Ieri, 20 Casse di previdenza privata hanno aderito all’AdEPP che rappresenta oltre 1 milione e mezzo di professionisti. Una realtà complessa, emanazione di professioni anche molto diverse fra loro ma che si configurano unitariamente come un modello innovativo, che coniuga l’autonomia privata degli Enti stessi con la funzione pubblica esercitata. La maggior parte degli Enti iscritti all’AdEPP eroga prestazioni previdenziali in forma sostitutiva alla previdenza pubblica.
Le uniche eccezioni registrate sono quelle relative a CASAGIT e ONAOSI che erogano prestazioni di natura assistenziale e quella relativa ad ENASARCO che eroga prestazioni di previdenza integrativa. Negli ultimi sette anni il Patrimonio delle Casse di Previdenza ha registrato una crescita continua e costante passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 96 miliardi di euro di fine 2019 con un incremento complessivo di 46 punti percentuali. Tale incremento ha riguardato tutti gli anni in analisi con un tasso di crescita percentuale pari al 9,55% tra il 2013 e il 2014, al 4,96% tra il 2014 e il 2015 e al 6,05% tra il 2015 ed il 2016, 6,6% tra il 2016 ed il 2017, 2% tra il 2017 ed il 2018 e 10,33% nell’ultimo anno considerato. La crescita va analizzata alla luce di due fattori interconnessi ovvero, da un lato i contributi complessivamente incassati sono superiori alle uscite derivanti dalle prestazioni erogate - per un saldo positivo complessivo di circa 20,6 miliardi nel periodo di analisi - e dall’altro i rendimenti conseguiti sugli attivi che ammontano a circa 1,5% netto annuo in media tra il 2013 ed il 2019. X Rapporto ADEPP Nel suo rapporto l’ADEPP non quantifica né il debito patrimoniale latente delle Casse né il funding ratio, che io stimo essere pari a circa 3 volte la loro patrimonializzazione. Al fine di assicurare la sostenibilità 50ennale, rappresentata dall’introito della contribuzione e dal rendimento del patrimonio, le Casse sono costrette ad investire i vari asset, che compongono il patrimonio sui mercati finanziari, trasferendo così il rischio dei mercati sugli iscritti, obbligati per legge ad esserlo. E in questa ottica, correttamente, il Presidente di Cassa Forense ebbe pubblicamente a dire che dipendiamo dai mercati e dall’andamento dello spread. A fronte delle turbolenze dei mercati finanziari e della volatilità degli stessi, è tempo di valutare, nell’ambito della previdenza obbligatoria di primo pilastro, se sia giusto traslare sugli iscritti i rischi dei mercati finanziari. Certamente questo sistema giova soprattutto all’industria finanziaria nella gestione dei vari asset. Per gli iscritti vi è solo il rischio pensione.