Le dichiarazioni dei redditi prodotti nel 2009 e inviati al Fisco dagli avvocati nel 2010, indicano una riduzione piuttosto preoccupante del reddito medio. Si può rilevare che il reddito complessivo di tutti gli avvocati è costantemente aumentato nel tempo, mentre il reddito medio è calato negli ultimi anni, dopo essere rimasto a lungo costante.
Ed infatti il reddito professionale mediamente raggiunto nell’anno 2009 è stato pari ad € 48.805,00 con una riduzione nominale rispetto all’anno precedente pari al 3,1% riduzione che era già stata riscontrata nel precedente anno 2008 dove il reddito medio era diminuito rispetto a quello del 2007 dell’1,9%. Il discorso peggiora se analizziamo il valore del reddito medio espresso in valore monetario del 2009, dove si evince che, in termini reali, non ha spostato il suo valore da quelli rilevati nei primi anni 90 il valore di reddito medio dichiarato nel 1991, rivalutato al 2009, è di circa € 47.708,00 . Da questo primo dato si evince un progressivo impoverimento dell’Avvocatura italiana. Se il reddito diminuisce si contrae anche l’ammontare dei contributi versati a Cassa Forense. Ma vi è di più. Il progressivo impoverimento ha, per contro, differenziato due Avvocature completamente diverse seguendo lo stesso fenomeno italiano dove la crisi ha aumentato la ricchezza di poche famiglie e aumentato le povertà. Ed infatti su 156.934 professionisti iscritti alla Cassa con un reddito medio pari ad € 48.805,00 ben 130.121 professionisti, pari all’82,2% circa del totale di iscritti, dichiara un reddito al di sotto del tetto contributivo stabilito per l’anno 2009, pari ad € 86.700,00 da cui segue che tra tutti gli iscritti solo l’11,8% dichiara redditi sopra il tetto pensionabile e versa quindi alla Cassa, oltre al contributo soggettivo del 13% più l’1% per la quota modulare, anche un contributo di solidarietà pari al 3% oltre tale tetto. La maggior parte di questo 11,8% lavora al Centro-Nord, mentre la maggioranza degli avvocati italiani lavora al Centro-Sud il che significa che in termini di rappresentanza, in base all’attuale regolamento elettorale, viene privilegiata la numerosità degli iscritti senza tener conto della numerosità del capitale il che oggi reca inquietudine in quell’11,8% che si sente scarsamente rappresentato e, per non essere accusato di leghismo, aggiungo che in quel 11,8 % ci sono molti colleghi del Sud trasferitisi al Nord per poter lavorare. La Cassa ha poi rilevato il numero degli iscritti in Albi, elenchi e registri di tutti i Fori italiani. Anche quest’ultima rilevazione conferma in gran parte le caratteristiche numeriche dell’Avvocatura. Dopo molto tempo, si manifesta una diminuzione dell’entità dell’afflusso di nuovi iscritti in Albi ed in elenchi. Ciò nonostante al 31.12.2010 il numero degli iscritti agli Albi è già salito a 216.728. La minore crescita è stata rilevata nel distretto della Corte di Appello di Trento con un aumento di appena il 6%, mentre è il distretto di Campobasso ad avere la maggiore crescita, pari al 15%. Nel corso dell’anno 2010 il numero dei nuovi avvocati si è ridotto rispetto al passato. Infatti, dai 14.220 nuovi avvocati del 2008 si è passati a 11.285 del 2010 con una riduzione del 21% in due anni. Anche il numero dei giovani laureati in giurisprudenza che si iscrivono al registro per la pratica e coloro che accedono alla pratica con abilitazione continuano a mostrare una costante diminuzione nel numero. Il fenomeno già rilevato da alcuni anni descrive una contrazione nel numero dei nuovi iscritti agli Albi forensi e alla Cassa di previdenza. Vi è poi una pericolosa forbice in aumento tra gli iscritti agli albi e gli iscritti a Cassa Forense. Nel 2010 risultava che sul territorio italiano la percentuali di avvocati iscritti a Cassa Forense è stata, in media, pari al 72% con la presenza di un gruppo consistente di professionisti, pari al 27% degli avvocati, che attualmente non gode di alcuna copertura previdenziale. Notevolissime le differenze territoriali del rapporto tra iscritti alla Cassa e iscritti agli Albi. Si va dai livelli più elevati mostrati dai distretti del Nord, in particolare di Milano e Trento, con un copertura previdenziale diffusa rispettivamente a 94% e 91%, fino a livelli di copertura eccessivamente ridotta come mostrano i valori relativi ai distretti di Catanzaro 51% e Reggio Calabria 50% . Le motivazioni di un livello di copertura così contenuto possono ricondursi essenzialmente a due fattori il primo legato alla forte espansione della professione che ha interessato alcuni Albi che anno oggi un’elevata presenza di giovani con una concreta difficoltà ad inserirsi stabilmente nell’attività professionale e quindi a programmare il proprio percorso previdenziale il secondo invece è legato al criterio di iscrizione alla Cassa, obbligatorio solo al raggiungimento di certi livelli di reddito professionale dichiarato, livelli più difficili da raggiungere per coloro che svolgono la professione nelle regioni del Centro e del Sud. Per la risoluzione di queste problematiche Cassa forense ha a disposizione l’autonomia normativa che le consentirà di modificare l’attuale regolamento elettorale al fine di tener conto sia della numerosità degli iscritti che della numerosità della contribuzione e ciò al fine di disinnescare immediatamente una protesta che potrebbe diventare esplosiva. L’articolo 24, comma 24, l. numero 214/2011 offre poi la soluzione più efficiente al riscontrato calo del PIL dell’Avvocatura e delle iscrizioni. La norma impone di fornire la prova attraverso il bilancio attuariale dell’esistenza del saldo previdenziale totale contribuzione - totale uscite per prestazioni previdenziali attivo per 50 anni. Oggi, vigendo il sistema di calcolo retributivo della pensione, che risulta essere, mediamente, finanziata dalla contribuzione solo per il 50%, sarebbe necessario o ridurre del 50% tutte le pensioni o aumentare del 50% tutta la contribuzione. Opzioni che oggi appaiono impercorribili. Si impone allora la rapida opzione al sistema di calcolo contributivo per dare soluzione positiva a tutti i problemi sopra declinati. Con il sistema di calcolo contributivo potranno essere aboliti i minimi contributivi, così come avviene nella gestione separata INPS, potranno trovare ingresso tutti i 60.000 avvocati che oggi si trovano privi di copertura assicurativa e potranno essere in parte accolte le istanze dell’11,8% dell’Avvocatura che chiede di aumentare il tetto pensionabile. Non sarà facile, ma a me pare l’unica strada oggi percorribile oltre a ridisegnare la governance dell’Ente riducendo drasticamente il numero dei delegati non perché non siano stati utili nel passato ma perché oggi le modalità di comunicazione sono cambiante e sono necessari drastici tagli alle spese nonché a motivare processi di aggregazione con Enti similari perché in previdenza la forza sta nella qualità ma anche nella quantità. Tutti i dati sono stati da me tratti dai lavori dell’attuaria di Cassa Forense leggibili nei due allegati. Nulla di nuovo perché basterebbe che gli iscritti ‘scelofanassero’ la rivista di Cassa Forense al punto che per incentivare tale effetto il Cda ha cambiato l’intero comitato di redazione. Speriamo in bene!
PP_cassaforense_rosa