L’avvocatura italiana, il XXXIII Congresso Nazionale Forense in Rimini, l’elezione dei delegati al Congresso

L’Avvocatura italiana, forte di 240 mila unità, è divisa in due tronconi il primo forte di 25 mila avvocati in bonis, saldamente rappresentati ovunque e i restanti 215 mila avvocati in difficoltà economiche, del tutto privi di rappresentanza politica, salvo qualche volenterosa associazione come MGA, AGIFOR, AMB.

Il 6, 7 e 8 ottobre 2016 è convocato il XXXIII Congresso Nazionale Forense in Rimini. I 25 mila avvocati in bonis saranno rappresentati da circa 2 mila colleghi. I restanti 215 mila debbono abbandonare le tastiere per cercare di mandare a Rimini una rappresentanza di almeno 20 mila unità. Maggiore partecipazione, trasparenza, nuove regole democratiche e centralità del ruolo del congresso per ricostruire un’avvocatura protagonista nella politica. Con queste linee direttrici, nel corso della assise congressuale straordinaria tenutasi a Venezia nel 1994 venne delineato il modello rappresentativo unico dell’Avvocatura Italiana, prodromico alla nascita vera e propria dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana, avvenuta con il Congresso di Maratea del 1995. Una storia che ha avuto il suo definitivo compimento con l’approvazione dell’articolo 39 della l. numero 247/2012 cioè della nuova legge professionale di riforma dell’ordinamento forense. L’OUA è costituito da un’Assemblea nazionale di Delegati, 88 eletti in rappresentanza proporzionale di ogni singolo distretto, questa assise elegge una Giunta Esecutiva di 9 componenti, tra questi il Presidente, due vice Presidenti, il Segretario ed il Tesoriere. L’OUA è, quindi, per legge la diretta emanazione del Congresso Nazionale Forense, l’espressione del voto e della partecipazione di ogni singolo avvocato di ogni Foro italiano, nella quale confluiscono le istituzioni e associazioni forensi, al fine di esprimere le posizioni dell’avvocatura sui temi più importanti della giustizia e della professione, nel rispetto dell’autonomia di ciascuna componente. È l’unico soggetto politico che rappresenta l’avvocatura nella sua interezza, ponendosi come interlocutore delle istituzioni. L’elezione dei delegati al Congresso. Il Congresso è stato indetto e presso i vari COA si terranno le elezioni dei delegati. In base al vigente regolamento dei lavori congressuali l’assemblea degli Ordini elegge un delegato sino a 300 iscritti agli Albi ed elenchi ammessi, o frazione superiore a 100. Il numero degli iscritti a ciascun ordine è computato al 31 dicembre dell’anno precedente quello in cui si svolge il congresso. L’elezione dei delegati avviene a scrutinio segreto e con voto limitato ai 2/3 del numero dei delegati da eleggere, approssimato per difetto. Si cominciano quindi a votare i delegati congressuali degli avvocati nei vari fori italiani. L'avvocatura italiana è uno specchio del Paese vecchia, crudele verso i giovani e le donne. Anche noi vogliamo cambiare, vogliamo costruire un futuro più giusto e più equo, vedere finalmente rappresentanti colti e competenti, vicini alle esigenze dei colleghi. Anche noi non ne possiamo più dell'arroganza e dei privilegi autoassegnati del management esistente. Non possiamo pensare però che tocchi agli altri. Tocca a noi. Il futuro è di chi se lo va a prendere ed è arrivato il momento di andarcelo a prendere. Punto e basta. Con queste parole, in parte da me alleggerite, Salvatore Lucignano di Pozzuoli sta lanciando la sua candidatura. L’elezione dei delegati congressuali non è una sine cura ma un passaggio determinante se vogliamo ridisegnare il futuro dell’Avvocatura italiana e, soprattutto, dare rappresentanza a chi sino a oggi non l’ha avuta. Vanno preferiti delegate o delegati competenti e consapevoli della politica forense. Rimini sarà l’ultima occasione. Poi le lamentele sulla tastiera del computer saranno solo tempo sprecato.