Assegno divorzile: il giudice d’appello deve considerare l’evoluzione delle condizioni economiche delle parti

La funzione dei provvedimenti volti a regolare i rapporti economici tra i coniugi dopo il divorzio postula la possibilità di adeguare l’ammontare del contributo al variare nel corso del giudizio delle loro condizioni economiche e reddituali.

Così la Cassazione nell’ordinanza n. 7230/20, depositata il 13 marzo, chiamata ad intervenire in una causa relativa alla modifica dell’importo dell’assegno divorzile dovuto all’ex coniuge per il mantenimento della figlia minore. In particolare, il ricorrente denuncia il fatto che la Corte territoriale, nel rimodulare l’assegno non ha tenuto conto delle situazioni economiche delle parti e conseguente sproporzione delle rispettive posizioni economiche degli ex coniugi, visto anche che l’ex moglie era divenuta insegnante di ruolo con un proprio stipendio. L’intervento della Suprema Corte. Nel caso in esame, i Giudici di legittimità sottolineano come la Corte distrettuale abbia tenuto conto delle suddette condizioni indicate dal ricorrente, tanto che ha ridotto l’importo dell’assegno divorzile in vista delle modificate condizioni reddituali dell’ex moglie. A tal proposito, secondo costante orientamento giurisprudenziale, la natura e la funzione dei provvedimenti volti a regolare i rapporti economici tra i coniugi dopo il divorzio, ovvero quelli relativi al regime di separazione, postulano la possibilità di adeguare l’ammontare del contributo al variare nel corso del giudizio delle loro condizioni economiche e reddituali, con la conseguenza che il giudice d’appello, sempre nel rispetto dei principi di disponibilità e di quello generale della domanda, deve considerare l’evoluzione delle condizioni delle parti verificatasi nelle more del giudizio. Sulla base di tale principio, il ricorso viene rigettato.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile - 1, ordinanza 19 dicembre 2019 – 13 marzo 2020, n. 7230 Presidente Di Virgilio – Relatore Meloni Fatti di causa La Corte di Appello di Catania, con decisione in data 15/11/2017, ha riformato il decreto di rigetto pronunciato dal Tribunale di Siracusa in data 5-7 luglio 2016 in sede di modifica dell'assegno divorzile a favore della moglie ed a carico del marito ed ha ridotto da 350,00 mensili a 280,00 Euro mensili l'importo dell'assegno divorzile per il mantenimento della figlia minore Ve. nata dal matrimonio contratto da Ga. Sa. con An. Ch Avverso tale sentenza ha proposto ricorso in cassazione Ga. Sa. affidato a sei motivi. An. Ch. non ha spiegato difese. Ragioni della decisione Con il primo, terzo e quarto motivo di ricorso, tutti contenenti la medesima censura, il ricorrente denuncia la violazione e falsa applicazione dell'articolo 155 e 2727 c.c. ed articolo 9 delle 1/12/1970 nr. 898 come modificato dall'articolo 13 legge 6/3/1987 nr.7 in riferimento all'articolo 360 comma 1 nr.3 e 4 e 5 c.p.c. ed articolo 111 Costituzione, in quanto il giudice territoriale non ha tenuto conto delle situazioni economiche delle parti e conseguente sproporzione delle rispettive posizioni economiche degli ex coniugi nonché dell'impossibilità per il ricorrente di mantenersi con il solo importo residuo a sua disposizione stabilito dalla Corte, considerato che aveva formato una nuova famiglia e che la compagna dalla quale aveva avuto un figlio aspettava un altro figlio. Il ricorrente evidenziava poi che la ex moglie era divenuta nelle more insegnante di ruolo con uno stipendio di 1.400,00 Euro mensili oltre alla disponibilità dell'appartamento coniugale di comune proprietà mentre al contrario il ricorrente aveva avuto altro figlio ed un altro ne aspettava dall'attuale compagna. Con il secondo motivo di ricorso il ricorrente denuncia la violazione e falsa applicazione dell'articolo 143, 155,156 e 2697 c.c. ed articolo 9 delle 1/12/1970 nr. 898 come modificato dall'articolo 13 legge 6/3/1987 nr.7 in riferimento all'articolo 360 comma 1 nr.3 e 4 e 5 c.p.c. ed articolo 111 Costituzione, in quanto il giudice territoriale non ha tenuto conto delle situazioni economiche delle parti e conseguente sproporzione delle rispettive posizioni economiche dei coniugi e dei fatti nuovi sopravvenuti. Inoltre, ha ridotto l'assegno con decorrenza solo dalla data di pubblicazione della decisione e non dalla data della domanda. Con il quinto motivo di ricorso il ricorrente denuncia la violazione e falsa applicazione dell'articolo 91 comma 1 e 92 comma 2 c.p.c. in riferimento all'articolo 360 c.p.c. in quanto il giudice territoriale ha condannato il Sa. alle spese del primo grado di giudizio e compensato quelle di secondo grado sebbene il ricorso fosse fondato. Con il sesto motivo di ricorso il ricorrente denuncia la violazione e falsa applicazione dell'articolo 112, 114 e 115 c.p.c. e 2727 c.c. in riferimento all'articolo 360 comma 1 nr.5 c.p.c. ed articolo 111 Costituzione in quanto il giudice territoriale ha ridotto l'assegno senza motivare in alcun modo e senza indicare gli elementi posti alla base della decisione. Il ricorso è infondato e deve essere respinto. Infatti nel merito la decisione impugnata ha già valutato ed accolto tutte le ragioni del ricorrente ha preso in considerazione la situazione economica delle parti e tenuto conto dell'incremento reddituale dell'ex-coniuge per cui ha ridotto l'assegno di mantenimento in favore della figlia da 350,00 Euro stabilito dal giudice di primo grado a 280,00 Euro mensili in quanto la ex moglie era divenuta nelle more insegnante di ruolo con uno stipendio di 1.400,00 Euro mensili oltre alla disponibilità dell'appartamento coniugale di comune proprietà, mentre al contrario il ricorrente aveva avuto un altro figlio ed un altro ancora ne aspettava dall'attuale compagna. Nessuna circostanza risulta essere stata trascurata dal giudice territoriale, che ha accolto, con decisione adeguatamente motivata ed immune da vizi logici, la domanda di riduzione del l'assegno. La decisione impugnata merita quindi di essere confermata. La decisione deve essere anche confermata in ordine alla decorrenza della riduzione dell'importo dell'assegno. Infatti Sez. 1 -, Sentenza n. 9533 del 04/04/2019 ha stabilito che in riferimento all'adeguamento a seguito delle mutate condizioni patrimoniali dei coniugi La natura e la funzione dei provvedimenti diretti a regolare i rapporti economici tra i coniugi in conseguenza del divorzio, così come quelli attinenti al regime di separazione, postulano la possibilità di adeguare l'ammontare del contributo al variare nel corso del giudizio delle loro condizioni patrimoniali e reddituali, e anche, eventualmente, di modularne la misura secondo diverse decorrenze riflettenti il verificarsi di dette variazioni oltre che di disporne la modifica in un successivo giudizio di revisione , con la conseguenza che il giudice d'appello, nel rispetto del principio di disponibilità e di quello generale della domanda, è tenuto a considerare l'evoluzione delle condizioni delle parti verificatasi nelle more del giudizio. Inoltre il motivo di ricorso è infondato anche per le spese di giudizio, date le ragioni delle parti che hanno indotto il giudice a porre a carico del ricorrente le spese del primo grado di giudizio stante l'accoglimento parziale della domanda. Il ricorso va rigettato. Nulla per le spese. P.Q.M. Rigetta il ricorso. Dispone che, in caso di utilizzazione della presente sentenza in qualsiasi forma, per finalità di informazione scientifica su riviste giuridiche, supporti elettronici o mediante reti di comunicazione elettronica, sia omessa l'indicazione delle generalità e degli altri dati identificativi delle parti riportati nella sentenza.