Contributo iscrizione Albo avvocati: sulle liti decide il giudice tributario

Il contributo dovuto per l'iscrizione all'Albo degli avvocati è una tassa conseguentemente tutte le controversie ad esso relative vanno devolute al giudice tributario.

Il contributo dovuto per l'iscrizione all'Albo degli avvocati è una tassa conseguentemente tutte le controversie ad esso relative vanno devolute al giudice tributario. Così si sono espresse le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con l'ordinanza numero 1782 depositata lo scorso 26 gennaio, accogliendo il ricorso del Consiglio nazionale forense.La fattispecie. A seguito dell'invio di un avviso di riscossione del contributo annuale ex articolo 14, D.Lgs. numero 382/1944, un gruppo di avvocati romani, contestando radicalmente la legittimità dello stesso, citavano innanzi al Giudice di Pace di Roma il CNF. Il Consiglio forense ricorreva per regolamento preventivo di giurisdizione a favore del giudice tributario, in quanto l'articolo 2, D.Lgs. numero 546/1992, assegna a tale giurisdizione i tributi di ogni genere e specie comunque denominati.Il contributo è una tassa. Per le Sezioni Unite è proprio questa la soluzione corretta il fatto che la somma dovuta dagli avvocati iscritti all'albo per le spese relative al funzionamento del Consiglio venga denominata contributo è del tutto irrilevante al fine di determinare o eventualmente escludere la natura tributaria della prestazione, poiché essa ha le stesse caratteristiche e gli stessi scopi della tassa .L'iscrizione all'albo quale condicio sine qua non per l'esercizio della professione. Inoltre, prosegue la S.C., è il sistema normativo a riconoscere al Consiglio Nazionale Forense un potere impositivo rispetto ad una prestazione che l'iscritto deve obbligatoriamente assolvere, non avendo alcuna possibilità di scegliere se versare o meno il contributo, al cui pagamento è condizionata la propria appartenenza all'ordine. In particolare, tale tassa si configura quale quota associativa rispetto ad un ente ad appartenenza necessaria, dal momento che l'iscrizione all'albo è condicio sine qua non per il legittimo esercizio della professione.I presupposti del tributo doverosità della prestazione e collegamento alla spesa pubblica. In questa ipotesi è, dunque, evidente la sussistenza della doverosità della prestazione caratteristica propria del tributo chi intende esercitare la professione forense per la quale è prevista l'iscrizione nell'apposito albo deve provvedere ad iscriversi sopportandone la relativa tassa, il cui importo è commisurato alle spese necessarie al funzionamento dell'ente. Da qui, è possibile quindi desumere il secondo elemento necessario affinché sia riconoscibile la natura tributaria della prestazione, ossia il collegamento della prestazione imposta alla spesa pubblica riferita a un presupposto economicamente rilevante l'iscrizione all'albo avvocati è condizione necessaria per l'esercizio della professione forense.La giurisdizione appartiene al giudice tributario. Pertanto, dopo aver accertato la natura fiscale del contributo dovuto al CNF per l'iscrizione all'albo, la S.C. devolve tutte le controversie ad esso relative alla giurisdizione del giudice tributario.

Corte di Cassazione, sez. Unite Civili, ordinanza 11 gennaio - 26 gennaio 2011, numero 1782Presidente Preden - Relatore BottaSvolgimento del processoLa controversia nasce a seguito dell'invio da parte di Equitalia Gerit di un avviso per la riscossione in favore del Consiglio Nazionale Forense a carico degli avvocati del foro di Roma non abilitati al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori per la riscossione del contributo annuale previsto dall'articolo 14, D.Lgs. numero 382 del 1944, contributo che il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma aveva deciso di non continuare a riscuotere a decorrere dal 2001, ritenendo che lo stesso non fosse dovuto.Contestando radicalmente la legittimità del preteso contributo, un gruppo di avvocati ha citato innanzi al Giudice di Pace di Roma il Consiglio Nazionale Forense, il quale in questa sede ricorre per regolamento preventivo di giurisdizione a favore del giudice amministrativo, o, in via subordinata, a favore, del giudice tributario. Si sono costituiti con distinti controricorsi, da un lato, gli avv.ti A.M., S.M. e Ma.St., dall'altro, gli avv.ti M.A., B.F., K.B., C.F.D., F.L., m.m., A.S Tutte le parti hanno depositato memoria.Motivazione1. Preliminarmente va rilevata l'infondatezza della contestazione svolta dal difensore delle parti controricorrenti esclusivamente in sede di udienza di discussione circa un supposto difetto di rappresentanza del Presidente del CNF. Infatti, l'articolo 6, comma 1, del Regolamento per le attività del Consiglio Nazionale Forense approvato nell'ottobre 1992 prevede che il Presidente rappresenta, dirige, presiede il Consiglio Nazionale Forense e ne coordina l'attività . 2. Il Consiglio Nazionale Forense, nella prospettazione principale del proprio ricorso, pone in evidenza come dalla lettura dell'atto di citazione emerga che gli attori contestano, non il singolo provvedimento adottato nei loro rispettivi confronti, ma l'atto generale presupposto con cui il CNF ha deciso di richiedere a tutti gli avvocati il contributo annuale di Euro 25,8, ai sensi dell'articolo 14 del D.Lgs.Lgt. numero 382 del 1944 . Oggetto della contestazione è Vati della pretesa del Consiglio Nazionale Forense, non l'avviso di pagamento, o il quantum della pretesa o la possibile conseguenza derivante dal mancato pagamento. Per queste ragioni, la giurisdizione spetterebbe al giudice amministrativo. 3. Il Consiglio Nazionale Forense, nella prospettazione subordinata del proprio ricorso, prospetta la possibilità che la controversia sia attribuibile alla giurisdizione del giudice tributario, stante la nuova formulazione dell'articolo 2, D.Lgs. numero 546 del 1992, il quale assegna a tale giurisdizione, appunto, tributi di ogni genere e specie comunque denominati. 4. È questa la soluzione che appare più corretta e coerente con il sistema. Anche se l'articolo 14, D.lgs. numero 382 del 1944, denomina contributo , la prestazione dovuta dagli iscritti nell'albo per le spese del funzionamento del Consiglio Nazionale Forense , tale denominazione è irrilevante al fine di determinare od escludere la natura tributaria della prestazione. Questa, infatti, ha le stesse caratteristiche e scopi della tassa così denominata, secondo un linguaggio tipico del diritto tributario prevista dall'articolo 7 del medesimo decreto. Tale norma, al comma 2, prevede che il Consiglio dell'Ordine può, entro i limiti strettamente necessari a coprire le spese dell'ordine o collegio, stabilire una tassa annuale, una tassa per l'iscrizione nel registro dei praticanti e per l'iscrizione nell'albo, nonché una tassa per il rilascio di certificati e dei pareri per la liquidazione degli onorari . 5. Il sistema normativo riconosce, in questa prospettiva, all'ente Consiglio , una potestà impositiva rispetto ad una prestazione che l'iscritto deve assolvere obbligatoriamente, non avendo alcuna possibilità di scegliere se versare o meno la tassa annuale e/o di iscrizione nell'albo , al pagamento della quale è condizionata la propria appartenenza all'ordine. Siffatta tassa si configura come una quota associativa rispetto ad un ente ad appartenenza necessaria, in quanto l'iscrizione all'albo è conditio sine qua non per il legittimo esercizio della professione. 6. Sussiste in tal modo, uno degli elementi che caratterizzano il tributo la doverosità della prestazione. Chi intenda esercitare una delle professioni per le quali è prevista l'iscrizione ad uno specifico albo, deve provvedere ad iscriversi sopportandone il relativo costo la tassa di iscrizione e la tassa annuale , il cui importo non è commisurato al costo del servizio reso od al valore della prestazione erogata, bensì alle spese necessarie al funzionamento dell'ente, al di fuori di un rapporto sinallagmatico con l'iscritto. 7. Ecco, quindi, il secondo elemento perché sia riconoscibile la natura tributaria della prestazione Il collegamento della prestazione imposta alla spesa pubblica riferita a un presupposto economicamente rilevante. Il presupposto, nella specie, è costituito dal legittimo esercizio della professione per il quale è condizione l'iscrizione in un determinato albo. La spesa pubblica è quella relativa alla provvista dei mezzi finanziari necessari all'ente delegato dall'ordinamento al controllo dell'albo specifico nell'esercizio della funzione pubblica di tutela dei cittadini potenziali fruitori delle prestazioni professionali degli iscritti circa la legittimazione di quest'ultimi alle predette prestazioni. 8. Tali considerazioni trovano conforto nella giurisprudenza di queste Sezioni Unite che hanno riconosciuto, proprio sulla base della nuova formulazione dell'articolo 2, D.Lgs. numero 546 del 1992 introdotta con la riforma del 2001 , la giurisdizione del giudice tributario per le controversie concernenti il pagamento del diritto annuale di iscrizione in albi e registri delle Camere di commercio, il c.d. diritto camerale Cass. S.U. nnumero 13549 del 2005, 10469 del 2008, 1667 del 2009 una situazione non dissimile da quella che concerne la tassa di iscrizione agli albi relativi all'esercizio di determinate professioni. 9. Pertanto, deve essere dichiarata nella specie la giurisdizione del giudice tributario. 10. La novità della questione giustifica la compensazione delle spese nella presente fase del giudizio.P.Q.M.La Corte Suprema di Cassazione Dichiara la giurisdizione del giudice tributario e rimette le parti innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale competente per territorio. Compensa le spese.