In tema di scioglimento della comunione su un natante e quindi di individuazione del giudice competente, rileva il luogo in cui si trova il bene comune così, si applica la potestas soli.
E’, quindi, legittima, e va pertanto confermata, l’ordinanza di merito con cui, accertati la comunione plurisoggettiva su un bene e la relativa ubicazione in altro Comune, venga dichiarata l’incompetenza territoriale in favore dell’Autorità giudiziaria di quel luogo. Il principio si argomenta dall’ordinanza numero 12148, decisa il 17 febbraio e depositata l’11 giugno 2015. Il caso. A seguito di procedimento introdotto per lo scioglimento della comunione su un natante, il giudice adito si dichiarava incompetente in quanto tale bene, al momento della proposizione del ricorso, risultava ormeggiato in altra città. La competenza giurisdizionale tra condominio e comproprietà il forum rei sitae. In primis , vanno richiamati gli articolo 2, 3, 42 Cost. 810, 1100, 1113 e 1117 c.c. 5, 21, 23 e 784 c.p.c., nonché il r.d. numero 327/1942, il d.P.R. numero 328/1952 ed il principio di legalità ovvero di “compatibilità”. All’uopo, necessita focalizzare sul concetto di bene, condominio, comunione, proprietà, procedimento, competenza e potestà. Sul piano formale-procedurale, tre le principali osservazioni da effettuare. La prima sul momento determinante della giurisdizione e della competenza, individuato nella legge vigente e nello stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda giudiziale perpetuatio iurisdictionis . La seconda sulla previsione, alla luce dell’ordinamento processual-civilistico vigente, di una norma per le cause relative a diritti reali su beni immobili e sulla mancanza di una norma per quelle inerenti comunione su beni mobili sui generis in tal senso, il foro speciale per le cause tra condomini ovvero tra condomini e condominio può ritenersi applicabile ai beni mobili Cass. numero 2026/1994, numero 10863/1998 e 1365/1999 , anche se non menzionati nella medesima disposizione e però nemmeno esclusi expressis verbis . La terza sui presupposti di applicazione del foro speciale ex articolo 23 c.p.c. e, cioè, la qualità di condomini, comproprietari e/o comunisti per le parti contrapposte e l’oggetto della controversia su una proprietà ritenuta comune. Sotto il profilo sostanziale, la principale osservazione riguarda i concetti di “condominio” ovvero di comproprietà di cosa comune e di “condomino” e, cioè, partecipante a qualsiasi comunione, qualunque ne sia l’oggetto, purchè non ereditaria. De iure condito , mancando nell’articolo 23 c.p.c. la determinazione “condominio negli edifici” e ravvisandosi equipollenza tra i termini di condomino e comproprietario, il foro speciale non si applica esclusivamente in caso di condominio di edifici divisi per appartamenti o per piani o in caso di comunione immobiliare Cass. numero 878/1951 e numero 4630/1954 . Rebus sic stantibus , si applica il codice di procedura civile per lo scioglimento della comunione su un mezzo di navigazione segnatamente, il bene mobile viene “trattato” alla stregua di un bene immobile, rectius condominiale, ed il condominio come una comproprietà e viceversa. È, peraltro, irrilevante qualsiasi spostamento del bene effettuato dal detentore, convenuto, successivamente alla notificazione dell’atto introduttivo del giudizio ad hoc . Il territorio è il criterio di incardinazione processuale per lo scioglimento della comunione su un natante. In ambito di rapporti tra privati comunisti di una res mobilis e di determinazione della giurisdizione-competenza, si applica, per estensione, ai beni mobili, anche della navigazione marittima, il foro speciale ex articolo 23 c.p.c. e non esclusivamente ai beni immobili Trib. Milano, ordinanza 5 aprile 2014 . Ergo , il ricorso va respinto.
Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza 17 febbraio – 11 giugno 2015, numero 12148 Presidente/Relatore Petitti Fatto e diritto Ritenuto che, decidendo sulla controversia promossa da F.P. nei confronti di S.G. per lo scioglimento della comunione sul natante Tai Pan , il Tribunale di Milano, con ordinanza in data 5 aprile 2014, ha dichiarato la propria incompetenza territoriale in favore del Tribunale di Napoli che a tale conclusione il Tribunale di Milano è giunto dopo aver rilevato che per le cause tra i condomini è competente il giudice del luogo in cui si trovano i beni comuni, ai sensi dell'articolo 23 cod. proc. civ. che detta norma è applicabile a tutti i casi di comunione dei beni ex articolo 1100 cod. civ. e che nella specie il natante in oggetto è ormeggiato a omissis che avverso detta ordinanza il F. ha proposto ricorso per regolamento di competenza, con atto notificato l'8 maggio 2014 che il ricorrente con l'unico motivo di ricorso deduce falsa applicazione dell'articolo 23 cod. proc. civ., sostenendo che il foro speciale in esso previsto si applicherebbe esclusivamente ai beni immobili che l'intimato ha depositato una memoria difensiva. Considerato che la causa è stata avviata alla camera di consiglio sulla base della relazione redatta dal consigliere delegato ai sensi dell'articolo 380-bis cod. proc. civ. “[ ] Il ricorso appare infondato, giacché, secondo la giurisprudenza di questa Corte, la competenza del forum rei sitae ai sensi dell'articolo 23 cod. proc. civ. si applica anche quando oggetto della comproprietà siano dei beni mobili, e non si restringe al caso del condominio di edifici divisi per appartamenti o per piani o a quello della comunione immobiliare Cass. 13 aprile 1951, numero 878 Cass., 28 dicembre 1954, numero 4630 ”. Lette le memorie depositate dalle parti. Ritenuto che il Collegio condivide la proposta di relazione che, invero, le argomentazioni sulla base delle quali, nella giurisprudenza di questa Corte, è stata affermata l'operatività del criterio di cui all'articolo 23 cod. proc. civ. appaiono condivisibili e resistono alle critiche che ad esse sono state rivolte da parte ricorrente che nella sentenza numero 858 del 1951, si è rilevato come la competenza speciale di cui all'articolo 23 cod. proc. civ. “presenta una eccezione alla regola del foro personale, ed è esclusiva, cioè con questa non concorrente, pur essendo derogabile per espressa e libera volontà dispositiva delle parti. Tale mens legis spiega la sua ragion d'essere e la sua efficacia tanto se oggetto della contestazione sono degli immobili, quanto dei beni mobili. Il senso letterale ed etimologico del termine condominio non è altro che quello di comproprietario di cosa comune. Ben vero che nella prassi è invalso l'uso di designare comunemente con la parola condominio la proprietà di edifici divisi per appartamenti o per piani, ma non è meno vero che nessuna ragione giuridica soccorre per giustificare validamente l'illazione che se ne vuole trarre e secondo cui al termine stesso, nella citata disposizione, siasi voluto dare simile portata restrittiva, limitandone il riferimento unicamente al condominio di cui all'articolo 1117 cod. civ Lo stesso legislatore qualifica condomini i partecipanti a qualsiasi comunione che non sia quella ereditaria, il che denota che i due termini condomino e comproprietario sono stati promiscuamente usati, e con intento e criterio di equipollenza, Per dimostrare che l'espressione della citata disposizione dell'articolo 23 sia stata adoperata non in senso lato, s'indica la dizione che in modo esplicito sarebbe stata allora dettata nel Progetto del Cod. Proc. Civ. del Solmi. Ma è evidente che tale richiamo non corrobora la tesi per cui viene fatto, giacché la circostanza che la proposta del Solmi non ha poi trovato accoglimento nella redazione del testo del codice vigente sta a significare appunto che il legislatore non intese circoscrivere la competenza speciale del forum rei sitae alle cause relative alle comunioni immobiliari. Ed è vano altresì fare ricorso all'esame comparativo del ripetuto articolo 23 con l'articolo 96 dell'abrogato codice procedurale, giacché è sufficiente osservare al riguardo che l'abrogato codice non prevedeva il forum condominii il quale è stato introdotto dal Codice attualmente in vigore. E maggior peso non può attribuirsi all'inconveniente additato dal ricorrente, secondo cui essendo molto agevole lo spostamento, magari malizioso, dei mobili, frequentemente non si sarebbe in grado di stabilire preventivamente la competenza territoriale. Anche a voler prescindere dal facile rilievo che gli inconvenienti derivanti dalla interpretazione di una norma non costituiscono sufficiente motivo di legittimazione per conferire ad essa un diverso significato, va osservato che essendo egualmente agevole lo spostamento del subietto del giudizio neppure con l'affermazione del foro personale, e con la regola generale sancita nell'articolo 18 stesso Codice, l'inconveniente sarebbe eliminato” che nella successiva sentenza numero 4630 del 1954, relativa ad un regolamento di competenza in cui veniva in discussione la comunione su fondi rustici, questa Corte ha affermato “Inesattamente i ricorrenti tentano di interpretare il termine condomini dell'articolo 23 equivalente a partecipanti alla comunione di un edificio. La giurisprudenza di questa Corte e la dottrina unanimemente ritengono che il detto termine indichi tutti i partecipanti ad una comunione qualunque ne sia l'oggetto si tratti cioè di beni mobili intesi nel senso più lato o immobili rustici o urbani. La legge stessa, del resto, quando ha voluto distinguere la proprietà comune in generale, da quella particolare degli edifici divisi per piani, ha aggiunto al termine di condominio, che significa dominio comune, proprietà comune a più soggetti, la determinazione negli edifici. Questa determinazione manca nell'articolo 23. E del resto altamente indicativo dell'ampia accezione data al sostantivo condomini dal codice di procedura civile, è l'articolo 784 di detto codice collocato nel titolo dello scioglimento delle comunioni che recita Le domande di divisione ereditaria o di scioglimento di qualsiasi altra comunione debbono proporsi in confronto di tutti gli eredi o condomini. È palese quindi che in questo articolo che, riguardando appunto una delle specie di cause tra comunisti, serve ad illustrare la portata dell'articolo 23, mentre come legittimati alla divisione ereditaria sono indicati gli eredi, legittimati alla azione di scioglimento di ogni altra comunione, compreso in quanto ne fosse possibile uno scioglimento, il condominio degli edifici divisi per piani, sono indicati i condomini. Donde questa Corte Suprema con sentenza numero 878 del 1951 ebbe a ritenere applicabile l'articolo 23 c.p.c. anche ad una comunione avente ad oggetto beni mobili” che, come si vede, l'affermazione della operatività della regola di cui all'articolo 23 anche con riguardo ai beni mobili costituisce frutto, almeno nelle sue prime applicazioni, di una ragionata e meditata ricostruzione sistematica delle norme in tema di comunione che altre pronunce hanno affermato che l'articolo 23 si applica a tutti i casi di comunione di beni ex articolo 1100 cod. civ., sicché per tali cause è competente il giudice del luogo ove si trovano i beni comuni o la maggior parte di essi, pur non esplicitando il riferimento ai beni mobili e pur non riferendosi le controversie nelle quali simile affermazione è stata fatta a beni mobili Cass. numero 2026 del 1994 Cass. numero 10863 del 1998 Cass. numero 1365 del 1999 che, dunque, perché possa trovare applicazione l'articolo 23 cod. proc. civ., è necessario che le parti, attore e convenuto, rivestano la qualità di condomini o comproprietari o comunisti, e che la controversia abbia ad oggetto una proprietà che si assume comune che non appaiono decisive le deduzioni del ricorrente, secondo cui l'inclusione dei beni mobili nell'ambito di applicazione dall'articolo 23, e quindi la possibilità di determinare la competenza nella cause relative a detti beni in relazione al luogo ove essi si trovano, potrebbe dare luogo ad abusi, sia nel caso in cui il bene si trovi, prima della introduzione della controversia, nella disponibilità dell'attore, sia nel caso in cui lo stesso bene si trovi invece nella disponibilità del convenuto, potendosi incidere, attraverso lo spostamento del bene, sulla individuazione della competenza territoriale che certamente è irrilevante il secondo aspetto del prospettato abuso, atteso che l'articolo 5 cod. proc. civ. è idoneo ad escludere la rilevanza di qualsivoglia spostamento effettuato dal convenuto detentore del bene dopo la notificazione dell'atto di citazione che, del pari, l'inconveniente prospettato per l'eventualità in cui il bene sia nella disponibilità dell'attore, non appare idoneo ad indurre ad una interpretazione della disposizione in esame volta ad escluderne l'applicabilità ai beni mobili, trattandosi di mero inconveniente di fatto, in ordine al quale, del resto, ove idoneamente provato, sono ipotizzabili rimedi endoprocessuali, anche in relazione alla regolamentazione delle spese che, in conclusione, il ricorso deve essere rigettato, risultando corretta la individuazione del Tribunale di Napoli come giudice competente in ordine alla controversia avente ad oggetto lo scioglimento della comunione sul bene comune che si trovava a Napoli al momento della proposizione della domanda che le spese del giudizio, in considerazione della necessità della verifica della perdurante validità di orientamenti giurisprudenziali assai risalenti, possono essere compensate tra le parti. P.Q.M. La Corte rigetta, il ricorso dichiara la competenza del Tribunale di Napoli compensa. le spese del procedimento.