La miopia del management e i selfie di protesta contro Cassa Forense

Di previdenza, ormai, discutono tutti, politici ed esperti, cosicché, come si suol dire, è stato detto tutto e il contrario di tutto, tant’è vero che non si è ancora fatto un passo in avanti verso la stabilizzazione di un sistema previdenziale generale in crisi di sostenibilità nel medio - lungo periodo. Per i sindacati il sistema è in equilibrio per gli esperti non lo è e sarebbero necessari nuovi aggiustamenti. Anche la previdenza forense non si sottrae a questa discussione.

Cominciamo, allora, dal vizio di origine. L’immagine, azzeccata, è della prof. Elsa Fornero, già consulente di Cassa Forense nel famoso rapporto Cerp, per la quale il sistema della previdenza forense è troppo generoso nella formula retributiva, la quale tende sistematicamente a corrispondere prestazioni in eccesso rispetto ai contributi versati e rischioso nel mantenimento del sistema a ripartizione, tipico del settore pubblico. Per l’autorevole consulente il vizio riconducibile alla legge che, nel 1994, determinò la privatizzazione di Cassa Forense senza operare quei cambiamenti che la nuova natura, privata, avrebbe suggerito, e cioè il passaggio dal sistema a ripartizione a quello a capitalizzazione, nonché il passaggio dalla formula retributiva a quella contributiva quanto alle modalità di calcolo della pensione Diritto e Giustizia, Gli avvocati e la riforma della previdenza forense, di Paolo Rosa, supplemento al fascicolo 20/2005 . Divenuta Ministro del lavoro nel 2011 la prof. Fornero tentò, ancora una volta, senza peraltro riuscirvi, di portare Cassa Forense ad esercitare l’opzione al sistema di calcolo contributivo già previsto dalla legge n. 335/1995. Favorita dalla Conferenza interministeriale dei servizi, infatti, Cassa Forense ha potuto dimostrare la sostenibilità cinquantennale proiettando nel bilancio tecnico dati macroeconomici numerosità degli iscritti, andamento del reddito dell’Avvocatura italiana, rendimento del patrimonio completamente diversi da quelli reali e nessuna delle autorità di controllo sino ad oggi si è posta il problema della necessità di sottoporre il bilancio tecnico ad analisi di sensitività proiettando i dati reali piuttosto che quelli attesi. Con la riforma dell’ordinamento forense, di cui alla legge n. 247/2012, il legislatore italiano, consapevole della situazione in atto, consigliò per i 56mila avvocati da iscrivere d’ufficio, l’inquadramento con il sistema di calcolo contributivo. Cassa Forense ha però tirato dritto nella difesa dei privilegi del sistema di calcolo retributivo ed ora sta divampando la guerra tra le generazioni di avvocati che materialmente si manifesta sul web con il lancio di selfie all’insegna #io non mi cancello azione resistenza. La misura dell’iniquità della Cassa Forense è la difficoltà in cui tu, come noi, stai cercando di non annegare. La misura dell’iniquità della Cassa forense è la difficoltà dei giovani avvocati ed in generale degli avvocati portatori di reddito basso e medio basso, di resistere alla pressione contributiva e previdenziale e di far fronte ai pagamenti, soprattutto in periodo di gravissima crisi della professione, dovuta non soltanto alla congiuntura economica negativa. Siamo il prodotto di una pessima politica, sia forense che previdenziale, ed il prezzo di questi fallimenti non può e non deve esser fatto pagare soltanto a noi. Non è giusto. Le difficoltà di ognuno di noi deve trasformarsi in energia, e ce ne serve tanta per riuscire a sbattere i nostri problemi sui tavoli delle nostre Istituzioni, dalla Cassa Forense, all’OUA, perché loro, gli eletti, adesso i problemi li devono risolvere . La situazione è aggravata dal fatto che si è venuto consolidando nella giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione questo principio secondo cui una volta maturato il diritto alla pensione, l’ente previdenziale debitore non può con atto unilaterale, regolamentare o negoziare, ridurre l’importo, tantomeno adducendo generiche ragioni finanziarie, poiché ciò lederebbe l’affidamento del pensionato, tutelato dal capoverso dell’art. 3 Costituzione nella consistenza economica del proprio diritto soggettivo ex plurimis Cass., n. 11792/2005 Cass., n. 25029/2009 Cass., n. 25212/2009 Cass., n. 20235/2010 Cass., n. 8847/2011 Cass. 13067/2012 Cass. 1314/2014 Cass. 26102/2014 Cass. 23239/2014 . 2 strade Ne consegue che Cassa Forense ora ha due strade praticabili - aumentare l’aliquota contributiva il che non ci sembra francamente possibile in queste contingenze economiche - cambiare il sistema di calcolo della pensione. Più si ritarderà il passaggio dal sistema di calcolo retributivo al sistema di calcolo contributivo più saranno liquidate pensioni retributive inattaccabili da prelievi di solidarietà in conformità ai pronunciamenti della Suprema Corte di Cassazione. In seguito a ciò aumenterà a dismisura il debito previdenziale maturato con grave compromissione del futuro previdenziale dell’intera Avvocatura italiana. Per contro l’immediata opzione ad un sistema di calcolo contributivo, equo e solidale, non solo garantirebbe la stabilità economico finanziaria di lungo periodo della Fondazione ma sarebbe anche in grado di depotenziare alla radice il conflitto generazionale in atto per ora limitato ai selfie di protesta.