Lei lo respinge, lui cerca di baciarla: condannato

Fatale una passeggiata insieme in quel contesto l’uomo prova a dare un bacio sulle labbra alla donna, che però gli aveva spiegato a chiare lettere di essere sposata e di non cercare una relazione sentimentale. Per i Giudici è evidente l’invasione della sfera sessuale della donna.

Lui è innamorato, ma lei considera il loro rapporto come una semplice amicizia. Eccessivo perciò il passo compiuto dall’uomo, che cerca di baciare sulla bocca la donna – sposata, peraltro – e si ritrova condannato per tentata violenza sessuale” Cassazione, sentenza n. 43553/18, sez. III Penale, depositata oggi . Bacio. Ricostruito nei dettagli l’episodio incriminato, i Giudici, prima in Tribunale e poi in Corte d’Appello, ritengono l’uomo – originario dell’India – colpevole di tentata violenza sessuale per avere cercato di obbligare la donna, conosciuta qualche mese prima, a subire un bacio sulla bocca durante una loro passeggiata. Il legale dell’uomo contesta però la lettura data al comportamento tenuto dal suo cliente. A questo proposito, egli spiega che l’azione compiuta dall’uomo non era diretta al soddisfacimento della propria concupiscenza, bensì all’esternazione del sentimento amoroso verso la donna, sentimento non corrisposto . In sostanza, il tentativo di bacio – atto che nella cultura indiana non ha una connotazione sessuale – non sarebbe da considerare grave, anche perché l’uomo e la donna si conoscevano e si frequentavano da tempo . La linea difensiva non convince però i Giudici della Cassazione, che, difatti, confermano la condanna per il cittadino indiano. Nessun dubbio sul fatto che va qualificato come atto sessuale anche il bacio sulle labbra , pur limitato al semplice contatto delle labbra . E di conseguenza, in questa vicenda, è evidente l’indebita interferenza nella sfera sessuale della donna, che peraltro aveva chiarito all’uomo – con cui aveva condiviso alcune passeggiate sul lungomare – che non era affatto intenzionata a coltivare alcuna relazione sentimentale essendo già sposata .

Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza 29 maggio – 2 ottobre 2018, n. 43553 Presidente Rosi – Relatore Corbetta Ritenuto in fatto 1. Con l'impugnata sentenza, la Corte d'appello di Reggio Calabria confermava la decisione resa dal Tribunale di Reggio Calabria, appellata dall'imputato, che aveva condannato Ki. Ha. alla pena di giustizia, previo riconoscimento dell'attenuante di cui all'art. 609 bis, comma 3, cod. pen., perché ritenuto responsabile del delitto di cui agli artt. 56, 609 bis cod. pen., così riqualificata l'originaria contestazione di violenza sessuale consumata l'imputato veniva, inoltre, assolto dal delitto di cui all'art. 337 cod. pen. per insussistenza del fatto. 2. Avverso l'indicata sentenza l'imputato, per il tramite del difensore di fiducia, propone ricorso per cassazione, articolato in due motivi. 2.1. Con il primo motivo si deduce vizio motivazionale con riferimento all'art. 609 bis cod. pen., in relazione agi artt. 192 e 533 cod. proc. pen. Ad avviso del ricorrente, la Corte territoriale avrebbe desunto che il bacio fosse diretto sulla bocca della persona offesa, anziché verso altre zone del corpo, come la fronte, sulla base di mere presunzioni non sorrette da alcun elemento probatorio. 2.2. Con il secondo motivo si eccepisce violazione di legge in relazione all'art. 609 bis cod. pen. Assume il ricorrente che i giudici di merito avrebbero dovuto ravvisare l'ipotesi delittuosa di cui all'art. 610 cod. pen., in quanto l'azione dell'imputato non era diretta al soddisfacimento della propria concupiscenza, bensì all'esternazione del sentimento amoroso, sebbene non corrisposto. Secondo il ricorrente, il tentativo di bacio non sarebbe da considerare atto sessuale, in quanto i due si conoscevano da tempo e si frequentavano, e l'imputato, tentando di baciare la persona offesa, atto che nella cultura indiano non ha una connotazione sessuale, avrebbe semplicemente manifestato il suo sentimento amoroso. Considerato in diritto 1. Il ricorso è infondato e, pertanto, deve essere rigettato. 2. I due motivi, che possono essere trattati congiuntamente stante la concatenazione logica delle questioni trattate, sono infondati. 3. Va ricordato che il bene tutelato dall'art. 609 bis c.p., è rappresentato dalla libertà personale dell'individuo, che deve poter compiere atti sessuali in assoluta autonomia e libertà, contro ogni possibile condizionamento, fisico o morale, e contro ogni non consentita e non voluta intrusione nella propria sfera intima, anche se attuata con l'inganno. La libertà sessuale è perciò espressione della personalità dell'individuo, che trova copertura costituzionale nei precetti di cui agli artt. 2 e 3, comma 2, Cost. In coerenza con il bene protetto e con la centralità della persona offesa, ai fini della tipizzazione dell'offesa non si richiede né il dolo specifico, né alcun movente esclusivo, in quanto qualsiasi valorizzazione di questi atteggiamenti interiori sposterebbe il disvalore della condotta incriminata dalla persona che subisce la limitazione della libertà sessuale a chi la viola. 3.1. Ciò premesso, la definizione di un atto come di natura sessuale deve essere ricercata su un piano oggettivo, indipendentemente dalle intenzioni dell'agente, che deve solo essere consapevole della natura 'sessuale' dell'atto posto in essere con la propria condotta cosciente e volontaria. 3.2. La connotazione sessuale dell'atto, quindi, è definita non solo dalla scienza medica e dalle scienze umane, ma anche dalla cultura di una data comunità in un dato momento storico. In altri termini, la natura sessuale dell'atto deriva dalla sua attitudine ad essere oggettivamente valutato, secondo canoni scientifici e culturali, come erotico, idoneo cioè a incarnare il piacere sessuale o a suscitarne lo stimolo, a prescindere dal fatto che proprio questo sia lo scopo dell'agente. Oltre a condotte che possiedono un'evidente carica sessuale masturbazione, rapporti vaginali, ecc. , vi sono atti la cui valutazione sessuale deve essere valutata casa per caso, in relazione al particolare contesto in cui si inserisce la condotta e/o alla natura dei rapporti che intercorrono con il suo autore o alla natura della prestazione ad esempio, non possono qualificarsi come sessuali i gesti d'affetto genitoriale, i baci sulle guance dati in segno di affetto o di saluto. In casi del genere, la natura 'sessuale' dell'atto deve essere valutata secondo il significato 'sociale' della condotta, avuto riguardo all'oggetto dei toccamenti, ma anche - quando ciò non sia sufficiente - al contesto in cui l'azione si svolge, ai rapporti intercorrenti tra le persone coinvolte e ad ogni altro elemento eventualmente sintomatico di una indebita compromissione della libera determinazione della sessualità del soggetto passivo che sia oggettivamente e socialmente percepibile come tale Sez. III, n. 18679 del 19/11/2015, dep. 05705/2016, non massimata Sez. 3, n. 964 del 26/11/2014 - dep. 13/01/2015, R, Rv. 261634 . 3.3. Di conseguenza, ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale, va qualificato come atto sessuale anche il bacio sulla bocca che sia limitato al semplice contatto delle labbra, potendosi detta connotazione escludere solo in presenza di particolari contesti sociali, culturali o familiari nei quali l'atto risulti privo di valenza erotica, come, ad esempio, nel caso del bacio sulla bocca scambiato, nella tradizione russa, come segno di saluto Sez. 3, n. 25112 del 13/02/2007 - dep. 02/07/2007, Greco, Rv. 236964 . 4. Si deve poi osservare che, per costante giurisprudenza, in tema di violenza sessuale, è configurabile il tentativo del reato, previsto dall'art. 609-bis cod. pen., in tutte le ipotesi in cui la condotta violenta o minacciosa non abbia determinato una immediata e concreta intrusione nella sfera sessuale della vittima, poiché l'agente non ha raggiunto le zone intime genitali o erogene della vittima ovvero non ha provocato un contatto di quest'ultima con le proprie parti intime così, da ultimo, Cass., Sez. 3, n. 17414 del 18/02/2016 - dep. 28/04/2016, F, Rv. 266900 . Si è, altresì, precisato che il tentativo è configurabile non solo nel caso in cui gli atti idonei diretti in modo non equivoco a porre in essere un abuso sessuale non si siano estrinsecati in un contatto corporeo, ma anche quando il contatto sia stato superficiale o fugace e non abbia attinto una zona erogena o considerata tale dal reo per la reazione della vittima o per altri fattori indipendenti dalla volontà dell'agente Cass., Sez. 3, n. 4674 del 22/10/2014 - dep. 02/02/2015, S, Rv. 262472 Cass., Sez. 3, n. 21840 del 17/02/2011 - dep. 01/06/2011, L, Rv. 249993 . 5. Venendo al caso di specie, non si è al cospetto del tentativo di un semplice e fugace bacio sulla guancia, in segno di saluto o di affetto, ma di un'indebita interferenza nella sfera sessuale della vittima. Invero, i giudici di merito hanno accertato che i due si conoscevano da alcuni mesi, che avevano o fatto tre-quattro passeggiate sul lungomare, e che l'imputato si fosse innamorato della Bo., la quale, invece, da subito aveva chiarito che non era affatto intenzionata a coltivare alcuna relazione sentimentale, essendo già sposata. Orbene, con motivazione immune da vizi logici, i giudici di merito hanno ritenuto che, proprio perché respinto , l'imputato aveva atteso la persona offesa all'uscita del luogo di lavoro, aggredendola e tentando di baciarla, come affermato non solo dalla donna, ma anche dell'agente di p.g., intervenuto sul posto, il quale notò il Ki. che tratteneva per il collo e per il braccio la Bo., la quale cercava di divincolarsi dalla presa e di spingerlo e di allontanarlo da sé. Peraltro, la Corte territoriale, con motivazione non manifestamente illogica, ha confutato le versione dell'imputato, secondo cui egli aveva baciato la donna sulla fronte, osservando che, se così fosse stato, la Bo. non avrebbe avuto motivo di tentare di divincolarsi da un'azione di presa violenta e di allontanare il suo aggressore, tanto più che, durante l'azione, l'imputato aveva anche toccato il seno della persona offesa, atto la cui penale rilevanza è stata esclusa, perché la donna non ha saputo precisare se si fosse trattato di un atto volontario o di un gesto casuale mentre tentava di afferrarla, ma che, in ogni caso, è un elemento che contribuisce a connotare come sessuale l'aggressione posta in essere dal Ki. in danno della Bo Di conseguenza, sulla scorta di tale accertamento di fatto, i giudici di merito hanno correttamente ritenuto integrato il tentativo di violenza sessuale, anziché l'ipotesi di violenza privata, in quanto l'attività posta in essere dall'imputato era diretta in modo non equivoco a baciare sulla bocca la donna, contro la volontà di costei. P.Q.M. Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.