Decreto sulla liberalizzazione delle professioni, l'Avvocatura pronta alla guerra

La Conferenza nazionale stravolta dalla possibilità di una riforma totale. Così la contestazione alla media-conciliazione viene sostituita dalla rabbia per la prospettiva della liberalizzazione.

De Tilla Oua «Vogliamo un incontro con Monti e col ministro Severino. Dobbiamo sapere qual è il pensiero del governo sulle professioni. E siamo pronti alla resistenza ». Come nei migliori cartoons , il deposito pieno di esplosivo è bello e pronto. Manca solo il personaggio che entri e accenda un fiammifero per fare luce. Eppoi, il boom Protagonisti? Il governo Monti, il futuro degli Ordini professionali e l'Avvocatura. Ruoli? Tutti da definire Di certo c'è, però, che, come testimoniato dalla due giorni della Conferenza nazionale dell'avvocatura tenutasi a Roma, i legali d'Italia sono pronti a dare battaglia e a ribellarsi all'idea di una liberalizzazione tout court della professione. Su questo punto, è stato Maurizio De Tilla - presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura italiana - a essere tranchant , rivolgendosi alla platea della Conferenza «O facciamo resistenza o rischiamo che cada l'Avvocatura!». Lo spauracchio. Circola come un'indiscrezione - condivisa da più parti, e, quindi, molto più attendibile -, e ha rappresentato, alla fine della giostra, il “convitato di pietra” alla Conferenza nazionale degli avvocati, ma, per ora, resta solo un'ipotesi. Che però fa paura Di cosa si parla? Della bozza di un decreto che spinga l'acceleratore sul fronte delle liberalizzazione per le professioni. Nel mirino, ovviamente, anche la figura dell'avvocato. Ecco perché la seconda giornata della Conferenza si è rivelata monotematica, facendo saltare i programmi originari. Discussione tutta centrata sulla presunta liberalizzazione, con tanto di abolizione dell'Ordine. E, alla fine, compattezza pressoché totale sul documento di protesta ufficializzato a chiusura dei lavori. Il documento. Doppio binario, quello percorso col documento ufficializzato dall'Avvocatura da un lato, il binario della protesta, testimoniato dalla segnalazione dei «reiterati attacchi alla centralità della giustizia» e dalla intenzione di mettere in atto uno «stato di agitazione» totale dall'altro lato, il binario dell'apertura e del dialogo, ovvero la richiesta di un confronto «serrato» col premier Monti, con i presidenti di Camera e Senato e col ministro della Giustizia, Severino. Resta da capire, però, quali sono i tempi massimi consentiti per le risposte. Perché i timori - che circolano tra gli avvocati - sono legati all'ipotesi che il decreto sulle liberalizzazioni delle professioni possa concretizzarsi in tempi brevissimi. A quel punto, la richiesta di dialogo sarebbe sorpassata dal corso degli eventi Il futuro. Eppure, anche di fronte a una rapida azione del governo Monti, l'Avvocatura sembra pronta a combattere. A testimoniarlo non solo De Tilla, ma anche Guido Alpa presidente del Consiglio nazionale forense e Dario Greco presidente dell'Associazione italiana dei giovani avvocati compattezza, come detto, almeno nelle intenzioni, non solo nel chiedere un confronto, ma anche nel prospettare una clamorosa azione di protesta e un muro contro muro ad oltranza. «Lotta ai privilegiati? Di certo non sono gli avvocati », aveva chiosato De Tilla, nel corso della due giorni della Conferenza. Lo stesso De Tilla che aveva aperto i lavori chiedendo un decreto per «eliminare l'obbligatorietà della media-conciliazione» e che si è poi ritrovato, alla luce di uno scenario inimmaginabile, ad ipotizzare la «resistenza» degli avvocati e l'impegno «dei lavoratori della professione forense» per la creazione di un «movimento politico». Ultimo appello. L'impressione è che i tempi siano sempre più stretti. Le indiscrezioni su un decreto per le liberalizzazioni sul fronte delle professioni si fanno sempre più concrete. E anche così si spiegano le parole utilizzate da De Tilla, a freddo, una volta chiusa la Conferenza, per lanciare una sorta di ultimo appello «Abbiamo chiesto un incontro al presidente del Consiglio, Monti, e lui deve chiarire subito qual è il pensiero del Governo sulle professioni. Davvero si pensa di recuperare credibilità verso l'Europa vessando i professionisti, azzerando le tariffe professionali e attentando alla indipendenza degli avvocati con l'ingresso di soci di capitale nelle società professionali?». Risposte da Monti? Nessuna, per ora. Molto più semplicemente, toccherà seguire l'evoluzione delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri

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