Il 15 dicembre 2020 ho potuto seguire, in streaming, il Convegno del MEFOP sul tema «Gli investimenti degli investitori previdenziali e l’economia reale italiana».
Vale la pena di ricordare, come più volte denunciato dalla COVIP, che le Casse di previdenza non hanno un regolamento investimenti cogente, pur se debbono garantire la previdenza e assistenza obbligatoria di primo pilastro, mentre i fondi pensione, che organizzano la previdenza complementare volontaria, dispongono di regole cogenti all’avanguardia in Europa. Le Casse di previdenza sono investitori domestici per 34.830 milioni di euro, con una percentuale del 36,3% in diminuzione di 3,9% rispetto al 2018 mentre sono investitori non domestici per 46.101 milioni di euro, con una percentuale del 48% in aumento di 4,1% rispetto al 2018 . I fondi pensione sono investitori domestici per 40.307 milioni di euro, con una percentuale del 26,8% in diminuzione di 1% rispetto al 2018 mentre sono investitori non domestici per 98.952 milioni di euro, con una percentuale del 65,9% in aumento di 3,4% rispetto al 2018 . La cosa interessante, emersa dal convegno, sono i dati condotti dal MEFOP su 16 Casse di previdenza, 58 fondi pensione e 12 fondi sanitari sugli investimenti alternativi. Si ritiene che entro il 2025 il mercato degli alternativi si quadruplicherà, in modo particolare per gli asset del private equity e hedge fund. Dal confronto fra Casse e fondi pensione si è accertato che per le Casse di previdenza dei professionisti l’investimento in asset alternativi è molto familiare mentre vi è più prudenza da parte dei fondi pensione perché, tra le molteplici cause, l’impiego delle classi di attivo tradizionali consente già un adeguata diversificazione del portafoglio, a causa della illiquidità che caratterizza gli investimenti alternativi, a causa della inadeguatezza del livello di trasparenza, perché non si dispone di una struttura adeguata alla valutazione e al controllo di questo tipo di investimento. Per contro le Casse di previdenza familiarizzano con gli investimenti alternativi, tra le altre cause, perché l’impiego delle classi di attivo non tradizionali è coerente con l’orizzonte temporale della politica di investimento, perché il premio per l’illiquidità che caratterizza questi investimenti garantisce performance adeguate agli obiettivi della politica di investimento, perché il contesto finanziario degli ultimi anni ha spinto ad inserire in portafoglio queste classi di attivo per garantire il raggiungimento degli obiettivi di reddittività prefissati, perché è opportuno che l’investitore istituzionale supporti l’economia reale, perché l’ente è strutturato per garantire un’adeguata valutazione e controllo di questo tipo di investimenti. Interessante il capitolo relativo alle modalità di investimento negli asset alternativi. Le Casse di previdenza per l’87,5% investono autonomamente mentre per il residuo 12,5% sia autonomamente che tramite iniziative consortili. I fondi pensione per l’81,5% investono autonomamente mentre per il residuo 18,5% partecipando ad iniziative consortili. Alla domanda sulle motivazioni della scelta di investire autonomamente le Casse di previdenza, per il 68,8%, hanno risposto perché preferiamo disporre di maggiore autonomia e coerenza con l’Asset Allocation Strategica e l’obiettivo della politica di investimento. Il Presidente del MEFOP, prof. Marè, rispondendo ad una domanda, ha affrontato il delicato tema della governance delle Casse di previdenza e dei fondi pensione affermando che la governance va migliorata, probabilmente con interventi di tipo normativo, per adeguare le strutture al mutato contesto economico finanziario nazionale e internazionale, separando la gestione dal controllo e questo per assicurare rapidità alle decisioni. Il fatto che le Casse di previdenza, che com’è noto non dispongono di una regolamentazione cogente, preferiscano la gestione diretta, anziché quella per mandato, lascia molto riflettere ma le riflessioni le lascio fare ai miei lettori. Per garantire la necessaria trasparenza verso gli iscritti, obbligati per legge ad esserlo, tutte le delibere di investimento e i relativi dossier dovrebbero essere immediatamente pubblicate sul sito istituzionale con una spiegazione, a futura memoria, delle motivazioni che hanno condotto a quell’investimento.