L’episodio è inquadrato come “danneggiamento” legittima l’applicazione della depenalizzazione prevista dal d.lgs. numero 7/2016. Impossibile, secondo i Giudici di legittimità, parlare di “deturpamento e imbrattamento”.
Fare un dispetto al vicino di casa, lasciando che il cane ne insozzi la biancheria, non vale una condanna. Confermata la “non punibilità” per una donna, finita sotto accusa per “danneggiamento”. Decisiva la depenalizzazione prevista col d.lgs. numero 7/2016 Cassazione, sentenza numero 13970, sez. II Penale, depositata oggi . Danneggiamento. Scenario dell’assurda vicenda è un paese della Campania. Lì i difficili rapporti di vicinato spingono una donna a ‘utilizzare’ il proprio cane per fare un dispetto alla famiglia che vive al piano di sotto. Consequenziale il processo per «danneggiamento». Alla donna viene contestato di «non avere impedito che le deiezioni del proprio cane sporcassero la biancheria stesa ad asciugare nel sottostante balcone». Dal Giudice di Pace arriva però una pronuncia di «assoluzione», legata alla depenalizzazione sancita col d.lgs. numero 7/2016. E quella decisione è ritenuta corretta anche dai Giudici della Cassazione, che respingono le obiezioni proposte dalla Procura. Impossibile, in sostanza, inquadrare la condotta tenuta dalla donna come «deturpamento e imbrattamento di cose altrui».
Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza 2 febbraio – 26 marzo 2018, numero 13970 Presidente Cammino – Relatore De Santis Ritenuto in fatto e considerato in diritto 1.Con l'impugnata sentenza il Giudice di Pace di Eboli assolveva Es. Anumero dal reato di danneggiamento, consistito nel non aver impedito che le deiezioni del proprio cane sporcassero la biancheria stesa ad asciugare nel sottostante balcone, perché il fatto non è previsto dalla legge come reato per effetto dell'abrogazione disposta con d.lgs. 7/2016. 2. Ha proposto ricorso per Cassazione il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Salerno, deducendo la violazione dell'articolo 521 cod.proc.penumero e l'erronea applicazione degli articolo 635 e 639 cod.penumero Sostiene il ricorrente che il giudice ha abdicato ai poteri di verifica dell'esatta qualificazione giuridica del fatto , omettendo di rilevare che lo stesso doveva essere sussunto nella previsione di cui all'articolo 639 cod.penumero fattispecie tuttora vigente piuttosto che in quella di danneggiamento semplice, con conseguente perdurante illiceità penale della condotta. 3. Il ricorso è inammissibile per manifesta infondatezza. Questa Corte ha precisato che, poiché l' abolitio criminis espunge dall'ordinamento la norma incriminatrice penale, ogni giudice che sia formalmente investito della cognizione sulla fattispecie oggetto di abrogazione ha il compito di dichiarare, ex articolo 129, comma primo, cod. proc. penumero , che il fatto non è previsto dalla legge come reato, in ossequio al precetto di cui all'articolo 2, comma secondo, cod. penumero , per il quale nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato. Infatti, una volta venuto meno l'oggetto sostanziale del rapporto processuale penale tale declaratoria è necessariamente pregiudiziale rispetto ad ogni altro accertamento che implichi, invece, la formale permanenza di una res judicanda Sez. 6, numero 356 del 15/12/1999, El Quaret, Rv. 215285 . Sulla scorta del medesimo principio si è affermato che la mancanza di una condizione di procedibilità osta a qualsiasi altra indagine in fatto, imponendo al giudice di dichiarare immediatamente e preliminarmente l'improcedibilità Sez. 2, numero 45160 del 22/10/2015 , Gioia, Rv. 265098 e che I 'obbligo sancito dall'articolo 129 cod. proc. penumero , impedisce la proponibilità di una questione di legittimità costituzionale, pur se questa è finalizzata a conseguire un più vantaggioso epilogo assolutorio Sez. 1, numero 19915 del 17/12/2013 , P.C. in proc. Gabetti e altro, Rv. 260688 , ovvero l'approfondimento del thema decidendum e la modifica della qualificazione giuridica del fatto Sez. 6, numero 16386 del 29/01/2013 , Tarantino, Rv. 254705 . 4. Pertanto, la rilevata espunzione dal sistema penale della fattispecie incriminatrice ex articolo 635, comma 1, cod.penumero imponeva al giudice l'immediato epilogo decisorio, risultando preclusi gli accertamenti in fatto invocati dal ricorrente e intesi alla riqualificazione dell'addebito in ragione della sopravvenuta giuridica inesistenza dell'originaria regiudicanda. A tanto consegue l'inammissibilità del ricorso. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso.