RASSEGNA DELLE SEZIONI PENALI DELLA CASSAZIONE

QUARTA SEZIONE UP 3 OTTOBRE 2013, numero 44754/13 RICORRENTE H. PENA. Giudizio abbreviato – Pena da considerare ai fini della revoca dell’indulto – Quella finale. Nel caso di giudizio abbreviato la pena in concreto irrogata cui fare riferimento ai fini della revoca dell'indulto ex d.P.R. n. 354 del 1990 - è quella finale, ovvero determinata dopo l'applicazione della riduzione di un terzo per il rito speciale. La pronuncia reitera l’affermazione già presente nella sentenza di Prima Sezione, n. 3387/01, CED 217927 e di Prima Sezione, n. 5798/1995, CED 203439. QUARTA SEZIONE UP 1 OTTOBRE 2013, numero 44744/13 RICORRENTE C. REATI CONTRO L’INCOLUMITA’ PUBBLICA. Incendio colposo della cosa propria – Pericolo per la pubblica incolumità – Caratteristiche. In tema di incendio colposo della cosa propria ex artt. 423 e 449 cod. pen., il pericolo per la pubblica incolumità oggetto specifico della tutela penale del reato , può essere costituito non solo dalle fiamme, ma anche da quelle che sono le loro dirette conseguenze il calore, il fumo, la mancanza di ossigeno, l'eventuale sprigionarsi di gas pericolosi dalle materie incendiate che si pongono in rapporto di causa ad effetto con l'incendio, senza soluzione di continuità. L’affermazione ribadisce il principio già enunciato da Quarta Sezione, n. 1034/91, CED 189042. TERZA SEZIONE UP 2 OTTOBRE 2013, numero 44643/13 RICORRENTE P. ED ALTRO REATI CONTRO L’ECONOMIA PUBBLICA. Disponibilità di alimenti surgelati – Mancata indicazione degli stessi – Tentativo di frode nell’esercizio del commercio – Sussistenza – Contrattazione con il singolo avventore – Necessità - Esclusione. Anche la mera disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menu, nella cucina di un ristorante, configura il tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall'inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore. La pronuncia si pone in linea con gli arresti che hanno appunto affermato che la idoneità e la univoca direzione degli atti verso la consegna di cibo diverso da quello pattuito , ovverosia risultante dal menù, sono configurate dalla semplice disponibilità del cibo stesso nella cucina del ristorante, indipendentemente dall'inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore tra le altre, Terza Sezione, n. 6885/09, CED 242736 n. 23099/07, CED 237067 n. 24190/05 CED 231946 n. 10145/02, CED 221461 . Tale indirizzo, oggi nettamente prevalente, è stato a suo tempo contrastato tuttavia da quelle pronunce secondo cui la mera detenzione di prodotti congelati o surgelati non indicati come tali nella lista delle vivande non poteva integrare il reato di tentata frode in commercio, rendendosi necessario a tal fine un inizio di pattuizione con un cliente determinato, ad esempio per il tramite dell'effettiva consegna del menù non riportante tale condizione Terza Sezione, n. 37569/02, CED 222556 n. 28828/03, CED 225523 . SESTA SEZIONE UP 22 OTTOBRE 2013, numero 45203/13 RICORRENTE P. IMPUGNAZIONI. Ufficio del P.M. legittimato ad impugnare – Individuazione – P.M. che ha presentato le conclusioni - Vicende successive – Irrilevanza – Fattispecie. In tema di impugnazione del P.M., la titolarità del relativo potere spetta al rappresentante del P.M. che abbia presentato le conclusioni indipendentemente da successivi fattori limitativi, di natura oggettiva e soggettiva, sicché è ammissibile l’appello presentato dal P.M. che, successivamente alla pronuncia del dispositivo della sentenza, sia stato applicato ad ufficio di Procura diverso da quello istituito presso il giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata. Non constano precedenti specifici sul punto. Peraltro, nel senso che è legittimato a proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza emessa dalla Corte di appello anche il magistrato del pubblico ministero organicamente incardinato nella Procura della Repubblica presso il Tribunale, qualora abbia presentato le conclusioni nel giudizio di secondo grado cui abbia partecipato previo provvedimento autorizzativo del Procuratore Generale della Repubblica, in qualità di sostituto di quest'ultimo, Prima Sezione, n. 27549/10, CED 247672. Nella sentenza qui segnalata la Corte ha affermato che il criterio di individuazione del P.M. legittimato impiegato dall’art. 570 cod. proc. pen. ovvero appunto quello riferito alla presentazione delle conclusioni si impone anzitutto per consentire di non disperdere la conoscenza e l’esperienza già acquisite dei fatti del processo, diversamente non recuperabili se non con un nuovo studio degli atti che possono essere anche particolarmente ponderosi.