Domanda di modifica delle condizioni di separazione e inapplicabilità del principio del ne bis in idem

La domanda volta a modificare le condizioni di separazione assegno di mantenimento non deve ritenersi, in pendenza del giudizio di divorzio, preclusa dal divieto del ne bis in idem se nel giudizio divorzile non risultano adottati provvedimenti di contenuto patrimoniale interferenti con quelli emessi dal giudice della separazione o ad esso richiesti.

Lo ha affermato la Cassazione con sentenza n. 27205/19, depositata il 23 ottobre. Il caso. Il Tribunale dichiarava inammissibile il ricorso con cui l’ex coniuge aveva domandato di essere esonerato dal dovere di corrispondere l’assegno di mantenimento alla moglie e di ridurre quello per la figlia. Il Tribunale rilevava che tra le parti pendeva il giudizio di divorzio nel quale esse avevano proposto richieste opposte, date che il marito voleva smettere di pagare l’assegno e la moglie voleva vederselo aumentato. Inoltre, il giudice di primo grado rilevava che il ricorrente aveva formulato le medesime istanze già proposte nel giudizio di modifica delle condizioni della separazione, le quali erano precluse in base al principio del ne bis in idem . Poiché il reclamo avverso tale decisione veniva respinto dalla Corte d’Appello per le stesse ragioni esposte dal primo giudice, il ricorrente propone ricorso in cassazione lamentando l’erronea applicazione del principio del ne bis in idem , dato che la Corte territoriale aveva erroneamente confermato la statuizione di inammissibilità del ricorso per la modifica delle condizioni di separazione. Principio del ne bis in idem. La Corte, ritenendo fondato il ricorso, chiarisce che nel corso del giudizio di divorzio è ammissibile la proposizione della domanda di modifica delle condizioni di separazione, la cui debenza trova il proprio limite temporale con il passaggio in giudicato della sentenza divorzile, la quale fa venire meno il vincolo matrimoniale che è il presupposto dei provvedimenti di mantenimento in regime di separazione. La sentenza di divorzio, infatti, non fa cessare la materia del contendere nel giudizio di separazione personale che sia iniziato prima e che sia in corso, laddove ci sia interessa di una parte all’operatività della pronuncia e ai suoi effetti patrimoniali. Inoltre, la Corte specifica che la pronuncia giurisprudenziale Cass. n. 28990/09 che ha osservato che la domanda di modifica delle condizioni di separazione deve ritenersi, in pendenza del giudizio di divorzio, preclusa dal divieto del ne bis in idem va intesa nel senso che la preclusione opera solo ove si richiedano entrambi gli assegni di mantenimento e divorzile in favore del coniuge per lo stesso periodo. Nei casi diversi da tale ipotesi, non si può invocare il divieto del ne bis in idem , neppure se il mantenimento di prole e coniuge regime di separazione sia richiesto in pendenza del giudizio di divorzio, non rilevando diversamente da cose affermato dalla Corte di merito che il coniuge si sia opposto ai provvedimenti economici richiesti dall’altro coniuge nel giudizio di divorzio e abbia aderito alla domanda di scioglimento del vincolo. Nel caso concreto la Suprema Corte rileva che non risultano adottati nel giudizio divorzile provvedimenti di contenuto patrimoniale interferenti con quelli emessi dal giudice della separazione o ad esso richiesti. Chiarito questo, il ricorso viene accolto.

Corte di Cassazione, sez. I Civile, sentenza 19 settembre – 23 ottobre 2019, n. 27205 Presidente Giancola – Relatore Lamorgese Rilevato che M.G. ha chiesto al Tribunale di Ancona la modifica delle condizioni della separazione personale da Me.Ti.Ch. e, in particolare, di essere esonerato dall’obbligo di corrisponderle l’assegno di mantenimento già fissato in Euro 200,00 e di ridurre il contributo per la figlia a Euro 150,00 fissato a Euro 300,00 . Il Tribunale ha dichiarato il ricorso inammissibile, rilevando che pendeva tra le parti il giudizio di divorzio nel quale entrambe le parti avevano proposto le medesime richieste il M. aveva chiesto di essere esonerato dall’obbligo di corrispondere l’assegno e di ridurre l’importo del contributo per la figlia, mentre la Ch. aveva chiesto di elevare l’assegno per sé a Euro 250,00 e il contributo per la figlia a Euro 450,00 e che il M. nel giudizio di divorzio aveva formulato le medesime istanze già proposte nel giudizio di modifica delle condizioni della separazione, le quali erano precluse in base al principio del ne bis in idem. La Corte d’appello di Ancona ha rigettato il reclamo per le ragioni esposte dal primo giudice. Il M. ha proposto ricorso per cassazione, resistito dalla Ch. . Considerato che Con un unico motivo il ricorrente denuncia erronea applicazione del principio del ne bis in idem, avendo la Corte di merito erroneamente confermato la statuizione di inammissibilità del ricorso per la modifica delle condizioni di separazione. Il ricorso è fondato. Secondo ius receptum è ammissibile nel corso del giudizio di divorzio la proposizione della domanda di modifica delle condizioni della separazione - qual è quella del ricorrente di ridurre il contributo in favore della figlia e di essere esonerato dall’obbligo di corrispondere al coniuge l’assegno di mantenimento - la cui debenza trova il proprio limite temporale nel passaggio in giudicato della sentenza di divorzio, la quale fa venir meno il vincolo matrimoniale che è il presupposto dei provvedimenti di mantenimento in regime separativo. La sentenza di divorzio definitiva o non definitiva che sia , operando ex nunc, non comporta la cessazione della materia del contendere nel giudizio di separazione personale che sia iniziato anteriormente e sia tuttora in corso, ove esista l’interesse di una delle parti all’operatività della pronuncia di separazione e dei conseguenti provvedimenti patrimoniali in tal senso Cass. n. 5062 del 2017, n. 17825 e 19555 del 2013, n. 21091 del 2005 . La richiamata sentenza di questa Corte n. 28990 del 2008, la quale ha osservato che la domanda di modifica delle condizioni della separazione deve ritenersi in pendenza del giudizio di divorzio preclusa dal divieto del ne bis in idem, va intesa - contrariamente a quanto ritenuto dalla Corte anconetana - nel senso che la preclusione opera nel solo caso in cui si richiedano entrambi gli assegni di mantenimento e divorzile in favore del coniuge per lo stesso periodo in tal senso Cass. n. 16127 del 2011, n. 7488 del 1994 . Al di fuori di questa ipotesi non è invocabile il divieto di bis in idem, neppure nel caso in cui il mantenimento dei figli e del coniuge in regime di separazione sia richiesto in pendenza del giudizio di divorzio, non rilevando contrariamente a quanto affermato dalla Corte di merito che il coniuge si sia opposto ai provvedimenti economici richiesti dall’altro coniuge nel giudizio di divorzio o abbia aderito alla domanda di scioglimento del vincolo. E ciò, tuttavia, sempre che il giudice del divorzio non abbia provveduto diversamente, adottando provvedimenti temporanei ed urgenti nella fase presidenziale o istruttoria, nel qual caso vi sarebbe una impropria sovrapposizione tra provvedimenti incompatibili riguardanti lo stesso periodo temporale seppure a titolo diverso. Nella specie, non risultando adottati nel giudizio divorzile provvedimenti di contenuto patrimoniale interferenti con quelli emessi dal o richiesti al giudice della separazione, il Tribunale e la Corte d’appello in fase di reclamo avrebbero dovuto provvedere sulla domanda del M. di modifica delle condizioni di separazione. Ne consegue l’accoglimento del ricorso e, di conseguenza, la cassazione del decreto impugnato e il rinvio alla Corte di merito che provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione. P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso, cassa il decreto impugnato e rinvia alla Corte d’appello di Ancona, in diversa composizione, anche per le spese. In caso di diffusione del presente provvedimento, omettere le generalità e gli altri dati identificativi delle parti e dei soggetti menzionati.