Quali i vantaggi del sistema di calcolo contributivo della pensione?

Nel sistema contributivo, il calcolo della pensione si basa sui contributi effettivamente versati dal lavoratore e dal datore di lavoro durante tutta la vita lavorativa. Ciò significa che alla fine di ogni anno per ciascun lavoratore sarà costituito un montante contributivo individuale. La somma di questi accantonamenti annuali darà il montante, che, ovviamente, crescerà con il prolungarsi della vita lavorativa. Per salvaguardare il valore del montante stesso all’andamento dei prezzi e quindi alla ricchezza prodotta dal Paese, è prevista la rivalutazione annua del montante stesso in base alla variazione del PIL Prodotto Interno Lordo negli ultimi cinque anni.

Alla fine della vita lavorativa, la pensione sarà data dal montante moltiplicato per un coefficiente di trasformazione che è progressivamente più favorevole man mano che aumenta l’età del pensionamento. Nel sistema di calcolo contributivo la pensione dipende esclusivamente dai contributi versati e dal tasso di rivalutazione programmato senza alcun riferimento ai livelli retributivi e alla loro dinamica. Ne consegue che il metodo contributivo non produce debito previdenziale e garantisce necessariamente a tutti gli individui lo stesso tasso di rendimento. Modellando il sistema contributivo della legge 335/1995 sulla realtà di Cassa Forense si potrebbe - eliminare l’obbligatorietà dei minimi - eliminare il criterio della continuità professionale legata al reddito. Questa semplice riforma consentirebbe l’equazione iscritto Ordine = iscritto Cassa risolvendo alla radice tutto il contenzioso oggi esistente con la Gestione separata dall’INPS. 70mila avvocati non sono iscritti a Cassa Forense. La questione non è di poco momento perché riguarda circa 70mila avvocati italiani che sono iscritti all’Ordine ma non sono iscritti in Cassa Forense, prevalentemente del Centro–Sud. Il sistema di calcolo contributivo della pensione garantisce poi l’equità infra e intergenerazionale proprio perché non genera debito previdenziale negli insopportabili volumi tipici del sistema di calcolo retributivo. Il metodo retributivo e quello contributivo danno luogo allo stesso trattamento pensionistico solo quando il coefficiente di rendimento rilevante nel metodo retributivo è uguale al rapporto fra l’aliquota applicata con il metodo contributivo e la speranza di vita al momento del pensionamento. Certamente il sistema di calcolo contributivo è in grado di risolvere in modo permanente i problemi relativi alla stabilità economico finanziaria dell’Ente pensionistico mentre lascia aperti i problemi relativi all’adeguatezza delle prestazioni. Pensione retributiva forense e pensione contributiva forense a confronto. Oggi il confronto tra la pensione retributiva forense e quella contributiva forense, in termini di adeguatezza, è a tutto vantaggio della prima perché la pensione retributiva viene finanziata, mediamente solo per il 50% dalla contribuzione per essere il restante 50% semplicemente regalato a tutti così creando quell’enorme debito previdenziale che prima o poi qualcuno dovrà pagare. Agli effetti dell’adeguatezza delle prestazioni nella pensione contributiva si dovrà aumentare la contribuzione rapportandola alle classi di età dell’Avvocatura italiana per aumentarla laddove vi è la capacità di reddito e di volume di affari o aumentando ancora l’età pensionabile così da lavorare di più e per ciò solo aumentare il montante individuale. Ciò che non è tollerabile, invece, è l’utilizzo del sistema di calcolo retributivo per fare selezione, postuma, nell’Avvocatura italiana sentenziando che avvocato è solo colui che produce un determinato reddito. Se in Italia siamo arrivati a 240mila avvocati, le cause vanno individuate altrove ed oggi non si può pensare di falcidiare i ranghi utilizzando la leva reddituale perché ciò comporterebbe una macroscopica violazione dei nostri principi costituzionali. Perché scegliere il contributivo. Non da ultimo l’opzione al sistema di calcolo contributivo avrebbe un poderoso effetto contro l’evasione contributiva previdenziale dato che l’iscritto avrebbe tutto lo interesse a rimpinguare il proprio montante individuale dichiarando tutti i redditi e le furberie tipiche del sistema retributivo verrebbero ad essere neutralizzate. Se oggi con il sistema retributivo in vigore sono state accertate ben 56mila posizioni irregolari dal punto di vista contributivo, con l’opzione al contributivo il numero riguarderebbe solo coloro che si trovano in temporanea difficoltà economica ma nulla di più cosi alleggerendo il lavoro dell’Ente che potrebbe dedicarsi alla liquidazione delle prestazioni in tempo reale.