«Consuntivo condominiale falso»: condannato per diffamazione ai danni dell’amministratore

Esagerato lo sfogo contro l’amministratore. Evidente il tenore offensivo dello scritto e delle parole con cui un condòmino ha portato avanti la sua tesi. Irrilevante la mancata indicazione del nominativo della persona chiamata in causa.

Sfogo durissimo contro l’amministratore di condominio. Parlare però di “consuntivo falso” è eccessivo e vale una condanna Cassazione, sentenza numero 2627/18, sezione V penale, depositata oggi . Natura diffamatoria dello scritto e delle chiacchiere. Percorso netto a livello giudiziario definitiva la condanna per «diffamazione». L’uomo sotto accusa ha offeso la dignità dell’amministratore del condominio – in cui lui è proprietario di uno degli appartamenti –, sostenendo che «il bilancio consuntivo» fosse falso. Inequivocabile la condotta tenuta dall’uomo, che ha prima presentato «uno scritto durante una riunione condominiale» e poi, nei giorni successivi all’assemblea, ha «continuato ad accusare l’amministratore di avere redatto un consuntivo falso, parlandone di persona e telefonicamente con altri condomini». A chiudere la vicenda provvedono i Giudici della Cassazione, condividendo l’ottica adottata prima dal Giudice di pace e poi dal Tribunale. In sostanza, non vi sono dubbi circa «la natura diffamatoria dello scritto e delle chiacchiere», poiché «affermare che il bilancio consuntivo condominiale sia falso costituisce un evidente attacco ad personam nei riguardi dell’amministratore». Irrilevante, aggiungono i Magistrati, è «la mancata indicazione nominativa della persona offesa». Basta il buon senso per rendersi conto che «il bilancio condominiale è predisposto dall’amministratore del condominio», e quindi «l’accusa di una sua falsificazione è diretta», per forza di cose, proprio «all’amministratore», quindi a un «soggetto facilmente identificabile».

Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza 28 novembre 2017 – 22 gennaio 2018, numero 2627 Presidente Palla – Relatore Sabeone Ritenuto in fatto 1. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con sentenza del 22 febbraio 2016 ha confermato la sentenza del Giudice di pace di Carinola del 27 febbraio 2015 con la quale Ta. Fe. era stato condannato per il delitto di diffamazione in danno di Di Do. Gi., amministratore del condominio nel quale il Ta. era uno dei comproprietari. I fatti, secondo il capo d'imputazione, erano consistiti nella diffusione durante una riunione di condominio di uno scritto con il quale l'imputato affermava la redazione di un consuntivo palesemente falso nonché nei giorni successivi alla suddetta assemblea di aver continuato ad accusare, incontrando o telefonando ad altri condomini, l'amministratore del condominio di aver redatto un consuntivo falso. 2. Avverso tale sentenza ha proposto ricorso per cassazione l'imputato, personalmente, con unico motivo articolato in due distinte violazioni di legge e illogicità della motivazione la prima nascente dall'essere stato l'amministratore presente alla riunione condominiale, per cui non vi sarebbe stata la diffusione a terzi delle dichiarazioni diffamatorie tali da integrare il contestato delitto di cui all'articolo 595 cod.penumero la seconda, nascente dalla mancata indicazione del nominativo della persona offesa nello scritto diffuso durante l'assemblea condominiale. Considerato in diritto 1. Il ricorso è manifestamente infondato, con la precisazione che la sentenza di primo grado, con la quale il Giudice di pace di Carinola aveva condannato l'imputato al pagamento della sola sanzione pecuniaria della multa, non era neppure appellabile ai sensi dell'articolo 37 del D.Lgs. 28 agosto 2000 numero 274. 2. In ogni caso, non vi può essere dubbio circa la natura diffamatoria sia dello scritto diffuso nell'assemblea condominiale che delle dichiarazioni poste in essere dall'imputato durante gli incontri con gli altri condomini dopo l'assemblea condominiale. Affermare che il bilancio consuntivo condominiale sia falso costituisce un evidente attacco ad personam nei riguardi del soggetto incaricato della redazione del suddetto strumento contabile e cioè l'amministratore condominiale. Ciò vale a sgombrare il campo dalla seconda delle doglianze poste in essere dall'imputato in merito alla pretesa insussistenza del delitto di diffamazione allorquando le dichiarazioni incriminate ovvero gli scritti diffusi non contengano l'indicazione nominativa della persona offesa. Posto che il bilancio condominiale è predisposto dall'amministratore del condominio è evidente come l'accusa di una sua falsificazione sia diretta allo stesso e, comunque, a soggetto facilmente identificabile. In tema di diffamazione a mezzo stampa, ma il principio è valido in qualsiasi modo si sviluppi l'azione diffamatoria, qualora l'espressione lesiva dell'altrui reputazione sia riferibile, ancorché in assenza di indicazioni nominative, a persone individuabili e individuate per la loro attività, esse possono ragionevolmente sentirsi destinatarie di detta espressione, con conseguente configurabilità del reato di cui all'articolo 595 cod.penumero v. Cass. Sez. V 21 ottobre 2014 numero 2784 . 3. Infondata è, comunque, anche la prima delle doglianze. Nel capo d'imputazione si fa, infatti, riferimento a dichiarazioni diffamatorie poste in essere dall'imputato anche con terzi dopo la riunione condominiale incontri con i condomini Si. e Sc. e telefonata al condomino De Ec. per cui discettare circa la sussistenza del reato di diffamazione durante lo svolgimento della riunione condominiale e alla presenza del soggetto diffamato costituisce esercizio dialettico fine a se stesso. 4. Il ricorso va, in conclusione, dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende. P.T.M. La Corte, dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della somma di Euro 2.000,00 a favore della Cassa delle Ammende.