Cassa Forense e la famiglia di fatto

Vi è un grimaldello in Cassa Forense che propone di estendere la reversibilità della pensione anche al convivente more uxorio.

Come ha scritto in questi giorni Gustavo Zagrebelski «la ragionevolezza è l’ancora di salvezza del diritto, è la direttrice che serve a separare gli argomenti buoni da quelli cattivi. In assenza, il diritto perderebbe se stesso e diventerebbe fattore di disfacimento sociale». La Corte di Cassazione, con sentenza del 3 aprile 2015 numero 6855, accogliendo il ricorso di un marito obbligato a versare € 1.000,00 al mese all’ex moglie, che durante la procedura di separazione aveva iniziato una nuova stabile convivenza, anche se poi era cessata, ha affermato il principio, superando il precedente orientamento di cui alla sentenza numero 17195/2011, che la formazione di una nuova famiglia di fatto da parte del coniuge divorziato determina la perdita definitiva dell’assegno divorzile, con conseguente ripercussione sulla titolarità della futura pensione di reversibilità. Convivente more uxorio. Poiché la famiglia di fatto, come si vede dalla giurisprudenza teste citata, rappresenta due facce della stessa medaglia, sarebbe opportuno che Cassa Forense introducesse il principio della perdita della pensione di reversibilità erogata a favore del coniuge che abbia poi costituito una famiglia di fatto, per poter così riconoscere al convivente more uxorio la pensione di reversibilità. Diversamente verrebbero a mancare le risorse per l’estensione di siffatto beneficio con il rischio concreto di aggravare la già precaria stabilità economico finanziaria di lungo periodo della Fondazione. Altrimenti, come ha scritto sempre Gustavo Zagrebelski, «dovremo dare ragione al Bartolo delle Nozze di Figaro - con un equivoco, con un sinonimo qualche garbuglio si troverà».