Il Certificato Digitale COVID dell’Unione Europea in dirittura d’arrivo

L’8 giugno scorso, secondo quanto riportato da europarl.europa.eu, una larga intesa è stata raggiunta su un accordo preliminare per il tanto atteso Certificato COVID. Il documento sarà valido nei Paesi Membri ma anche in Islanda, Norvegia, Lichtenstein e Svizzera.

Il 31 maggio, la Commissione aveva proposto di modificare la raccomandazione del Consiglio di febbraio scorso Rec UE 2021/119/CE , che a sua volta modificava il testo precedente Rec UE 2020/45/CE , al fine d’integrare chiare regole sul ritiro delle restrizioni alla circolazione per i possessori dell’EUDCC. Il voto di questa settimana è la naturale evoluzione di un percorso prestabilito e già rapidamente esposto in un articolo precedente. Per riassumere, l’EUDCC comprenderà tre certificati distinti , uno sulla vaccinazione, uno che indichi un test negativo e un terzo che confermi la guarigione dopo malattia. L’accesso al dispositivo , assolutamente gratuito , sarà per i cittadini dell’Unione ma anche per i non-cittadini, purché residenti legalmente in un Paese UE. La Commissione, in una nota del primo giugno, sottolinea che la vaccinazione non è il pre-requisito necessario per viaggiare, ma che il diritto alla circolazione sarà garantito anche alle persone non vaccinate, da cui la soluzione dei tre certificati in uno. Infatti, nella stessa nota, l’istituzione europea indica che gli Stati Membri dovrebbero astenersi refrain dall’imporre restrizioni aggiuntive ai possessori dell’EUDCC, fatto salvo comprovate, necessarie e proporzionate ragioni di salute pubblica all’interno del proprio territorio. Sempre il primo di giugno, la Commissione ha approvato l’ utilizzo su base volontaria del dispositivo per i Paesi che abbiano superato la fase test e che siano pronti per le fasi successive. Attualmente, il sistema connette i seguenti Stati Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Lituania, Polonia e Spagna. L’Unione aggiorna continuamente l’elenco, pubblicandolo attraverso i suoi canali ufficiali. Il Regolamento Europeo, in vigore dal primo luglio, imporrà a tutti i Paesi l’obbligo di essere connessi al sistema EUDCC. Il testo prevedrà un periodo supplettivo di 6 settimane per gli Stati che non saranno stati in grado di essere operativi per la data prefissata. Senza che ci si dilunghi ulteriormente su altri dettagli del dispositivo, che sono ampiamente riportati in altre sedi, due punti importanti sono da sottolineare. I minorenni , secondo la proposta inoltrata il 31 maggio dalla Commissione, dovrebbero poter viaggiare nei Paesi dell’Unione senza vincoli d’accesso, se accompagnati dai genitori esenti da restrizioni, ad esempio in quanto vaccinati. I bambini al di sotto dei sei anni dovrebbero inoltre essere esentati dai test. Vi è poi la questione dei test antigenici che rientrano nell’EUDCC ma che meritano che si spenda qualche parola per chiarire alcuni aspetti. Nell’articolo precedente sullo stesso argomento, è apparso come questi presidi siano in generale altamente specifici e poco sensibili The Cochrane Library, marzo 2021 . Sono gravati infatti da un numero relativamente elevato di falsi negativi. La Commissione precisa che il certificate sarà basato, in questo caso, su un principio di reciprocità. Uno Stato che accetti la validità di un test antigenico rapido al suo interno, non potrà rifiutare l’ingresso di un cittadino di un altro Paese dell’Unione con test analogo negativo. Se, d’altra parte, uno Stato Membro ammette il ritiro delle restrizioni al suo interno unicamente per chi abbia un test PCR negativo, potrà pretendere la medesima procedura per un cittadino di un altro Stato che entri nel suo territorio. Si tratta, naturalmente, di persone non vaccinate. Se a ciò si aggiunge che la Raccomandazione del 21 gennaio Rec 2021/C 24/01 riporta che i test considerati ‘adeguati’ debbano avere un tasso di sensibilità superiore al 90% e di specificità superiore al 97%, non possiamo non concludere che i test antigenici rapidi rischiano di creare qualche problema, benché genericamente inclusi nell’EUDCC. È vero che un elenco di test rapidi altamente specifici e sensibili esiste ed è regolarmente aggiornato https //covid-19-diagnostics.jrc.ec.europa.eu/ . Tuttavia la letteratura scientifica fornisce dati variabili. La sensibilità è diversa, ad esempio, tra portatori sintomatici e individui asintomatici. Se la situazione fosse chiara, i test rapidi avrebbero già sostituito i test PCR nell’uso corrente. Il legislatore sembra proporre, più che imporre, lo Stato UE dispone e il tutto è guidato da decisioni politiche, sulle quali l’astensione da ogni commento è spesso la strategia più opportuna. Aspettiamo il primo luglio e la pubblicazione del Regolamento dell’Unione su questo tanto atteso quanto dibattuto certificato.