Le Casse di previdenza dei liberi professionisti nel V Report annuale di Itinerari Previdenziali

Alla data del 31 dicembre 2017 le Casse privatizzate sono 20. Il totale degli iscritti, compresi i pensionati attivi, alla medesima data risultano pari a 1.655.032. Il comparto dei professionisti registra, nei numeri, un progressivo aumento complessivo di iscritti. Vi sono però professioni in regresso e sono i geometri, i giornalisti, gli ingegneri e architetti.

Iscritti. Le professioni, invece, che registrano il maggior numero, in termini percentuali, di iscritti sono infermieri, psicologi, biologi e agrotecnici. Il numero di pensionati delle Casse è pari a 414.043 con un aumento del 2,6% rispetto al 2016. Mettendo a confronto il dato degli iscritti con quello dei pensionati, si ricava un rapporto di 3,99 attivi per pensionato. Nel 2016 il rapporto era del 4,2% e quindi evidenzia una riduzione del numero di attivi. Il dato è però ancora molto positivo se paragonato a quello dell’INPS che è dell’1,38. Il rapporto tra nuovi contributi e uscite per prestazioni pensionistiche è pari a 6,11 miliardi e quindi sensibilmente positivo. Importante rilevare come, a fronte di un incremento degli iscritti, pari solo a 1,69%, la crescita dei contributi sia stata del 17,8% il che depone per una ripresa dei redditi medi di riferimento. Dati patrimoniali. Le Casse registrano un attivo patrimoniale pari a 78.737.788.793.Il patrimonio netto delle Casse per il 2017 è stato pari a 68.406.926.659 con un incremento rispetto all’anno precedente del 6,68%. Per quanto riguarda gli investimenti e le modalità d’investimento il rapporto evidenzia che al pari degli anni precedenti, anche se con progressivi miglioramenti, non è sempre agevole comprendere dove e come vengono investiti gli attivi delle singole Casse privatizzate. Al di la della perdurante assenza di una regola minima e condivisa di censimento dei dati di bilancio e di contabilizzazione, resta in alcuni casi non accessibile il dettaglio relativo agli investimenti in OICR, limitandosi gli estensori a segnalare solo parte dei fondi di cui ha posseduto quote per il periodo di competenza di conseguenza non è stato possibile ricostruire gli investimenti di INARCASSA anche per importi notevoli inoltre, ai fini della nostra analisi nel caso di EPAP la rappresentazione dei dati di bilancio non consente di distinguere tra titoli detenuti direttamente dall’Ente e quelli che invece sono ricompresi all’interno delle gestioni patrimoniali. Come si è già avuto modo di auspicare nelle scorse edizioni, una migliore informazione è necessaria sia per gli stakeholder sia per l’intero sistema degli enti. Le Casse prediligono l’investimento diretto se è vero, com’è vero, che dei 78,738 miliardi di attivo l’investimento diretto vale ben il 77,79% del totale nel senso che il valore degli investimenti diretti è pari a 61.249.136.220 mentre la quota di gestione indiretta, realizzata tramite mandati di gestione, ammonta a 17.488.652.578. Per la suddivisione nelle varie asset class rinvio al Report, leggibile nell’allegato, alle pagg. 63 e seguenti. Una cosa è però certa e l’ho scritta più volte i fondi pensione, che gestiscono la previdenza complementare su base volontaria, dispongono di un regolamento investimenti all’avanguardia di cui al d.lgs. n. 252/2005 e dal d.m. n. 166/2014 privilegiando l’esternalizzazione della gestione affidata a gestori patrimoniali professionali quali banche, SIM, SGR e compagnie di assicurazione. Per contro le Casse di previdenza che gestiscono la previdenza obbligatoria di primo pilastro non dispongono di regole cogenti perché l’omologo decreto investimenti sulla falsariga del d.m. n. 166/2014 è stato da tempo approntato ma mai inviato in Gazzetta Ufficiale per la sua pubblicazione. L’anomalia di tale situazione è sotto gli occhi di tutti ad eccezione, ho ragione di ritenere, di quelli dei vigilanti.

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