Nulla la procura alle liti sottoscritta con crocesegno

Inammissibile il ricorso proposto da un cittadino del Ghana che, in quanto analfabeta, aveva sottoscritto la procura al difensore con crocesegno senza provvedere a sanare il vizio nel termine fissato a tal fine dal Giudice.

Questo l’epilogo dell’ordinanza della Suprema Corte n. 16948/20, depositata il 12 agosto. Il Tribunale di Napoli rigettava la domanda di un cittadino del Ghana di riconoscimento della protezione internazionale e umanitaria , a causa della nullità della procura al difensore perché sottoscritta con crocesegno dalla parte analfabeta. Quest’ultimo propone ricorso per cassazione, lamentando il fatto che il Giudice non avrebbe potuto rilevare d’ufficio la nullità della procura speciale alle liti, non essendo stata sollevata a tal fine eccezione della controparte rimasta contumace, considerando che l’illeggibilità della firma risulterebbe irrilevante. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile , richiamando il principio secondo cui la procura alle liti sottoscritta mediante crocesegno non è suscettibile di autenticazione da parte del difensore , qualora sia rilasciata in calce ovvero a margine dell’atto giudiziale. Ciò si spiega poiché, essendo la sottoscrizione indispensabile per identificare l’autore del documento nonché elemento essenziale dello stesso, essa deve risultare da segni grafici che indichino le generalità di chi conferisce la procura, anche se in forma abbreviata, e non può quindi ritenersi integrata da una croce al posto della firma. Una volta chiarito quanto sopra, gli Ermellini affermano che il Giudice di prime cure ha correttamente rilevato d’ufficio la nullità della procura e fissato un termine perentorio al fine della sua regolarizzazione con atto pubblico, trattandosi di vizio sanabile , ma non avendo il ricorrente dato seguito a tale adempimento, il ricorso non può che risultare inammissibile.

Corte di Cassazione, sez. I Civile, ordinanza 22 giugno – 12 agosto 2020, n. 16948 Presidente Giancola – Relatore Lamorgese Considerato che I.I. , cittadino del , ricorre avverso il decreto del Tribunale di Napoli del 29 dicembre 2018, che aveva rigettato dichiarando inammissibile la sua domanda volta al riconoscimento della protezione internazionale e umanitaria, per nullità della procura al difensore sottoscritta dalla parte analfabeta con crocesegno, dopo avere inutilmente concesso termine per riconferirla con atto notarile . Il ricorrente, con il primo motivo, denuncia violazione e falsa applicazione degli artt. 82 e 157 c.p.c., deducendo che il giudice non avrebbe potuto rilevare d’ufficio, in mancanza di eccezione della controparte rimasta contumace, la nullità della procura speciale alle liti che conteneva l’esatta indicazione del suo nome e delle sue generalità, essendo irrilevante l’illeggibilità della firma. Al ricorso in esame è allegata procura speciale, che è affetta da analogo vizio, essendo sottoscritta mediante crocesegno. Nella giurisprudenza di questa Corte è acquisito il principio secondo cui la procura alle liti sottoscritta con crocesegno non è suscettibile di autenticazione da parte del difensore, ove rilasciata in calce o a margine dell’atto giudiziale, atteso che la sottoscrizione, essendo indispensabile ai fini della individuazione dell’autore del documento e costituendo un elemento essenziale dello stesso, deve risultare da segni grafici che indichino, anche in forma abbreviata, purché decifrabile, le generalità del soggetto che conferisce la procura e non è integrata, pertanto, da un segno di croce vergato al posto della firma Cass. n. 6883 del 2020, n. 7305 del 2004 . Correttamente il tribunale ha rilevato d’ufficio la nullità della procura - essendo infondata la tesi del ricorrente che contesta il potere del giudice di rilevarla d’ufficio cfr. Cass. n. 6439 del 2009 - e fissato termine perentorio per la regolarizzazione della stessa mediante atto pubblico. Si tratta, infatti, di un vizio sanabile - come risulta dalla riforma dell’art. 182 c.p.c., comma 2, e già ritenuto dalla giurisprudenza nei casi di difetto di ius postulandi in capo al difensore Cass. n. 24212 del 2018 , non essendo ostativo il principio espresso dall’art. 125 c.p.c., comma 2, la cui sfera applicativa riguarda esclusivamente l’ipotesi della procura materialmente inesistente, non quella della procura nulla, quando rilasciata prima della costituzione in giudizio della parte rappresentata - ma non sanato nel caso in esame, non avendo la parte provveduto a regolarizzare la procura nel termine dato dal giudice. Il ricorso è dunque inammissibile, essendo assorbiti gli altri motivi incidenti sul merito delle domande proposte nel giudizio. Non si deve provvedere sulle spese, non avendo il Ministero dell’interno svolto attività difensiva, avendo presentato atto di costituzione formale ai soli fini della eventuale partecipazione all’udienza di discussione. P.Q.M. La Corte dichiara il ricorso inammissibile. Dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, ai sensi del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1 quater, nel testo introdotto dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228, art. 1, comma 17, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, in misura pari a quello, ove dovuto, per il ricorso, a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis.