AstraZeneca ritorna in pista: ha senso parlare di scudo penale?

Il vaccino assolto” riscuoterà ancora la fiducia delle persone? Trombosi e casi di morte improvvisa in soggetti che avevano ricevuto da poco la somministrazione del vaccino AstraZeneca sono stati in un primo momento la causa del ritiro precauzionale di alcuni lotti di fiale, a cui è seguito lo stop generale del vaccino anglo-svedese.

Dopo tre giorni di sospensione Ema e Aifa hanno dato il via libera si può riprendere con le somministrazioni, alle quali va anzi impressa una spinta acceleratrice quanto più possibile vigorosa per colmare il ritardo accumulato nelle 72 ore precedenti. Si ripete in tutte le occasioni possibili che il vaccino è sicuro e che – ma la frase ha un sottofondo inevitabilmente sinistro – i benefici superano i rischi”. Il problema, ormai, è che i rischi nell'immaginario collettivo non sono affatto trascurabili. I decessi, stando a quel che si legge, non sarebbero correlabili con la somministrazione del vaccino ma soltanto con essa temporalmente coincidenti. Insomma, secondo questa ricostruzione si tratterebbe soltanto di tragiche fatalità. Le indagini per omicidio colposo avviate da alcune Procure della Repubblica dovranno pur approdare da qualche parte, ma ancora è presto per sapere in quale modo esse valuteranno i singoli decessi su cui autopsie e consulenze dovranno far luce. Per contrastare il rischio della crisi di fiducia, e per non ostacolare la marcia della campagna vaccinale, s'è fatto sfoggio di un convinto e unanime – forse troppo convinto e troppo unanime – giudizio di infondatezza dei sospetti e dei timori sulla innocuità del vaccino. Si tirano fuori le statistiche con l'intento di rassicurare la popolazione la percentuale dei casi di trombosi è minima, si raffrontano dati e cifre per dimostrare che non vi è nessun legame tra quei decessi e il farmaco. Luminari e personaggi pubblici intervengono per infondere sicurezza, duramente rimbrottando chi si azzarda a esprimere qualche timida perplessità. Funzionerà? A darci una risposta saranno le cifre dei prossimi giorni non si può però negare che il dubbio sulle conseguenze a cui si espone chi si vaccina – con AstraZeneca così come con altri preparati – si è insinuato ed è percepibile anche tra coloro che non si sono mai intruppati con gli estremisti del No vax”. Come se non bastasse, mentre ci si avvicina all'ago della siringa con animo saldo o semplicemente incrociando le dita, si profila lo scenario di una possibile valutazione penale della somministrazione con esiti avversi del vaccino, qualsiasi esso sia. Lo scudo penale. Già all'indomani della sospensione di AstraZeneca si iniziava a parlare di allestire una protezione penale per medici e operatori impegnati nelle vaccinazioni. Il personale sanitario ha percepito subito come un'allarmante certezza lo scenario che si sarebbe profilato in occasione dell'insorgenza di eventi avversi, talvolta ben più seri della febbriciattola, in coloro che hanno ricevuto il vaccino. L'indagine per omicidio colposo è inevitabile, non foss'altro che per procedere ai dovuti accertamenti. Ecco perchè non ha senso parlare di scudo penale, il quale – anche se vi fosse – non potrebbe che avere le caratteristiche del colabrodo. Le ragioni di una sua impraticabilità sono da ricercare innanzitutto nella grande quantità di variabili che la somministrazione di un vaccino richiede di valutare patologie pregresse, fattori di rischio e quant'altro possa servire a comprendere se un determinato soggetto può essere vaccinato - ed eventualmente con quale dei diversi prodotti disponibili sul mercato - rappresentano circostanze specifiche che si possono valutare soltanto se si posseggono le necessarie competenze. I medici di base e gli specialisti sono certamente i primi interlocutori privati” di chiunque voglia approcciarsi alla vaccinazione. Prima di riceverne la somministrazione si consegna un questionario anamnestico è sufficiente a sollevare chi materialmente somministra il vaccino dall'onere di approfondire il colloquio? Certo che no, tanto è vero che ogni singola posizione deve essere attentamente rivalutata dal sanitario vaccinatore. Senza quindi lasciarsi prendere dalla foga della campagna vaccinale, dai ritmi, e dal numero di iniezioni giornaliere conviene piuttosto soffermare l'attenzione sui singoli pazienti proprio per scongiurare i tanto temuti eventi avversi, specialmente quelli più gravi. Tolta la riferibilità dello scudo penale all'errore del medico nella scelta della somministrazione del vaccino o nella individuazione del prodotto più adatto quale utilità concreta avrebbe questa specie di immunità? Nessuna, perchè è chiaro a tutti che al singolo sanitario non potrebbe imputarsi nemmeno per ipotesi – né sul fronte oggettivo per carenza del nesso causale, né su quello soggettivo per mancanza di un profilo di rimproverabilità - l'evento lesivo o mortale derivante da eventuali imperfezioni intrinseche del preparato farmaceutico iniettato. Ed è proprio questo il profilo che genera le più grandi preoccupazioni. Speriamo che ogni residuo dubbio venga fugato e, una volta tanto, rivolgiamo il pensiero alle vittime degli eventi avversi” fatalità o meno, quei poveretti in ogni caso non vanno ridotti a semplici numeri da collocare in una delle tante – spesso incomprensibili – statistiche.