Da calcolare anche i contributi trattenuti dall’assicurazione malattia per inabilità al lavoro

Deve essere considerato, nel calcolo della pensione di vecchiaia in uno Stato membro, un periodo di inabilità lavorativa del lavoratore migrante durante il quale sono stati trattenuti contributi a titolo dell’assicurazione vecchiaia su una prestazione di assicurazione malattia.

La Corte di Giustizia europea, con la sentenza del 18 aprile 2013, causa C-548/11, si è occupata della controversia tra un pensionato e l’Ufficio nazionale belga delle pensioni, relativa alla mancata considerazione, ai fini del calcolo della sua pensione di vecchiaia in Belgio, di un periodo di inabilità lavorativa per il quale ha beneficiato di una prestazione di assicurazione malattia in un altro Stato membro, nella specie nei Paesi Bassi. Il caso. Al ricorrente era stata riconosciuta, in esito ad un incidente sul lavoro verificatosi il 2 ottobre 1962, una percentuale di invalidità permanente pari al 10%. E, a decorrere dal 1º gennaio 1969, il Fondo belga per gli incidenti sul lavoro gli aveva concesso un’indennità relativa a tale invalidità permanente. Successivamente, dal 14 novembre 1966, veniva assunto quale lavoratore frontaliero a Maastricht Paesi Bassi . Tuttavia, 16 anni dopo, l’interessato veniva dichiarato inabile al lavoro nei Paesi Bassi e, conseguentemente, aveva percepito, a titolo di prestazioni di assicurazione malattia, l’indennità prevista dalla WAO olandese, corrispondente a una percentuale di inabilità al lavoro dall’80% al 100% fino al 25 ottobre 1997, dai quali venivano comunque trattenuti i contributi. Liquidazione della pensione con sorpresa. Quando nel corso del 1996, il lavoratore aveva chiesto la liquidazione della propria pensione sia nei Paesi Bassi, sia in Belgio, si accorgeva che, ai fini del calcolo della pensione, non era stato tenuto conto del periodo compreso tra il 10 febbraio 1982, data in cui all’interessato era stata riconosciuta l’inabilità lavorativa nei Paesi Bassi, e il 25 ottobre 1997. Alla Corte di Giustizia viene sottoposta quindi la seguente questione pregiudiziale se venga violato l’articolo 46 del regolamento n. 1408/71, , qualora, nel calcolo della pensione di un lavoratore migrante, un periodo di inabilità al lavoro in cui è stata erogata un’indennità di inabilità lavorativa e sono stati versati contributi ai sensi dell’[AOW olandese] non venga assimilato ad un periodo di assicurazione”, ai sensi dell’art. 1, lett. r , di detto regolamento . No alla privazione dei vantaggi previdenziali per i lavoratori migranti. I Giudici comunitari, nella sentenza del 18 aprile, hanno ricordato che – se è pur vero che il diritto primario dell’Unione non può garantire ad un assicurato che un trasferimento in un altro Stato membro resti neutrale in materia previdenziale, segnatamente sul piano delle prestazioni di malattia e di pensioni di vecchiaia, tale trasferimento, in considerazione delle disparità tra i regimi e le normative degli Stati membri, che possono, a seconda dei casi, risultare più o meno favorevoli o sfavorevoli per l’interessato sotto il profilo previdenziale –, tuttavia, secondo giurisprudenza consolidata, nell’ipotesi in cui la sua applicazione sia meno favorevole, una normativa nazionale è conforme al diritto dell’Unione solo se tale normativa nazionale non svantaggi il lavoratore interessato rispetto a quelli che svolgono l’insieme delle loro attività nello Stato membro in cui essa si applichi e che non si risolva nel fatto puro e semplice di versare contributi previdenziali a fondo perduto . La Corte UE ribadisce, inoltre, che non sarebbe raggiunto lo scopo degli articoli 45 TFUE e 48 TFUE se i lavoratori migranti, come conseguenza dell’esercizio del diritto di libera circolazione, dovessero essere privati dei vantaggi previdenziali garantiti loro solo dalla normativa di uno Stato membro, in particolare quando tali vantaggi costituiscano la contropartita di contributi da essi versati. Contributi trattenuti sull’assicurazione malattia Di conseguenza, tali esigenze non sono rispettate quando, come nel caso in esame, la normativa di uno Stato membro esclude , quale periodo di assicurazione ai fini del calcolo di una pensione di vecchiaia di un lavoratore migrante, tutto un periodo durante il quale questi ha versato contributi per l’assicurazione vecchiaia, mentre è pacifico che tale periodo sarebbe stato preso in considerazione se l’interessato avesse avuto la propria residenza in tale Stato membro . a titolo dell’assicurazione vecchiaia. In conclusione, quindi, la Corte di Giustizia europea ha precisato che gli artt. 1, lettera r , e 46 del regolamento n. 1408/71, letti alla luce dell’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , di detto regolamento e degli articoli 45 TFUE e 48 TFUE, vanno interpretati nel senso che ostano a che, nel calcolo della pensione di vecchiaia in uno Stato membro, un periodo di inabilità lavorativa – durante il quale una prestazione di assicurazione malattia, sulla quale sono stati trattenuti contributi a titolo dell’assicurazione vecchiaia, sia stata versata in un altro Stato membro a un lavoratore migrante –, non sia considerato dalla normativa di tale altro Stato membro quale periodo di assicurazione ai sensi di dette disposizioni, sulla base del rilievo che l’interessato non è residente in quest’ultimo Stato e/o ha beneficiato, in forza della normativa del primo Stato membro, di una prestazione simile che non poteva essere cumulata con detta prestazione di assicurazione malattia .

Corte di Giustizia UE, Terza Sezione, sentenza 18 aprile 2013, causa C 548/11 * Previdenza sociale – Regolamento CEE n. 1408/71 – Articolo 1, lettera r – Nozione di periodi di assicurazione” – Articolo 46 – Calcolo della pensione di vecchiaia – Periodi di assicurazione rilevanti – Lavoratore frontaliero – Periodo di inabilità lavorativa – Cumulo di prestazioni simili versate da due Stati membri – Mancata considerazione di tale periodo quale periodo di assicurazione – Requisito di residenza – Norme nazionali anticumulo Sentenza 1 La domanda di pronuncia pregiudiziale riguarda l’interpretazione degli articoli 1, lettera r , e 46 del regolamento CEE n. 1408/71 del Consiglio, del 14 giugno 1971, relativo all’applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità, nella sua versione modificata e aggiornata dal regolamento CE n. 118/97 del Consiglio, del 2 dicembre 1996, GU 1997, L 28, pag. 1, in prosieguo il regolamento n. 1408/71 . 2 Tale domanda è stata presentata nel contesto di una controversia tra il sig. Mulders e il Rijksdienst voor Pensioenen Ufficio nazionale belga delle pensioni, in prosieguo il RVP , relativa alla mancata considerazione, ai fini del calcolo della sua pensione di vecchiaia in Belgio, di un periodo di inabilità lavorativa per il quale ha beneficiato di una prestazione di assicurazione malattia in un altro Stato membro, nella specie nei Paesi Bassi. Contesto normativo La normativa dell’Unione 3 L’articolo 1 del regolamento n. 1408/71 ha il seguente tenore Ai fini dell’applicazione del presente regolamento r il termine periodi di assicurazione” designa i periodi di contribuzione, di occupazione o di attività lavorativa autonoma, quali sono definiti o riconosciuti come periodi di assicurazione dalla legislazione sotto la quale sono stati compiuti o sono considerati compiuti, nonché tutti i periodi equiparati, nella misura in cui sono riconosciuti da tale legislazione come equivalenti ai periodi di assicurazione . 4 L’articolo 13 di tale regolamento, ricompreso nel suo titolo II, rubricato Determinazione della legislazione applicabile , prevede, al paragrafo 2, une serie di regole intese a determinare la normativa applicabile in materia di previdenza sociale. È prevista l’applicazione di tali regole con riserva degli articoli da 14 a 17 del regolamento medesimo, che contengono una serie di regole particolari. 5 L’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , del regolamento n. 1408/71, così recita la persona che esercita un’attività subordinata nel territorio di uno Stato membro è soggetta alla legislazione di tale Stato anche se risiede nel territorio di un altro Stato membro o se l’impresa o il datore di lavoro da cui dipende ha la propria sede o il proprio domicilio nel territorio di un altro Stato membro . 6 L’articolo 13, paragrafo 2, lettera f , di detto regolamento, inserito nel regolamento medesimo in forza del regolamento CEE n. 2195/91 del Consiglio, del 25 giugno 1991 GU L 206, pag. 2 , con effetti a decorrere dal 29 luglio 1991, prevede quanto segue la persona cui cessi d’essere applicabile la legislazione di uno Stato membro senza che ad essa divenga applicabile la legislazione di un altro Stato membro in forza di una delle norme enunciate alle precedenti lettere o di una delle eccezioni o norme specifiche di cui agli articoli da 14 a 17, è soggetta alla legislazione dello Stato membro nel cui territorio risiede, in conformità delle disposizioni di questa sola legislazione . 7 Ai sensi del terzo considerando del regolamento n. 2195/91 considerando che si è reso necessario, in seguito alla sentenza [del 12 giugno 1986, Ten Holder, 302/84, Racc. pag. 1821] introdurre una lettera f nell’articolo 13, paragrafo 2, del regolamento n. 1408/71, in modo da determinare la legislazione che si applica alle persone cui la legislazione di uno Stato membro cessa di essere applicabile senza che diventi applicabile la legislazione di un altro Stato membro, a norma di una delle regole enunciate ai commi precedenti dello stesso paragrafo 2, o di una delle eccezioni previsti dagli articoli da 14 a 17 del regolamento in questione . 8 L’articolo 46 del regolamento n. 1408/71, rubricato Liquidazione delle prestazioni , contenuto nel titolo III di tale regolamento, rubricato Disposizioni specifiche alle varie categorie di prestazioni , e nel capitolo 3 del regolamento medesimo, rubricato Vecchiaia e morte pensioni , così recita 1. Qualora le condizioni richieste dalla legislazione di uno Stato membro per aver diritto alle prestazioni siano soddisfatte senza che sia necessario applicare l’articolo 45 né l’articolo 40, paragrafo 3, si applicano le norme seguenti a L’istituzione competente calcola l’importo delle prestazioni che sarebbe dovuto i da un lato, a norma delle sole disposizioni della legislazione che essa applica ii dall’altro, in applicazione del paragrafo 2 b l’istituzione competente può tuttavia non procedere al calcolo di cui alla lettera a , punto ii , qualora il risultato sia identico o inferiore a quello del calcolo effettuato conformemente alla lettera a , punto i , prescindendo dalle differenze dovute all’arrotondamento delle cifre, purché tale istituzione non applichi una legislazione che contempli clausole di cumulo, quali quelle di cui agli articoli 46 ter e 46 quater, o se la legislazione contempla tali clausole nel caso indicato all’articolo 46 quater, a condizione che essa preveda di prendere in considerazione le prestazioni di natura diversa soltanto in funzione del rapporto tra la durata dei periodi di assicurazione o di residenza compiuti sotto la sua sola legislazione e la durata dei periodi di assicurazione o di residenza prescritti da questa legislazione per poter usufruire di una prestazione completa. 2. Se le condizioni richieste dalla legislazione di uno Stato membro per aver diritto alle prestazioni non sono soddisfatte se non dopo l’applicazione dell’articolo 45 e/o dell’articolo 40, paragrafo 3, si applicano le norme seguenti a l’istituzione competente calcola l’importo teorico delle prestazioni cui l’interessato avrebbe diritto se tutti i periodi di assicurazione e/o di residenza, compiuti sotto le legislazioni degli Stati membri alle quali il lavoratore subordinato o autonomo, è stato soggetto, fossero stati compiuti nello Stato membro in questione e sotto la legislazione che essa applica alla data della liquidazione della prestazione. Se, in virtù di questa legislazione, l’importo è indipendente dalla durata dei periodi maturati, tale importo è considerato come l’importo teorico di cui alla presente lettera b l’istituzione competente determina quindi l’importo effettivo della prestazione in base all’importo teorico di cui alla lettera precedente, proporzionalmente alla durata dei periodi di assicurazione o di residenza compiuti prima che si avverasse il rischio, sotto la legislazione che essa applica, in rapporto alla durata totale dei periodi di assicurazione o di residenza compiuti, prima che il rischio si avverasse, sotto la legislazione di tutti gli Stati membri in causa. 3. L’interessato ha diritto, da parte dell’istituzione competente di ciascuno Stato membro interessato, all’importo più elevato calcolato conformemente ai paragrafi 1 e 2, fatta salva l’eventuale applicazione delle clausole di riduzione, di sospensione o di soppressione previste dalla legislazione in virtù della quale la suddetta prestazione è dovuta. In siffatta ipotesi, il raffronto dev’essere effettuato sulla base degli importi determinati dopo l’applicazione delle predette clausole. . 9 A termini dell’articolo 86 del regolamento n. 1408/71, contenuto nel suo titolo VI, rubricato Disposizioni varie 1. Le domande, le dichiarazioni o i ricorsi che, in applicazione della legislazione di uno Stato membro, devono essere presentati entro un dato termine presso un’autorità, un’istituzione o un organo giurisdizionale di tale Stato membro, sono ricevibili se sono presentati, entro lo stesso termine, presso un’autorità, un’istituzione o un organo giurisdizionale corrispondente di un altro Stato membro. In tale caso, l’autorità, l’istituzione o l’organo giurisdizionale investito trasmette senza indugio tali domande, dichiarazioni o ricorsi all’autorità, all’istituzione o all’organo giurisdizionale competente del primo Stato membro, direttamente o tramite le autorità competenti degli Stati membri interessati. . La normativa olandese 10 L’articolo 6 della legge generale sull’assicurazione per la vecchiaia Algemene Ouderdomswet, in prosieguo l’ AOW olandese dispone, al paragrafo 1, quanto segue 1. Sono assicurati ai sensi delle presenti disposizioni, coloro che non abbiano ancora compiuto il sessantacinquesimo anno di età e a. siano residenti, o b. non siano residenti, ma siano soggetti all’imposta sui redditi per l’attività svolta nell’ambito di un rapporto di lavoro esercitata nei Paesi Bassi o sulla piattaforma continentale . 11 I regi decreti n. 557, del 19 ottobre 1976, e n. 164, del 3 maggio 1999, escludono, ai fini della costituzione di una pensione in base all’AOW olandese, il cumulo di prestazioni percepite ai sensi della legge relativa all’assicurazione per l’inabilità lavorativa Wet op de arbeidsongeschiktheidsverzekering, in prosieguo la WAO olandese , e di prestazioni percepite ai sensi di una normativa straniera, ove i beneficiari di tale cumulo non sono considerati assicurati ai sensi dell’AOW olandese. Procedimento principale e questione pregiudiziale 12 Il sig. Mulders, cittadino belga residente in Belgio, ha svolto attività lavorativa in tale Stato membro dal 25 gennaio 1957. 13 In esito a un incidente sul lavoro verificatosi il 2 ottobre 1962, gli è stata riconosciuta una percentuale di invalidità permanente pari al 10%. A decorrere dal 1º gennaio 1969, il Fondo belga per gli incidenti sul lavoro gli ha concesso un’indennità relativa a tale invalidità permanente. 14 A far data dal 14 novembre 1966, il sig. Mulders è stato assunto quale lavoratore frontaliero a Maastricht Paesi Bassi . 15 Il 10 febbraio 1982 il sig. Mulders è stato dichiarato inabile al lavoro nei Paesi Bassi e, conseguentemente, ha percepito, a titolo di prestazioni di assicurazione malattia, l’indennità prevista dalla WAO olandese, corrispondente a una percentuale di inabilità al lavoro dall’80% al 100% in prosieguo l’ indennità WAO . Da detta indennità venivano trattenuti contributi, ivi compresi i contributi di assicurazione per la vecchiaia versati, ai sensi dell’AOW olandese, al regime di previdenza sociale olandese. 16 Il sig. Mulders ha percepito l’indennità WAO sino al 25 ottobre 1997. 17 Nel corso del 1996, il sig. Mulders ha chiesto la liquidazione della propria pensione sia nei Paesi Bassi, alla Sociale Verzekeringsbank van Amstelveen cassa per le assicurazioni sociali di Amstelveen, in prosieguo la SV olandese , sia in Belgio, al RVP. 18 Con decisione del 20 novembre 1997, il RVP ha concesso una pensione di vecchiaia al sig. Mulders. Tuttavia, ai fini del calcolo di tale pensione, non è stato tenuto conto del periodo compreso tra il 10 febbraio 1982, data in cui all’interessato è stata riconosciuta l’inabilità lavorativa nei Paesi Bassi, e il 25 ottobre 1997. Il RVP ha fondato la propria decisione sul prospetto trasmesso dalla SV olandese, che indicava i periodi durante i quali il sig. Mulders era stato assicurato nei Paesi Bassi. 19 Il 13 gennaio 1998, nel contesto dell’esame della domanda di pensione presentata dal sig. Mulders nei Paesi Bassi, la SV olandese ha ritenuto che, durante il suddetto periodo, il sig. Mulders non fosse assicurato ai sensi dell’AOW olandese, dato che aveva percepito, unitamente all’indennità WAO, una rendita ai sensi dell’assicurazione per gli incidenti sul lavoro in Belgio. Tale cumulo non sarebbe autorizzato dalla normativa olandese e escluderebbe il beneficio dell’assicurazione previsto dell’AOW olandese. 20 Con atto del 12 febbraio 1998, il sig. Mulders ha presentato ricorso avverso la decisione del RVP dinanzi all’Arbeidsrechtbank te Tongeren Tribunale del lavoro di Tongeren . 21 Con decisione del 9 giugno 1999, tale giudice ha dichiarato il ricorso infondato, rinviando tuttavia dinanzi al giudice olandese competente, ai sensi dell’articolo 86 del regolamento n. 1408/71, la domanda del sig. Mulders relativa al riconoscimento del periodo compreso tra il 10 febbraio 1982 e il 25 ottobre 1997, incluso quale periodo di assicurazione ai fini della pensione di vecchiaia. 22 L’8 luglio 1999, il sig. Mulders ha presentato ricorso avverso la decisione emessa il 9 giugno 1999 dall’Arbeidsrechtbank te Tongeren dinanzi all’Arbeidshof te Antwerpen Corte del lavoro di Anversa , facendo valere che la mancata considerazione del periodo di inabilità lavorativa che ha fatto seguito alla cessazione definitiva della sua attività di lavoro subordinato nei Paesi Bassi è tale da incidere sul suo diritto alla libera circolazione riconosciuto dal diritto dell’Unione, facendogli perdere vantaggi che gli sono garantiti dalla normativa di uno Stato membro. 23 Il 24 novembre 1999, fondandosi sui documenti trasmessi dall’Arbeidsrechtbank te Tongeren, la SV olandese ha sostenuto che, durante il periodo controverso, il sig. Mulders non era assicurato a titolo dell’AOW olandese. Secondo tale autorità, dato che il sig. Mulders aveva definitivamente cessato di svolgere attività lavorativa nei Paesi Bassi il 10 febbraio 1982, la sua situazione, quanto all’assicurazione vecchiaia, doveva essere valutata, a decorrere da tale data, solo in base alla normativa olandese, dato che le regole relative all’individuazione della normativa applicabile previste dal regolamento n. 1408/71 non erano più applicabili nei suoi confronti. Inoltre, la SV olandese ha fatto valere che, per il periodo compreso tra il 10 febbraio 1982 e il 25 ottobre 1997, il sig. Mulders non soddisfaceva né i requisiti di cui all’articolo 6, paragrafo 1 b, dell’AOW olandese – che prevede che, per essere assicurata ai sensi di tale legge, la persona che non risiede nei Paesi Bassi deve aver svolto, in tale Stato membro, un impiego assoggettato a imposta sui redditi – né i requisiti previsti dalla normativa olandese, che esclude il cumulo dell’indennità WAO e di prestazioni percepite conformemente a una normativa straniera. 24 Risulta inoltre dalle osservazioni della Commissione europea, che si riferisce alle indicazioni fornite dal RVP nel procedimento principale, che il sig. Mulders non ha proposto ricorso avverso tale decisione della SV olandese. 25 In tale contesto, l’Arbeidshof te Antwerpen ha deciso di sospendere il giudizio e di sottoporre alla Corte la seguente questione pregiudiziale Se venga violato l’articolo 46 del regolamento n. 1408/71, , qualora, nel calcolo della pensione di un lavoratore migrante, un periodo di inabilità al lavoro in cui è stata erogata un’indennità di inabilità lavorativa e sono stati versati contributi ai sensi dell’[AOW olandese] non venga assimilato ad un periodo di assicurazione”, ai sensi dell’art. 1, lett. r , di detto regolamento . Sulla questione pregiudiziale Sulla ricevibilità 26 Secondo il governo belga, la presente domanda di pronuncia pregiudiziale deve essere respinta in quanto irricevibile, dato che la decisione di rinvio non espone in termini sufficienti né il contesto di fatto né la normativa belga e olandese in base alla quale è stata adottata la decisione del RVP, né indica le ragioni che hanno indotto il giudice del rinvio a ritenere necessario sollevare una questione pregiudiziale. 27 Occorre ricordare che, secondo costante giurisprudenza, le questioni relative all’interpretazione del diritto dell’Unione sollevate dal giudice nazionale nel contesto di diritto e di fatto che egli individua sotto la propria responsabilità, del quale non spetta alla Corte verificare l’esattezza, godono di una presunzione di rilevanza. Il rifiuto, da parte della Corte, di pronunciarsi su una domanda proposta da un giudice nazionale è possibile soltanto qualora appaia in modo manifesto che l’interpretazione richiesta del diritto dell’Unione non ha alcun rapporto con l’effettività o l’oggetto del procedimento principale, qualora la questione sia di tipo ipotetico o, ancora, qualora la Corte non disponga degli elementi di fatto e di diritto necessari per rispondere in modo utile alle questioni che le sono sottoposte sentenza del 22 giugno 2010, Melki e Abdeli, -188/10 e -189/10, Racc. pag. I‑5667, punto 27 nonché la giurisprudenza ivi citata . 28 Risulta parimenti da costante giurisprudenza che l’esigenza di giungere ad un’interpretazione del diritto dell’Unione che sia utile per il giudice nazionale impone che quest’ultimo definisca l’ambito di fatto e di diritto in cui si inseriscono le questioni sollevate o che esso spieghi almeno le ipotesi di fatto su cui tali questioni sono fondate. La decisione di rinvio deve inoltre indicare i motivi precisi che hanno indotto il giudice nazionale a interrogarsi sull’interpretazione del diritto dell’Unione ed a ritenere necessaria la presentazione di una questione pregiudiziale alla Corte sentenza dell’8 settembre 2009, Liga Portuguesa de Futebol Profissional e Bwin International, -42/07, Racc. pag. I‑7633, punto 40 . 29 Orbene, occorre rilevare che la questione sollevata dal giudice del rinvio verte sull’interpretazione delle disposizioni del regolamento n. 1408/71 in una concreta controversia nell’ambito della quale, come risulta, in particolare, dal punto 22 supra, il sig. Mulders fa valere che la mancata considerazione, ai fini del calcolo della sua pensione di vecchiaia in Belgio, del periodo durante il quale ha percepito l’indennità WAO è tale da incidere sulla libera circolazione dei lavoratori riconosciuta dal diritto dell’Unione. Risulta dalla decisione di rinvio, nella quale è esposto il contesto di fatto e di diritto del procedimento principale, che il giudice del rinvio si interroga in ordine alla conformità con detto regolamento della mancata considerazione di tale periodo. 30 Date siffatte circostanze, la domanda di pronuncia pregiudiziale è ricevibile. Nel merito 31 Con la sua questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se gli articoli 1, lettera r , e 46 del regolamento n. 1408/71 vadano interpretati nel senso che ostano a che, nel calcolo della pensione di vecchiaia in uno Stato membro, un periodo di inabilità lavorativa – durante il quale una prestazione di assicurazione malattia, sulla quale sono stati trattenuti contributi a titolo dell’assicurazione vecchiaia, sia stata versata in un altro Stato membro a un lavoratore migrante –, non sia considerato dalla normativa di tale altro Stato membro quale periodo di assicurazione ai sensi di dette disposizioni, sulla base del rilievo che l’interessato non è residente in quest’ultimo Stato e/o ha beneficiato, in forza della normativa del primo Stato membro, di una prestazione simile che non poteva essere cumulata con detta prestazione di assicurazione malattia. 32 Occorre sottolineare in primo luogo che, contrariamente a quanto le autorità olandesi hanno fatto valere nel contesto del procedimento principale, la circostanza che il sig. Mulders abbia definitivamente cessato la sua attività lavorativa nei Paesi Bassi il 10 febbraio 1982 non implica in alcun modo che la sua situazione quanto all’assicurazione vecchiaia debba essere valutata, a decorrere da tale data, esclusivamente in base alla normativa olandese, in base al rilievo che le regole relative all’individuazione della normativa applicabile previste dall’articolo 13, paragrafo 2, del regolamento n. 1408/71 non sarebbero più applicabili nei suoi confronti. 33 Certo, quando il sig. Mulders ha definitivamente cessato di svolgere attività lavorativa, vale a dire il 10 febbraio 1982, l’articolo 13, paragrafo 2, lettera f , del regolamento n. 1408/71, che determina, in particolare, la normativa applicabile alle persone che abbiano definitivamente cessato qualsiasi attività sentenza del 14 ottobre 2010, van Delft e a., -345/09, Racc. pag. I‑9879, punto 46 e la giurisprudenza ivi citata , non era ancora entrato in vigore, dal momento che detta disposizione è stata inserita nel regolamento de quo solo a far data dal 29 luglio 1991, in esito all’adozione del regolamento n. 2195/91. 34 Occorre tuttavia rilevare che, già precedentemente a tale data, come risulta dal terzo considerando del regolamento n. 2195/91, la Corte aveva statuito che, anche se l’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , del regolamento n. 1408/71 non menzionava espressamente il caso di un lavoratore che non svolgeva attività lavorativa nel momento in cui intendeva beneficiare di prestazioni di assicurazione malattia, tale disposizione considerava, eventualmente, la normativa dell’ultimo Stato sul territorio del quale il lavoratore aveva svolto attività lavorativa, sicché un lavoratore che cessava la propria attività esercitata sul territorio di uno Stato membro e che non si era recato a svolgere detta attività sul territorio di un altro Stato membro continuava ad essere assoggettato alla normativa dello Stato membro del suo ultimo impiego v., in tal senso, sentenze del 12 gennaio 1983, Coppola, 150/82, Racc. pag. 43, punto 11, e Ten Holder, cit., punti da 13 a 15 . 35 Ne consegue che una persona, come il sig. Mulders, che, nel procedimento principale, ha definitivamente cessato di svolgere attività lavorativa precedentemente al 29 luglio 1991 e che non ha più lavorato successivamente, ricadeva nella sfera di applicazione delle disposizioni dell’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , del regolamento n. 1408/71, le quali, dal momento che l’ultimo impiego del sig. Mulders era stato svolto nei Paesi Bassi, indicavano la normativa olandese quale normativa applicabile. 36 Nella specie, risulta dalla decisione di rinvio che, secondo detta normativa nazionale, la considerazione, quale periodo di assicurazione, ai fini del calcolo della pensione di vecchiaia, di un periodo di inabilità lavorativa riguardo al quale è stata versata una prestazione di assicurazione malattia, è subordinata alla condizione che l’interessato risieda sul territorio nazionale se ha cessato, come nel procedimento principale, qualsivoglia attività di lavoro dipendente assoggettata a imposta sui redditi nei Paesi Bassi, e che non cumuli tale prestazione con una prestazione simile concessa in forza di una normativa straniera, dato che il beneficio dell’assicurazione previsto dall’AOW olandese è escluso se una di tali due condizioni non sia soddisfatta. 37 Occorre ricordare che, ai sensi dell’articolo 1, lettera r , del regolamento n. 1408/71, le condizioni alle quali è assoggettata la costituzione dei periodi di assicurazione sono definite esclusivamente dalla normativa dello Stato membro ai sensi della quale i periodi in questione sono stati compiuti v., segnatamente, sentenze del 17 settembre 1997, Iurlaro, -322/95, Racc. pag. I‑4881, punto 28, e del 3 marzo 2011, Tomaszewska, -440/09, Racc. pag. I‑1033, punto 26 . 38 Tuttavia, risulta da costante giurisprudenza che, nello stabilire dette condizioni, gli Stati membri sono tenuti a rispettare il diritto dell’Unione e, in particolare, l’obiettivo perseguito dal regolamento n. 1408/71 e i principi su cui esso si fonda sentenza Tomaszewska, cit., punto 27 , nonché gli articoli da 45 TFUE a 48 TFUE, che sanciscono la libera circolazione dei lavoratori v., in tal senso, sentenze Iurlaro, cit., punto 28, e del 3 ottobre 2002, Barreira Pérez, -347/00, Racc. pag. I‑8191, punto 23 . 39 Al riguardo, si deve rilevare che, secondo costante giurisprudenza, le disposizioni del regolamento n. 1408/71 che stabiliscono la normativa applicabile, di cui fa parte il suo articolo 13, sono intese non solo ad evitare la simultanea applicazione di più normative nazionali e le complicazioni che possono derivarne, ma anche a far sì che i soggetti rientranti nella sfera di applicazione del regolamento n. 1408/71 non restino senza tutela in materia di previdenza sociale per mancanza di una normativa ad essi applicabile sentenze dell’11 giugno 1998, Kuusijärvi, -275/96, Racc. pag. I‑3419, punto 28 del 7 luglio 2005, van Pommeren-Bourgondiën, -227/03, Racc. pag. I‑6101, punto 34, e del 21 febbraio 2013, Dumont de Chassart, -619/11, non ancora pubblicata nella Raccolta, punto 38 . 40 Tali disposizioni del regolamento n. 1408/71 costituiscono in tal senso un sistema di norme di conflitto il cui carattere completo ha l’effetto di privare il legislatore nazionale del potere di determinare la portata e le condizioni di applicazione della propria normativa in materia, quanto alle persone ad essa assoggettate e quanto al territorio all’interno del quale le disposizioni producono i loro effetti sentenza van Delft e a., cit., punto 51 . 41 Di conseguenza, le condizioni alle quali gli Stati membri assoggettano la costituzione dei periodi di assicurazione non possono produrre l’effetto di escludere dalla sfera di applicazione di una normativa nazionale le persone cui, in forza del regolamento n. 1408/71, tale normativa è applicabile v., in tal senso, sentenza del 17 gennaio 2012, Salemink, -347/10, non ancora pubblicata nella Raccolta, punto 40 e la giurisprudenza ivi citata . 42 Orbene, come correttamente rilevato dalla Commissione, questo è l’effetto prodotto dalla normativa oggetto del procedimento principale, ove essa subordina il beneficio dell’assicurazione previsto dall’AOW olandese alla condizione della residenza, che si risolve nell’esclusione della considerazione, ai fini del calcolo della pensione di vecchiaia, del periodo di inabilità lavorativa subito da un non residente. 43 Infatti, alla data in cui tale persona ha cessato la propria attività di lavoro dipendente, l’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , del regolamento n. 1408/71 fissava il principio in forza del quale la persona stessa continuava ad essere assoggettata alla normativa dello Stato membro del suo ultimo impiego, anche se era residente sul territorio di un altro Stato membro. 44 Tale disposizione non sarebbe rispettata se il requisito della residenza imposto dalla normativa dello Stato membro nel territorio del quale l’interessato ha cessato la propria attività di lavoro dipendente, onde poter fruire del regime assicurativo che tale normativa prevede in materia di pensione di vecchiaia, potesse essere opposto ai soggetti di cui al menzionato articolo 13, paragrafo 2, lettera a . Per quanto riguarda questi soggetti, tale disposizione fa sì che il requisito della residenza venga sostituito da una condizione che si riferisce allo svolgimento dell’attività di lavoro dipendente nel territorio dello Stato membro di cui trattasi v. sentenza Salemink, cit., punto 41 . 45 Occorre peraltro ricordare che – se è pur vero che il diritto primario dell’Unione non può garantire ad un assicurato che un trasferimento in un altro Stato membro resti neutrale in materia previdenziale, segnatamente sul piano delle prestazioni di malattia e di pensioni di vecchiaia, tale trasferimento, in considerazione delle disparità tra i regimi e le normative degli Stati membri, che possono, a seconda dei casi, risultare più o meno favorevoli o sfavorevoli per l’interessato sotto il profilo previdenziale –, tuttavia, secondo ben consolidata giurisprudenza, nell’ipotesi in cui la sua applicazione sia meno favorevole, una normativa nazionale è conforme al diritto dell’Unione solo se, segnatamente, tale normativa nazionale non svantaggi il lavoratore interessato rispetto a quelli che svolgono l’insieme delle loro attività nello Stato membro in cui essa si applichi e che non si risolva nel fatto puro e semplice di versare contributi previdenziali a fondo perduto v., in tal senso, sentenze del 19 marzo 2002, Hervein e a., -393/99 e -394/99, Racc. pag. I‑2829, punto 51 del 9 marzo 2006, Piatkowski, -493/04, Racc. pag. I‑2369, punto 34 van Delft e a., cit., punti 100 e 101, nonché del 30 giugno 2011, da Silva Martins, -388/09, non ancora pubblicata nella Raccolta, punti 72 e 73 . 46 Come la Corte ha più volte avuto modo di affermare, lo scopo degli articoli 45 TFUE e 48 TFUE non sarebbe raggiunto se i lavoratori migranti, come conseguenza dell’esercizio del diritto di libera circolazione, dovessero essere privati dei vantaggi previdenziali garantiti loro solo dalla normativa di uno Stato membro, in particolare quando tali vantaggi costituiscano la contropartita di contributi da essi versati v., segnatamente, sentenze del 21 ottobre 1975, Petroni, 24/75, Racc. pag. 1149, punto 13, e da Silva Martins, cit., punto 74 nonché la giurisprudenza ivi citata . 47 Orbene, è giocoforza rilevare che tali esigenze non sono rispettate quando, come nel procedimento principale, la normativa di uno Stato membro esclude, quale periodo di assicurazione ai fini del calcolo di una pensione di vecchiaia di un lavoratore migrante tutto un periodo durante il quale questi ha versato contributi per l’assicurazione vecchiaia, mentre è pacifico che tale periodo sarebbe stato preso in considerazione se l’interessato avesse avuto la propria residenza in tale Stato membro. 48 Al riguardo è inconferente che, in ragione dell’esistenza di una norma nazionale anticumulo, la prestazione di assicurazione malattia sulla quale sono stati trattenuti detti contributi non potesse essere cumulata con una prestazione simile che, nel procedimento principale, è stata versata all’interessato nel corso di detto periodo in forza della normativa di un altro Stato membro. Infatti, oltre alla circostanza che tale norma nazionale anticumulo non è stata applicata dalle autorità nazionali competenti al versamento delle prestazioni relative alla norma medesima, ove essa è stata unicamente invocata a posteriori ai fini del calcolo di una prestazione distinta, nella specie una pensione di vecchiaia, resta il fatto che, dal momento che dei contributi sono stati effettivamente trattenuti, a titolo di assicurazione vecchiaia, sulla prestazione di assicurazione malattia versata all’interessato da tali autorità, detti contributi risulterebbero versati a fondo perduto se tale norma potesse essergli opposta. 49 Alla luce di tutte le suesposte considerazioni, la questione sollevata deve essere risolta nel senso che gli articoli 1, lettera r , e 46 del regolamento n. 1408/71, letti alla luce dell’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , di detto regolamento e degli articoli 45 TFUE e 48 TFUE, vanno interpretati nel senso che ostano a che, nel calcolo della pensione di vecchiaia in uno Stato membro, un periodo di inabilità lavorativa – durante il quale una prestazione di assicurazione malattia, sulla quale sono stati trattenuti contributi a titolo dell’assicurazione vecchiaia, sia stata versata in un altro Stato membro a un lavoratore migrante –, non sia considerato dalla normativa di tale altro Stato membro quale periodo di assicurazione ai sensi di dette disposizioni, sulla base del rilievo che l’interessato non è residente in quest’ultimo Stato e/o ha beneficiato, in forza della normativa del primo Stato membro, di una prestazione simile che non poteva essere cumulata con detta prestazione di assicurazione malattia. Sulle spese 50 Nei confronti delle parti nel procedimento principale la presente causa costituisce un incidente sollevato dinanzi al giudice nazionale, cui spetta quindi statuire sulle spese. Le spese sostenute da altri soggetti per presentare osservazioni alla Corte non possono dar luogo a rifusione. Per questi motivi, la Corte Terza Sezione dichiara Gli articoli 1, lettera r , e 46 del regolamento CEE n. 1408/71 del Consiglio, del 14 giugno 1971, relativo all’applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità, nella sua versione modificata e aggiornata dal regolamento CE n. 118/97 del Consiglio, del 2 dicembre 1996, letti alla luce dell’articolo 13, paragrafo 2, lettera a , di detto regolamento e degli articoli 45 TFUE e 48 TFUE, vanno interpretati nel senso che ostano a che, nel calcolo della pensione di vecchiaia in uno Stato membro, un periodo di inabilità lavorativa – durante il quale una prestazione di assicurazione malattia, sulla quale sono stati trattenuti contributi a titolo dell’assicurazione vecchiaia, sia stata versata in un altro Stato membro a un lavoratore migrante ‑ , non sia considerato dalla normativa di tale altro Stato membro quale periodo di assicurazione ai sensi di dette disposizioni, sulla base del rilievo che l’interessato non è residente in quest’ultimo Stato e/o ha beneficiato, in forza della normativa del primo Stato membro, di una prestazione simile che non poteva essere cumulata con detta prestazione di assicurazione malattia. * Fonte http //curia.europa.eu/