava presso l’aeroporto di Palese dove si stava recando per prelevare G I. dice che il danno dell’auto fu riparato a spese di G., per un ammontare di ottocento euro. A giri 0.51.47 D.T. Tu dici che quelli si sono fregati i soldi là Carella, quelli là I. Tranquillamente D.T. Dice che hanno vinto i soldi a Bari, chi li ha vinti? Chi li ha vinti? I. Noi no! D.T. Noi no! Lo so questo! Quelli là eh! I. Sicuramente! Perchè lui è quello che fa un gesto estendendo la gamba destra come per calciare un pallone quando io andavo a parlare e cose D.T. Quelli prendevano in giro noi ed invece si facevano i cazzi loro. I. Che cornuti. omissis A giri 0.52.55 D.T. Ti ricordi Vincenzoche andavamo sbattendo.ormai quello vedeva noi e ci prendeva per il culo I. Mi mandò pure il messaggio quel lurdacchione come da fonia D.T. Che messaggio ti mandò? I. Mi disse che mi avete messo in mezzo, tu, Ni. rif. D.T. e quelloTi ricordi? D.T. In mezzo a che? I. In mezzo a questo casino, dice che noi abbiamo fatto il nome suo D.T. Dove? I. Quando ti dissi il fatto Hai capito A. M. D.T. Non mi ricordo A.! Io mi dimentico le cose meh! I. Lui disse che noi lo abbiamo messo in mezzo D.T. A che cosa? I. Al giro delle scommesse noi! D.T. Ma, quanto tempo fa? I. L’anno scorso D.T. Meh? I. Mi disse per colpa tua, di Ni. dalle immagini si evince il movimento delle labbra “Bellavista” D.T. Eh? I. Bellavista! D.T. Bellavista? I. Bellavista! D.T. Bellavista! I. Mi avete messo in mezzo noi? D.T. Io? I. Ed io allora litigai con lui! Noi? Che cazzo ti ha inculato mai! D.T. Come si è permesso di dire questa cosa? A pro di che? I. Per il fatto che D.T. Ma l’anno scorso quando? I. Aspetta fammi ricordare io ebbi un battibecco con lui si, si un battibecco con lui e quando andai lui non scese, mi mando il messaggio si da uno all’altro da P. D.T. Ma quando, di quando stai parlando? I. L’anno scorso Nicò! D.T. E di che cosa dici. I. Non mi ricordo che partita era D.T. Che perdemmo I. Che perdemmo ed io glielo scrissi D.T. Ed io l’ho messo nei guai? I. No, che noi, tu fece il nome mio, tuo e di quello di Dal verbale di interrogatorio di I. A. dell’1.2.2012 Che cosa succede a Bari Palermo? INDAGATO I. A. A Bari-Palermo fui contattato da Palmiro, che sarebbe GEGIC, dicendo che offrivano una somma, che lui a Bari non poteva venire e mandava dei suoi amici. Una volta che lui aveva mandato questi amici io avevo parlato il giorno prima con A. M., “Palmiro ci offre questi soldi, vedi tu che cosa devi fare, vedi tu parla”. P.M. Dr. ANGELILLIS Questa cosa Palmiro che cosa fa, le offre anche a lei i soldi? INDAGATO I. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa le dice, “Sono sempre soldi per i giocatori”? INDAGATO I. A. “Sempre soldi” P.M. Dr. ANGELILLIS Quanti soldi? INDAGATO I. A. La somma era che Palmiro doveva dare era di 250, però A. M. disse “Devi chiamare Palmiro e dirgli che la somma che deve dare sono 150, diviso i quattro calciatori, le altre 100 sono fra me e te”. P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè tra M. e lei, I.? INDAGATO I. A. Sì, per me. P.M. Dr. ANGELILLIS Okay, lei fa così, chiama Palmiro e glielo dice? INDAGATO I. A. Gli dico “Senti, se vengono i tuoi amici non devi far capire niente ai ragazzi che la somma è tot, devi dire che sono 150 e in quel caso il Palmiro mi dice ‘E per CAROBBIO?”, perché sicuramente qualcosa a CAROBBIO dovrebbero dare. Ed io dico “Va bene, ti faccio sapere”. Dicendo quella frase a M., disse “Vedi che per quella somma” P.M. Dr. ANGELILLIS Come per CAROBBIO? è per M.? INDAGATO I. A. I 100 mila Euro che dovevamo dividere fra me e M., alla quale 50 a me, erano a me P.M. Dr. ANGELILLIS E 50 a M.,. INDAGATO I. A. A M., però dai 50 di M. doveva uscire un regalino a CAROBBIO. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo lo dice Palmiro? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Dice “Guarda che dai 50 di M. deve uscire qualcosa per CAROBBIO”? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché CAROBBIO li aveva messi in contatto? INDAGATO I. A. Benissimo. P.M. Dr. ANGELILLIS Andiamo avanti. Lei lo riferisce questo a M.? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS A quel punto lei ha capito o gliel'ha detto M. chi erano gli altri? Ha detto “Spartire con gli altri ragazzi”, ha detto M.? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Gliel'ha detto in quel caso M.? INDAGATO I. A. No, ci doveva essere l'appuntamento all'Una Regina nella camera di Simone B P.M. Dr. ANGELILLIS Ma quello è stato il momento in cui lei ha visto che erano gli altri o gliel'ha detto M. “Vedi che gli altri sono tizio, caio e sempronio”? INDAGATO I. A. Me lo disse di persona. P.M. Dr. ANGELILLIS E che disse, chi erano? INDAGATO I. A. P., M.R., S.B. e lui. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi appuntamento nella stanza di B. quando? INDAGATO I. A. Due giorni prima di Bari-Palermo. P.M. Dr. ANGELILLIS Vi incontraste? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei era presente? INDAGATO I. A. Io, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che succede? INDAGATO I. A. Si presentano questi inglesi, perché erano inglesi. P.M. Dr. ANGELILLIS Mandati quindi da GEGIC perché GEGIC aveva detto “Non posso venire”. INDAGATO I. A. “Non posso venire, sicuramente” P.M. Dr. ANGELILLIS Come fa a sapere che erano inglesi, parlavano inglese? INDAGATO I. A. Inglese. P.M. Dr. ANGELILLIS Chi interloquiva? INDAGATO I. A. Nessuno, perché avevano scritto tutto su un foglio come doveva andare a finire la partita. P.M. Dr. ANGELILLIS E che fanno? INDAGATO I. A. Loro già divisero i soldi, dei 150 mila Euro. P.M. Dr. ANGELILLIS 150 diviso? INDAGATO I. A. Quattro. P.M. Dr. ANGELILLIS Quanto fa 150 diviso 4? INDAGATO I. A. Dovrebbe essere 37 e mezzo, 37 e 400. P.M. Dr. ANGELILLIS Divisero materialmente i soldi? INDAGATO I. A. L'uNi. che mancava all'appuntamento, voglio precisare, era Marco RO P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi glielo dissero che Marco RO. era? INDAGATO I. A. Sì, poi M. lo chiamava e diceva “Non posso venire, c'è la mia ragazza”, “Va bene, al limite se è qualcosa una volta finito poi ti richiamo”. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi i due inglesi portano i soldi, fanno vedere su un foglio di carta INDAGATO I. A. Che c'era scritto che la partita doveva finire o 3 a 1 o 4 a 1, con tre goal di scarto. Loro vedendo il foglio “Okay”, dettero tutti e tre l'okay. P.M. Dr. ANGELILLIS Un momento si ricorda esattamente quali erano questi risultati, 3 a 1, 4 a 1, o 3 goal di scarto? INDAGATO I. A. 3 a 1, 4 a 1, 4 a 0, sempre con 3 goal di scarto. M.re BAR. Forse si esprime male, non è 3 goal di scarto. Avv. M. 3 a 1 non ha scarto 3. P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè più di 3 goal forse, con INDAGATO I. A. Con 3 goal di scarto, bisognava prendere Avv. M. Da 3 goal in poi. P.M. Dr. ANGELILLIS Bisognava subire da 3 goal in poi? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Un'altra domanda sul 3 a 1 o sul 4 a 1 come si garantivano i giocatori del Bari il goal che il Bari avrebbe fatto? Non so se mi spiego. INDAGATO I. A. No, potevano perdere pure 4 a 0. P.M. Dr. ANGELILLIS Anche 4 a 0? INDAGATO I. A. Sì, l'importante che prendevano i 3 goal che interessava a loro. M.re BAR. Prendevano 3 goal o dovevano prendere più di 3 goal? INDAGATO I. A. La partita era over 3 e mezzo. M.re BAR. Lei ha già reso altre dichiarazioni su questo punto. INDAGATO I. A. Sì, la partita era over 3 e mezzo. P.M. Dr. ANGELILLIS Che significa che dovevano esserci più di 3 goal tra fatti e subiti? INDAGATO I. A. Fatti e subiti. M.re BAR. L'aveva spiegato in altre occasioni, così è stato più chiaro. P.M. Dr. ANGELILLIS La domanda che le è fatto è questa se fosse stato un 3 a 1 o un 4 a 1, il goal del Bari che comunque il Bari avrebbe dovuto segnare, come se lo garantivano, c'era un modo per INDAGATO I. A. Non lo so, Dottore. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi non sa se c'era qualche giocatori del Palermo coinvolto in questa cosa? INDAGATO I. A. Questo non lo so. M.re BAR. Il giorno in cui vi incontraste a Una Regina? INDAGATO I. A. Due giorni prima della partita. P.M. Dr. ANGELILLIS La partita è stata il 7, quindi il 5? INDAGATO I. A. No, perché giocavamo in settimana. M.re BAR. Il Sabato 7 è la partita. INDAGATO I. A. Sì, il Giovedì, sì perché il Venerdì partimmo. M.re BAR. La sera? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS A che ora vi incontraste più o meno? INDAGATO I. A. La sera, intorno alle otto e trenta. P.M. Dr. ANGELILLIS C'è questa spartizione materiale dei soldi? INDAGATO I. A. Spartita da loro. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei non prende niente? INDAGATO I. A. Io in quel caso non prendo niente. P.M. Dr. ANGELILLIS Che succede, prendono i soldi? INDAGATO I. A. Prendono i soldi, però i soldi di RO. non li avevano dati perché volevano vedere fisicamente RO In quel caso M. prende il telefono e dice “Vedi che dovrebbe venire Angiolino con due amici a portarti dei soldi. Do il numero tuo ad A. adesso e ti metti d'accordo con lui”. In quel caso M. mi dà il numero, prima che vado chiamo RO. “Ci vediamo fra dieci minuti”. P.M. Dr. ANGELILLIS Dove lo raggiunge? INDAGATO I. A. A Palese, vicino all'hotel dove di solito va il Bari in ritiro. P.M. Dr. ANGELILLIS Victoria Hotel? INDAGATO I. A. Victoria. P.M. Dr. ANGELILLIS Dove vi incontraste? INDAGATO I. A. Per strada. Si avvicina, usciamo dalla macchina P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi RO. le dice “Guarda che io sono con questa macchina”, le indica la macchina? INDAGATO I. A. No, dice “Io sono davanti all'hotel, aspetto qua”. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi lui arriva con la macchina? INDAGATO I. A. Lui arriva con la macchina, parcheggia nell'androne dell’hotel, arriviamo noi, scendiamo dalla macchina, io e questo inglese. Per non far vedere niente mi fa M.re BAR. Lei non è sicuro che questo è un inglese, questo che parlava era inglese? INDAGATO I. A. Inglese. M.re BAR. Parlava inglese? INDAGATO I. A. Parlava inglese, però non so se era inglese. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei va lì con uno dei due o con tutti e due questi stranieri? INDAGATO I. A. Quello alla guida rimane alla guida, scendiamo io e quest'altra persona. P.M. Dr. ANGELILLIS Avete scambiato qualche parola durante il tragitto lei e questi qui? INDAGATO I. A. No, perché non riuscivo a capire. P.M. Dr. ANGELILLIS Non sapevano neanche una parola di italiano questi qua? INDAGATO I. A. No. P.M. Dr. ANGELILLIS E lì come vi siete capiti quando avete INDAGATO I. A. Io facevo gesti con le mani. P.M. Dr. ANGELILLIS Quando eravate nella stanza di B. che questi hanno detto “Non diamo i soldi a RO. lo dobbiamo vedere fisicamente” INDAGATO I. A. Perché loro non vedendo RO .! P.M. Dr. ANGELILLIS Come vi capivate? INDAGATO I. A. RO., RO., allora in quel caso P.M. Dr. ANGELILLIS Vi siete capiti? INDAGATO I. A. Ci siamo capiti ed allora dissi “Questi non danno i soldi se non c'è RO.”. P.M. Dr. ANGELILLIS Vi incontrate, RO. parcheggia nel parcheggio dell'hotel, scende dalla macchina? INDAGATO I. A. No, lui rimane in macchina. P.M. Dr. ANGELILLIS Vi avvicinate voi? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ha detto per non fare vedere ? INDAGATO I. A. Per non far vedere si gira di schiena questo signore e gli dà i soldi. P.M. Dr. ANGELILLIS Erano in una busta? INDAGATO I. A. No, no. P.M. Dr. ANGELILLIS Erano sfusi? INDAGATO I. A. La mazzetta con l'elastico. P.M. Dr. ANGELILLIS E glieli dà? INDAGATO I. A. Glieli dà. P.M. Dr. ANGELILLIS RO. li prende? INDAGATO I. A. Li prende e se ne va. In quel caso, un passo indietro, dopo la spartizione, perché poi c'erano i 100 mila Euro che avevo io. P.M. Dr. ANGELILLIS Li aveva già avuti lei? INDAGATO I. A. No, dopo che abbiamo lasciato i soldi, che siamo andati di nuovo in albergo mi hanno dato i 100 mila Euro. P.M. Dr. ANGELILLIS Chi eravate a quel punto? Quindi dopo aver dato i soldi a RO., tornate lei e i due stranieri all'Una Hotel dove andate? INDAGATO I. A. Sempre all’Una Regina. P.M. Dr. ANGELILLIS Dove fisicamente? Vi incontrate con M.? INDAGATO I. A. No, no. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo voi tre? INDAGATO I. A. Sì, solo noi tre, che mi doveva dare i 100 mila Euro che M. aveva concordato P.M. Dr. ANGELILLIS Le danno 100 mila Euro? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Dove, in quale zona dell'hotel, in macchina? INDAGATO I. A. In macchina, vicino alla macchina mi danno questi soldi. P.M. Dr. ANGELILLIS Okay, però, sempre un passo indietro, da questi soldi della spartizione che loro avevano tutti i giocatori avevano preso i soldi, tranne una persona. P.M. Dr. ANGELILLIS Da questi soldi della spartizione? INDAGATO I. A. Marco RO., Simone B. ed A. M. avevano preso i soldi, l'unica persona che in quel caso non si era preso i soldi era Alessandro P P.M. Dr. ANGELILLIS Perché? INDAGATO I. A. A parte che sono stato il suo uomo di fiducia per 3 anni, però Dottore io le dico proprio con sincerità, se una persona vuole fare, i soldi se li prende come un'altra persona, cioè si vedeva che lui la cosa non la voleva fare e mi disse “Tienili tu, appena rientro da Palermo me li ridai”. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi li affida a lei? INDAGATO I. A. A me. P.M. Dr. ANGELILLIS Va bene. INDAGATO I. A. In quel caso una volta che io ho preso i soldi mi sono dovuto fare accompagnare, ma non sotto casa, all'uscita della tangenziale Bari-Carbonra. P.M. Dr. ANGELILLIS Da chi? INDAGATO I. A. Da questi signori qua. P.M. Dr. ANGELILLIS Allora quindi arrivati all'Una Hotel, questi signori danno a lei i 100 mila Euro che lei doveva spartire con M. e i soldi? INDAGATO I. A. E i 37 e qualcosa che avevo di P P.M. Dr. ANGELILLIS Che aveva già comunque preso di P.? INDAGATO I. A. Da P., perché P. uscendo dalla stanza mi disse “Tieni, tienimeli tu”. P.M. Dr. ANGELILLIS E poi una volta che lei prende questi 100 mila euro questi due stranieri l'accompagnano? INDAGATO I. A. Sì, mi lasciano all'uscita, perché loro dovevano andare a mangiare, parlavano sicuramente di mangiare, “Perfect, mangiar” e io dissi “Hotel?”, perché io non riuscivo a capire, “Okay, okay”. Mi lasciarono all'uscita di là e se ne andarono. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo per dare i soldi tornaste all’Una Hotel? INDAGATO I. A. Sì, perché i soldi non ce li avevano, i 100 mila Euro ce li avevano da parte. P.M. Dr. ANGELILLIS In albergo? INDAGATO I. A. Sì, sempre in albergo nella stanza loro. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi a quel punto? INDAGATO I. A. In quel caso là disse di non far vedere niente agli altri ragazzi, che poi la sera stessa io mi sono rivisto con M. e gli ho dovuto dare i 50 mila Euro a lui. P.M. Dr. ANGELILLIS La lasciano a Carbonara e lei che fa, sta senza macchina, va a piedi? INDAGATO I. A. Sì, a piedi di là me ne vado a casa mia a piedi. P.M. Dr. ANGELILLIS Che fa poi? INDAGATO I. A. Di là prendo la macchina di mio nipote e vado sotto casa di M P.M. Dr. ANGELILLIS E gli dà i 50 mila Euro? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS M. scende, si prende questi soldi? INDAGATO I. A. E disse “Quelli sono tuoi, quelli poi del resto me la vedo io”. M.re BAR. Se significa me la vedo io ? INDAGATO I. A. Che deve dare un caffè ad un'altra persona, “Glieli do io”. P.M. Dr. ANGELILLIS Era CAROBBIO l'altra persona? INDAGATO I. A. Sicuramente. P.M. Dr. ANGELILLIS Andiamo avanti. Dopodiché loro partono per Palermo il giorno dopo è così? INDAGATO I. A. Partono per Palermo, arriva il giorno della partita. Vengono a sapere che GGI. non giocava. Mi chiama, mi contatta GEGIC, questo famoso Palmiro, dicendomi che si voleva comprare anche PADELLI. In quel caso gli potevo anche benissimo rispondere diversamente, però gli dissi “Mi chiami adesso, come faccio a rintracciarlo? Non riesco a rintracciarlo, a quest'ora stanno facendo già riscaldamento”. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi poco prima della partita? INDAGATO I. A. Sì, poco prima della partita. P.M. Dr. ANGELILLIS Andiamo avanti. Allora che succede? INDAGATO I. A. La partita non va in porto. P.M. Dr. ANGELILLIS Perché finisce 2 a 1? INDAGATO I. A. Perché finisce 2 a 1. In quel caso dopo la partita mi chiama M. P.M. Dr. ANGELILLIS Subito dopo? INDAGATO I. A. Poi cominciarono ad arrivare le telefonate di Palmiro che volevano i soldi indietro, io dissi “Dammi il tempo che loro arrivano”. P.M. Dr. ANGELILLIS Era arrabbiato? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Molto arrabbiato? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa le disse? INDAGATO I. A. Niente, disse “Ma porca ”, incominciò a bestemmiare perché lui parlava in italiano, “Non si fa così”, si incazzava di brutto. “Da me che cosa vuoi, non è che gioco io a pallone e posso ” P.M. Dr. ANGELILLIS Certo. INDAGATO I. A. “Quello è successo e quello ”, “Io voglio i soldi”. Dissi “Va bene”. Perché loro volevano che dovevo partire io per Milano a consegnargli i soldi, però non sono potuto andare per il mio lavoro, dissi “Io a Milano non posso venire, al limite ”, disse “Dai, ti richiamo io”. E mi richiamò di nuovo dicendo che l'indomani mattina arrivava una persona a Bari, “Gli do il tuo numero”, dissi “Sì, daglielo e poi al limite fissiamo l'appuntamento”. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi la Domenica? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che succede la Domenica allora? INDAGATO I. A. Un passo indietro. Il sabato quando loro sono rientrati io ho dovuto fare il giro per prendere i soldi da M., i soldi da Simone B., i soldi da RO., gli unici soldi che avevo erano di P. ed in più diedi i soldi che avevo io, ho dovuto dare tutto. P.M. Dr. ANGELILLIS M. che cosa le ha ridato tutto, anche i 50 che INDAGATO I. A. Sì, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Oltre i 36? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa vi siete detti con questi calciatori, cioè conumero INDAGATO I. A. Io dico “Ma che è successo?”, dice “Non lo so, poi domani ti spiego”, ad A P.M. Dr. ANGELILLIS Questo al telefono o INDAGATO I. A. No, la sera al telefono, “Che è successo?”, e lui mi disse “No, domani ti spiego”. P.M. Dr. ANGELILLIS Domani ti piego . Poi è passato da casa sua per prendersi i soldi la sera stessa? INDAGATO I. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E beh? INDAGATO I. A. Niente, “Ma che è successo?”, “Non lo so, Angioli’ perchè DONATI ha sentito che MICCOLI faceva lo scavetto, perché l'aveva suggerito ad un suo amico di squadra, DONATI l'ha sentito, ha avvisato a PADELLI, ho detto “Ah, okay, se mi stai dicendo questo”. Dice “Stai tranquillo, tanto ci rifacciamo alla pRo.ma”. P.M. Dr. ANGELILLIS Alla pRo.ma quale? INDAGATO I. A. Bologna-Bari. Si riportano, di seguito, alcuni stralci del menzionato verbale di interrogatorio INDAGATO RO. M. In occasione di Bari-Sampdoria e Cesena-Bari, i senatori diciamo del Bari, ossia M. e GI., come primi, i più anziani P.M. Dr. ANGELILLIS I più? INDAGATO RO. M. quelli che già da anni militavano nel Bari, hanno avuto un incontro con i capi ultras, nel quale gli sarebbe stato detto di perdere queste due partite perché loro avrebbero scommesso P.M. Dr. ANGELILLIS E quindi dopo, successivamente, abbiamo questo incontro, quindi lei ha detto i senatori, che sarebbero GI. e M., che incontrano, un paio, quanti sono i capi della tifoseria? INDAGATO RO. M. Saranno tre o quattro, non lo so adesso. Avv. DE MAIO Ma lei cosa sa di questo? Non sa niente? INDAGATO RO. M. No, non so niente, io so solo che c'è stata questa riunione perché dopo ci hanno Magg. BAR. Prima di Bari-Samp? INDAGATO RO. M. Sì, sì. Magg. BAR. Prima di Bari-Samp? INDAGATO RO. M. E sì, perché eravamo P.M. Dr. ANGELILLIS E dove si è tenuta questa riunione? INDAGATO RO. M. Non lo so, perché dopo loro sono venuti a riferire alla squadra poi quello che era stato detto, cioè di perdere queste due partite. P.M. Dr. ANGELILLIS Bari-Samp? INDAGATO RO. M. E Cesena-Bari. P.M. Dr. ANGELILLIS E Cesena-Bari. INDAGATO RO. M. Perché loro avevano scommesso tanti soldi e, in cambio di queste due sconfitte, loro avrebbero detto che fine a fine anno noi avremmo fatto una vita tranquilla , ecco, cosa che all'epoca non c'era, purtroppo. Avv. DE MAIO Questo chi l'ha detto? L'ha detto, quando è sceso negli spogliatoi? P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè adesso cerchi di circostanziare bene questo momento. Ci spieghi bene questo momento, cioè chi le ha detto così, tutti e due, prima GI., M.? Dove, in quale occasione, in quale circostanza? INDAGATO RO. M. Era prima dell’allenamento, che abbiamo fatto una riunione in spogliatoio. P.M. Dr. ANGELILLIS Ed eravate tutti voi, eravate tutti quanti? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS C’era l'allenatore anche? INDAGATO RO. M. No, solo noi. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo voi calciatori? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Eravate tutti? INDAGATO RO. M. E beh, sì! Sì, più o meno. P.M. Dr. ANGELILLIS Okay. INDAGATO RO. M. Sì, ne saranno mancati due o tre. P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda il giorno, se era un venerdì, un giovedì, un mercoledì? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS No? INDAGATO RO. M. In settimana. P.M. Dr. ANGELILLIS In settimana prima di Bari-Sampdoria? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che succede alla fine dell’allenamento? Quando si erano incontrati loro? INDAGATO RO. M. No, prima dell'allenamento. P.M. Dr. ANGELILLIS Prima dell'allenamento? INDAGATO RO. M. Sì. “Ci siamo incontrati” Avv. DE MAIO Fissa anche il giorno. INDAGATO RO. M. Adesso non so se il giorno prima o due giorni prima, questo non glielo so dire. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo non lo sa. Magg. BAR. E chi parlava, GI. o M.? INDAGATO RO. M. Eh! Insomma Insomma, cercavano di spiegarlo un po’ tutti quelli che erano presenti alla riunione, adesso io le dico, io mi ricordo solo GI. e M., poi so che ce ne stavano anche altri due o tre, forse, non mi ricordo adesso. Ci hanno spiegato questa cosa qua, ecco! E noi però abbiamo detto “No, ce le giochiamo queste partite qua, perché comunque il clima è già difficile, noi vogliamo giocarcele”. Si riporta, di seguito, un ampio stralcio dell’interrogatorio reso dinanzi al P.M., in qualità di persona informata sui fatti, dal portiere Jean Francois Gi. P.M. – Lei sa se qualcuno ha mai chiesto a M. di perdere una partita del Bari? TESTE GI. – No. P.M. – È sicuro di questo? TESTE GI. – Sì. P.M. – Chi di voi aveva i contatti con i gruppi, diciamo, della tifoseria, con gli ultras, se qualcuno di voi ce li aveva? TESTE GI. – A P.M. – Da solo? Lei non aveva questo tipo di rapporti? TESTE GI. – No. P.M. – Che rapporti erano quelli di M. con gli ultras del Bari? TESTE GI. – No, so che si sentiva con Lello mi sa. P.M. – Lello? TESTE GI. – Non so il suo nome ehm, Il cognome. Lello, è basso, rasato. Era uno dei capi ultras. P.M. – Può essere questo? TESTE GI. – Sì. Si dà atto che il Pubblico Ministero ha mostrato la foto di Lo Iacono Raffaele. P.M. – “So che si sentiva con Lello” che significa? Cioè glielo ha detto lui, li ha visti Lei? Mi precisi quali erano i rapporti appunto tra TESTE GI. – I rapporti non lo so, lui mi ha detto una volta che si era sentito con Lello, e con i tifosi e mi ha detto “Guarda mi sono sentito con i capi tifosi, mi vogliono vedere per parlarmi di Ventura”. E basta. P.M. – E basta? TESTE GI. – Sì. P.M. – Senta, io Le dico, diciamo, faccio - come dire - Le mostro molta buona volontà, ecco, Le dico un elemento che è emerso nell’inchiesta, e Le dico anche che è un elemento, glielo dico forse per aiutarla a ricordare meglio, abbastanza solido, quello secondo cui qualcuno avrebbe chiesto a M. e a Lei di ottenere dei risultati di sconfitta del Bari. Questa è una cosa che Le sembra completamente campata per aria? TESTE GI. – A me? P.M. – A Lei, sì. TESTE GI. – Che mi hanno chiesto a me di perdere una partita? P.M. – A Lei e a M TESTE GI. – No, a me non mi hanno mai chiesto niente nessuno. P.M. – Non glielo hanno mai chiesto? Lei non ha mai avuto contatti con gli ultras del Bari? TESTE GI. – Gli ultras venivano sempre al campo, cioè venivano sempre a contestare gli ultimi P.M. – Allora Lei esclude che gli ultras siano venuti a chiedervi di far perdere il Bari, e che voi nello spogliatoio avete detto agli altri giocatori “Guardate che ci hanno detto che vogliono che il Bari perda per ragioni di scommesse”, Lei questo lo esclude? TESTE GI. – Che cosa, che gli ultras? P.M. – Credo di essere stato abbastanza chiaro, guardi che deve decidere solo Lei se vuole dire la verità o non la vuole dire. Io Le dico Lei esclude che gli ultras abbiano chiesto a Lei e a M. di far perdere la squadra del Bari e che voi abbiate riferito agli altri “Guardate che è successo questo”. Lo può escludere al cento per cento questo fatto? TESTE GI. – No. P.M. – No, che significa? TESTE GI. – Non sono venuti da M. e da me, sono venuti dalla squadra. P.M. – Allora mi vuole circostanziare questo episodio per favore? TESTE GI. – No, ci hanno chiamato metà squadra. P.M. – Quale era la metà squadra, Lei? TESTE GI. – C’era M., c’era Donati, c’era A., c’era diciamo tutti i più rappresentativi, c’era Gazzi, chi c’era? C’era B., c’era un bel po’ di giocatori. P.M. – Che cosa vi hanno detto? TESTE GI. – Hanno detto, sono venuti prima della partita del Cesena e ci hanno detto “Dovete perdere”. P.M. – Bari Cesena o Cesena Bari? TESTE GI. – Cesena Bari e noi “No, no, non esiste proprio”. P.M. – Mi dice qual è la circostanza, loro sono venuti durante l’allenamento, alla fine dell’allenamento? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Alla fine dell’allenamento? TESTE GI. – Sì. P.M. – Sono entrati dove? Nello spogliatoio? TESTE GI. – No, no, ci hanno chiamato. La società ci ha detto “Guardate che vi vorrebbero parlare i tifosi”. P.M. – Ma voi avevate già fatto la doccia, stavate andando via? TESTE GI. – Sì, sì, stavamo andando via. P.M. – Dove vi siete incontrati? Dove, esattamente? TESTE GI. – Alla entrata uno non lo so. P.M. – Quindi sa riconoscere chi sono questi che vi hanno chiesto questo? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Possiamo mostrare allora qualche foto, questo Lo Iacono Raffaele? TESTE GI. – Sì. P.M. – Lo Iacono Raffaele. TESTE GI. - Roberto Splendorio e “Il Parigino”, non so il suo nome. P.M. – Okay, adesso Le mostriamo tutte le foto e ci dica se erano solo in tre, quanti erano? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Ah, quindi erano questi tre diciamo? TESTE GI. – Sì. P.M. – Lo Iacono Raffaele lo abbiamo detto. TESTE GI. – No, questo no. Il Teste sfoglia l’album fotografico no. Lui. P.M. – Splendore Roberto. TESTE GI. – E lui. P.M. – E Savarese Alberto. TESTE GI. – Sì. P.M. – Questi tre? TESTE GI. – Sì. P.M. – Voi che cosa avete detto, cioè che cosa avete fatto? Avete riferito questa cosa agli altri? TESTE GI. – Sì, io sono andato da A.zzi. P.M. – Lei lo ha riferito questo fatto ad A.zzi? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Che cosa Le disse A.zzi? TESTE GI. – “Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita”. Quello che abbiamo fatto. P.M. – No, dico, ma agli altri calciatori del Bari lo avete detto, anche parlando, sai sono venuti questi TESTE GI. – Sì. Anche loro hanno sentito che comunque che i tifosi volevano parlare e giustamente loro hanno chiesto “Ma scusa che vi hanno detto?”. Perché eravamo tanti, e ho detto “No, ci hanno detto questo, però non esiste, noi giochiamo la partita”, così. P.M. – E quindi giocaste la partita naturalmente? TESTE GI. – Certo. P.M. – E Cesena/Bari come è finita? TESTE GI. – Abbiamo perso 1 a 0. P.M. – Avete perso 1 a 0. E loro avevano chiesto un risultato specifico, oppure solo di perdere? TESTE GI. – No, no, “Dovete perdere” e basta. P.M. – Senza un risultato specifico? TESTE GI. – No, no. P.M. – Non hanno chiesto se più di un gol, due gol? TESTE GI. – No, no. P.M. – E dopo quell’episodio di Cesena Bari che cosa altro è successo Lei li ha rivisti questi? TESTE GI. – No. P.M. – Cioè sarà capitato di averli rivisti in un’altra occasione? TESTE GI. – No, sono venuti a contestarci prima del Lecce, sono venuti in 150 al campo, sono anche entrati in campo, bombe carte, schiaffi ad un paio di giocatori e, basta, dopo da quel giorno là abbiamo fatto allenamento con i blindati, siamo andati in ritiro dieci giorni e cose varie. Questa cosa la dissi anche a Mutti, cioè la dissi ad A.zzi e a Mutti, quando era successo. P.M. – Questo particolare, cioè Lei come fa a sapere che A.zzi lo riferì a Mutti? TESTE GI. – No, io, lo dissi io. P.M. – Ah, lo disse Lei, lo disse ad A.zzi e a Mutti? TESTE GI. – All’allenatore che era successa questa cosa qua. P.M. – E Mutti che cosa disse? TESTE GI. – Dice “Lo hai detto alla società?”. Ho detto “Sì, certo”. “Niente, andiamo là a giocarci la partita, certamente”. La oggettiva difficoltà di provare l’efficacia causale degli artifici posti in essere dai calciatori sulla determinazione di un evento complesso e condizionato da un numero rilevante di concausa, qual è il risultato di una partita di calcio, è ben evidenziata nella celebre sentenza sul “calcio-scommesse” del 1980 del Trib. Roma, 22 dicembre 1980, in Giur. Merito , 1983, II, 456. Nel corso del verbale del 3 dicembre 2011, lo stesso D.T. aveva riferito che, disponendo di risorse finanziarie, veniva chiamato dagli scommettitori che gli chiedevano di giocare a credito.

Tribunale di Bari, Ufficio del G.I.P., ordinanza 9 maggio 2012 G.I.P. dott. Giovanni Abbattista Osserva 1. LE EMERGENZE FATTUALI E GLI ESITI INVESTIGATIVI. La vicenda compendiata nella presente ordinanza nasce dagli esiti dell’indagine in corso nell’ambito di questo stesso procedimento penale che ha già portato in luce un fenomeno antigiuridico sicuramente operativo nel corso delle ultime due stagioni del campionato di calcio nazionale di serie A, nel quale militava l’A.S. Bari, alla cui stregua calciatori professionisti della squadra barese ed un nugolo di altri individui – ristoratori, gestori di centri di raccolta di scommesse su eventi sportivi e faccendieri – a questi vicini, risultavano agire, in ambito associativo, al fine di falsare l’esito di alcune partite di campionato in modo da garantire vincite “sicure” ai soggetti in questione – calciatori inclusi – che, sul risultato di quelle partite del campionato federale in cui era impegnata la squadra del Bari calcio, avevano scommesso importanti somme in denaro. In ordine a dette vicende si registra l’emissione, in data 31.3.2012, da parte di questo stesso giudice, di ordinanza cautelare applicativa della misura coercitiva inframuraria nei confronti dell’ex calciatore barese A.M. e dei due scommettitori Gio.Car. e Fa.Gia., attinti da gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione del delitto di organicità ad una associazione per delinquere finalizzata alla frode su competizioni sportive. In tale contesto investigativo veniva, altresì, in rilievo come, sul finire dello scorso campionato nazionale di calcio di serie A, quando il Bari si trovava ormai relegato all’ultimo posto in classifica e risultava pRo.mo alla retrocessione in serie B, alcune frange apicali degli “Ultras” del tifo barese, dopo avere creato disordini negli spogliatoi nel dopo-partita di Bari-Chievo del 20.3.2011, avvicinassero i calciatori biancoRo. per imporre loro di perdere le successive partite di campionato – e segnatamente gli incontri di calcio Cesena-Bari del 17 aprile 2011 e Bari-Sampdoria del 23 aprile 2011 – in modo da consentire agli stessi tifosi di lucrare anch’essi vincite in denaro, scommettendo sulla sconfitta “sicura” dei propri ex beniamini. Tanto accadeva in un clima di intuibile tensione – tanto che un calciatore, Alessandro Parisi, veniva persino schiaffeggiato – che sarebbe degenerato in aperta contestazione dei calciatori da parte della tifoseria organizzata in pRo.mità del successivo derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011. E’ sufficiente, poi, consultare gli almanacchi del calcio o la raccolta della stampa sportiva di quel periodo per verificare che il Bari avrebbe comunque perso sul campo per 1-0 entrambe quelle partite. In relazione a detti episodi, organicamente riassunti, da ultimo, nelle informative dei Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari del 19 e 27 aprile 2012, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari ipotizzava la configurabilità, a carico di tre capi “Ultras” responsabili delle intimidazioni, identificati dagli stessi calciatori dell’A.S. Bari – vale a dire Sav. Al., Sb. Rob. e Loiacono Raffaele – del delitto di violenza privata ex articolo 610 c.p. e richiedeva la applicazione di misure coercitive differenziate nei confronti dei medesimi – la custodia cautelare in carcere a carico di Sb. Rob. e Loiacono Raffaele, gli arresti domiciliari nei confronti di Sav. Al. –, ravvisando, altresì, la sussistenza delle esigenze cautelari del pericolo di inquinamento probatorio e del pericolo di reiterazione criminosa ex articolo 274, lett. a e c , c.p.p. A fondamento della richiesta si poneva una gran messe di atti di indagine, comprendente, in particolare le dichiarazioni di taluni calciatori, come l’ex portiere e capitano, il belga Jean Francois Gi., oggi in forza al Bologna, l’ex difensore bianco-rosso Marco Ro., oggi trasferitosi al Cesena, l’ex difensore Alessandro Parisi, attualmente in forza al Torino, e lo stesso terzino destro A.M., benché direttamente coinvolto nella descritta vicenda del “calcio-scommesse” involgente la squadra del Bari altre fonti dichiarative gli esiti di intercettazioni telefoniche riguardanti alcuni “ultrà” del tifo barese. Ne deriva un quadro particolarmente serio, in cui non viene in luce solo l’avvicinamento con metodo intimidatorio dei calciatori del Bari da parte dei predetti esponenti della tifoseria organizzata biancorossa, ma anche la attuale volontà ritorsiva dei medesimi nei confronti dei calciatori che avevano riferito i fatti all’Autorità Giudiziaria, oltre che dei giornalisti e degli organi di stampa che avevano censurato la loro condotta – già divenuta di dominio pubblico in seguito all’emissione della menzionata ordinanza cautelare da parte di questo Ufficio Indagini Preliminari in data 31.3.2012 –, nonché la gestazione di nuove iniziative violente nei confronti degli “Ultras” di altra società calcistica pugliese, il Foggia, la cui presenza in Bari in occasione di un incontro da disputare presso lo stadio “San Nicola” lo scorso mese di aprile non era evidentemente gradita agli esponenti di vertice del tifo organizzato barese. 2. IL MERITO CAUTELARE I GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA. 2.1. Sul delitto di violenza privata ex articolo 610 c.p. inquadramento giuridico e lineamenti giurisprudenziali. Ai sensi dell’articolo 610 c.p. costituisce reato di “violenza privata” la condotta di chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualcosa la sanzione penale ivi prevista – reclusione fino a quattro anni – è aumentata se concorrono le condizioni previste dall’articolo 339 c.p. violenza o minaccia commessa con armi o da persona travisata o da più persone riunite o con scritto anonimo o in modo simbolico o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte . Trattasi di norma posta a tutela della libertà morale dell’individuo, cioè della facoltà del singolo di autodeterminarsi spontaneamente, sia con riferimento alla fase della formazione della volontà sia con riferimento al momento, logicamente successivo, dell’attuazione della volontà liberamente formata. La condotta dell’agente può, infatti, operare come mero vizio della volontà, turbando il processo motivazionale del soggetto passivo e riducendo correlativamente la sua libertà di autodeterminazione, attraverso il meccanismo della cd. “coazione relativa” o vis compulsiva , ovvero può consistere nella frapposizione di ostacoli esterni insuperabili, che impediscono al soggetto di agire in conformità alle proprie decisioni cd. vis absoluta . Presupposto essenziale del delitto è, dunque, la preesistenza di una libertà di determinazione e di azione in capo a chi subisce la condotta criminosa ed il reato deve intendersi consumato nel momento in cui il soggetto passivo, a seguito della violenza o minaccia, sia rimasto costretto, contro la sua volontà, a fare, tollerare od omettere qualche cosa, mentre si ha soltanto tentativo, sempre che ne ricorrano tutti gli altri requisiti, allorché non sia raggiunto l’effetto voluto tale effetto si identifica con lo scopo di costringere altri a tenere un determinato comportamento, senza che abbiano rilievo rispetto a quello immediatamente perseguito, fini ulteriori o mediati e, tantomeno, i particolari motivi dell’azione in termini Cass., sez. V, numero 4554/’87 cfr., altresì, Cass., sez. V, numero 15989/2005 Cass., sez. V, numero 9436/’83 . Si tratta, dunque, di un reato istantaneo per la cui consumazione è irrilevante che la condotta criminosa si protragga nel tempo in termini Cass., sez. V, numero 3403/2003 , avente connotazione di reato di danno e carattere commissivo. L’elemento della violenza, nella fattispecie in esame, è costituito dall’esplicarsi di una qualsiasi energia fisica da cui derivi una coazione personale non rileva, pertanto, né la qualità dei mezzi adoperati, né che essi siano diretti o indiretti, di carattere materiale o psicologico, occorrendo solo l’idoneità di essi al raggiungimento dello scopo Cass., sez. V, numero 8418/’82 . Per violenza, ai fini dell’integrazione degli estremi del delitto di cui all’articolo 610 c.p., deve intendersi, dunque, non solo quella fisica – vale a dire la violenza in senso proprio –, che si esplica direttamente sulla vittima, ma anche quella impropria, che si esplica attraverso l’uso di mezzi anomali diretti ad esercitare pressioni sulla volontà altrui al fine di costringere l’offeso a fare, tollerare od omettere qualcosa in tal senso Cass., sez. V, numero 10676/’80 che ha ravvisato l’uso della violenza nella condotta degli scioperanti che, per impedire l’entrata e l’uscita degli automezzi dell’azienda, ostruiscano l’ingresso dello stabilimento con due autovetture poste trasversalmente . Ad integrare gli estremi del reato di cui all’articolo 610 c.p. è, dunque, sufficiente che il soggetto passivo abbia perduto o abbia ridotto sensibilmente la capacità di determinarsi e di agire secondo la propria volontà in termini Cass., sez. V, numero 2545/’85, riferita a condotta di guida intimidatoria, diretta a costringere il soggetto passivo a proseguire nella propria direzione di marcia conforme, da ultimo, Cass., sez. V, numero 44016/2010 . Integra, invece, il requisito della minaccia la prospettazione, in capo alla vittima, di un male futuro ed ingiusto, la cui verificazione dipende dalla volontà del soggetto passivo il criterio discretivo rispetto alla violenza è, in genere, individuato nell’attualità dell’inflizione del male che caratterizza la violenza quantomeno nella forma della creazione di un imminente pericolo di lesione , mentre nella minaccia il male è soltanto prospettato al soggetto passivo. Non può parlarsi, pertanto, di minaccia quando il male non sia presentato come dipendente dalla volontà dell’agente, sussistendo, in tal caso, un mero avvertimento cfr. Cass., sez. V, numero 7511/2000 emessa in relazione al delitto di cui all’articolo 612 c.p. . Il male prospettato deve essere ingiusto, caratteristica che sussiste nella lesione o nella messa in pericolo di un bene giuridico di qualsiasi natura, anche patrimoniale appartenente al soggetto passivo o ad una persona a lui legata da particolari vincoli di affetto o di solidarietà deve, pertanto, trattarsi di un interesse giuridicamente rilevante e non di un mero interesse di fatto sprovvisto di tutela giuridica. La minaccia può essere espressa in qualsiasi forma orale o scritta, esplicita o implicita, reale o simbolica e può risultare anche implicitamente da un mero atteggiamento dell’agente, idoneo ad incutere timore ed a suscitare la preoccupazione, in capo alla persona offesa, di subire un danno ingiusto, il cui significato sia reso evidente dalle circostanze in termini, ex multiis , Cass., sez. V, numero 8291/’86 . Si è, inoltre, rimarcato ad opera della giurisprudenza di legittimità che, per integrare il delitto di violenza privata ex articolo 610 c.p., non è sufficiente una condotta che abbia determinato una situazione di “costrizione” in capo alla persona offesa, essendo necessario che tale condotta sia stata posta in essere con violenza o minaccia in termini Cass., sez. V, numero 11875/’98 conforme Cass., sez. II, numero 10571/2003 . L’azione o l’omissione che la violenza o la minaccia sono rivolte ad ottenere presso il soggetto passivo devono essere, altresì, determinate , poiché ove manchi questa determinatezza si avranno i singoli reati di minaccia, molestie, ingiuria, ma non quello di violenza privata Cass., sez. V, numero 2480/2000 . Il dolo richiesto dalla fattispecie incriminatrice è generico e si concreta nella coscienza e volontà, in capo all’agente, di indurre taluno a fare, tollerare od omettere qualcosa in termini, ex plurimis , Cass., sez. II, numero 7455/’82 . In relazione all’integrazione degli estremi della fattispecie di cui all’articolo 610 c.p. non hanno, peraltro, rilievo, rispetto al fine immediatamente perseguito dall’agente, fini ulteriori o mediati e, tantomeno, particolari motivi sussistenti in capo all’agente in termini Cass., sez. V, numero 4554/’87 . Il delitto di violenza privata ha, infine, carattere generico e sussidiario e resta escluso, in base al principio di specialità, qualora sussista il fine di procurarsi un ingiusto profitto dolo specifico che rende configurabile una ipotesi delittuosa più grave Cass., sez. II, numero 275/’86 . 2.2. Gli elementi rassegnati alla delibazione del giudicante. Si evince dall’incartamento processuale che la vicenda riflessa in imputazione ha costituito oggetto di specifiche dichiarazioni rilasciate al P.M. da parte dei calciatori, lo scorso anno in forza all’A.S. Bari, destinatari delle minacce poste in essere da parte degli odierni indagati. In via preliminare, appare, tuttavia, opportuno puntualizzare che Sav. Al., Sb. Rob. e Loiacono Raffaele sono i leader indiscussi del gruppo di “Ultras” della tifoseria del Bari calcio che tradizionalmente occupa ogni domenica ovvero ogni sabato, da quando il Bari è ritornato in serie B , con le proprie bandiere bianco-rosse ed i propri striscioni di incoraggiamento, la “Curva Nord” dello stadio “San Nicola” di Bari in occasione degli incontri di campionato, incitando i propri beniamini e curando anche la scenografia del tifo organizzato. Tanto emerge senza ombra di dubbio dalle dichiarazioni degli ex calciatori del Bari escussi dal P.M., ma anche dagli esiti di alcune intercettazioni telefoniche, regolarmente autorizzate da questo Ufficio Indagini Preliminari, come quella in cui Rob. Sb. e Raffaele Loiacono ricordano di avere effettivamente avvicinato minacciosamente i calciatori per indurli a perdere dopo “aver parlato con tutta la curva” , con ciò rimarcando la propria auctoritas conv. numero 913 dell’8.4.2012-RIT 501/12 . Risulta, poi, utile ricordare, tenendo a portata di mano le classifiche del campionato di calcio italiano di serie A 2010-2011, come, alla vigilia della partita Cesena-Bari, disputata il 17 aprile 2011 e valida per la 33^ giornata di campionato, l’A.S. Bari, pur trovandosi all’ultimo posto in classifica, non fosse ancora matematicamente retrocessa, in quanto distaccata di undici punti dalla quart’ultima squadra in classifica – vale a dire quella occupante l’ultimo posto utile per la permanenza in serie A –, la Sampdoria, a sei giornate dal termine del campionato, quando erano, cioè, ancora in palio potenziali 18 punti ed incombeva lo scontro diretto proprio con la Sampdoria, che si sarebbe disputato a Bari il successivo 23 aprile. Detta situazione di fatto, direttamente evincibile dalla raccolta della stampa sportiva del tempo, consente di ritenere che, all’epoca dei fatti, i calciatori del Bari, pur non avendo molte speranze di raddrizzare una stagione agonistica poco fortunata e pur essendo ormai “virtualmente retrocessi”, come di solito si legge nelle cronache calcistiche in circostanze analoghe, avrebbero ancora potuto rinvenire sul campo potenziali stimoli per conseguire risultati favorevoli e provare a raggiungere il traguardo della permanenza nella massima divisione calcistica nazionale ovvero per retrocedere in maniera dignitosa ed onorevole. 2.2.1. Le dichiarazioni dinanzi al P.M. di Marco Ro. del 27 gennaio 2012. Ciò posto, vengono in rilievo le dichiarazioni rilasciate al P.M. dai calciatori del Bari dello scorso campionato di serie A in ordine all’andamento fattuale ed alle modalità, contenuti e finalità dell’aggressione. Emerge, dunque, un incontro tra i menzionati capi-ultras ed alcuni calciatori del Bari, tra i quali i “senatori”, vale a dire gli atleti più rappresentativi e di più lunga militanza calcistica nella società barese, A.M. e Jean Francois Gi., in cui i primi, senza mezze parole e minacciando di non garantire, in caso contrario, una permanenza “tranquilla” a Bari ai giocatori, impongono a questi ultimi di perdere le due successive partite, vale a dire Cesena-Bari e Bari-Sampdoria ovvero soltanto la prima, secondo la versione di Gi., o soltanto una delle due, secondo i chiarimenti resi all’A.G. da A.M. , al fine di consentire agli agenti di lucrare le vincite sulle scommesse effettuate sul risultato negativo “sicuro” dei bianco-Ro. ed individuano nei calciatori avvicinati i propri “portavoce” presso lo spogliatoio dove effettivamente viene riferito il “messaggio” agli altri componenti della “rosa” calcistica barese in assenza dell’allenatore Bortolo Mu Significative appaiono, in primo luogo, le dichiarazioni rese dinanzi al P.M. in data 27 gennaio 2012 dal difensore Marco Ro., indagato nel presente procedimento penale, rivestenti, quanto alla vicenda in esame, sostanziale portata testimoniale. Si riportano, di seguito, alcuni stralci di quell’interrogatorio omissis Pag.22 INDAGATO RO. M. In occasione di Bari-Sampdoria e Cesena-Bari, i senatori diciamo del Bari, ossia [Termine inc.], M. e GI., come primi, i più anziani P.M. Dr. ANGELILLIS I più? INDAGATO RO. M. quelli che già da anni militavano nel Bari, hanno avuto un incontro con i capi ultras, nel quale gli sarebbe stato detto di perdere queste due partite perché loro avrebbero scommesso omissis Pagg 28-31 P.M. Dr. ANGELILLIS E quindi dopo, successivamente, abbiamo questo incontro, quindi lei ha detto i senatori, che sarebbero GI. e M., che incontrano, un paio, quanti sono i capi della tifoseria? INDAGATO RO. M. Saranno tre o quattro, non lo so adesso. Avv. DE MAIO Ma lei cosa sa di questo? Non sa niente? INDAGATO RO. M. No, non so niente, io so solo che c'è stata questa riunione perché dopo ci hanno Magg. BARBERA Prima di Bari-Samp? INDAGATO RO. M. Sì, sì. Magg. BARBERA Prima di Bari-Samp? INDAGATO RO. M. E sì, perché eravamo P.M. Dr. ANGELILLIS E dove si è tenuta questa riunione? INDAGATO RO. M. Non lo so, perché dopo loro sono venuti a riferire alla squadra poi quello che era stato detto, cioè di perdere queste due partite. P.M. Dr. ANGELILLIS Bari-Samp? INDAGATO RO. M. E Cesena-Bari. P.M. Dr. ANGELILLIS E Cesena-Bari. INDAGATO RO. M. Perché loro avevano scommesso tanti soldi e, in cambio di queste due sconfitte, loro avrebbero detto che fine a fine anno noi avremmo fatto una vita tranquilla , ecco, cosa che all'epoca non c'era, purtroppo. Avv. DE MAIO Questo chi l'ha detto? L'ha detto, quando è sceso negli spogliatoi? P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè adesso cerchi di circostanziare bene questo momento. Ci spieghi bene questo momento, cioè chi le ha detto così, tutti e due, prima GI., M.? Dove, in quale occasione, in quale circostanza? INDAGATO RO. M. Era prima dell’allenamento, che abbiamo fatto una riunione in spogliatoio. P.M. Dr. ANGELILLIS Ed eravate tutti voi, eravate tutti quanti? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS C’era l'allenatore anche? INDAGATO RO. M. No, solo noi. P.M. Dr. ANGELILLIS Solo voi calciatori? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Eravate tutti? INDAGATO RO. M. E beh, sì! Sì, più o meno. P.M. Dr. ANGELILLIS Okay. INDAGATO RO. M. Sì, ne saranno mancati due o tre. P.M. Dr. ANGELILLIS Si ricorda il giorno, se era un venerdì, un giovedì, un mercoledì? INDAGATO RO. M. No. P.M. Dr. ANGELILLIS No? INDAGATO RO. M. In settimana. P.M. Dr. ANGELILLIS In settimana prima di Bari-Sampdoria? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Che succede alla fine dell’allenamento? Quando si erano incontrati loro? INDAGATO RO. M. No, prima dell'allenamento. P.M. Dr. ANGELILLIS Prima dell'allenamento? INDAGATO RO. M. Sì. “Ci siamo incontrati” Avv. DE MAIO Fissa anche il giorno. INDAGATO RO. M. Adesso non so se il giorno prima o due giorni prima, questo non glielo so dire. P.M. Dr. ANGELILLIS Questo non lo sa. Magg. BARBERA E chi parlava, GI. o M.? INDAGATO RO. M. Eh! Insomma Insomma, cercavano di spiegarlo un po’ tutti quelli che erano presenti alla riunione, adesso io le dico, io mi ricordo solo GI. e M., poi so che ce ne stavano anche altri due o tre, forse, non mi ricordo adesso. Ci hanno spiegato questa cosa qua, ecco! E noi però abbiamo detto “No, ce le giochiamo queste partite qua, perché comunque il clima è già difficile, noi vogliamo giocarcele”. Nella circostanza, Marco Ro. riconduce, dunque, l’accadimento ad una grossa scommessa che i tre indagati avevano effettuato sul risultato negativo dell’A.S. Bari e riferisce che la condizione imposta ai calciatori per continuare a vivere una “ vita tranquilla” era quella di sottostare ai loro voleri. 2.2.2. Le dichiarazioni di A.M Sulla stessa lunghezza d’onda si pongono, poi, le dichiarazioni rese dinanzi al P.M. da parte di A.M. che anche in data 4 aprile 2012, in sede di interrogatorio di garanzia dinanzi al G.I.P., sarebbe ritornato sull’argomento. A.M. ha riferito per la prima volta della vicenda nel corso dell’interrogatorio dinanzi al P.M. del 24 febbraio 2012. In tale sede, il difensore indicava in Al. Sav. il soggetto che, prima di Cesena-Bari del 17 aprile 2011, aveva richiesto ai calciatori di perdere almeno una delle due successive partite pur senza specificare con quale risultato, precisando che aveva seri problemi economici da fronteggiare riferiva che Rob. Sb. aveva schiaffeggiato il calciatore Alessandro Parisi, dicendogli “tu ti fai sempre i fatti tuoi” illustrava il tenore univoco della prosa degli interlocutori, i quali facevano intendere ai calciatori di avere bisogno di detto contributo, anche perché non vi era mai stata contestazione o altro atteggiamento “pesante” da parte dei tifosi contro i propri beniamini, con ciò lasciando intendere che poteva cambiare il loro atteggiamento nei confronti degli atleti. Si riporta uno stralcio del relativo verbale omissis Pagg. 15-16 P.M. Dr. ANGELILLIS Ma vi chiesero di perdere o di perdere con un certo risultato? INDAGATO M. A. No, no, chiesero di perdere. P.M. Dr. ANGELILLIS E basta? INDAGATO M. A. Perché poi parecchi cioè Al. SAV. ci fece presente che aveva problemi economici e che, se non l'aiutavamo, finiva in brutte acque. E Rob. SB. dette uno schiaffo a PARISI. P.M. Dr. ANGELILLIS E perché? INDAGATO M. A. Perché gli disse “Tu ti fai sempre i fatti tuoi”, e gli dette uno schiaffo. P.M. Dr. ANGELILLIS Ma, ripeto, chiesero di perdere o di perdere con un risultato particolare? INDAGATO M. A. No, no, di perdere. P.M. Dr. ANGELILLIS Di perdere, e basta? INDAGATO M. A. Di perdere. Di aiutarli perché avevano problemi economici e non ci avevano fatto mai niente, né contestazione né roba pesante che poteva accaderci durante gli allenamenti, e ci chiesero, appunto, di fargli un favore, di perdere una delle due partite. Pagg.30-31 P.M. Dr. ANGELILLIS Poi abbiamo Cesena-Bari. INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS L'episodio dei tre tifosi è legato a Cesena-Bari? INDAGATO M. A. Pochi giorni prima della partita Cesena-Bari. P.M. Dr. ANGELILLIS Cesena-Bari. Si avvicinano a voi, lei ha detto che eravate in cinque? INDAGATO M. A. Noi cinque. P.M. Dr. ANGELILLIS Dove eravate voi? INDAGATO M. A. Fuori dalla porta 1, allo Stadio San Nicola. P.M. Dr. ANGELILLIS In che occasione? INDAGATO M. A. Nel parcheggio. Dopo l'allenamento. P.M. Dr. ANGELILLIS Dopo l’allenamento? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Cioè stavate? INDAGATO M. A. Stavamo andando a casa. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi avevate già fatto la doccia e tutto? INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E’ così? INDAGATO M. A. Sì. A.M. è ritornato, con toni più espliciti, sull’episodio appena descritto in successive circostanze. Questo il suo racconto in occasione dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al G.I.P. in data 4 aprile 2012, in cui il terzino bianco-rosso, dopo aver precisato che i tre capi-ultras avevano esplicitamente avvicinato per imporre la propria volontà lo stesso difensore, nonché i compagni di squadra Jean Francois Gi., Massimo Donati, Nicola Belmonte e Alessandro Parisi, descrive apertamente il clima “pesante” e di paura generato in capo ai calciatori baresi da simili condotte dei vertici della tifoseria organizzata paura che “da lì in poi sì, che potesse in qualsiasi momento succedere qualcosa” , e l’atteggiamento inerte della società biancorossa dinanzi alle minacce rivolte ai giocatori GIUDICE - Sì, sì. M., ci racconti l'incontro con i capi ultras?. IND. M. - Fuori dalla porta uno dello Stadio San Nicola abbiamo avuto questi incontri io, Gi., Belmonte, Parisi e Donati, di cui il Rob. Sb. parlava diceva, appunto, che a noi non c'era mai successo niente, ci avevano lasciati tranquilli, la vita tranquilla regolare, non erano mai venuti al campo a romperci le scatole, che era arrivato anche il momento di fargli un favore e ci avevano chiesto il favore di perdere o con il Cesena o con la Sampdoria. GIUDICE - O con il Cesena o con la Sampdoria. IND. M. - O con la Sampdoria, sì. GIUDICE - Non entrambe le partite? IND. M. - No, no. Certo, una delle due la dovevamo perdere. Io mi ricordo che in quella partita lì ero squalificato, con il Cesena. Tra virgolette, non presi posizioni davanti a loro e comunque sapevo che ero squalificato e volevo . cioè volevo vedere . volevo capire cosa gli altri erano intenzionati a dire a Rob. Sb Fatto sta che Rob. Sb. dette uno schiaffo a Parisi e gli disse Tu ti fai i cavoli tuoi, pensi a te stesso. Ti chiediamo un favore e ti fai i fatti tuoi , era un po' rivolto in generale, però a Parisi gli dette uno schiaffo. GIUDICE - Senta, i giocatori del Bari secondo lei hanno avvertito la sensazione di paura di fronte a questo tipo atteggiamento? IND. M. - Sì. GIUDICE - Paura di che cosa? IND. M. - Da lì in poi sì, che potesse in qualsiasi momento succedere qualcosa, non so di che tipo però . un giocatore è giocatore per sempre . GIUDICE - Certo. IND. M. - .quando va anche a casa come regolamento. Lui è rimasto lì però è normale che non fa piacere avere uno schiaffo da un ultras. GIUDICE - Ne avete parlato con i vostri dirigenti? IND. M. - Con i dirigenti mi ricordo che c'è stato unumero Gi. disse che era andato dal direttore, era andato a far presente di questa cosa. Io . Noi, quei cinque lì, andammo anche dal mister Muti a dire che c'era capitata questa cosa dei tifosi, che ci avevano chiesto di perdere la partita. Lui disse che non gliene fregava niente e che noi andavamo a Cesena per vincere la partita. Però si respirava un'aria di tensione, un'aria comunque pesante. Si tratta di particolari sui quali A.M. si soffermava nuovamente il giorno successivo, in sede di nuovo interrogatorio del P.M., rimarcando la finalità dei capi-ultras di lucrare un utile in denaro sulla sconfitta in almeno una delle due successive partite dei calciatori bianco-Ro Di seguito i passaggi più significativi di quel verbale INDAGATO M. A. No, tutto sommato, io l’atteggiamento proprio di cambiamento da parte di questi ultras nei nostri confronti è stato dalla partita di Cesena, io l’ho notato lì il definitivo cambiamento, perché poi il fatto che SB. faceva discorsi tipo a PARISI “Che tu pensi ai fatti tuoi, noi ti chiediamo un favore, una delle due partite la dovete perdere, quella di Cesena e la settimana prima di Cesena”, da lì cominciò a cambiare discorso e cominciarono a parlare di fargli il favore e di fargli guadagnare più soldi . P.M. Dr. ANGELILLIS Adesso però lei mi deve spiegare ancora una volta, e possibilmente diciamo meglio di come ha fatto fino a ieri, da lì che cosa è successo fino al giorno in cui c'è questa dazione di denaro di BELLAVISTA, che lei spartisce con CAR. e GIA Che succede? Quindi arrivano gli ultrà “Una delle due la dovete perdere”, schiaffeggiano PARISI. INDAGATO M. A. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi? Vada avanti. INDAGATO M. A. Noi poi il giorno dopo siamo andati da Mister MU. nello spogliatoio, perché noi, quando abbiamo fatto la riunione con i capi ultras, avevamo già finito l’allenamento e avevamo già fatto la doccia, che ce ne stavamo andando. Siamo andati da MU. e gli abbiamo detto “Mister, guardi che c'è questa situazione, ci hanno fermato tre capi ultras, a noi cinque”, eravamo io, GI., BELMONTE, PARISI e DONATI, “e ci hanno detto di perdere a Cesena, una delle due partite di perderle”. Nello stesso interrogatorio dinanzi al P.M., M. ritorna su un argomento affrontato il giorno precedente dinanzi al G.I.P. l’inserimento – meritevole di adeguati approfondimenti investigativi – dell’ex calciatore del Bari Antonio Bellavista, risultato in affari con lo stesso M. nelle scommesse pilotate sugli eventi sportivi cfr. nota di A.M. del 28.3.2012 diretta al P.M. , nella condotta di “interlocuzione” con i calciatori del Bari poco propensi ad accomodare i risultati e nell’invio di “gente pesante” in grado di persuadere i giocatori “dissidenti”. Di seguito il relativo passaggio all’interno del verbale di interrogatorio Tenumero Col. RIZZO E BELLAVISTA non le ha mai parlato dei tre capi ultras? INDAGATO M. A. No, però l'ho capito, perché comunque, cioè, secondo me si conoscono. Tenumero Col. RIZZO Le ha detto che li aveva mandati lui? INDAGATO M. A. In quell'occasione lì sapevo che loro erano stati mandati da BELLAVISTA, con il fatto che lui aveva perso la pazienza, perché mi faceva le richieste a me, io le riportavo ai miei compagni e mi dicevano di no, allora lui mi disse “Io, se voi continuate a dire di no, sono disposto a mandare gente pesante”. Quando sono arrivati loro tre, tutti quanti abbiamo detto “La gente pesante è questa qua”, e sono venuti dei capi ultra. Avv. MANCO Però non è chiarissimo, cerca di esplicitare questo. INDAGATO M. A. BELLAVISTA nome e cognomi dei capi ultrà non me li ha mai fatti. Tenumero Col. RIZZO Però, quando lei ha detto che sono venuti questi tre a BELLAVISTA, lui le ha detto, mi è sembrato di capire, però me lo deve dire lei, che li aveva mandati lui, gliel'ha confermato? INDAGATO M. A. Lui mi ha confermato che mandava gente pesante al campo. 2.2.3. L’interrogatorio dinanzi al P.M. di Alessandro Parisi dell’11 aprile 2012. Anche Alessandro Parisi, calciatore del Bari nella stagione 2010-2011 e vittima dell’aggressione dei tre capi-ultras sin qui descritta, sentito dal P.M., in ordine ai fatti di cui alla presente ordinanza, in data 11.4.2012, ammetteva di essere stato schiaffeggiato dai tre prevenuti, che riconosce in fotografia, la settimana prima dell’incontro di campionato Cesena-Bari, confermava il movente dell’aggressione, specificava che la richiesta minacciosa riguardava le sconfitte “forzose” nei successivi due incontri Cesena-Bari e Bari-Sampdoria, riconosceva, infine, in fotografia in Sav. Al., Sb. Rob. e Loiacono Raffaele i responsabili. Di seguito alcuni stralci di quel verbale Domanda Lei è stato un calciatore del Bari? Risposta Sì lo sono stato dalla stagione 2008/2009 alla stagione 2010/2011. Domanda Nella stagione 2010-2011 ricorda se un gruppo di tifosi fece delle pressioni, a lei e ad altri calciatori del Bari, al fine di perdere alcune partite di campionato? Risposta Sì, la settimana prima della partita Cesena-Bari al termine di un allenamento pomeridiano, mentre eravamo negli spogliatoi venne A.M. e mi disse che c’erano alcuni tifosi che volevano parlarci e ci aspettavano in una delle uscite dello stadio, precisamente l’uscita che si usa per accedere alla sede. Andammo fuori io, A.M., Donati, Belmonte e Gi Lì trovammo tre o quattro tifosi ad aspettarci, i quali ci dissero con tono minaccioso di perdere le partite Cesena-Bari e Bari-Sampdoria. Domanda Vi dissero per quale motivo dovevate perdere queste partite? Risposta Ci dissero di voler guadagnare perché avevano problemi economici e che fino ad allora, nonostante stessimo andando male, non ci era successo nulla. Pur non parlando chiaramente di scommesse, capimmo che si trattava di quello in quanto era l’unico modo per guadagnare sapendo della sconfitta della partita. Domanda Parlava qualcuno dei tifosi in particolare ? Risposta Ognuno di loro diceva la sua. Domanda Voi cosa rispondeste ? Risposta Loro aggiunsero che visto che era la fine del campionato e noi eravamo quasi retrocessi, non sarebbe cambiato nulla in caso di sconfitta. Io risposi “ queste cose non le ho mai fatte” e uno dei tifosi, risentito, mi diede uno schiaffo sul petto e mi disse “tu ti fai sempre i fatti tuoi ”. Ritengo che tale affermazione fosse dovuta al fatto che io non avevo mai avuto particolari rapporti con loro. Subito dopo intervenne Donati che disse “non siamo ancora retrocessi e le partite ce le giochiamo” . Subito dopo i tifosi andarono via. Domanda Rientrati negli spogliatoi avete raccontato l’episodio a qualcun altro ? Risposta Sì, l’abbiamo riferito a tutta la squadra presente negli spogliatoi. Abbiamo detto a tutti di fare attenzione visto che c’era una brutta aria e io ho saputo, nello spogliatoio, che Gi. aveva riferito quanto accaduto a qualcuno della società e all’allenatore Mu Domanda Ha altro da aggiungere? Risposta Voglio aggiungere che il giorno dopo, sempre dopo l’allenamento pomeridiano, qualcuno è venuto a chiamarmi dicendo nuovamente che fuori dallo stadio vi erano i tifosi che ci aspettavano. Ricordo che uscimmo io, A.M., Gazzi e un altro paio di calciatori che non ricordo e incontrammo gli stessi tifosi del giorno prima, i quali ci dissero brevemente “ dimenticate quello che vi abbiamo detto ieri e giocatevi le partite fino alla fine. Se non vincete con il Lecce vi ammazziamo”. Subito dopo i tifosi andarono via. Domanda Vi sono stati altri episodi analoghi a quelli descritti ? Risposta No. “Si dà atto che a Parisi Alessandro viene mostrato un fascicolo fotografico composto da nr.17 fotografie allegato al presente verbale . Parisi Alessandro dopo averlo visionato riconosce in fotografia i tre tifosi che chiesero loro di perdere le partite. Lo stesso li riconosce nelle fotografie nr.12, 16 e 17 e cioè Sb. Rob. nato a Bari il 19.04.1971 Sav. Al. nato a Bari il 07.06.1965 e Loiacono Raffaele nato a Bari il 19.09.1978.” 2.2.4. L’interrogatorio dinanzi al P.M. di Jean Francois Gi. del 7 febbraio 2012. Se vi è sostanziale convergenza tra le dichiarazioni degli ex calciatori del Bari Marco Ro., A.M. ed Alessandro Parisi in ordine alle modalità dell’azione dei capi-ultras del Bari, all’entità delle loro richieste ed alla natura esplicita delle minacce dei medesimi, ulteriore elemento di conferma si rinviene nelle dichiarazioni rese in proposito al P.M. in data 7 febbraio 2012 da parte dell’ex portiere e capitano bianco-rosso Jean Francois Gi In relazione a detta vicenda Gi. è persona informata sui fatti, ricopre, cioè, un ruolo testimoniale puro, non essendo mai stato indagato, nel presente procedimento, per frode sportiva od altro. In sede di interrogatorio, dunque, Gi. illustrava di avere ricevuto – unitamente ai compagni di squadra A.M., Massimo Donati, Nicola Belmonte ed anche Sergio Bernardo Almiron ed Alessandro Gazzi – intimazioni da parte di taluni esponenti di vertice degli “ultras” – alcuni dei quali espressamente riconosciuti in fotografia dall’ex capitano barese Raffaele Loiacono, detto “Le.”, Rob. Sb. vi è un refuso nel verbale che segue, dove è scritto Splendorio e Al. Sav., detto “Il Parigino” – solo per l’incontro Cesena-Bari gli “ultras”, nella circostanza, intimavano ai calciatori di perdere la successiva partita, ma il portiere dichiarava di essersi rifiutato di accettare. Aggiungeva l’ex capitano del Bari di avere anche informato i vertici della società dell’accaduto ma senza alcun concreto risultato nell’occasione il direttore sportivo Guido Angelozzi gli rispondeva “Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita!” . Ecco il testo delle sue dichiarazioni Pagg.8-15 P.M. – Senta, io Le dico, diciamo, faccio - come dire - Le mostro molta buona volontà, ecco, Le dico un elemento che è emerso nell’inchiesta, e Le dico anche che è un elemento, glielo dico forse per aiutarla a ricordare meglio, abbastanza solido, quello secondo cui qualcuno avrebbe chiesto a M. e a Lei di ottenere dei risultati di sconfitta del Bari. Questa è una cosa che Le sembra completamente campata per aria? TESTE GI. – A me? P.M. – A Lei, sì. TESTE GI. – Che mi hanno chiesto a me di perdere una partita? P.M. – A Lei e a M TESTE GI. –No, a me non mi hanno mai chiesto niente nessuno. P.M. – Non glielo hanno mai chiesto? Lei non ha mai avuto contatti con gli ultras del Bari? TESTE GI. – Gli ultras venivano sempre al campo, cioè venivano sempre a contestare gli ultimi P.M. – Allora Lei esclude che gli ultras siano venuti a chiedervi di far perdere il Bari, e che voi nello spogliatoio avete detto agli altri giocatori “Guardate che ci hanno detto che vogliono che il Bari perda per ragioni di scommesse”, Lei questo lo esclude? TESTE GI. – Che cosa, che gli ultras? P.M. – Credo di essere stato abbastanza chiaro, guardi che deve decidere solo Lei se vuole dire la verità o non la vuole dire. Io Le dico Lei esclude che gli ultras abbiano chiesto a Lei e a M. di far perdere la squadra del Bari e che voi abbiate riferito agli altri “Guardate che è successo questo”. Lo può escludere al cento per cento questo fatto? TESTE GI. – No. P.M. – No, che significa? TESTE GI. – Non sono venuti da M. e da me, sono venuti dalla squadra. P.M. – Allora mi vuole circostanziare questo episodio per favore? TESTE GI. – No, ci hanno chiamato metà squadra. P.M. – Quale era la metà squadra, Lei? TESTE GI. – C’era M., c’era Donati, c’era Almiron, c’era diciamo tutti i più rappresentativi, c’era Gazzi, chi c’era? C’era Belmonte, c’era un bel po’ di giocatori. P.M. – Che cosa vi hanno detto? TESTE GI. – Hanno detto, sono venuti prima della partita del Cesena e ci hanno detto “Dovete perdere”. P.M. – Bari Cesena o Cesena Bari? TESTE GI. – Cesena Bari e noi “No, no, non esiste proprio”. P.M. – Mi dice qual è la circostanza, loro sono venuti durante l’allenamento, alla fine dell’allenamento? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Alla fine dell’allenamento? TESTE GI. – Sì. P.M. – Sono entrati dove? Nello spogliatoio? TESTE GI. – No, no, ci hanno chiamato. La società ci ha detto “Guardate che vi vorrebbero parlare i tifosi”. P.M. – Ma voi avevate già fatto la doccia, stavate andando via? TESTE GI. – Sì, sì, stavamo andando via. P.M. – Dove vi siete incontrati? Dove, esattamente? TESTE GI. – Alla entrata uno . non lo so. P.M. – Quindi sa riconoscere chi sono questi che vi hanno chiesto questo? TESTE GI. –Sì, sì. P.M. – Possiamo mostrare allora qualche foto, questo Lo Iacono Raffaele? TESTE GI. – Sì. P.M. – Lo Iacono Raffaele. TESTE GI. - Rob. Splendorio e “Il Parigino”, non so il suo nome. P.M. – Okay, adesso Le mostriamo tutte le foto e ci dica se . erano solo in tre, quanti erano? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Ah, quindi erano questi tre diciamo? TESTE GI. – Sì. P.M. – Lo Iacono Raffaele lo abbiamo detto. TESTE GI. – No, questo no. Il Teste sfoglia l’album fotografico no. Lui. P.M. – Splendore Rob TESTE GI. – E lui. P.M. – E Sav. Al TESTE GI. – Sì. P.M. – Questi tre? TESTE GI. – Sì. P.M. – Voi che cosa avete detto, cioè che cosa avete fatto? Avete riferito questa cosa agli altri? TESTE GI. – Sì, io sono andato da Angelozzi. P.M. – Lei lo ha riferito questo fatto ad Angelozzi? TESTE GI. – Sì, sì. P.M. – Che cosa Le disse Angelozzi? TESTE GI. – “Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita”. Quello che abbiamo fatto. P.M. – No, dico, ma agli altri calciatori del Bari lo avete detto, anche parlando, sai sono venuti questi . TESTE GI. – Sì. Anche loro hanno sentito che comunque che i tifosi volevano parlare e giustamente loro hanno chiesto “Ma scusa che vi hanno detto?”. Perché eravamo tanti, e ho detto “No, ci hanno detto questo, però non esiste, noi giochiamo la partita”, così. P.M. – E quindi giocaste la partita naturalmente? TESTE GI. – Certo. P.M. – E Cesena/Bari come è finita? TESTE GI. – Abbiamo perso 1 a 0. P.M. – Avete perso 1 a 0. E loro avevano chiesto un risultato specifico, oppure solo di perdere? TESTE GI. – No, no, “Dovete perdere” e basta. P.M. – Senza un risultato specifico? TESTE GI. – No, no. P.M. – Non hanno chiesto se più di un gol, due gol? TESTE GI. – No, no. P.M. – E dopo quell’episodio di Cesena Bari che cosa altro è successo Lei li ha rivisti questi? TESTE GI. – No. P.M. – Cioè sarà capitato di averli rivisti in un’altra occasione? TESTE GI. – No, sono venuti a contestarci prima del Lecce, sono venuti in 150 al campo, sono anche entrati in campo, bombe carte, schiaffi ad un paio di giocatori e, basta, dopo da quel giorno là abbiamo fatto allenamento con i blindati, siamo andati in ritiro dieci giorni e cose varie. Questa cosa la dissi anche a Mu., cioè la dissi ad Angelozzi e a Mu., quando era successo. P.M. – Questo particolare, cioè Lei come fa a sapere che Angelozzi lo riferì a Mu.? TESTE GI. – No, io, lo dissi io. P.M. – Ah, lo disse Lei, lo disse ad Angelozzi e a Mu.? TESTE GI. – All’allenatore che era successa questa cosa qua. P.M. – E Mu. che cosa disse? TESTE GI. – Dice “Lo hai detto alla società?”. Ho detto “Sì, certo”. “Niente, andiamo là a giocarci la partita, certamente”. 2.3. Sulla configurabilità in concreto del delitto di violenza privata ex articolo 610 c.p. Appare perfettamente consapevole questo giudice che il vero nodo giuridico della vicenda rassegnata al proprio scandaglio è costituito dalla configurabilità in concreto della fattispecie di violenza privata consumata ex articolo 610 c.p., i cui limiti edittali di pena ammettono, a norma dell’articolo 280 c.p.p., l’emissione di ordinanze coercitive, ovvero della fattispecie di tentata violenza privata, ex articolo 56-610 c.p., i cui limiti edittali di pena non ammettono l’emissione di ordinanze coercitive in forza della medesima previsione codicistica. Significativo, nell’ambito di detta delibazione, appare l’accertamento, sia pure a livello indiziario, dell’esistenza di un nesso di causalità tra la violenza o minaccia adoperata dagli agenti e la produzione dell’evento giuridico perseguito. Si sono richiamati in precedenza i parametri giurisprudenziali cui detto vaglio deve essere ancorato cfr., supra , par. 2.1. . Nessun dubbio, dunque, sulla circostanza alla cui stregua il delitto di violenza privata può dirsi consumato solo ed esclusivamente nell’ipotesi in cui alla violenza o minaccia adoperata dall’agente e, dunque, alla costrizione consegua l’evento voluto, vale a dire il fare, tollerare od omettere qualcosa da parte della vittima vale a dire il cd. “pati” . La mancata produzione dell’evento perseguito, pur a fronte dell’utilizzo di violenza o minaccia mirate a conseguire il pati vale, invece, a fondare l’ipotesi tentata. Chiarissimo, al riguardo, il tenore, tra le tante, della seguente massima giurisprudenziale “È configurabile il delitto tentato e non quello consumato di violenza privata articolo 56 e 610 cod. penumero allorché, pur sussistendo l’idoneità dell'azione a limitare la libertà del soggetto passivo, quest’ultimo non adotti la condotta che la violenza e la minaccia esercitate nei suoi confronti erano preordinate ad ottenere e, pertanto, l’evento non si verifichi” Cass., sez. V, numero 15989/2005 . Nel caso di specie si è, dunque, accertato – sulla base di fonti dichiarative e degli stessi esiti delle intercettazioni versate in atti rileva, in proposito, anche la conv. numero 759 del 3.4.2012 – RIT 499/12, in cui è lo stesso Rob. Sb. che, conversando con Raffaele Loiacono, nel manifestare il proprio risentimento per le dichiarazioni accusatorie di Gi., ormai divenute di dominio pubblico dopo l’emanazione dell’ordinanza cautelare del G.I.P. del Tribunale di Bari del 31.3.2012 a carico di A.M. ed altri, si rammarica per non avere schiaffeggiato, in quella circostanza, l’ex portiere del Bari, ma soltanto un suo compagno di squadra, con ciò ammettendo lo schiaffo inferto ad Alessandro Parisi “ .quando hanno preso gli schiaffi neanche a lui – riferito a Gi., numero d.e. – abbiamo messo in mezzo , se sapevo gli davo mazzate pure a lui quel figlio di .” – che i tre capi-ultras del Bari Al. Sav., Rob. Sb. e Raffaele Loiacono, poco prima della partita Cesena-Bari del 17.4.2011 valida per il campionato di calcio di serie A 2010-2011, avvicinarono alcuni calciatori del Bari, tra i quali il portiere Gi. ed il difensore M., intimando loro di perdere almeno una delle due successive partite di campionato – vale a dire Cesena-Bari e Bari-Sampdoria –, in quanto interessati a lucrare la vincita sulle relative scommesse cui i predetti prendevano parte nella circostanza, veniva schiaffeggiato il calciatore Alessandro Parisi ed i tre “ultras” prospettavano agli interlocutori – incaricati di fare da tramite con il resto dello “spogliatoio” bianco-rosso – una permanenza non tranquilla nella città di Bari nelle settimane successive ove non avessero accolto la richiesta. Hanno, inoltre, riferito i calciatori del Bari escussi dal P.M. di avere comunicato ai propri dirigenti l’accaduto, venendo, tuttavia, invitati a non dare peso all’evento ed a continuare a giocare regolarmente è esplicito Gi., il quale riferisce al P.M. che il D.S. Angelozzi gli rispose “Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita!” . A conferma della serietà della minaccia e della “fondatezza” della richiesta dei tre capi-ultras si pone, peraltro, il dato oggettivo della “quotazione”, in sede di scommesse sugli eventi calcistici, della vittoria del Cesena e della Sampdoria sul Bari in quelle due partite di campionato pone in luce l’informativa di P.G. del 19.4.2012 che detto risultato era quotato – secondo i dati attinti dal sito www.risultatitemporeale.net – da un minimo di 1.50 ad un massimo di 1.65 cfr. all. 8 all’informativa di P.G. . Si trattava, dunque, in entrambi i casi, di risultato abbastanza vantaggioso per gli scommettitori. E’ dato altrettanto certo che i calciatori del Bari avrebbero perso sul campo non una, ma entrambe le partite successive a quelle minacce, con lo stesso risultato di 1-0. Una normale conoscenza del mondo calcistico consente ragionevolmente di affermare che l’esito di un incontro di calcio è, in genere, la risultante di una molteplice serie di fattori e di variabili dall’effetto alea connaturato all’evento sportivo, ad errori tecnici, ad eventuali infortuni di calciatori, fino a possibili sviste arbitrali. Nella vicenda portata in luce nel presente procedimento, poi, emerge anche il fattore assolutamente atipico del concomitante interesse di un calciatore barese di perdere per proprio conto alcuni incontri di calcio al fine di lucrare i proventi derivanti dalle relative scommesse sul risultato negativo si veda quanto scritto da A.M., nella sua nota diretta al P.M. del 28.3.2012, in ordine alla frode sportiva posta in essere dallo stesso proprio in occasione dell’incontro Cesena-Bari. Ma almeno il 17.4.2011 A.M. non scende in campo a Cesena ed, al momento, a parte la sua confessione, non vi è prova, negli atti di indagine, del coinvolgimento, in quella combine , di altri calciatori del Bari, mentre il predetto disputerà il successivo incontro casalingo contro la Sampdoria cfr. le raccolte di stampa prodotte dal P.M. dove, allo stato, non risulta avere “pattuito” con terzi la sconfitta del Bari, il che consente di arginare o contenere l’incidenza di detto interesse individuale sull’esito degli incontri monitorati e sulla tenuta del collettivo bianco-rosso. Nel caso di specie, poi, emerge dagli atti che, dinanzi al P.M., tanto il portiere Gi. quanto il difensore Marco Ro. hanno dichiarato che, nonostante le minacce dei capi-ultras, erano comunque orientati a “giocarsi” sul campo le due partite predette. Il calciatore Alessandro Parisi ha poi anche aggiunto che successivamente alle minacce i capi-ultras avrebbero “rivisto” le proprie determinazioni e sarebbero ritornati dai giocatori invitandoli a “giocarsi” le partite, non senza aggiungere, tuttavia, che “ se non vincete con il Lecce vi ammazziamo” il riferimento è al derby Bari-Lecce che si sarebbe disputato il successivo 15.5.2012 in cui si è ormai acclarata la frode sportiva posta in essere dal sodalizio mettente capo al calciatore A.M. e la volontarietà, ammessa dallo stesso protagonista nella nota indirizzata al P.M. del 28.3.2012, dell’autorete con cui il terzino destro bianco-rosso avrebbe suggellato il successo degli ospiti per intascare una importante rimessa in denaro cfr., in atti, ordinanza cautelare emessa nell’ambito del presente procedimento in data 31.3.2012 . Nel caso in esame si impone, pertanto, una approfondita analisi, ai fini della individuazione dell’evento giuridico conseguente alle intimidazioni dei capi-ultras, non solo e non tanto sul risultato tecnico dell’incontro di calcio – che pure è da ritenere negativo e, dunque, conforme, in entrambe le partite monitorate, alle richieste intimidatorie dei tre indagati ed alla portata della costrizione sui calciatori baresi dai medesimi promanante – quanto sul clima di serenità o turbamento e paura con cui i calciatori del Bari sono scesi in campo in occasione di quelle due partite e, soprattutto, sull’effetto di quelle intimidazioni sulla condotta serbata sul campo di gioco da parte dei calciatori, per verificare se questi ultimi abbiano realmente “giocato la partita” come dichiarato al P.M. ovvero, impossibilitati a tenere una adeguata concentrazione agonistica, abbiano tenuto una condotta “arrendevole”, abdicando al proprio dovere di lealtà sportiva e rinunciando, di fatto, a “combattere” contro gli avversari di quei due incontri, con ciò consentendo la maturazione, sul campo di calcio, del risultato tecnico perseguito dai capi-ultras e, dunque, la produzione, sul piano che maggiormente rileva nella presente sede, dell’evento giuridico del delitto di cui all’articolo 610 c.p. Trattasi di circostanza estremamente significativa specie se rapportata agli stimoli agonistici di calciatori professionisti che, alla vigilia di Cesena-Bari del 17.4.2011, non erano ancora aritmeticamente retrocessi in serie B, e, dunque, erano ancora potenzialmente motivati – da ragioni di classifica, ma anche di possibile ingaggio più lucroso ove avessero disputato la successiva stagione nella massima divisione calcistica nazionale – per profondere sul campo di gioco il massimo delle proprie energie. Giova, allora, soffermarsi, in primo luogo, sul clima di paura, per utilizzare le stesse parole usate dinanzi al G.I.P. da A.M. paura che “da lì in poi sì, che potesse in qualsiasi momento succedere qualcosa ” , in cui i calciatori del Bari erano precipitati nell’ultimo scorcio della passata stagione agonistica. Viene, infatti, in primo luogo in luce una azione di “disturbo” posta in essere dai alcuni “Ultras” bianco-Ro. che facevano irruzione all’interno degli spogliatoi del Bari, dove ancora si trovavano i calciatori alle prese con le prove dell’ antidoping , subito dopo l’incontro Bari-Chievo disputato presso lo stadio “San Nicola” il 20 marzo 2011 e perso con il risultato di 2-1 dai padroni di casa. Importanti appaiono, al riguardo, le informazioni rese al P.M. sia da Marco Ro. sia da A.M., i quali riferiscono apertamente dell’irruzione negli spogliatoi di alcuni capi-ultras Marco Ro. “li ho visti in faccia!” e della chiara sensazione avvertita dagli atleti che detti individui intendessero aggredirli, con ciò turbando la loro serenità e riuscendo sicuramente ad intimidirli. Di seguito si riportano alcuni stralci dei due interrogatori. Dall’interrogatorio dinanzi al P.M. di Marco Ro. del 27 gennaio 2012 Pagg. 23-24 omissis INDAGATO RO. M. Per Bari-Chievo è successo un fatto abbastanza grave, comunque alla fine partita io mi trovavo nella saletta antidoping e, non si sa com’è, sono riusciti ad entrare due dei capi ultras nello spogliatoio. Io, essendo nella sala antidoping, che è prima dell’entrata nello spogliatoio, mi hanno visto e hanno subito cercato di entrare. Per fortuna un giocatore del Chievo, adesso non mi ricordo bene chi è, è riuscito a chiudere la porta a chiave, e da lì ci siamo salvati. Ecco! Poi infatti da lì è proprio successo quel clima Ovviamente uno si fa delle domande, cioè questo spogliatoio, essendo un luogo protetto, dove nessuno può entrare, inspiegabilmente entrano due capi ultras, vuol dire che da parte di chi doveva controllare non c'è stata nessuna P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ha avuto l'impressione che volessero aggredirla? INDAGATO RO. M. Sì, perché loro hanno puntato dritto allo spogliatoio, quando mi hanno visto nella saletta Perché comunque i tifosi P.M. Dr. ANGELILLIS Volevano aggredire lei come gli altri giocatori, sostanzialmente? INDAGATO RO. M. Sì. Però, appena mi hanno visto, hanno cercato subito di P.M. Dr. ANGELILLIS Perché lei era il primo che incrociavano? INDAGATO RO. M. Sì, esatto, che hanno trovato. E da lì Avv. DE MAIO Un episodio un po’ strano, gente che entra in uno stadio di calcio durante la partita, con la sicurezza che c’è, ma come fai? Cioè! P.M. Dr. ANGELILLIS Questo dopo, alla fine della partita? INDAGATO RO. M. Esatto. Sì, esatto alla fine. P.M. Dr. ANGELILLIS E che cosa le fa pensare che fossero dei capi ultras questi? INDAGATO RO. M. Perché li ho visti in faccia! P.M. Dr. ANGELILLIS E li ha visti in faccia nel senso che? INDAGATO RO. M. Sapevo comunque che chi ha quelli che gestivano erano i capi ultras , insomma, ecco perché, quando avevamo avuto quella riunione dove ero stato minacciato, erano le stesse persone si riferisce alla riunione avuta nella settimana precedente alla gara tra il Cesena ed il Bari con i capi “Ultras” Sav., Sb. e Loiacono . omissis Dall’interrogatorio dinanzi al P.M. di A.M. del 5 aprile 2012 Pagg.23 -25 omissis P.M. Dr. ANGELILLIS Senta, questo accesso dei capi ultrà nello spogliatoio di cui parla RO. a proposito della partita Bari-Chievo, se non ricordo male. Magg. BARBERA C’era anche lei quel giorno, ne ha parlato anche ieri. P.M. Dr. ANGELILLIS Esatto. INDAGATO M. A. Eravamo al doping insieme, c’era anche SQUIZZI, dopo la partita . P.M. Dr. ANGELILLIS E questo gruppo che entra nello spogliatoio, che avviene dopo, giusto? INDAGATO M. A. Sì, subito dopo la partita. P.M. Dr. ANGELILLIS Subito dopo la partita. C'erano anche SB. e INDAGATO M. A. Non li abbiamo visti noi, perché il regolamento è che, quando finisce la partita, tu devi andare subito a dare il nome e cognome a chi ti fa il doping, e mi ricordo che c'era MOSCARDELLI, al doping, che c'era SQUIZZI, c'era il dottore del Chievo, c'eravamo io e RO., in più quelli che si occupano del doping, però la porta era chiusa, so solamente che uno ha provato a forzare, ad aprire la porta per entrare, però il calciatore del Chievo si è messo di spalle alla porta per non farli entrare, però non li ho visti in faccia chi erano. Si scende dalle scale, cioè ci sono le scale che poi portano all'ingresso dello spogliatoio del Bari e la porta del doping è P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ebbe modo di parlare dopo con qualcuno di loro, perché comunque fu un avvenimento eclatante? INDAGATO M. A. Non mi ricordo, ma sicuramente sì, cioè non mi ricordo il giorno, però sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E cosa le dissero, cioè perché loro fecero questa incursione nello spogliatoio? INDAGATO M. A. Perché, da quello che posso dedurre, quella era una partita che noi potevamo vincerla, perché comunque le occasioni da goal le abbiamo avute, però, riguardando i goal che ci sono stati, uno al primo tempo ed uno al secondo, sono goal io dico di quella partita non so niente. Tenumero Col. RIZZO Ci sono errori difensivi? INDAGATO M. A. Sono errori eclatanti, chiamiamoli così, passaggi sbagliati. P.M. Dr. ANGELILLIS Poi chiariamo questa cosa, però lei dice di non sapere niente su quella partita. INDAGATO M. A. Sì. Eloquente, in ordine al clima vissuto dalla comitiva bianco-rossa in quei giorni è anche il particolare, riferito dallo stesso A.M. nell’interrogatorio dinanzi al P.M. del 5.4.2012 – già riportato per stralcio – in ordine all’appellativo di “gente pesante” utilizzato dall’ex-calciatore Antonio Bellavista, risultato in affari con M. relativamente a scommesse su incontri di calcio con esito “pilotato”, per qualificare adeguatamente i soggetti che si apprestavano ad avvicinare i calciatori per “persuaderli” ad ammorbidirsi sulla condotta agonistica da tenere sul campo e consentire, in tal modo, agli scommettitori di puntare su risultati “sicuri” “In quell’occasione lì sapevo che loro erano stati mandati da BELLAVISTA, con il fatto che lui aveva perso la pazienza, perché mi faceva le richieste a me, io le riportavo ai miei compagni e mi dicevano di no, allora lui mi disse “Io, se voi continuate a dire di no, sono disposto a mandare gente pesante”. Quando sono arrivati loro tre, tutti quanti abbiamo detto “La gente pesante è questa qua”, e sono venuti dei capi ultra’”. Tuttavia, le dichiarazioni che più adeguatamente ricostruiscono il clima di tensione e terrore vissuto in quelle settimane dai calciatori del Bari appaiono quelle rilasciate al P.M. da Marco Ro., nel citato interrogatorio del 27 gennaio 2012, in cui il calciatore riferisce di avere ricevuto esplicite minacce, già qualche tempo prima delle partite in esame, da parte di uno dei capi-ultras dichiara Marco Ro. “Ovviamente uno si fa delle domande, cioè questo spogliatoio, essendo un luogo protetto, dove nessuno può entrare, inspiegabilmente entrano due capi ultras, vuol dire che da parte di chi doveva controllare non c'è stata nessuna ” per poi concludere, ritornando alle minacce che precedettero Cesena-Bari e Bari-Sampdoria “ Perché loro avevano scommesso tanti soldi e, in cambio di queste due sconfitte, loro avrebbero detto che fino a fine anno noi avremmo fatto una vita tranquilla, ecco, cosa che all’epoca non c'era, purtroppo” . Di seguito lo stralcio che maggiormente rileva INDAGATO RO. M. A parte un inizio diciamo positivo, poi da novembre in poi la squadra ha cominciato a perdere, quindi il clima stava diventando sempre più pesante. Poi E qua siamo arrivati a Natale. Da Gennaio il clima è diventato abbastanza pesante, sono cominciate le contestazioni in campo. Poi non so se lei ha presente la struttura antistadio, dove ci alleniamo. P.M. Dr. ANGELILLIS Sì, sì, ce l'ho presente. INDAGATO RO. M. Quindi i tifosi lì attorno al campo che comunque pressavano, ci davano parecchia pressione, quindi era un ambiente difficile in cui allenarsi. Poi, niente, dopo anche A febbraio c'è stato un incontro P.M. Dr. ANGELILLIS A Bari dove alloggiava lei? INDAGATO RO. M. Io a Santo Spirito, un po' fuori. P.M.Dr.ANGELILLIS Sì. INDAGATO RO. M. C'è stato anche un fatto, che durante una contestazione io mi sono permesso anche di fare un gesto, così, di azzittire un tifoso, e da lì dopo c'è stata una, non è annessa, c’è stata riunione tra squadra e tifosi, capi ultra, per cercare di capire perché la squadra andava così male, e lì ho ricevuto anche una minaccia diretta da parte di un capo ultras . Omissis Avv. DE MAIO No, no, lì è stato perché c'era la nascita di un clima ostile, che lui non identificava bene, nel senso che c'era ostilità, c’era animosità fino alla fisicità, e quindi cominciava non soltanto l’insulto del tifoso “Stai zitto”, ma cominciavano pugni, schiaffi e INDAGATO RO. M. Sì, poi, una volta, uscendo P.M. Dr. ANGELILLIS Andiamo avanti. INDAGATO RO. M. Una volta, uscendo dal campo, ovviamente c’erano tutti i tifosi da entrambe le parti, noi siamo dovuti passare in mezzo, e lì ho preso anche un calcio, perché comunque il campo la polizia non c'era quasi mai, c'erano solo tre personaggi della Digos, quindi potevano fare ben poco, quando arrivano duecento, trecento tifosi. Era un clima un po’ di paura, perché, ovviamente, ti vedi arrivare trecento così in campo, allenarsi non era proprio il massimo, infatti più volte abbiamo chiesto di allenarci dentro lo stadio per questo motivo, perché era molto più difficile entrare, quindi c'era un clima anche abbastanza pesante. Poi arriviamo a Avv. DE MAIO Alla prima volta in cui La prima volta, insomma! INDAGATO RO. M. Sì, perché poi c'è stata quella riunione Avv. DE MAIO Eh! Infatti. INDAGATO RO. M. In occasione di Bari-Sampdoria e Cesena-Bari, i senatori diciamo del Bari, ossia [Termine inc.], M. e GI., come primi, i più anziani P.M. Dr. ANGELILLIS I più? INDAGATO RO. M. quelli che già da anni militavano nel Bari, hanno avuto un incontro con i capi ultras, nel quale gli sarebbe stato detto di perdere queste due partite perché loro avrebbero scommesso Avv. DE MAIO Spieghi bene come è nata tutta questa cosa, cioè il fatto che loro non sono andati, come l'ha descritta a me, che loro erano andati, questi due che sono entrati nello spogliatoio dicendo questa cosa, come l'ha spiegata a me. INDAGATO RO. M. Ah! Quella del Bari-Chievo? Anche che si Avv. DE MAIO Sì, spieghi tutto, esatto. INDAGATO RO. M. Per Bari-Chievo è successo un fatto abbastanza grave, comunque alla fine partita io mi trovavo nella saletta antidoping e, non si sa com’è, sono riusciti ad entrare due dei capi ultras nello spogliatoio. Io, essendo nella sala antidoping, che è prima dell’entrata nello spogliatoio, mi hanno visto e hanno subito cercato di entrare. Per fortuna un giocatore del Chievo, adesso non mi ricordo bene chi è, è riuscito a chiudere la porta a chiave, e da lì ci siamo salvati. Ecco! Poi infatti da lì è proprio successo quel clima Ovviamente uno si fa delle domande, cioè questo spogliatoio, essendo un luogo protetto, dove nessuno può entrare, inspiegabilmente entrano due capi ultras, vuol dire che da parte di chi doveva controllare non c'è stata nessuna P.M. Dr. ANGELILLIS Lei ha avuto l'impressione che volessero aggredirla? INDAGATO RO. M. Sì, perché loro hanno puntato dritto allo spogliatoio, quando mi hanno visto nella saletta Perché comunque i tifosi P.M. Dr. ANGELILLIS Volevano aggredire lei come gli altri giocatori, sostanzialmente? INDAGATO RO. M. Sì. Però, appena mi hanno visto, hanno cercato subito di P.M. Dr. ANGELILLIS Perché lei era il primo che incrociavano? INDAGATO RO. M. Sì, esatto, che hanno trovato. E da lì Avv. DE MAIO Un episodio un po’ strano, gente che entra in uno stadio di calcio durante la partita, con la sicurezza che c’è, ma come fai? Cioè! P.M. Dr. ANGELILLIS Questo dopo, alla fine della partita? INDAGATO RO. M. Esatto. Sì, esatto alla fine. P.M. Dr. ANGELILLIS E che cosa le fa pensare che fossero dei capi ultras questi? INDAGATO RO. M. Perché li ho visti in faccia! P.M. Dr. ANGELILLIS E li ha visti in faccia nel senso che? INDAGATO RO. M. Sapevo comunque che chi ha quelli che gestivano erano i capi ultras, insomma, ecco perché, quando avevamo avuto quella riunione dove ero stato minacciato, erano le stesse persone. P.M. Dr. ANGELILLIS In quale riunione era stato minacciato? INDAGATO RO. M. In quella che le ho detto, tra la squadra e loro. Avv. DE MAIO E la tifoseria. P.M. Dr. ANGELILLIS Quando c'è stata questa riunione? INDAGATO RO. M. All’inizio, sarà stato, credo, a febbraio o a gennaio. P.M. Dr. ANGELILLIS E come si è concretizzata questa riunione, cioè dove è avvenuta? INDAGATO RO. M. Alla sala stampa dello stadio. P.M. Dr. ANGELILLIS La sala stampa dello stadio, ma era stata pre-organizzata? INDAGATO RO. M. Sì, quasi sicuramente pre-organizzata, perché comunque loro hanno aspettato che noi finissimo l'allenamento e poi ci siamo trovati tutti lì. P.M. Dr. ANGELILLIS Si sono fatti trovare tutti lì? Non sono stati gli organizzatori “Adesso organizziamo questa riunione e alla fine ci” INDAGATO RO. M. Non lo so se qualcuno tipo team manager del Bari o qualcun altro abbia organizzato. P.M. Dr. ANGELILLIS Voi ve li siete trovati lì ad un certo punto? INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS Dopo l'allenamento? INDAGATO RO. M. Sì, no, lo sapevamo che venivano, che ci sarebbe stata questa riunione, però adesso non so dirle chi l'ha organizzata. P.M. Dr. ANGELILLIS Che cosa è successo in questa riunione? INDAGATO RO. M. Niente, dopo che hanno spiegato a tutti che loro volevano comunque più Le solite cose, più grinta, quelle cose lì, uno in dialetto, in barese mi ha detto “A te dopo, se vuoi, ti spacco la faccia”. Poi là Insomma, poi dopo il tutto si è concluso con le P.M. Dr. ANGELILLIS E questo nella sala stampa? INDAGATO RO. M. Sì, davanti a tutti è successo, sì. P.M. Dr. ANGELILLIS E perché? INDAGATO RO. M. Perché io una volta, durante una contestazione, mi ero permesso di dire, di zittire, e basta. P.M. Dr. ANGELILLIS Qualche settimana prima? INDAGATO RO. M. Sì, esatto, non tanto tempo prima. P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi c'era stato questo primo episodio, sa collocarla nel tempo questa riunione? INDAGATO RO. M. L'ho detto, sarà stato a fine gennaio, febbraio, fine gennaio. “ omissis “P.M. Dr. ANGELILLIS Poi c'è stato l'episodio di Bari-Chievo. INDAGATO RO. M. Beh! Prima c’è stato il calcio durante il ritorno il calcio P.M. Dr. ANGELILLIS Durante l’allenamento. INDAGATO RO. M. Sì, poi c'è stato Bari-Chievo e poi arriviamo alla riunione che c'è stata con P.M. Dr. ANGELILLIS Quindi Bari-Chievo, e poi c'è stata questa riunione con questo incontro con gli ultras? INDAGATO RO. M. Sì. Avv. DE MAIO I senatori. INDAGATO RO. M. I senatori ed ultras, sì, quella di cui stava parlando prima, quando Avv. DE MAIO E quella ufficiale in sala stampa? Magg. BARBERA Quella è stata a gennaio-febbraio. INDAGATO RO. M. Sì. omissis INDAGATO RO. M. Perché loro avevano scommesso tanti soldi e, in cambio di queste due sconfitte, loro avrebbero detto che fine a fine anno noi avremmo fatto una vita tranquilla, ecco, cosa che all'epoca non c'era, purtroppo. Non dissimile appare, peraltro, il tenore delle dichiarazioni del portiere Jean Francois Gi., il quale, nel proprio interrogatorio, come visto, riferendo del clima vissuto dalla comitiva bianco-rossa, ed in particolare dai giocatori che per il primo anno si trovavano a Bari e conoscevano meno l’ambiente, in quei mesi del 2011, ad espressa domanda del P.M. “ Hanno detto ‘Non si sa mai che cosa può succedere’, in tono minaccioso? ”, testualmente risponde “ Sì, in tono, dice ‘Perché adesso va beh, voi siete qua, noi siamo qua, adesso .’, giustamente i ragazzi cioè li vedi in tranquillità, cioè erano dei ragazzi che erano del primo anno non so capire comunque lo stato d’animo, però è stato così”. E’, allora, corretto dire che, negli ultimi mesi della stagione agonistica 2010-2011, i calciatori dell’A.S. Bari si trovavano a vivere la propria permanenza nel capoluogo pugliese in un clima di crescente tensione, divenuta, ben presto, autentico terrore un terrore generato da molteplici fattori dalle irruzioni degli “Ultras”, nel dopopartita, all’interno degli spogliatoi biancoRo. dove non vi erano evidentemente adeguati controlli o apprestamenti di sicurezza istituzionali o societari dalle minacce esplicite rivolte dai capi-ultras ai calciatori A.M., Jean Francois Gi., Massimo Donati, Nicola Belmonte ed Alessandro Parisi affinché perdessero gli incontri con il Cesena e la Sampdoria dall’essere evidentemente diretto detto messaggio minatorio non soltanto ai cinque calciatori che avevano materialmente incontrato i tre responsabili del tifo organizzato barese, ma all’intero spogliatoio biancorosso, giacché i giocatori predetti erano stati incaricati di riferire a tutti i compagni di squadra la volontà dei capi-ultras. Il tutto mentre la società invitava gli atleti a “tapparsi le orecchie ed a giocarsi le partite”. Nelle descritte condizioni psicologiche i calciatori del Bari si apprestano, dunque, a disputare gli incontri Cesena-Bari e Bari-Sampdoria. In un simile clima appare, pervero, inverosimile – secondo le comuni regole di esperienza – che i calciatori del Bari abbiano potuto disputare quelle due partite scevri da qualsivoglia condizionamento psicologico, mentre risulta più logico e coerente ritenere che le minacce dei tre capi-ultras abbiano condizionato le prestazioni, e la stessa concentrazione e carica agonistica, degli atleti scesi in campo con il peso opprimente della “costrizione” minatoria ed orientato il risultato tecnico nel senso imposto. Nonostante i buoni propositi, ribaditi anche al P.M., tra gli altri, da Marco Ro. e Francois Gi., non sembra, peraltro, che, in campo, i calciatori del Bari manifestino la propria volontà dichiarata al P.M. di “giocarsi la partita”. E’ sufficiente scorrere le cronache giornalistiche di quegli incontri ovvero visionare i relativi filmati televisivi documenti tutti versati in atti e trasmessi dal P.M. in data 9.5.2012 per scoprire che la condotta dei calciatori bianco-Ro. in campo fu alquanto abulica e remissiva , specie nei momenti decisivi, e che i predetti tirarono i remi in barca troppo presto, conseguendo, peraltro, voti non proprio favorevoli nelle “pagelle” giornalistiche relative ai due eventi agonistici che, come noto per gli addetti ai lavori e gli appassionati di calcio, sono il parametro di valutazione, secondo la visuale del cronista specializzato, in ordine al rendimento tecnico del singolo atleta. Le cronache di Cesena-Bari, peraltro, riferiscono, dopo una prima parte dell’incontro in cui i calciatori bianco-Ro. davano l’impressione di fronteggiare adeguatamente gli avversari, di una “complicità dell’immobile difesa biancorossa, ancora una volta perforata per vie centraliun cocktail di errori di posizione, di ‘tempo’ dell’uscita, di linea” , e non può ignorarsi che, in posizione difensiva o comunque nevralgica, si trovavano schierati proprio alcuni dei calciatori direttamente minacciati dai capi-ultras, come desumibile dai tabellini giornalistici riportanti le formazioni. Ancora più pesante il tenore delle cronache giornalistiche relative a Bari-Sampdoria, in cui si riferisce di una “ sconcertante partita” della squadra barese e di una compagine con “attacco evanescente, centrocampo senza voglia, difesa da brividi” [1] . Quanto alla partita Bari-Sampdoria del 24.4.2011, poi, rilevano anche le significative dichiarazioni rese al P.M. il 6.4.2012 da parte di Gio.Car., indagato nel presente procedimento per il delitto di associazione per delinquere finalizzata alla frode in competizioni sportive, ma sicuramente sincero e genuino, quantomeno perché “controinteressato” rispetto alle aspettative dei capi-ultras avendo egli scommesso sulla vittoria del Bari, quando riferisce della condotta tenuta in campo dai calciatori bianco-Ro. in quella circostanza il Car., avendo ricevuto una “imbeccata” dal suo amico A.M., ha puntato 1000 euro sull’1X, vale a dire sulla vittoria del Bari o sul pareggio, ma dopo pochi minuti si rende conto che la tenuta in campo dei calciatori non lascia sperare niente di buono in quanto assolutamente “remissiva” “i giocatori del Bari si giravano di spalle ” e realizza di avere perso i soldi impegnati. Di seguito lo stralcio che maggiormente rileva il relativo verbale risulta trasmesso presso la Cancelleria di questo giudice in data 9.5.2012 INDAGATO CAR. G. Io, oltre queste partite, so di due partite che erano Bari-Sampdoria, che M. mi disse che lui si era incontrato con GUBERTI, e c’era PALOMBO, GUBERTI ed un altro giocatore di cui non ricordo il nome che facevano pressioni su M. per vincere la partita. Questo è detto da M E so per certo che lui si è incontrato in un albergo con GUBERTI, però io non ero presente. P.M. Dr. ANGELILLIS Quale albergo? INDAGATO CAR. G. Non lo so, so per certo che si è incontrato, ma non so il nome dell'albergo. E lui la sera prima di Bari-Sampdoria ci ha assicurato che loro si giocavano la partita alla morte. Disse “Ci giochiamo la partita, e la partita la vinciamo”, Bari-Sampdoria, tant’è che noi mettemmo mille euro sull’1X, che pagava quasi a tre, io dopo venti minuti di partita dissi a Fabio “Fabio, abbiamo perso mille Euro”, i giocatori del Bari si giravano di spalle . Questa era stata una dritta di M. su Bari-Sampdoria. Trattasi di elementi oggettivi che si pongono in evidente contrasto con le dichiarazioni rese al P.M. da Jean Francois Gi. e Marco Ro Al riguardo, pervero, deve subito cogliersi una prima anomalia nell’atteggiamento tenuto dai calciatori del Bari in seguito alle minacce ricevute. Dichiara, infatti, Marco Ro., sempre nel suo interrogatorio del 27 gennaio 2012, che i “senatori”, vale a dire i calciatori più esperti della “rosa” barese, nel riferire il messaggio minatorio dei capi-ultras ai compagni di squadra, non arrivarono certo a condizionarli o ad imporre la sconfitta, cioè non dissero esplicitamente “è meglio che lo facciamo” , però non ebbero e non trasmisero nemmeno una reazione decisa, essi, cioè, non sembrano prendere posizione e lasciano “ognuno libero di scegliere” [2] . Trattasi di atteggiamento un po’ diverso da quello, carico di orgoglio agonistico, comunicato dai calciatori al P.M. Una ulteriore anomalìa, poi, emerge dalle dichiarazioni rese al P.M. in data 11.4.2012 dal calciatore Alessandro Parisi. Questi, nella circostanza, dopo avere ricostruito il clima che si respirava intorno alla squadra bianco-rossa nella passata stagione calcistica ed avere riferito dello schiaffo ricevuto da uno dei capi-tifosi che gli diceva “tu ti fai sempre i fatti tuoi ”, minacciandolo affinché il Bari perdesse le due partite contro il Cesena e la Sampdoria – trattasi del capo-tifoso che Alessandro Parisi non riconosce subito, ma che A.M. ha perfettamente identificato nell’indagato Rob. Sb. –, dichiarava testualmente “Voglio aggiungere che il giorno dopo, sempre dopo l’allenamento pomeridiano, qualcuno è venuto a chiamarmi dicendo nuovamente che fuori dallo stadio vi erano i tifosi che ci aspettavano. Ricordo che uscimmo io, A.M., Gazzi e un altro paio di calciatori che non ricordo e incontrammo gli stessi tifosi del giorno prima, i quali ci dissero brevemente ‘dimenticate quello che vi abbiamo detto ieri e giocatevi le partite fino alla fine. Se non vincete con il Lecce vi ammazziamo’. Subito dopo i tifosi andarono via”. Trattasi, in tutta evidenza, di dichiarazioni attestanti una sorta di ravvedimento postumo dei capi-ultras cui nessun altro calciatore – compreso A.M., che lo stesso Alessandro Parisi colloca sulla scena dei fatti – ha mai fatto riferimento dinanzi all’A.G. né Alessandro Ro. ha mai riferito di avere comunicato alla squadra l’ipotetico mutamento di rotta dei capi-ultras, che, comunque, secondo detta ricostruzione, avrebbero mantenuto in piedi le proprie minacce, pur riferendole al successivo derby Bari-Lecce. Sorge allora il fondato timore che il clima di terrore sorto intorno ai calciatori baresi nel corso della passata stagione agonistica abbia continuato a generare i propri frutti anche in epoca successiva. D’altronde, quelle appena indicate sono soltanto talune lampadine-spia di un modo di pensare dei calciatori baresi che può rinvenire una sua peculiare logica se solo contestualizzato nell’ambiente calcistico e nelle sue ferree regole. Dal complessivo atteggiamento dei giocatori baresi della passata stagione viene, infatti, in luce una ovvia considerazione di carattere logico i calciatori hanno voluto evidentemente allontanare il rischio di ogni possibile ritorsione nei loro confronti da parte della tifoseria organizzata ed, al contempo, fornire all’Autorità Giudiziaria una immagine adeguata a salvare la propria onorabilità e dignità calcistica. E poi si staglia, imperiosa, sullo sfondo dell’intera vicenda, la evidente volontà dei medesimi di contenere il più possibile, nelle loro dichiarazioni, le possibili conseguenze derivanti dal non inverosimile intervento degli organi disciplinari della Federazione Italiana Gioco Calcio F.I.G.C. , vera spada di Damocle pendente sulla testa di calciatori professionisti tesserati. Tanto spiega la dichiarata reazione pregna di orgoglio, che si estrinseca nella asserita volontà degli atleti di “giocarsi” le partite oggetto di minaccia, e l’insanabile contrasto con un rendimento agonistico sicuramente influenzato, in entrambi i casi, da quelle minacce dei capi-ultras che le stesse cronache giornalistiche non esitano a fotografare impietosamente come frutto di “ un cocktail di errori” e “sconcertante” . Pervero, la “postilla” di Alessandro Parisi e le dichiarazioni dei calciatori alla cui stregua i medesimi avrebbero deciso di “giocarsi” le partite nonostante le minacce sembrano potenzialmente configurare, allo stato, come annota in maniera condivisibile il P.M. nella sua richiesta cautelare, condotte – astrattamente idonee ad integrare gli estremi del delitto di false informazioni al Pubblico Ministero di cui all’articolo 371 bis c.p. – non punibili in concreto, in quanto riconducibili nell’alveo dell’articolo 384 c.p., norma che, come noto, consente all’interrogato di dichiarare il falso per salvare sé medesimo da un grave ed inevitabile nocumento nella libertà e nell’onore. In realtà, i calciatori del Bari, nei cui confronti verosimilmente incombeva l’obbligo di denunciare l’accaduto agli organi federali, come previsto dall’articolo 7, co. 7, del vigente “Codice di giustizia sportiva” delle Federazione Italiana Gioco Calcio – ma, a dire il vero, non erano nemmeno stati sollecitati in tal senso dai vertici della società per la quale erano tesserati e che avrebbe dovuto tutelarli sia dalle minacce dei tifosi sia dalle legittime iniziative dell’Ufficio Indagini della Federcalcio –, sembrano essere mossi, nel corso delle loro escussioni dinanzi all’Autorità Giudiziaria, dalla prevalente finalità di non aggravare la propria posizione individuale al cospetto degli organi disciplinari si veda, in nota, la norma del “Codice di giustizia sportiva” di riferimento e di salvare la propria immagine sportiva di calciatori professionisti [3] . D’altra parte, si legge, tra le righe delle dichiarazioni dei calciatori baresi, un forte senso di frustrazione ed impotenza per non avere rinvenuto un adeguato interlocutore ed idonea “protezione” nemmeno nella società dinanzi alle minacce provenienti dai capi-ultras emblematiche, al riguardo, le dichiarazioni di Gi Tutte le considerazioni che precedono – e dunque il clima di terrore creato dagli “Ultras” del tifo intorno ai calciatori del Bari già prima di Cesena-Bari e Bari-Sampdoria le minacce ricevute dagli atleti ad opera dei capi-ultras per perdere dette due partite lo stato d’animo di ulteriore angoscia e turbamento insorto in capo a tutta la “rosa” dei calciatori, cui veniva comunicato l’accaduto da parte dei diretti destinatari delle intimazioni la tenuta agonistica non irresistibile e “remissiva” dei calciatori in occasione di detti incontri, disputati sotto il peso psicologico della coazione dei capi-ultras la effettiva sconfitta sul campo in entrambi gli incontri con il Cesena e la Sampdoria, così come era stato imposto dagli indagati il perdurante difetto di adeguata “protezione” istituzionale o societaria dei calciatori e la loro sensazione di impotenza dinanzi agli eventi – sono tutti elementi che consentono ragionevolmente di affermare la sussistenza, in concreto, sia pure a livello gravemente indiziario, degli estremi del reato di violenza privata consumata ex articolo 610 c.p. e non già di quello di tentata violenza privata. Né può pervenirsi a differenti conclusioni ove si valorizzasse la potenziale volontà dei capi-ultras baresi di avere imposto, con minacce e violenza, la sconfitta ai propri beniamini contro il Cesena e la Sampdoria per non agevolare gli avversari “storici” del Lecce ed impedire alla compagine salentina, di cui quelle altre due squadre erano, in quell’epoca, antagoniste dirette nella corsa verso la “salvezza”, di rimanere in serie A rimangono, infatti, intatti tutti gli elementi costitutivi del delitto consumato di cui all’articolo 610 c.p., essendo irrilevante, per costante insegnamento della giurisprudenza di legittimità, il fine ultimo od anche ulteriore perseguito dagli agenti. Sussistono, pertanto, a carico dei prevenuti, elementi di fatto che, allo stato degli atti, fanno ritenere quasi con certezza che il reato di violenza privata di cui in imputazione sia stato effettivamente commesso e che di esso si siano resi responsabili tutti i soggetti indagati nel presente procedimento e destinatari di richiesta cautelare. Nel che si risolve la nozione giurisprudenziale della gravità degli indizi la cui sussistenza, a norma dell’articolo 273 c.p.p., appare indispensabile per l’emanazione di misure cautelari personali cfr., ex plurimis , Cass., sez. VI, numero 1460/’95 Cass., sez. III, numero 1668/2002 Cass., sez. II, numero 18103/2003 . 3. LE ESIGENZE CAUTELARI E L’ADEGUATEZZA DEL GRADO DI PRESSIONE COERCITIVA. 3.1. Il pericolo di inquinamento probatorio di cui all’articolo 274, lett. a , c.p.p. Sussiste, in primo luogo, a carico dei prevenuti, l’esigenza cautelare del pericolo di inquinamento probatorio ex articolo 274, lett. a , c.p.p. Detta esigenza si alimenta, in termini di attualità e concretezza, su taluni esiti investigativi dai quali emerge chiaramente il ruolo degli indagati di concreti depositari di un bagaglio cognitivo ancora inesplorato in ordine a tutta una serie di anomalìe, rivestenti sicura rilevanza penale – ed involgenti l’intero ambiente del calcio barese e verosimilmente, dunque, non soltanto gli “Ultras” del tifo, ma anche i calciatori del Bari –, che hanno contraddistinto le ultime stagioni calcistiche. Emblematica appare, al riguardo, la conversazione numero 913 dell’8.4.2012, in cui Al. Sav. rappresenta detto stato di cose a Rob. Sb., giungendo ad affermare che “se io mi metto a dire le cose della serie B di due anni fa a Laudati gli viene il mal di testa” trattasi evidentemente di bagaglio cognitivo “scottante” – involgente sicuramente notizie di reato riguardanti il mondo del calcio, come agevolmente desumibile dall’esplicito riferimento al dott. Antonio Laudati, attuale Procuratore Capo della Repubblica di Bari – che i prevenuti intendono mantenere assolutamente nascosto e non far emergere nel corso delle indagini e delle stesse conversazioni. Si riporta, di seguito, uno stralcio di detta conversazione telefonica, in cui parla Al. Sav. Non è che devo fare .Anche perchè se io mi metto a dire le cose della serie B di due anni fa a LAUDATI gli viene il mal di testa. Deve prendersi un momentol di quelli brutti. Si, perchè le voci di queste cose stavano dalle ultime partite di serie B, Rob Cioè il giorno di San Nicola che vendevamo le magliette, c’era gente che diceva “Al., lo sai che Bari-Treviso è così” . - No, che cosa dici, il Bari deve vincereche noi dobbiamo festeggiare. Il Bari ha perso con il Treviso in casa, e la gente mi diceva “Al., che così deve andare a finire”. Ouh, è andata a finire così. Io adesso .poi ci ho pensato, ora ci penso. Hai capito”. Evidente il riferimento di Sav. all’esito non genuino di un incontro di calcio tra Bari e Treviso, disputato nel campionato di serie B precedente alla promozione nella massima divisone calcistica nazionale della squadra bianco-rossa. Ma, a sua volta, Rob. Sb. non si dimostra affatto sorpreso dinanzi alle parole dell’amico, e risponde candidamente “Sì, sì, sì” . La circostanza ancora più sconcertante che rientra nel bagaglio cognitivo destinato a rimanere nascosto ad opera dei tre indagati si rinviene, tuttavia, nelle dichiarazioni rese al G.I.P. ed al P.M. da A.M. il 4 e 5 aprile 2012, allorquando l’ex terzino destro bianco-rosso ha riferito all’ex calciatore barese Antonio Bellavista, suo socio di affari in vicende poco pulite inerenti scommesse su eventi calcistici “addomesticati”, collegamenti con “gente pesante”, in grado di minacciare i calciatori del Bari per addomesticare i risultati lo stesso M. ritiene di individuare la “gente pesante” proprio nei tre capi-ultras autori delle minacce effettivamente attuate per indurre i giocatori a perdere singoli incontri di calcio. Il che dischiude scenari inquietanti in ordine ai collegamenti intercorrenti tra Antonio Bellavista ed i tre capi-ultras ed ai contatti eventualmente intercorrenti tra i medesimi responsabili della tifoseria organizzata barese ed ambienti della criminalità organizzata locale la cui egida consente di far diventare “gente pesante”, cioè seriamente temibile agli occhi dei terzi, gli individui che avvicinano e intimidiscono i calciatori. Sintomatica, peraltro, della carica intimidatoria che contraddistingue la condotta dei tre prevenuti appare la ferma volontà dei calciatori baresi, escussi dal P.M., di sminuire, agli occhi dell’Autorità Giudiziaria, il “peso specifico” delle conseguenze delle minacce ricevute dai predetti. Si trova, pertanto, esposto a serio rischio il processo di genuina formazione delle fonti di prova. 3.2. Il pericolo di reiterazione criminosa di cui all’articolo 274, lett. c , c.p.p. Sussiste, a carico dei prevenuti, il pericolo di reiterazione criminosa. L’attualità e concretezza di detta esigenza cautelare, da valorizzare sotto il profilo del pericolo di reiterazione di condotte intimidatorie della stessa specie di quelle poste in essere ovvero di commissione di reati con l’uso di violenza, si apprezza plasticamente sulla scorta anche delle più recenti emergenze investigative. La presente vicenda pone in luce l’estrema gravità dei fatti emerge, infatti, dagli atti come tre persone, che si definiscono rappresentative di una intera curva e di una intera tifoseria, siano in grado di terrorizzare una squadra di calcio di serie A e persino di pretendere con la violenza specifici comportamenti agonistici, contrari ai principi di lealtà sportiva, da parte dei calciatori tesserati. Ma la carica di violenza ed intimidazione posta in mostra da parte dei tre indagati non si è certo arrestata agli incontri di calcio Cesena-Bari e Bari-Sampdoria dell’aprile 2011 essa è proseguita fino a tutto lo scorso mese di aprile 2012. Dunque non può dirsi estinta. Una recente vicenda pone, infatti, in luce tutta la pericolosità dei prevenuti. Come noto, lo scorso 22 aprile 2012 era stato programmato lo svolgimento sul campo neutro “San Nicola” di Bari della partita di calcio, valida per il campionato di “lega-pro”, Foggia-Lumezzane, in seguito alla indisponibilità dello stadio “Zaccheria” di Foggia. Sennonché, qualche ora prima della partita il Prefetto di Bari decideva di non prestare il proprio consenso alla disputa dell’incontro di calcio per ragioni di ordine pubblico legate ad antica rivalità tra le tifoserie del Foggia e del Bari. Le telefonate di seguito riportate evidenziano i retroscena di detta vicenda e portano in luce la diretta riferibilità a Sb. Rob. ed a Loiacono Raffaele, gli stessi capi-ultras che avevano intimato ai calciatori del Bari di perdere le partite già più volte ricordate, delle reali ragioni dello spostamento della sede del predetto incontro di calcio la partita sarà poi disputata presso lo stadio “Via del Mare” di Lecce . Viene, al riguardo, in rilievo la dichiarata volontà dei predetti di caricare e picchiare, appena giunti nel territorio barese, gli “Ultras” della invisa tifoseria foggiana. In particolare, il 19 aprile 2012 un dipendente della Digos di Bari contatta lo Sb. per chiedergli cosa ne pensasse di tale decisione “il Foggia viene a giocare a Bari, che ne pensi?” emblematica appare la risposta dello Sb. “no, no, no, io stasera ho la riunione, facciamo fino a domani la protesta in piazza io ti voglio dare una mano però in questo caso non te la posso dare” conv. numero 1634 – RIT 499/12 del 19.4.2012 . Il giorno successivo, è Raffaele Loiacono, detto “Le.”, che chiama un altro componente del tifo organizzato, Nicola Coviello conv. numero 2326-RIT 498/12 del 20.4.2012 . I due, manifestando una spiccata carica violenta mista a senso di impunità, si organizzano per mettere a ferro e fuoco la zona circostante lo stadio “San Nicola” all’arrivo della tifoseria foggiana Loiacono “ per me domani ci possiamo mettere tutti d’accordo e li aspettiamo davanti allo stadiolo dobbiamo fare, gli dobbiamo far prendere paura, tanto un migliaio vengono!” [4] . Infine, due giorni prima dell’evento calcistico, il 20 aprile, vi è la conferma del suo spostamento. E Raffaele Loiacono riesce ad essere felice a causa di detta evenienza, tanto da esclamare all’indirizzo dell’interlocutore “ io per questa cosa ti ho chiamato, ti dico la verità, altrimenti gli sfondavamo le corna. Loro lo sanno, ho chiamato persino a Luciano il capo ultras del Foggia e gli ho detto non venire domenica a Bari che hai mazzate - ma che vuoi da me - che vuoi da me? .Fidati che non sto con la testa, gli ho detto .Loro hanno detto .inc .di giocare a Bari” progr. numero 1634-RIT 499/12 del 19.4.2012 . Ma la volontà ritorsiva e l’indole violenta dei capi-ultras monitorati non paiono manifestarsi solo per ragioni di rivalità calcistica con gli “Ultras” di tifoserie avversarie. La carica di violenza ed intimidazione che contraddistingue la condotta dei tre indagati appare, infatti, direttamente orientata anche nei confronti di alcuni giornalisti, come Enzo Magistà, direttore responsabile dei servizi di informazione giornalistica dell’emittente televisiva privata “Telenorba” di Conversano, e Giuliano Foschini, redattore della sede di Bari del quotidiano “La Repubblica”, e delle rispettive testate in quanto ritenuti responsabili di avere censurato, nell’esercizio delle proprie funzioni professionali ed in un Paese tuttora ispirato al principio costituzionale della libertà di stampa, l’operato dei tre capi-ultras nei loro commenti ed articoli seguiti all’emissione dell’ordinanza cautelare del G.I.P. del Tribunale di Bari del 31.3.2012 nei confronti di A.M. e dei due coindagati Gio.Car. e Fa.Gia Tanto emerge da altre intercettazioni telefoniche – rileva, più precisamente, la conv. numero 759 del 3.4.2012 – RIT 499/12 –, regolarmente autorizzate da parte di questo Ufficio Indagini Preliminari ed intercorrenti tra Rob. Sb. e Raffaele Loiacono, in cui Sb. non usa mezzi termini né sul conto di Enzo Magistà “ Magistà si è tolto la titina, ci sta buttando la merda in faccia, quelli ultrà che si accordavano le partite .oh, Le. in altri tempi avremmo spaccato tutte cose, bombe a repubblica, mazzate a Magistà avessimo dato in altri tempi avremmo fatto il bordello . cioè secondo me io tu ed Al. ci dobbiamo vedere . quello che dice quello, dormite e statevi buoni . oh, vuoi sentire .inc . rotto vuoi sentire? Che cazzo me ne frega a me, perché mi devo stare zitto . io non centro niente in mezzo a questa cosa perché mi devo stare zittoio non mi voglio stare più zitto basta . , né sul conto di Giuliano Foschini “ Foschini chi è? Conosci Foschini .bh,bh,bh,bh,bhlo mandiano all’ospedaleche dobbiamo fare Le., che ne dobbiamo fare . ma almeno tu sai che vai in galera e alla persona l’hai uccisa‘perchè sei andato in galera? Ho menato ai giornalisti, ho menato a tutti quanti’Poi siva a Repubblica che cos’è a voi? . come abbiamo fatto in passato .chiedi a moviola .io a Foschini lo sarei andato a prendere da piazza Vittorio Emanuele ti metterei coglioni in bocca il cornuto . hai capito il ragionamento? .” . Si tratta di passaggi davvero crudi che si riportano nella loro integralità A = Rob. Sb. B = Raffaele Loiacono . Prima che inizia la conversazione Rob. Sb. in ambientale così progredisce Noi le abbiamo passate queste cose però ci siamo buttati in faccia abbiamo reagito ndr , hai capito? Quelli . Le. pronto Sb. .inc . Le. oh, crochers e allora? Sb. adesso ho sentito il TG, ho dormito malissimo questa notte, alle 5,30 ero sveglio Le. perchè? Sb. sono nervoso Le. che non posso parlare Le. tu, ed io Sb. che cosa che non dobbiamo parlare, ma perché non possiamo parlare? Se vedi Magistà . Le. che cosa ha detto? Sb. .sai quando dice il fatto, che da lo spazio a Magistà al direttore Le. si! che cosa ha detto? Sb. Insomma ha detto “vi ricordate quando noi dicemmo, io personalmente dissi di far vincere il Lecce per tenere una presenza in serie A, ma con Michele Emiliano facemmo una cosa per tenere una parte politica . una parte della Puglia in serie A .”. Le. ah Sb. .e vi ricordate quelli ultras che mi rivolgevano a Magistà, quando faceva Magistà uomo di merda, mi rivolgevano quelli striscioni, le cose . e loro che facevano? Con il loro amichetto M. si condizionavano le partite, allora se vogliamo veramente pulire il calcio dobbiamo azzerare tutto da sopra alla curva . come a dire da sopra alla curva sotto gli spogliatoi Le. mh Sb. Magistà si è tolto la titina, ci sta buttando la merda in faccia, quelli ultrà che si accordavano le partite .oh, Le. in altri tempi avremmo spaccato tutte cose, bombe a repubblica, mazzate a Magistà avessimo dato . Le. ah Sb. .in altri tempi avremmo fatto il bordello . cioè secondo me io tu ed Al. ci dobbiamo vedere . quello che dice quello, dormite e statevi buoni . oh, vuoi sentire .inc . rotto vuoi sentire? Che cazzo me ne frega a me, perchè mi devo stare zitto . io non centro niente in mezzo a questa cosa perchè mi devo stare zitto . io non mi voglio stare più zitto basta .Mi devo stare a sentire . aspetta adesso deve iniziare bianco e rosso, che cosa sta sopra a repubblica . quello che mi hai fatto vedere tu sta sopra a repubblica Le. tutti i nomi le cose Sb. tutti i nomi le cose tutto . e Gi. ha fatto la dichiarazione, non Marco Ro. è Gi.t Le. Gi.t, pure noi ieri l'abbiamo letto al club, io Luciano . Sb. cioè Gi.t, hai capito? Che noi, Gil personalmente l'ho sempre difeso a quel pezzo di merda . sai come a dire tu Gi.t togliti di mezzo che tu sei un bel ragazzo, togliti di mezzo .quando hanno preso gli schiaffi neanche a lui abbiamo messo in mezzo, bestemmia, se sapevo gli davo mazzate purea lui quel figlio di . bestemmia . quel infamone cornuto e pezzo di cornuto . Le. .hai capito bene Sb. secondo me, noi un errore stiamo facendo a tacere troppo, secondo me, noi iniziamo ad andare a Mau . Maur questa mattina stessa via a repubblica .Foschini chi è? Conosci Foschini .bh,bh,bh,bh,bh . lo mandiano all'ospedale . che dobbiamo fare Le., che ne dobbiamo fare . ma almeno tu sai che vai in galera e alla persona l'hai uccisa . perchè sei andato in galera? Ho menato ai giornalisti, ho menato a tutti quanti .che vuoi mi sono scassato il cazzo, mi sono gonfiato i coglioni di stare a subire le umiliazioni, umiliazioni, io non me le sono venduto le partite del Bari .il derby non me lo sono venduto .bestemmia .perché tu devi mettere a noi in mezzo! Che poi di tutto questo, se tu vedi la dichiarazione di Laudati .la conferenza stampa . ha noi non ci nomina proprio . Le. e lo so Rob., i giornalisti hanno fatto tutto Sb. . non sta parlando proprio perchè quello ha detto . cioè quello ha fatto capire che adesso dobbiamo andare a prendere .inc . questa è solo la partenza . cioè quello ha noi non ci sta pensando proprio . Le. no, ci stanno consegnando le persone in bocca a quello Sb. . in bocca a lui . perchè quello vai a vedere, quello avrà visto i controlli incrociati, ha visto che parigino non ha una lira, tu non hai una lira, io non ho una lira . ma questi qua . poi una partita Bari-Sampdoria poi siccome sta quel fatto, ma questi qua che cos'è? Toglili, mettili da parte vediamo che reazione hanno, mettili da parte, mettili in sospeso . va bene? Questo è il lavoro del Procuratore è giusto? Le. si Sb. oh, poi c'è tutto il contorno, i vari Foschini i vari Magistà che stanno spingendo . hai capito? Prendi, butta in bocca a questi, metti in mezzo a questi che ci togliamo la pedina, prendi . Le. e secondo me se la magistratura deve fare un procedimento giusto, secondo me, comè tu cornuto, sapevi e non hai detto nulla .è più lui colpevole Sb. si, ma queste sono cose che poi un bravo avvocato le tira fuori al processo capito? Ma invece noi non siamo avvocati capito? Noi vogliamo sognare tutte cose, come te lo devo dire Le. .inc . Sb. eh, allora subiamo queste umiliazioni che vi devo dire ragazzi subiamo . Le. è passato Al. questa mattina Sb. .cioè Magistà, che dobbiamo fare io ho capito, io non sono venuto la, ho capito fratello! Ma io che ne devo fare, che ne devo fare Cioè io voglio andare in galera, cioè se devo morire voglio morire con l'orgoglio Le. mo, tu ed io Sb. oh, qui le persone .Le., tu devi vedere questa mattina che cosa devi passare come quello che devo passare io Le., ma non a livello di mazzate, vattene Le. che devono fare le persone devono fare il trimone breve sospensione Sb. non a quel livello a livello .oh, le persone oramai c'è nome e cognome .O, ieri sera Le., come arrivai al giardinetto due ragazzi di Bari vecchiaquando mi videro dissero “ho avete visto sopra a voi che cosa hanno scritto?Il macello” . l'altro faceva .inc . ride .hai capito? Le. Poi fatti raccontare da Al. quante ce ne hanno detto questa mattina Sb. capito? Allora io alla fine . dobbiamo andare al patibolo, andiamo con l’orgoglio al patibolo “Cos'è il problema a te, io non me le sono vendute, meniamo, che cos'è?” Le. si su questo fatto mi trovid'accordo Sb. ma lo sai l'ultras che cos'è? Sb. .che cazzo voglio fare facessere . io sto parlando del contorno . se quella bocchina di tua madre si va a con .inc . bestemmia .che cos’è .hai capito? Poi siva a repubblica che cos'è a voi? . come abbiamo fatto in passato .chiedi a moviola” .io a Foschini lo sarei andato a prendere da piazza Vittorio Emanuele ti metterei coglioni in bocca il cornuto . hai capito il ragionamento? . omissis. Se i passaggi dell’intercettazione sin qui riportati appaiono univoci quanto alle intenzioni sinistre e bellicose dei due loquentes , ancora più gravi risultano essere, in un altro passaggio della medesima conversazione numero 759 del 3.4.2012 citata, le attenzioni rivolte dallo stesso Sb. Rob. all’indirizzo di Jean Francois Gi., l’ex portiere del Bari oggi trasferitosi al Bologna, ritenuto gravemente responsabile di averlo accusato, unitamente agli altri capi-ultras, dinanzi ai magistrati della Procura della Repubblica di Bari per le intimidazioni dirette ai calciatori biancoRo. – anche questo dato è ormai divenuto di dominio pubblico nella data in cui si svolge la conversazione captata in seguito all’emissione dell’ordinanza cautelare del G.I.P. del Tribunale di Bari del 31.3.2012 a carico di A.M. ed altri – e, per tale ragione, indicato quale meta ultima di un viaggio che Sb. ha in animo di condurre direttamente a Bologna per punire l’ex capitano barese. Nella circostanza, afferma lo Sb. “Io voglio parlare con Gi., io devo andare a Bologna, devo fare qualche cosa “ma tu perchè hai fatto una cosa del genere? . ma chi ti ha contattato a te, chi ti ha mai messo la ciola in culo a te . a te sono venuto a chiedere? Uhè infamone e cornuto, quando mai, quando mai .ti sono venuto a prendere pure la parola, uhè infame e cornuto .”. La lunga ed articolata esposizione che precede non lascia margine di dubbio alcuno in ordine all’estrema gravità dei fatti monitorati ed all’elevato allarme per l’ordine pubblico ad essi correlato i prevenuti, infatti, non si limitano a porre in essere condotte minacciose e violente nei confronti dei calciatori del Bari per indurli a perdere alcuni incontri di calcio in modo da consentire ai predetti di lucrare la relativa vincita pecuniaria in sede di scommesse su eventi calcistici, con ciò falsando l’andamento del campionato italiano di calcio di serie A, ma tramano manifestazioni di pura violenza anche nei confronti degli “Ultras” del Foggia, con i quali sono pronti ad instaurare una “guerra” – per utilizzare le parole emergenti dalle intercettazioni –, covano propositi ritorsivi nei confronti dei giornalisti che hanno censurato il loro operato, con ciò intaccando la stessa libertà di stampa garantita dall’articolo 21 della Carta Costituzionale, meditano azioni punitive persino nei confronti di ex-calciatori del Bari, come J. F. Gi., “responsabile” di averli accusati dinanzi ai magistrati baresi che lo interrogavano. Gli indagati, inoltre, hanno posto in luce, nella vicenda in esame, profili altamente allarmanti delle proprie personalità. Al. Sav. e Rob. Sb. non paiono aver tratto giovamento alcuno dalle pregresse esperienze giudiziarie che li hanno riguardati – il primo presenta precedenti condanne, tra l’altro, per furto aggravato e violazioni, sotto vari profili, della legge numero 401/’89, riguardante la correttezza nello svolgimento delle competizioni sportive e la sicurezza dei luoghi in cui si svolgono dette competizioni con pregressa concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena il secondo risulta gravato da precedenti penali per lancio di materiale pericoloso in occasione di eventi sportivi, resistenza a pubblico ufficiale e porto di armi con concessione del beneficio ex articolo 163 c.p. – salvo l’ulteriore impulso a delinquere. Del pari infausto appare l’esito dello scandaglio delle personalità di Raffaele Loiacono. E ciò ad onta del loro stato di formale incensuratezza. Del resto, lo stato di incensuratezza del predetto appare pressoché irrilevante, ai fini di una prognosi lusinghiera di astensione da manifestazioni criminali recidivanti, se solo rapportato all’oggettivo disvalore giuridico dei fatti, alle accurate modalità di predisposizione del protocollo antigiuridico monitorato, all’assenza di sintomi di resipiscenza, all’intensità del dolo connotante l’azione del prevenuto, alla condotta contemporanea e successiva alla commissione dei fatti in esame quale ampiamente illustrata nelle pagine che precedono cfr., quanto all’operatività dei parametri citati nella delibazione della personalità di incensurati, Cass., sez. III, numero 2439/’96 cfr., altresì, Cass., sez. III, numero 1703/’93, nonché, Cass., sez. I, numero 35219/2002 . Ne consegue una valutazione di indubbia pericolosità sociale dei prevenuti ed una prognosi infausta, nei loro confronti, di recidivazione criminosa, sotto il profilo del pericolo di commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede ovvero di commissione di reati con l’uso di violenza, ex articolo 274, lett. c , c.p.p. Trattasi di valutazione connotata da requisiti di estrema attualità. A conclusioni altrettanto infauste per tutti i prevenuti deve pervenirsi anche con riferimento alla prognosi ex articolo 275, co. II bis, c.p.p., atteso che, allo stato, il disvalore giuridico della vicenda descritta appare assolutamente compatibile con la prospettiva di un trattamento sanzionatorio travalicante il limite del beneficio della sospensione condizionale della pena beneficio, peraltro, già concesso al Sav. ed allo Sb. , avuto altresì riguardo al fatto che la valutazione circa la concedibilità del beneficio – che non costituisce certo un mero automatismo processuale – non può tener conto delle opzioni degli indagati per i riti alternativi, trattandosi di evenienze processuali ancora future ed incerte cfr. Cass., sez. II, numero 5569/’96, ric. Squeo . A ciò si aggiunga la elementare valutazione che il prospettato pericolo di reiterazione criminosa appare, di per sé, difficilmente compatibile con quella prognosi favorevole al reo, in termini di astensione dal delinquere, che si pone come presupposto di legge per la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena. 3.3. L’intervento cautelare. La articolata esposizione che precede induce, pertanto, a disporre l’adeguato intervento cautelare nei confronti dei tre indagati, le cui posizioni, tuttavia, devono essere differenziate. Nei confronti di Rob. Sb. e Raffaele Loiacono, coinvolti nel delitto di concorso in violenza privata posto in essere in danno dei calciatori dell’A.S. Bari nel corso dello scorso campionato di calcio – lo Sb., per inciso, nella circostanza, giungeva persino a schiaffeggiare il calciatore biancorosso Alessandro Parisi –, ma tuttora particolarmente attivi in condotte connotate da standard di elevato pericolo per l’ordine pubblico – il primo non nasconde il proprio intendimento ritorsivo nei confronti dei giornalisti che hanno censurato il suo operato e la propria volontà punitiva in danno del portiere Jean Francois Gi. che lo ha identificato dinanzi al P.M. ed ha contribuito a portare in luce il suo operato antigiuridico il secondo non esita ancora oggi ad organizzare attacchi e scontri fisici contro “Ultras” di tifoserie rivali, come quella del Foggia, transitanti nella città di Bari –, l’applicazione della misura coercitiva inframuraria si appalesa, allo stato, idonea, in quanto proporzionata all’estremo disvalore giuridico del caso concreto ed all’entità della pena irroganda ed adeguata ad arginare le concrete esigenze cautelari, non rinvenendosi nelle personalità di ciascuno dei due prevenuti – connotate in senso deviante e prive di freni inibitori, come dimostrato anche dalla presente vicenda – elemento alcuno da cui desumere profili denotanti capacità di autocontrollo e di spontaneo rispetto, da parte dei medesimi, delle prescrizioni connaturate alla restrizione domiciliare. Nei confronti di Al. Sav., ugualmente coinvolto, al pari dei due coindagati precedentemente menzionati, nella commissione, a titolo concorsuale, del delitto di violenza privata in danno dei calciatori dell’A.S. Bari contestato in imputazione, ma attualmente attestato su posizioni più caute rispetto a quelle degli altri due, che invece covano perduranti propositi bellicosi di vendetta, si ritiene, invece, idonea, in quanto proporzionata all’entità della condotta ed alla consistenza della pena irrogabile, ed adeguata ad arginare le ravvisate esigenze cautelari, la misura coercitiva degli arresti domiciliari, temperata da non meno di due controlli giornalieri da parte della P.G. delegata. Non appaiono applicabili in nessun caso misure implicanti un minore grado di pressione coercitiva, in quanto inadeguate ad arginare le ravvisate esigenze cautelari in ragione dell’ampio margine di movimento riconosciuto agli agenti. P.Q.M. Visti gli articolo 273, 274, 285, 284, 291, 292 c.p.p. applica nei confronti di SB. Rob., nato a Bari il 19.4.1971, e LOIACONO Raffaele, nato a Bari il 19.9.1978, la misura cautelare della custodia in carcere ordinando ad Ufficiali ed agenti di Polizia Giudiziaria di procedere alla cattura dei predetti e di condurre i medesimi in un Istituto di Custodia con le modalità dettate dall’articolo 285, co. II, c.p.p., perché vi rimangano a disposizione di questo Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, nonché di dare immediata comunicazione a questo Ufficio G.I.P. dell’avvenuta cattura. Autorizza sin d’ora i colloqui dei predetti indagati con i propri difensori di fiducia, i familiari ed eventuali aventi diritto. Dispone che copia della presente ordinanza sia trasmessa, a cura della P.G. che vi ha dato esecuzione, alla Direzione della Casa Circondariale presso la quale saranno condotti gli indagati. Applica, nei confronti di SAV. Al., nato a Bari il 7.6.1965, la misura cautelare degli arresti domiciliari da eseguirsi presso l’abitazione del predetto in Bari BA , alla strada privata G. Fusco numero 7, imponendo all’indagato il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione e di comunicare con soggetti diversi dai familiari conviventi, dal difensore di fiducia ed, al bisogno, da eventuali sanitari dispone, altresì, il divieto di utilizzo, da parte dell’indagato, di qualsiasi mezzo di comunicazione, telefonica – fissa o mobile – o telematica, rientrante nella sua disponibilità o, comunque, presente presso detta abitazione. Delega i Carabinieri della Stazione territorialmente competente per i controlli di legge, ordinando non meno di due controlli giornalieri. Manda la propria Cancelleria per l’urgente trasmissione al P.M. che ha fatto richiesta della presente ordinanza coercitiva, perché ne curi l’esecuzione e per gli ulteriori adempimenti di competenza. Per completezza espositiva, si riportano alcuni passaggi delle cronache giornalistiche relative a quei due incontri di calcio, tratte da fonti versate in atti, che rendono conto plasticamente della condotta tenuta in campo dai calciatori dell’A.S. Bari. Dal quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” di domenica 17 aprile 2011, cronaca relativa all’incontro Cesena-Bari 1-0 del giorno precedente a firma dell’inviato Fabrizio Nitti “Il verdetto della retrocessione sta lì lì per scoccare anche aritmeticamenteAi baresi, intanto, finisce di traverso la piadina cesenate, servita da Bogdani trattasi di calciatore del Cesena numero d.e. in avvio di ripresa con la complicità dell’immobile difesa biancorossa, ancora una volta perforata per vie centrali. Un cocktail di errori di posizione, di “tempo” dell’uscita, di lineaE il Cesena se la godeIl Cesena è tutto quello che il Bari non è mai stato quest’anno, quasi mai una squadra che ha fame e divora pallone e erba, campo e avversari” . Dal quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” di domenica 24 aprile 2011, cronaca relativa all’incontro Bari-Sampdoria 0-1 del giorno precedente a firma di Fabrizio Nitti, che si apre con il titolo “Bari, l’ultima ‘perla’ via libera alla Samp” ”Il destino era ormai segnato da tempo, il verdetto era già scritto. Ma il sigillo dell’aritmetica è qualcosa che va giù nel profondo, scava e lacera l’anima. Ciao serie A, la storia è finitaE la A che va ufficialmente via dopo l’ennesima sconfitta, al termine di una sconcertante partita contro i ‘gemellati’ della Sampdoria, è un colpo al cuore, violento e infernaleVince la Samp con il minimo sforzo, su calcio di rigore. Senza mai aver rischiato nulla, senza troppi problemi, forte di maggiori motivazioni. Il Bari lascia a casa anche quel pizzico di dignità che la gestione Mutti era riuscito a restituire. L’onore delle armi, insomma, ha deviato strada, non è passato dal San Ni Il match, giocato ai limiti della decenza da due formazioni meno che mediocriIl vantaggio tranquillizza i liguri, che poi gestiscono senza problemi la restante abbondante mezz’ora. Tanto chi tira in porta?Per inciso attacco evanescente, centrocampo senza voglia , difesa da brividi. Non c’è un peggiore. C’è una squadra che non esiste più”. Si riportano, di seguito, alcuni stralci dell’interrogatorio di Marco Ro. del 27 gennaio 2012 riguardanti l’argomento P.M. Dr. ANGELILLIS Ma loro ve l'hanno detto come fossero soltanto degli ambasciatori “Ci hanno detto così”, oppure sposavano questa proposta? INDAGATO RO. M. No, come ambasciatori. P.M. Dr. ANGELILLIS E loro, qual era la posizione loro, di GILLET e MASIELLO? INDAGATO RO. M. Se ne è un po’ discusso, poi comunque ci siamo abbiamo detto no. P.M. Dr. ANGELILLIS Anche loro hanno detto no INDAGATO RO. M. Sì. P.M. Dr. ANGELILLIS o loro avevano preso posizione? INDAGATO RO. M. Sì, adesso Cioè abbiamo detto no, perché non volevamo. Avv. DE MAIO Calma! Loro dicono a voi questa cosa, voi dite “Io no, non esiste”, e loro stanno zitti, oppure loro dicono “Vabbè, anche noi no”. Non l’ha sentito dire da loro “No, vabbè, anche noi no”? INDAGATO RO. M. No. Avv. DE MAIO O ha sentito dire “Vabbè, allora è no”? Lo chiedo io. INDAGATO RO. M. No! Non ho sentito “Anche noi no”, questa cosa qua non l’ho sentita. Avv. DE MAIO Quindi loro ascoltavano voi che discutevate di questa questione e dicevate P.M. Dr. ANGELILLIS Ma lei che impressione ha avuto, che loro fossero per quale per accogliere questa proposta dei capi ultras, o per respingerla, o aspettavano di sapere la vostra? Avv. DE MAIO Riferivano, oppure dicevano “Fate quello che voi”? INDAGATO RO. M. Riferivano, poi loro dicevano comunque che, se non cioè spiegavano quello che loro avrebbero che i capi ultras ci avevano fatto vivere anche male. Avv. DE MAIO Quindi la caldeggiavano l’accettazione della proposta, oppure dicevano “Facciamo quello che vogliamo perché tanto è no”? INDAGATO RO. M. No, ognuno era libero di scegliere. Avv. DE MAIO Loro hanno detto “Siete liberi di scegliere”, oppure dicevano “E’ meglio se lo facciamo”? INDAGATO RO. M. No, liberi di scegliere. No “è meglio che lo facciamo” no Avv. DE MAIO Non l’hanno detta una cosa del genere? INDAGATO RO. M. No. Si riporta, di seguito, il testo integrale di detta norma del “Codice di giustizia sportiva” della F.I.G.C. nella versione in vigore dal 2007 tratto dal sito on line della Federazione articolo 7 Illecito sportivo e obbligo di denunzia 1. Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo. 2. Le società e i soggetti di cui all’articolo 1, commi 1 e 5 trattasi dei tesserati numero d.e. , che commettono direttamente o che consentono che altri compiano, a loro nome o nel loro interesse, i fatti di cui al comma 1 ne sono responsabili. 3. Se viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi dell'articolo 4, il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere h , i , l dell’articolo 18, comma 1, salva l’applicazione di una maggiore sanzione in caso di insufficiente afflittività. 4. Se viene accertata la responsabilità oggettiva o presunta della società ai sensi dell'articolo 4, comma 5 , il fatto è punito, a seconda della sua gravità, con le sanzioni di cui alle lettere g , h , i , l , m dell’articolo 18, comma 1. 5. I soggetti di cui all’articolo 1, commi 1 e 5, riconosciuti responsabili di illecito sportivo, sono puniti con una sanzione non inferiore all'inibizione o alla squalifica per un periodo minimo di tre anni e con l’ammenda non inferiore ad euro 50.000,00. 6. In caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito, le sanzioni sono aggravate. 7. I soggetti di cui all’articolo 1, commi 1 e 5, che comunque abbiano avuto rapporti con società o persone che abbiano posto o stiano per porre in essere taluno degli atti indicati ai commi precedenti ovvero che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno di detti atti, hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC. 8. Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 7, comporta per i soggetti di cui all’articolo 1, commi 1e 5 la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a 6 mesi e dell’ammenda non inferiore ad euro 30.000,00. Si riporta, di seguito, il testo integrale della menzionata conversazione numero 2326-RIT 498/12 del 20.4.2012 Ni. Ehi L. Rai. Ciao Ni., dimmi Ni. Stavo dicendo .Il Foggia a Bari deve giocare? Rai. Eh! Ni. Cosa dobbiamo fare .Nulla gli dobbiamo fare a questi? Rai. Certo che gli dobbiamo fare qualcosa Ni. Li dobbiamo aspettare, dobbiamo fare qualche agguato a questi Rai. Si, si, per me domani ci possiamo mettere tutti d'accordo e gli aspettiamo davanti allo stadio , secondo me Ni. Facciamo qualche cosa, io questo stavo pensando Rai. Lo so, già la Polizia ha mandato un fax che qualsiasi cosa succederà arresteranno a me, Roberto e Alberto Ni. Ah Rai. Anche se la fate voi .Però se lo dobbiamo fare facciamolo Ni. Facciamolo sulla strada Rai. L o dobbiamo fare, gli dobbiamo far prendere paura, tanto un migliaio vengono. Hai capito Ni. Va bene