Le pensioni saranno ridotte: è una soluzione possibile per la previdenza forense

C’è chi sostiene che pensare che sia riformabile è un azzardo morale ossia spostare la spoliazione legale su altri c’è chi sostiene io tra questi che alla luce dei numeri sia auspicabile un ritorno nell’INPS.

Ad ogni buon conto nella mia analisi odierna parto da un dato certificato che si ritrova nel bilancio tecnico al 31.12.2017 di Cassa Forense - i saldi previdenziali, ovvero le differenze tra contributi e prestazioni, si mostrano negativi per gli anni compresi tra il 2042 e il 2062. Il bilancio tecnico al 31.12.2020 ritengo sarà peggiorativo in ordine alla sostenibilità. Di fronte a questo dato si impone una riforma perché il rendimento del patrimonio ci potrà aiutare ma non risolvere i problemi. Il legislatore previdenziale può agire su due leve aumento dei contributi o diminuzione del quantum delle pensioni da erogare. Esclusa la prima leva, resta solo la seconda. L’età di pensionamento è già stata aumentata nella precedente riforma. Scrive il DG di Cassa Forense, nel suo comunicato del 04.02.2021, che ben 188.000 avvocati potranno beneficiare della cd. fiscalizzazione degli oneri sociali”, segno evidente della crisi economica che ha colpito ¾ dell’avvocatura. Si tratta allora di agire con rapidità sull’art. 47, n. 5 e 8, ultima parte, del Regolamento unico della previdenza. A decorrere dal 2021, il Consiglio di Amministrazione, nella prima riunione successiva all’esame del bilancio tecnico triennale da parte del Comitato dei Delegati e nell’eventualità di mutate caratteristiche demografiche della categoria, provvede alla rideterminazione del coefficiente del 1,40%, adeguandolo alla variazione intervenuta nella speranza di vita della popolazione attiva degli iscritti alla Cassa. Con l’occasione si potrà procedere ad una diminuzione del coefficiente secondo le proiezione attuariali di sostenibilità. Può essere poi abolita l’agevolazione di cui all’art. 47, n. 8, ultima parte il famoso emendamento Lolli per la storia , e cioè abolire la possibilità del pensionamento anticipato al raggiungimento del 65esimo anno di età con 40 anni di effettiva iscrizione e integrale contribuzione senza penalizzazioni. Per fare questo è però necessario che ad aprile 2021, al momento dell’elezione del nuovo Presidente e di cinque componenti del Consiglio di Amministrazione, la scelta privilegi colleghi o colleghe giovani e quindi senza conflitti di interesse nel percorso riformatore. Ma ovviamente questo resta un sogno perché le cose andranno diversamente, si fanno già nomi e cognomi di delegati al terzo mandato e vicini alla pensione. Bisogna tener presente che ogni riforma deve rispettare il principio del pro rata temporis il che determina una entrata a regime molto lenta ma questo è inevitabile. L’attuario interno di Cassa Forense è molto bravo e attento e certamente sarà di ausilio al CDD nel trovare la strada giusta. L’opzione al contributivo oggi non mi pare più possibile perché avvantaggerebbe pochi e danneggerebbe molti dato che l’istituto della integrazione al minimo con il contributivo è vietato per legge ed oggi la platea di poveri si è allargata a dismisura. Si è perduto troppo tempo per esercitare l’opzione al contributivo e i numeri sono cambiati. L’aspetto più inquietante oggi è la dinamica del rapporto iscritti/pensionati che dall’odierno 8/1 in breve tempo, e cioè nel 2050, diventerà 1/1 del resto già nel BT al 31.12.2017 è certificata la diminuzione del numero degli iscritti rispetto alla attuale. Ha del miracoloso che dopo il 2062 il saldo previdenziale possa diventare positivo tenendo presente che la dotazione patrimoniale, per effetto dei saldi economici sempre positivi, risulta in aumento dagli 8,1 miliardi del 2014 sino a 108,2 miliardi del 2064 bilancio tecnico al 31.12.2014 per diminuire dagli 11,2 miliardi del 2017 sino a 76,4 miliardi del 2067 BT al 31.12.2017 . Confido molto nell’attuaria interna di Cassa Forense.