L’Associazione Nazionale Magistrati, in un comunicato, esprime la propria opinione in relazione a quanto riportato negli ultimi tempi dalla stampa sull’imminente intervento dell’Esecutivo finalizzato a prorogare il trattenimento in servizio dei magistrati che sarebbero dovuti andare in pensione alla data del 31 dicembre 2016.
La proroga del pensionamento. L’Associazione Nazionale Magistrati riporta sul proprio sito internet un comunicato stampa a firma della giunta Esecutiva Centrale relativo all’imminente intervento dell’Esecutivo per la proroga del trattenimento in servizio – per un altro anno – dei magistrati che sarebbero dovuti andare in pensione il 31 dicembre 2016 – alcuni dei quali già destinatari di un anno di proroga per effetto di un provvedimento del 2015. La decisione del Governo del 2014 di abbassare l’età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni senza prevedere periodi transitori, in maniera netta e brusca, si conferma quindi, a parere dell’Associazione, una scelta errata, dato che ha solamente peggiorato il progressivo vuoto di organico che oggi ha superato le 1000 unità. La decisione del Governo del 2014. Già all’epoca, infatti, l’ANM aveva previsto le ricadute negative dell’intervento per il sistema giudiziario, che oggi sono confermate dallo stesso Governo attraverso tale provvedimento che, lungi dal migliorare le cose, trattandosi di frutto di improvvisazione, non favorisce il servizio giustizia ma, anzi, oltre a prospettare possibili situazioni di disparità di trattamento, creerà disservizi anche allo stesso CSM, che ha già pubblicato bandi per il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi, che, dunque, subirà uno slittamento. Gli interventi necessari. In questo momento, sostiene infine l’ANM, sarebbe necessaria la «velocizzazione dei tempi di reclutamento dei nuovi magistrati, l’adozione di misure finalizzate ad affrontare le difficoltà in cui versano gli uffici giudiziari di merito e di legittimità e la reintroduzione dell’età pensionabile a 72 anni per tutti, per garantire ai più giovani un congruo periodo di servizio e dunque una dignitosa fase post lavorativa, oggi fortemente minata dall’attuale sistema».