Il cavallo di ritorno e l’avvocato-fantino

In prigione per debiti. «”Quod tu mihi iudicatus sive damnatus es sestertium decem milia, quandoc non solvisti, ob eam rem ego tibi sestertium decem milium iudicati manum inicio”, et simul aliquam partem corporis eius prehendebat “poiché tu sei stato giudicato ossia condannato a mio vantaggio per diecimila sesterzi, dal momento che non li hai pagati, per questa cosa io ti metto la mano addosso per i diecimila sesterzi del giudicato”, e allo stesso tempo afferrava una qualche parte del suo corpo» Gaio, Istituzioni, 4.21 .

Così il cd. addictus viveva uno stato di vera e propri prigionia, di schiavitù per debiti, che richiedeva il pagamento da parte del debitore, ovvero il pagamento doppio da parte del vindex , perché il primo tornasse in libertà. Debitore, dunque, come oggetto da restituire è lo schema dell’estorsione il ri dare qualcosa in specie la libertà era condizionato ad un ritorno economico ancorché fondato sulla pendenza di un credito il ricatto veniva realizzato attraverso una compressione della libertà personale del debitore. Lo schiavo era preso in ostaggio e diventava oggetto da restituire alla libertà soltanto a seguito del pagamento di quanto dovuto. Accadeva nell’antica Roma oggi non è pensabile, in uno stato di diritto, che un debitore possa essere imprigionato a motivo della propria mera insolvenza. Sui tipi dell’estorsione. In diritto penale ci sono innumerevoli modalità di comprimere la libertà morale e materiale della vittima. I contegni ricattatori intaccano spesso proprio la libertà, come di frequente da parte di associazioni per delinquere e associazioni di stampo mafioso. Per descrivere questa fenomenologia non mancano sintagmi efficaci ed efficaci allegorie. Configura un caso di estorsione «la restituzione al proprietario di un mezzo rubato cd. cavallo di ritorno » previo pagamento di una somma di denaro Cassazione penale, sez. I, 19/12/2016, ud. 19/12/2016, dep.23/01/2017 , numero 3272 nello stesso senso, successivamente, Cassazione penale, sez. VI, 10/02/2017, ud. 10/02/2017, dep.22/05/2017 , numero 25495. In altri termini, il cd. cavallo di ritorno individua una tipica modalità estorsiva che si realizza emblematicamente quando viene rubata un’auto e il ritorno della stessa nel patrimonio del proprietario è subordinata alla dazione di denaro. Il proprietario del bene sottratto avrà indietro quel bene solo se pagherà è il medesimo meccanismo descritto da Gaio, ovvero libertà versus denaro. In prigione per crediti. Non v’è dubbio che la condotta ricattatoria abbia consistenza illecita e disvalore penalmente apprezzabile anche quando la richiesta è secundum ius . Nulla di diverso dall’arcaica rappresentazione di Gaio oggi, però, il percorso del diritto è ben diverso e si può configurare una responsabilità penale per il creditore, potenzialmente costretto alla “prigione” se condannato per estorsione , rispetto ad un debitore giustamente intangibile nella sua libertà personale. In concreto, non è infondato richiamare una prassi prima invalsa tra gli avvocati, i quali, pragmaticamente, sollevavano al cliente che chiedesse la restituzione di documenti l’eccezione relativa al mancato pagamento delle proprie competenze. Oggi questo non accade più anche perché la giurisprudenza ha governato in modo chiaro il fenomeno è sempre attuale la massima delle Sezioni Unite civili della Cassazione secondo la quale «l'avvocato deve consegnare al cliente i documenti richiesti, anche quando quest'ultimo non ha provveduto al pagamento delle spese e competenze legali sicché, il professionista che omette la consegna, commette illecito disciplinare articolo 42 e 43 c.d.f. . La formale messa a disposizione dei documenti da parte dell'avvocato non esclude la responsabilità disciplinare del professionista se ne è stata concretamente e di fatto impedita la materiale apprensione» Cassazione Civile, Sez. Unumero numero 24080/11 con nota di Emanuele Bruno, Il cliente non paga le spese legali, l'avvocato è tenuto comunque a restituire tutti i documenti . Di più, coerentemente con le osservazioni svolte, si può ravvisare uno schema estorsivo che funge da deterrente per l’avvocato che intenda subordinare una consegna di documento ad un pagamento di denaro pur dovuto , così seguendo un modello ricattatorio. L’avvocato senza cavallo. Accade al contempo che i clienti siano spessissimo morosi e/o del tutto inadempienti con o senza ritiro delle carte dall’avvocato. Negli studi legali questo problema è sicuramente emergente, talvolta sommergente, anche perché gli strumenti di recupero dell’insoluto dovrebbero consentire il risultato dell’adempimento del debito da parte del cliente. Né si trae giovamento, in tal senso, dalla circostanza che nel mandato si faccia esplicita menzione dell’impegno economico rappresentato dall’avvocato alla parte e accettato dalla stessa. Stando alla metafora, quando l’avvocato scende da cavallo gli resta ben poco da fare. Tutti a piedi. Del resto, le difficoltà incontrate dagli avvocati non sono sostanzialmente diverse da quelle di un qualsiasi creditore che abbia dinnanzi a sé un debitore insolvente e talvolta, purtroppo, insolvibile. Resta inteso che non si possono legittimare pratiche incivili, come qualsiasi modello ricattatorio o estorsivo, noto o ipotizzabile, ma va detto che il favor debitoris rischia di essere un elemento anch’esso di inciviltà, siccome onestà e correttezza spesso mancano in chi contrae debiti, segnatamente in chi lo fa a discapito di chi auspica una protezione da quelle norme che dovrebbero tutelarne le ragioni, al pari di quelle incomprimibili del “buon” debitore.