Quello che manca oggi è la speranza del futuro

Sabino Cassese individua la causa nell’indifferenza. Io la individuo nella ignavia, intesa come mancanza di volontà e di forza morale, e nell’ignoranza.

Ecco la prova provata Nelle sue considerazione finali del 31.05.2019 il Governato della Banca d’Italia ha scritto Nelle valutazioni ufficiali l’introduzione del reddito di cittadinanza e le nuove misure in materia pensionistica porterebbero, senza considerare gli effetti restrittivi delle relative coperture, a un aumento del prodotto di circa 0,6 punti percentuali nel complesso del triennio 2019-2021. Nell’ipotesi di spesa integrale dei fondi stanziati, queste valutazioni sono condivisibili. Quelle relative agli effetti sull’occupazione, che sarebbe di mezzo punto percentuale più alta nel 2021, presentano invece ampi margini di incertezza. Sulle prospettive di crescita pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane. Il rendimento dei titoli decennali è di quasi un punto percentuale più alto dei valori osservati nel mese di aprile dello scorso anno il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è aumentato di 160 punti base, a circa 280 quello nei confronti dei titoli spagnoli di 140 punti, a 190. I premi sui credit default swaps indicano che sia il rischio di credito sia quello di ridenominazione del debito in una valuta diversa dall’euro continuano a spingere verso l’alto i rendimenti dei titoli di Stato italiani. Sono rischi strettamente collegati che in situazioni di tensione possono acuirsi, nella percezione dei mercati, in modo repentino. Finora la trasmissione del maggiore costo dei titoli pubblici a quello dei prestiti delle banche a imprese e famiglie è stata limitata, grazie all’ampia liquidità e alle migliori condizioni dei bilanci degli intermediari. Cominciano tuttavia a emergere segnali di tensione secondo i sondaggi, le politiche di offerta dei prestiti, pur rimanendo nel complesso distese, si stanno gradualmente irrigidendo, soprattutto per le piccole imprese, a seguito del deterioramento del quadro macroeconomico e dell’aumento dei costi di provvista delle banche. Si stima che a parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinino una riduzione del prodotto dello 0,7 per cento nell’arco di tre anni.” Mi pare evidente che se non interveniamo sullo spread andremo rapidamente a sbattere. La dura legge dei numeri che il Governatore della Banca d’Italia ha messo in fila dovrebbe farci capire che la situazione è difficile per non dire drammatica. Lo spread si mangia tutta la spinta conseguente sia al reddito di cittadinanza che a quota 100. È indispensabile, quindi, avviare politiche di ammortamento, sia pure graduale e spalmato in 30 anni, del nostro debito pubblico evitando manovre economiche di deficit.