La risposta è molto semplice manca l’assegno sociale. Vediamo ora di spiegare cosa sia l’assegno sociale e perché sarebbe lungimirante introdurlo nel sistema previdenziale forense.
L’assegno sociale è una misura assistenziale che copre tutti coloro che, raggiunti i requisiti della pensione, non hanno versato i contributi previdenziali o lo hanno fatto in maniera insufficiente per far sì che abbiano diritto alla pensione minima. Per il 2020 l’assegno sociale liquidato dall’INPS è pari a € 459,83 per tredici mensilità. Il limite di reddito per averne diritto è pari a € 5.977,79 annui o € 11.955,58 se coniugato. L’assegno sociale non è reversibile e non è pagabile all’estero. In Cassa Forense sono ormai liquidate due tipologie di pensioni - la pensione retributiva - la pensione contributiva che, nata come residuale, diventerà normale liquidata a chi, raggiunta l’età pensionabile, non abbia maturato l’anzianità contributiva, fermi almeno 5 anni di iscrizione contributiva. In molti casi si verificherà quindi, anche per via delle numerose agevolazioni introdotte con l’applicazione del regolamento ex articolo 21 l. numero 247/2012, la liquidazione di una pensione contributiva di importo inferiore all’assegno sociale senza la possibilità dell’integrazione al minimo, vietata sia dalla legge 335/1995 che dal regolamento contributi di Cassa Forense. Ad evitare un probabile contenzioso, andrebbe introdotto oggi, espletati attenti calcoli attuariali, l’assegno sociale da liquidare comunque al titolare di pensione contributiva inferiore a € 460,00 mensili, fermi i requisiti reddituali di cui sopra, così da rendere equo, nel suo complesso, il sistema. La situazione pensionistica italiana è ben descritta nello ultimo report di Itinerari Previdenziali nel 2018 su un totale di 22.785.711 prestazioni erogate, quelle di importo fino a una volta il minimo 507,42 euro mensili sono poco meno di 7,9 milioni, ma i pensionati che poi ricevono effettivamente un reddito pensionistico fino a una volta il minimo sono circa 2,3 milioni su 16 milioni di pensionati totali. Anche alla successiva classe di importo da 507,43 euro a 1.014,84 euro lordi mensili appartengono circa 6,99 milioni di prestazioni, ma ne beneficiano solo 4,15 milioni di pensionati. Il fenomeno dipende dal fatto che un soggetto può essere beneficiario di più prestazioni ad esempio, una pensione di importo medio-alto e uno o più trattamenti più bassi come un’indennità di accompagnamento o una pensione di reversibilità che si cumulano tra loro, facendo sì che il pensionato si collochi in una classe di reddito più elevata rispetto a quella più bassa in cui si erano posizionate le singole prestazioni o pensioni. Dal rapporto tra numero di prestazioni su pensionati emerge infatti che, in media, ogni pensionato percepisce 1,424 pensioni, quasi una pensione e mezza per ciascun pensionato. Nel dettaglio, nel 2018 il 67,2% dei pensionati percepisce 1 prestazione, il 24,8% dei pensionati percepisce 2 prestazioni, il 6,7% 3 prestazioni e l’1,3% 4 o più prestazioni.