Ad aprire il caso una cittadina, perplessa di fronte la procedura adottata dal proprio Comune. Accolta la sua domanda per il Garante della privacy è vietata la restituzione del documento con gli spazi per la timbratura esauriti. Dalla vecchia tessera sarebbe possibile desumere, ad esempio sui referendum, le preferenze dell’elettore.
Diciotto timbri in tutto. Spazio esaurito. Documento da sostituire. Ma non è assolutamente legittima la richiesta del Comune di riavere indietro la ‘vecchia’ scheda elettorale per poter consegnare la ‘nuova’ Questione di privacy, questione di gusti politici. A fare chiarezza è il Garante per la protezione dei dati personali, che ha recepito le perplessità manifestate da una cittadina alla luce della procedura seguita dal proprio Comune. Voto segreto. Principio fondante, e intangibile, per il Garante, è l’assoluta segretezza della preferenza espressa dal cittadino nel chiuso dell’urna elettorale. E tale principio può essere messo a rischio dalla restituzione della scheda elettorale. Possibile? Assolutamente sì. Perché, chiarisce il Garante, «la tessera, riportando l’annotazione della partecipazione al voto, è in grado di rivelare il comportamento elettorale di una persona, e, in alcuni casi, anche il suo orientamento politico». Basti pensare agli appuntamenti referendari, ad esempio, dove «la partecipazione o l’astensione alla consultazione possono essere indicative della condivisione o meno del progetto dello schieramento politico che lo ha proposto». Documento privato. Chiarissima l’ottica delineata dal Garante, logiche le conseguenze che ne derivano da un punto di vista pratico, e che dovranno essere recepite e applicate dai Comuni in tutt’Italia. Laddove il cittadino chiede una nuova tessera elettorale «perché in quella vecchia non vi sono più spazi per la certificazione del voto», il Comune «non deve chiedere la restituzione del documento, ma verificare solo che sia esaurito». Come detto, a dare il ‘la’ alla decisione son state le perplessità espresse da una cittadina di fronte alla procedura adottata dal Comune di residenza. Ora, però, l’exemplum dovrà essere rispettato da tutti i Comuni. A questo proposito, il Ministero dell’Interno ha già dato disposizioni «affinché non si proceda più al ritiro del documento esaurito», anche perché la procedura ‘incriminata’ «non trova alcun fondamento nella normativa in materia, che prevede la restituzione della tessera solo in un numero limitato e definito di ipotesi», ossia «in caso di trasferimento di residenza dell’elettore da un Comune ad un altro, di deterioramento, di perdita del diritto di voto, ma non quando siano esauriti gli spazi per la timbratura».