Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano e delle spese pubbliche connesse all’invecchiamento

L’epidemia scoppiata a seguito del contagio da COVID-19 e le misure di contenimento che sono state adottate per contrastarne la propagazione hanno profondamente impattato sulle relazioni sociali e, in generale, sull’economia. In questo contesto di forte incertezza, la formulazione di previsioni macroeconomiche e di spesa è un esercizio estremamente complesso, soprattutto laddove l’orizzonte sia pluridecennale.

Ciononostante, in linea con l’approccio adottato dalla Commissione Europea e dal Working Group on Ageing nell’ambito dei lavori per l’aggiornamento delle previsioni sulla spesa connessa all’invecchiamento per il Rapporto del 2021, le previsioni di medio e lungo periodo presentate in questo Riquadro sono state elaborate secondo l’impostazione adottata in passato, nel presupposto che gli effetti derivanti dall’emergenza sanitaria abbiano un impatto di breve periodo e temporaneo e non modifichino i parametri strutturali sottostanti agli scenari macroeconomici e demografici di riferimento [1] . Sulla base di questo approccio, le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano vengono elaborate, a normativa vigente, nell’ipotesi dello scenario nazionale base [2] . La previsione di lungo periodo fino al 2070 della spesa pensionistica in rapporto al PIL recepisce i parametri demografici sottostanti lo scenario mediano elaborato dall’Istat [3] , con base 2018, mentre, per quanto riguarda il quadro macroeconomico, assume un tasso di crescita del PIL reale che si attesta attorno all’1,2 per cento medio annuo nel corso dell’orizzonte previsivo [4] . La previsione della spesa pensionistica [5] in rapporto al PIL, riportata in figura 1, sconta gli effetti delle misure contenute negli interventi di riforma adottati. Si fa riferimento, in particolare, all’applicazione del regime contributivo Legge numero 335/1995 e alle regole introdotte sia nel 2004 sia nel 2010 e, successivamente, alle misure della Legge numero 214/2011 che, elevando i requisiti di accesso per il pensionamento di vecchiaia ed anticipato, hanno migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo una maggiore equità tra le generazioni. Il processo di riforma ha previsto altresì l’estensione, a partire dal 2012, del regime contributivo a tutti i lavoratori. Infine, a partire dal 2013, tutti i requisiti di età inclusi quelli per l’accesso all’assegno sociale e quello contributivo per l’accesso al pensionamento anticipato indipendentemente dall’età anagrafica sono periodicamente indicizzati alle variazioni della speranza di vita, misurata dall’ISTAT. Con medesima periodicità ed analogo procedimento è previsto, inoltre, l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione in funzione delle probabilità di sopravvivenza. Entrambi gli adeguamenti sono effettuati ogni tre anni dal 2013 al 2019, ed ogni due anni successivamente, secondo un procedimento che rientra interamente nella sfera di azione amministrativa e che garantisce la certezza delle date prefissate per le future revisioni [6] . La previsione tiene conto degli interventi normativi contenuti nella Legge numero 145/2018 Legge di Bilancio 2019 e delle misure previste dal Decreto Legge numero 4/2019, convertito con la Legge numero 26/201920 [7] che ha introdotto agevolazioni nell’accesso al pensionamento anticipato consentendo, in particolare, l’anticipo del pensionamento ai soggetti che maturano, in via congiunta, i requisiti anagrafici e contributivi rispettivamente di 62 anni di età e di 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021 [8] e, stabilendo la disapplicazione dell’adeguamento del requisito contributivo per l’accesso al pensionamento anticipato indipendente dall’età anagrafica agli incrementi della speranza di vita per l’intero periodo 2019-2026 [9] . Le previsioni in relazione all’anno 2020 e successivi tengono anche conto degli interventi contenuti nella legge di Bilancio 2020-2022 Legge numero 160/2019 . Dopo la crescita del triennio 2008-2010, imputabile esclusivamente alla fase acuta della recessione, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL risente, negli anni successivi, dell’ulteriore fase di contrazione del PIL. A partire dal 2015, in presenza di un andamento di ciclo economico più favorevole e della graduale prosecuzione del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL si riduce per circa un triennio, attestandosi al 15,2 per cento nel 2018. Dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL aumenta, prima repentinamente, raggiungendo un picco pari al 17,1 per cento nell’anno in corso, e poi si riduce nei due anni seguenti, attestandosi tuttavia su un livello pari al 16,3 per cento, oltre 1 punto percentuale di PIL al di sopra del dato del 2018. La spesa in rapporto al PIL cresce significativamente a causa della forte contrazione dei livelli di PIL dovuti all’impatto dell’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia dallo scorso febbraio. Tuttavia, tale andamento è condizionato anche dall’applicazione delle misure in ambito previdenziale contenute nel Decreto Legge 4/2019 convertito con L. 26/2019 c.d. Quota 100 , le quali, favorendo il pensionamento anticipato, determinano per gli anni 2019-2021 un sostanziale incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati. Successivamente, si assiste ad un quadriennio di lieve declino, al termine del quale la spesa in rapporto al PIL si attesta, nel periodo 2026-2029, a un valore del 15,9 per cento, anche per un parziale recupero dei livelli occupazionali. In seguito, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL riprende ad aumentare fino a raggiungere il 16,5 per cento nel 2044. Tale dinamica è essenzialmente dovuta all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica, solo parzialmente compensato dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento. Tale incremento sopravanza l’effetto di contenimento degli importi pensionistici esercitato dalla graduale applicazione del sistema di calcolo contributivo sull’intera vita lavorativa. A partire dal 2045, il rapporto scende rapidamente portandosi al 15,6 per cento nel 2050 e al 13,2 per cento nel 2070. La rapida riduzione del rapporto fra spesa pensionistica e PIL, nell’ultima fase del periodo di previsione, è determinata dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. Tale andamento risente sia della progressiva uscita delle generazioni del baby boom sia degli effetti dell’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita. A fronte delle previsioni del sistema pensionistico descritte sopra, basate sullo scenario nazionale e utili a valutarne le tendenze di medio periodo, le previsioni fino al 2070 del complesso delle spese age-related pensioni, sanità, long-term care , ammortizzatori sociali e istruzione , funzionali alla valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche in ambito europeo, sono elaborate sulla base dello scenario recentemente definito e concordato dall’ Economic Policy Committee, Working Group on Ageing EPC-WGA del Consiglio Europeo per il prossimo round di previsione 2021. Come è noto l’esercizio triennale di previsione nello scenario EPC-WGA baseline , che recepisce le proiezioni demografiche Eurostat [10] con base 2019, è finalizzato a supportare in modo coordinato e omogeneo l’analisi della sostenibilità delle finanze pubbliche dei diversi Paesi europei nell’ambito della verifica del rispetto delle regole fiscali del Patto di Stabilità e Crescita e dei processi di formulazione delle Raccomandazioni Specifiche emesse dal Consiglio per il Semestre europeo. Sulla base dello scenario definito in ambito EPC-WGA per il prossimo round 2021 che assume, nel corso dell’orizzonte previsivo, un tasso di crescita del PIL reale [11] pari all’1,1 per cento medio annuo, il totale della spesa pubblica age-related in rapporto al PIL registra un incremento di circa 1,8 punti percentuali nel periodo dal 2018 al 2030 e di 2,8 punti percentuali nel periodo dal 2018 al 2042, anno in cui il complesso della spesa pubblica connessa all’invecchiamento raggiunge il picco del 29,6 per cento del PIL Tavola. R1 . Tale aumento è ascrivibile al complesso della spesa pensionistica e sanitaria per circa 2 punti percentuali nel periodo dal 2018 al 2030 e per circa 3,1 punti percentuali nel periodo 2018-2042. Difatti, tenendo il 2018 come anno di riferimento, la spesa pensionistica aumenta di circa 1,5 punti percentuali al 2030 e di 1,9 punti percentuali al 2042, raggiungendo il valore di maggiore incidenza sul PIL, pari a 17,2 per cento, nel 2036. La spesa sanitaria, invece, si incrementa di circa 0,5 punti percentuali di PIL al 2030 e di 1,1 punti percentuali al 2042 [12] . Rispetto ai livelli massimi previsti nel 2042, l’incidenza del complesso della spesa pubblica age-related rispetto al PIL diminuisce progressivamente di 3 punti percentuali al 2070, grazie al contributo della spesa pensionistica che si riduce di 3,6 punti percentuali di PIL, passando dal livello del 17,1 per cento del 2042 al livello del 13,5 per cento nel 2070. Il rapido decremento del rapporto fra spesa pensionistica e PIL nella fase finale del periodo di previsione è determinato dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. Tale andamento è dovuto sia all’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita che alla progressiva uscita delle generazioni del baby boom . La Figura R2 presenta la previsione della spesa pensionistica in rapporto al PIL a legislazione vigente, secondo lo scenario EPC-WGA Baseline curva nera , ponendola a confronto con quelle che si sarebbero avute sulla base dei regimi antecedenti i principali interventi di riforma. Rispetto alla legislazione immediatamente precedente, le misure contenute nel D.L. numero 4/2019 convertito con Legge numero 26/2019, nella Legge di Bilancio per il 2019 Legge numero 145/2018 e nella Legge di Bilancio 2020 Legge numero 160/2019 , incluse nello scenario a normativa vigente producono, nel periodo 2019-2035, un incremento di incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari in media a circa 0,2 punti annui, con profilo progressivamente decrescente a partire dai primi anni di previsione, ove è più concentrata la maggiore incidenza della spesa in rapporto al PIL. Grazie al complessivo processo di riforma attuato a partire dal 2004, l'età media al pensionamento tenendo in considerazione sia l'età del pensionamento di vecchiaia che i requisiti per il pensionamento anticipato aumenta da 60-61 anni durante il periodo 2006-2010 a 63,3 nel 2018, a 67 anni nel 2040 e poi a circa 68 nel 2050. Cumulativamente, la minore incidenza della spesa in rapporto al PIL derivante dal complessivo processo di riforma avviato nel 2004 ammonta a circa 60 punti percentuali di PIL al 2060. Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2020 Articoli 7, comma 2, lettera b , e 10-bis della legge 31 dicembre 2009, numero 196 , Presentata dal Presidente del Consiglio dei ministri CONTE , Trasmessa alla Presidenza il 6 ottobre 2020 . Questo il quadro per il sistema pensionistico italiano. Per Cassa Forense la situazione è molto più complicata perché è rimasta pervicacemente ancorata al sistema di calcolo retributivo della pensione, ancorché corretto, e perché nel 2050 il rapporto tra iscritti contribuenti e pensionati sarà di 1 1. Come potete vedere nella Tavola R1, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL aumenta sino a raggiungere il 16,5% nel 2044. Tale dinamica, per la previdenza generale, è essenzialmente dovuta all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. A partire dal 2045 il rapporto scende per l’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di pensioni. Non sarà così per Cassa Forense e le conseguenze ve le lascio immaginare. In ADEPP si stanno manifestando due linee di tendenza che mi sembrano contrapposte noi dipendiamo dai mercati , come dichiarato dal Presidente di Cassa Forense nanti la bicamerale di controllo, e nel nostro sistema-spiega Visparelli Presidente ENPACL, abbiamo sganciato completamente quella che è la redditività del patrimonio da quello che è la costituzione del montante che viene costituito da quanto si versa e dalla rivalutazione che noi per un discorso di solidarietà a tutte le platee , abbiamo garantito dell’1,5 per cento al di là di ogni condizione di mercato. Quindi in un momento in cui, come oggi, i rendimenti sono zero, noi comunque li rivalutiamo dell’1,5 per cento. Ma, mi domando, se alle spalle non c’è un adeguato patrimonio di garanzia non si rischia che siano solo promesse difficili da mantenere? Tuttavia, dato che l’incertezza sulle conseguenze in ambito economico dell’epidemia da COVID-19 resta molto forte, in linea con esercizi simili previsti in ambito europeo per il prossimo Rapporto di Ageing del 2021, valutazioni ulteriori sulle tendenze di medio e lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario italiano sono state condotte costruendo scenari macroeconomici avversi, alternativi rispetto a quello di riferimento. Tali scenari ipotizzano che la durata e l’intensità dell’epidemia e della recessione producano effetti macroeconomici che si propagano, rispettivamente, nel medio e nel lungo periodo, senza assegnare, tuttavia, ad alcuno di essi una maggiore o minore probabilità di realizzazione. Si veda, a questo riguardo, il riquadro 5.2 del Rapporto RGS del 2020 numero 21 su, Le tendenze di medio lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario http //www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/monitoraggio/spesa_pensionistica/ . L’andamento di medio-lungo periodo della spesa pensionistica in rapporto al PIL viene presentata in attuazione di quanto previsto dall’articolo 1, comma 5 della legge numero 335 del 1995. I dati di Contabilità Nazionale relativi alla spesa pensionistica e al PIL sono elaborati in coerenza con il nuovo Sistema europeo dei conti nazionali e regionali Sec 2010 . Poiché le previsioni della popolazione prodotte dall’Istat base 2018, ottobre 2019 coprono un orizzonte temporale che si estende fino al 2065, il valore dei parametri demografici relativi al quinquennio finale del periodo di previsione è stato estrapolato sulla base degli andamenti del decennio precedente. Complessivamente, i parametri demografici dello scenario nazionale base, aggiornati con la nuova previsione della popolazione Istat, risultano così specificati i il tasso di fecondità è leggermente crescente dall’1,29 del 2018 all’1,61 del 2070 1,59 nel 2065 , con una progressione pressoché lineare, ii la speranza di vita al 2070 raggiunge 86,5 anni per gli uomini e 90,6 anni per le donne, con un incremento, rispettivamente, di 5,6 e 5,4 anni rispetto al 2018 nel 2065, i valori sono, rispettivamente, 86,1 e 90,2 e iii il flusso migratorio netto si attesta su un livello medio annuo di 162 mila unità 165 mila fino al 2065 con un profilo leggermente decrescente. Si veda Istat 2019 , http //demo.istat.it.e Ministero dell’economia e delle finanze – RGS 2020 , Le tendenze di medio lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, Rapporto numero 21 http //www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/monitoraggio/spesa_pensionistica/ . Per il periodo 2020-2023, le ipotesi di crescita sono coerenti con quelle delineate nel presente documento nell’ambito del quadro macroeconomico tendenziale. Il tasso di occupazione nella fascia di età 15-64 anni, invece, aumenta nel 2070 di circa 8 punti percentuali rispetto al valore del 2018. Il tasso di disoccupazione decresce progressivamente fino a convergere sul valore di 5.5 per cento nel 2062. Le previsioni a legislazione vigente e le valutazioni di seguito rappresentate sono state elaborate nel presupposto che l’istituto dell’anticipo finanziario a garanzia pensionistica c.d. APE di mercato sia qualificato e classificato in Contabilità nazionale quale prestito e non come trasferimento monetario diretto a famiglie. L’adeguamento dei requisiti di pensionamento avente decorrenza 2016 4 mesi ulteriori , in ottemperanza al dettato normativo articolo 12, comma 12-bis, del decreto legge 31 maggio 2010, numero 78, convertito con modificazioni con legge 30 luglio 2010 numero 122 è stato adottato almeno dodici mesi prima della decorrenza dell’adeguamento medesimo con decreto direttoriale del 16 dicembre 2014, pubblicato in GU il 30 dicembre 2014 e quello dei coefficienti di trasformazione con decreto direttoriale del 22 giugno 2015, pubblicato in GU il 6 luglio 2015. L’adeguamento dei requisiti avente decorrenza 2019 5 mesi ulteriori , è stato adottato con decreto direttoriale del 5 dicembre 2017, pubblicato in GU il 12 dicembre 2017 e quello dei coefficienti di trasformazione con decreto direttoriale del 15 maggio 2018, pubblicato in GU numero 131 dell’8 giugno 2018. Le previsioni qui illustrate fanno riferimento al quadro normativo in vigore al momento della predisposizione della Nota di Aggiornamento del DEF 2020 e, pertanto, tengono conto anche degli effetti del Decreto direttoriale del 5 novembre 2019 GU numero 267 del 14 novembre 2019 che, avente decorrenza dal 2021, non stabilisce ulteriori incrementi nei requisiti di accesso al pensionamento in funzione della dinamica dell’aspettativa di vita. Inoltre, si tiene conto anche dell’adeguamento dei coefficienti di trasformazione con decorrenza dal 2021, entrato in vigore con decreto direttoriale del 1 giugno 2020, pubblicato in GU numero 147 dell’11 giugno 2020. Attuativo di quanto previsto dalla legge numero 145/2018 legge di bilancio 2019 in termini di relativa programmazione finanziaria. La legge di Bilancio numero 145/2018 al comma 256 ha istituito il Fondo per la revisione del sistema pensionistico anticipato e per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani” la cui dotazione a regime è di 7000 milioni l’anno a partire dal 2024. I maggiori oneri che conseguono dalle disposizioni in ambito previdenziale del D.L. numero 4/2019 convertito con Legge numero 26/2019 hanno trovato copertura mediante il sostanziale azzeramento della dotazione dell’autorizzazione di spesa in esame fino al 2023. Negli anni seguenti, residuano a normativa vigente nella predetta autorizzazione di spesa delle somme crescenti fino a raggiungere un livello di 3,8 miliardi annui dal 2028. In questa sede tali stanziamenti residui non ancora normativamente definiti non sono attribuiti a interventi strutturali specifici in ambito pensionistico. È comunque previsto un posticipo della prima decorrenza utile dei trattamenti pensionistici a partire dalla data di maturazione dei requisiti pari a tre mesi per il settore privato e sei mesi per il settore pubblico. È comunque previsto, dal 2019, un posticipo della prima decorrenza utile dei trattamenti pensionistici a partire dalla data di maturazione dei requisiti pari a tre mesi. In materia pensionistica le disposizioni contenute nella legge numero 160/2019 prevedono una parziale e contenuta revisione in senso espansivo del sistema di indicizzazione e la proroga dell’accesso al pensionamento anticipato per le lavoratrici che maturano 35 anni di contributi e 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, e 59 anni di età, se lavoratrici autonome, nel 2019. Sono previste anche misure specifiche di agevolazione al pensionamento per particolari settori in particolare editoria . La legge numero 160/2019, unitamente anche alla NADEF 2019, ha provveduto altresì a una revisione delle previsioni degli oneri conseguenti dagli articoli 14 e 15 del DL numero 4/2019, convertito con legge numero 26/2019. Le ipotesi demografiche Eurostat, con base 2019, prevedono per l’Italia i un flusso netto di immigrati di circa 213 mila unità medie annue, con un profilo fortemente crescente fino al 2025 e linearmente decrescente successivamente ii un livello della speranza di vita al 2070 pari a 87 anni per gli uomini e a 90,9 anni per le donne iii un tasso di fecondità totale al 2070 pari a 1,52. Per il periodo 2020-2023 sono state adottate ipotesi di crescita in linea con le indicazioni del quadro macroeconomico tendenziale definito per la Nota di Aggiornamento del DEF 2020. Per il periodo successivo, sono state recepite le ipotesi strutturali dello scenario EPC-WGA adottate per il Round di previsione 2021. Le differenze occupazionali evidenziate nel 2023, nel confronto fra lo scenario EPC-WGA baseline e lo scenario macroeconomico di breve periodo della Nota di Aggiornamento del DEF 2020 sono state progressivamente azzerate nei successivi 10 anni. Per quanto riguarda la dinamica della produttività le ipotesi dello scenario EPC-WGA baseline sono state sostanzialmente confermate a partire dal 2024. Per contro, nel periodo 2018-2042, la spesa per LTC segna un incremento di 0,3 punti percentuali di PIL, a fronte di una riduzione della spesa per istruzione per 0,5 punti e di una diminuzione della spesa per ammortizzatori sociali di 0,1 punti percentuali di PIL.