Il regime “imbecillocratico” e la finanza

L’ imbecillocrazia” dall'italiano imbecille e dal greco antico κράτος, krátos, potere etimologicamente significa governo sugli imbecilli , ovvero sistema di governo in cui la sovranità emana dal popolo di imbecilli indotti N.B. l'imbecillità indotta non ha nulla a che vedere con l'imbecillità fisiologica

generalmente identificato con la maggioranza dei cittadini, viene fatta esercitare agli eletti a mezzo di votazioni che non permettono una libera scelta liste bloccate, maggioritario, collegi territoriali anziché nazionali, quorum inaccessibili di firme in modo che si arrivi alla elezione di un gruppo di rappresentanti, denominati imbecillocrati , che non rispondono ad un programma ed ad un partito ma a gruppi di potere con interessi confliggenti con la maggioranza di imbecilli indotti che li ha eletti. Siamo in un momento temporale in cui il capitalismo finanziario sfrenato e senza scrupoli dilaga in gran parte del pianeta, osannato dall’ideologia neoliberista. I suoi adepti formano un circolo di potere che domina le scene dell’Europa e degli Stati Uniti e ne determina l’orientamento in materia di politica economica e di relazione internazionali. Come scrive Pino Arlacchi nel suo I padroni della finanza mondiale ”, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, il capitalismo finanziario e l’ideologia liberista, sua associata, sono diventati i motori più potenti dell’insicurezza umana. La propaganda neoliberale degli ultimi decenni è riuscita ad instaurare un pensiero unico e cioè l’idea che il capitalismo di mercato sia l’unica forma di economia possibile. La presa del potere da parte della finanza ha creato un sistema nel quale i guadagni dell’economia e i profitti delle imprese come i risparmi dei cittadini, non finanziano più nuove idee e nuovi programmi di investimento che creano lavoro e fanno salire stipendi e salari. Il surplus economico resta all’interno del circuito finanziario e serve a sostenere la securitization, un bizzarro termine che indica la messa in sicurezza dei beni, ma che implica la mercificazione di tutto ciò che valga qualcosa. I media sono succubi dei poteri finanziari. Il cittadino comune, sia quello che sta nel centro urbano sia quello che sta nelle periferie, e cioè nei posti lontani dal potere, dovrebbe rendersi conto della situazione e provare a ribaltare il sistema per ritornare all’economia reale. Ci vuole uno sforzo culturale non indifferente perché si tratta di contrastare i c.d. poteri forti, poteri che nessuno vede ma che ci sono e che attraverso lo strumento della finanza globalizzata governano il mondo. Ecco in questo quadro a tinte fosche l’avvocatura dovrebbe rendersi interprete del cambiamento e guidarlo ma invece annaspa nel tripudio dello spirito di servizio” che trova la sua estrinsecazione nelle polemiche, ormai nazionali, sul doppio mandato.