Il futuro di Cassa forense: perché bisogna intervenire sulle pensioni

di Paolo Rosa

di Paolo Rosa * Il sistema pensionistico, e quindi anche quello Forense, è un meccanismo redistributivo che trasferisce risorse correntemente prodotte dalla popolazione attiva a favore di chi - ha cessato l'attività lavorativa per ragioni di età, o anagrafica o contributiva pensione di vecchiaia o pensione di anzianità - non è più in grado di partecipare al processo produttivo per una sopravvenuta incapacità lavorativa pensione di invalidità o di inabilità - è legato da rapporti familiari con persone decedute che hanno fatto parte della forza lavoro pensione ai superstiti - è sprovvisto di qualunque forma di reddito e non è in grado di lavorare pensioni assistenziali . Per il finanziamento delle pensioni sono destinate tutte le forme di contribuzione. In presenza di uno squilibrio fra entrate contributive e uscite pensionistiche lo Stato può intervenire o direttamente o con il trasferimento agli Enti di previdenza di risorse così facendo ricorso alla fiscalità generale. Al momento della privatizzazione, che risale agli anni 1994 - 1995, le Casse autonome dei professionisti, privatizzandosi, hanno rinunciato a ogni aiuto da parte dello Stato. Il sistema pensionistico tra equità previdenziale ed equità attuariale. In dottrina si afferma che un sistema pensionistico realizza l'equità previdenziale quando a tutti i cittadini, a parità di durata della vita lavorativa, è garantita la stessa percentuale dell'ultima retribuzione o della media delle ultime retribuzioni. In questo caso il sistema pensionistico garantisce il tasso di sostituzione, definito con il rapporto fra la pensione al momento della cessazione dell'attività lavorativa e la retribuzione finale. Un sistema pensionistico deve però anche perseguire l'equità attuariale che si realizza quando tutte le storie contributive e pensionistiche individuali sono caratterizzate dallo stesso tasso di rendimento interno ovverosia quando è uguale per tutti gli individui il tasso che uguaglia a un certo istante il valore attuale dei contributi versati al valore attuale delle prestazioni. Vediamo ora la situazione della previdenza italiana utilizzando i dati recentemente pubblicati sul Corriere della Sera dell'8 settembre 2011 da Alberto Brambilla, Presidente Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, Ministero del Lavoro e il bilancio sociale dell'INPS per il 2009 rinvenibile sul sito www.inps.it. Sotto il profilo del bilancio previdenziale rapporto tra contributi effettivamente incassati e prestazioni erogate si evidenzia un crescente deficit che deve essere coperto dalla fiscalità generale nel sistema Italia e dagli avvocati attivi in Cassa Forense. La gestione finanziaria di cassa per il 2009 dell'INPS Tavola 5.4 fornisce come risultato un differenziale di 81.890 mln, con una variazione di 10.806 mln rispetto al precedente esercizio 71.084 mln , rappresentato da riscossioni nette per 189.749 mln e pagamenti per 271.639 mln. Il fabbisogno viene coperto con i trasferimenti dal bilancio dello Stato e le anticipazioni dello Stato. Per la copertura del residuo differenziale di cassa pari a 366 mln vengono utilizzate le disponibilità liquide. Gestione finanziaria di cassa anni 2008-2009 . A tale deficit annuo, fra entrate e uscite, si devono sommare 1. i trasferimenti all'INPS a carico dello Stato tramite la gestione per gli interventi assistenziali per un ammontare complessivo di 33,48 miliardi che vanno a favore delle gestioni previdenziali per compensare la quota parte di pensione integrate dallo Stato, quelle correlate al reddito maggiorazioni sociali e le contribuzioni figurative relative ai periodi di disoccupazione e Cassa integrazione guadagni. 2. Le contribuzioni aggiuntive, oltre 9,5 miliardi, alla gestione dei dipendenti pubblici a carico dello Stato e gli oneri per le pensioni sociali, invalidità e accompagnamento e le pensioni di guerra ancora oggi oltre 340.000 . In totale la quota da finanziare con la fiscalità generale raggiunge i 75 miliardi di Euro e costituisce circa 5 punti di PIL. Come si calcolano le aliquote di equilibrio? Fatta questa premessa ora è necessario, nel sistema previdenziale italiano andare a calcolare quelle che sono le aliquote di equilibrio cioè quelle aliquote di contribuzione che consentono i flussi di entrata e di uscita al pareggio. È noto che i dipendenti privati e pubblici, a titolo di contribuzione previdenziale tra datore di lavoro e lavoratore, versano il 33% della loro retribuzione annua lorda, mentre per finanziare le prestazioni occorrerebbe prelevare il 46,6% e il 45,1% rispettivamente per i lavoratori dipendenti privati e pubblici. Per artigiani e commercianti l'aliquota per finanziare le prestazioni è pari rispettivamente al 30% e 20,2% contro il 20% di aliquota di contribuzione. Questo che cosa comporta? Che il tasso di finanziamento delle pensioni è basso con la conseguenza che il rapporto spesa pensionistica su PIL è destinato a un'ulteriore crescita per raggiungere il 15,4% intorno al 2040 per poi ridursi a un livello più che accettabile del 13,5% solo verso il 2060. Su un totale di oltre 23,4 milioni di prestazioni previdenziali 1 ogni 2,5 abitanti - e anche questo è un record oltre 9 milioni quasi il 40% sono correlate al reddito cioè usufruiscono di maggiorazioni a carico dello Stato perché i beneficiari non sono riusciti in 65 anni di vita a mettere insieme un numero sufficiente di contributi per raggiungere almeno la pensione minima. Questa la situazione italiana ma quella in Cassa Forense segue lo stesso trend, il quale risulta da una tabella pubblicata sulla Rivista La previdenza forense - gennaio 2010 che qui riporto e che riguarda il tasso di finanziamento della pensione forense. Livello di finanziamento della pensione. Dalla tabella risulta evidente che solo chi abbia potuto usufruire per tutta la vita lavorativa di un reddito pari a 250 mila Euro all'anno riesce a finanziare al 99% la successiva pensione. In tutti gli altri casi vi è una scopertura grave nella media pari al 50% il che significa che gli avvocati attivi con la loro contribuzione debbono finanziare mediamente per il 50% le pensioni in essere per tale quota scoperta di contribuzione. La situazione sta diventando insostenibile ulteriormente aggravata dalla crisi economico - finanziaria in atto. Per uscire da questa situazione, che è italiana ma che è anche forense, c'è un'unica strada ed è quella di adottare dal 01.01.2012 per tutti i lavoratori italiani, pubblici, privati, autonomi, professionisti, con o senza Cassa di previdenza, il metodo di calcolo contributivo della pensione secondo la regola del pro rata temporis con abolizione della pensione di anzianità con l'unica eccezione dei lavori usuranti e con l'imposizione di un contributo di solidarietà a carico di tutte le pensioni in tutto o in parte calcolate con il sistema retributivo. Con il metodo contributivo si procede alla costituzione di un montante contributivo individuale ottenuto con la capitalizzazione, a un tasso fissato convenzionalmente, dei contributi afferenti a un certo lavoratore. La pensione annua si ottiene dividendo il montante per la speranza di vita all'età del pensionamento con la conseguenza che la pensione dipende esclusivamente dai contributi versati e dal tasso di rivalutazione senza alcun riferimento ai livelli retributivi o alla loro dinamica. Il metodo di calcolo contributivo garantisce necessariamente lo stesso tasso di rendimento a tutti gli individui. Con il sistema di calcolo contributivo si raggiunge sia l'equità previdenziale che l'equità attuariale. Il calcolo contributivo della pensione tiene poi conto , a differenza di quello retributivo , del progressivo invecchiamento della popolazione quale emerge inconfutabilmente dal confronto delle tavole di mortalità della popolazione italiana. La tavola del 1974 all'età di 65 anni prevedeva una speranza di vita di 13, 475 anni. La tavola del 2008 una speranza di vita di 17,921 anni. Morale 4 anni e mezzo in più di pensione che vanno ad aggravare i conti dello Ente di previdenza portandoli al collasso. Resta aperto il problema dell'adeguatezza delle prestazioni. Com'è noto il sistema di calcolo contributivo taglia mediamente del 50% il quantum pensionistico ottenuto con il più generoso sistema retributivo. Sarà necessario o lavorare di più o aumentare gradatamente la contribuzione al fine di contenere il GAP che è la conseguenza dei due diversi criteri di calcolo della pensione quello retributivo e quello contributivo. Il calcolo retributivo della pensione per gli squilibri strutturali che nasconde non possiamo più permettercelo salvo mandare in default l'intero sistema pensionistico italiano oltre a quello forense. * Avvocato