Facebook contraente speciale obbligato a riattivare la pagina del partito politico come reintegro della piazza mediatica

Il contratto Facebook-utente è un contratto a caratura sociale che obbliga il gestore inadempiente a reintegrare la piazza mediatica secondo i principi del pluralismo e della parità di accesso al dibattito politico. La disattivazione inadempimento della pagina di un partito politico produce un danno all'intero sistema di appartenenza piazza mediatica privando gli utenti-visitatori-terzi del diritto all'informazione pluralista e privando l'utente-contraente della parità di accesso al dibattito politico.

L'obiettivo primario del contratto a caratura sociale si sostanzia nel rispettare e conservare l'equilibrio del sistema di appartenenza che ove venisse alterato produrrebbe responsabilità extracontrattuale verso i terzi sottoposti a pregiudizio. La tutela del contraente dall'inadempimento responsabilità contrattuale è l'obiettivo secondario. In definitiva la riattivazione della pagina è dovuta in quanto strumento per ristabilire l'equilibrio del sistema. Il caso. La pronunzia emessa dal Tribunale di Roma Sez. impresa del 12 dicembre scorso valuta il caso di un'associazione politica la cui pagina Facebook è stata disattivata dal popolare social media in quanto ritenuta contenente post di incitamento all'odio razziale e contro le minoranze in genere. Pertanto, in aperta violazione dei termini di servizio e degli standard della community. L'associazione politica diffida il provider ad adempiere al contratto di servizio sostenendo di non averne mai violato le condizioni adducendo che gli eventuali contenuti lesivi non erano stati caricati dall'amministratore ma riportati da giornali online esterni. Facebook oppone un silenzio ostativo, non risponde all'intimazione e lascia la pagina disattivata. Così l'associazione politica decide di avviare un ricorso in via di urgenza che si conclude con esito favorevole. Facebook contraente con una posizione speciale . La lettura della sentenza lascerebbe ipotizzare che la ricorrente - indicando il fumus boni iuris nella violazione delle condizioni contrattuali - abbia considerato il gestore di social media equiparabile al fornitore di servizio pubblico come ad esempio Telecom. In quanto tale, il provider non potrebbe disattivare il servizio salvo casi acclarati di responsabilità dell'utente nella fattispecie nessuna condanna è stata riportata a carico dell'associazione politica . Quindi come Telecom è obbligata a non negare la connettività all'utente moroso, salvo apposita procedura regolamentata nella concessione ricevuta dallo Stato, così Facebook non potrebbe disattivare la pagina pubblica dell'utente in virtù di mere presunzioni di responsabilità. Il giudice sviluppa in modo differente le osservazioni del ricorrente in quanto non riconosce a Facebook il ruolo di fornitore di servizio pubblico. Inquadra invece Facebook quale contraente con una posizione speciale diversa da quella del contraente-utente è infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook o di altri social network ad esso collegati con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici 49 Cost. , al punto che il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso o fortemente limitato dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento. Ne deriva che il rapporto tra Facebook e l’utente che intenda registrarsi al servizio o con l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione tale speciale posizione comporta che Facebook, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finchè non si dimostri con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena la loro violazione da parte dell’utente . La definizione del ruolo di contraente di Facebook quale posizione speciale che implica il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali richiama alla mente la struttura del contratto privato a caratura sociale teso al rispetto della disciplina del settore di appartenenza. In questa figura negoziale si ha un rapporto tra due privati ma l'eventuale scorrettezza dell'accordo per violazione di principi o norme del settore di riferimento produce danni responsabilità aquiliana in tutto il sistema. Similmente la disattivazione della pagina del partito politico eseguita da Facebook in contrasto con i principi fondanti della democrazia produce danni nella piazza mediatica defraudata del diritto all'informazione pluralista e democratica nonché del diritto di partecipazione di ogni partito al dibattito politico senza discriminazioni e men che meno discriminazioni in punto di accesso. In definitiva, il contratto Facebook-utente potrebbe essere allineato alla figura del contratto privato con effetti aperti sull'ambiente elettronico di appartenenza che richiama la visione sociale del contratto come avviene ad esempio mutatis mutandis nell'ambito della normativa antitrust. Il contratto social media-utente è un contratto a caratura sociale. La visione sociale del contratto si evince in particolare nella normativa antitrust in cui l'accordo tra due imprese atto a generare concorrenza sleale danneggia il mercato di appartenenza e le aziende terze costrette a subire le limitazioni imposte dal trust. Parimenti il contratto social media-utente o la relativa esecuzione in spregio ai principi fondanti del settore di appartenenza determina un danno sistemico a tutti i soggetti di quel determinato ambiente elettronico. Ove i principi violati siano ad esempio il pluralismo politico e la parità di accesso alla piazza mediatica si produrrà un danno sia verso gli utenti limitati nel diritto all'informazione sia verso il soggetto politico discriminato nell'accesso al dibattito politico e limitato nella libertà di espressione. Il rimedio prevalente per ricondurre tali figure negoziali nell'alveo della liceità consiste nella regolamentarizzazione del contratto proprio com'é stato fatto nella normativa antitrust. In effetti, tracce importanti di una strategia correttiva del sistema destabilizzato dal contratto illecito social media-utente si individuano nei documenti di raccomandazioni ai gestori di social network stilate dalle Autorità di controllo nelle comunicazioni elettroniche. Pensiamo al Tavolo Tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali” istituito con la delibera n. 423/17/CONS dedicato in particolare a promuovere l'autoregolamentazione delle piattaforme non essendo possibile un'ingerenza diretta dello Stato all'interno di queste strutture. In occasione delle ultime elezioni europee viene stilato su input di AGCOM il documento Impegni assunti dalle società̀ esercenti le piattaforme online per garantire la parità̀ di accesso dei soggetti politici alle piattaforme digitali durante la campagna elettorale per le elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia – 2019 . Autoregolamentazione della piattaforma a garanzia del pluralismo e della correttezza dell'informazione. Facebook come tutti gli altri Big players dell'internet non soggiace alla normativa degli Stati per la contrattualistica. Pertanto, il legislatore interno o europeo non può dettare la legge della piattaforma . Tuttavia, può promuovere delle iniziative per indurre i social media all'autoregolamentazione. Così è stato fatto per arginare la piaga digitale dell' hate speech grazie al Codice UE di condotta contro l'odio in rete pubblicato nel 2016. Così è stato fatto per contrastare il fenomeno delle fake news con il Code of Practice on Disinformation stilato dall’Unione Europea. Nelle Conclusioni della Riunione del Consiglio europeo 21 e 22 marzo 2019 si afferma Il Consiglio europeo esorta gli operatori privati come le piattaforme online e i social network a dare piena attuazione al codice di buone pratiche e a garantire standard più elevati di responsabilità e trasparenza. Chiede di proseguire gli sforzi coordinati volti a salvaguardare i sistemi democratici dell'Unione e contrastare le minacce immediate e a lungo termine poste dalla disinformazione, quale parte integrante del potenziamento della resilienza dell'UE alle minacce ibride . Così è stato fatto in merito alle campagne elettorali nel ricordato documento Impegni assunti dalle società esercenti le piattaforme on line per garantire la parità di accesso dei soggetti politici alle piattaforme digitali durante la campagna elettorale per le elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia – 2019 e per le campagne elettorali locali come nella Delibera n. 109/19/CONS del 5 aprile 2019 Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali, nonché dei consigli circoscrizionali, fissate per il giorno 26 maggio 2019. Qui l'art. 26 dedicato alla tutela del pluralismo sulle piattaforme di condivisione di video stabilisce 1. Nell'ambito del Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell'informazione sulle piattaforme digitali è assunta ogni utile iniziativa al fine di promuovere l'adozione condivisa di misure di contrasto ai fenomeni di disinformazione e lesione del pluralismo informativo online. 2. L'Autorità promuove, mediante procedure di autoregolamentazione, l'adozione da parte dei fornitori di piattaforme di condivisione di video di misure volte a contrastare la diffusione in rete, e in particolare sui social media, di contenuti in violazione dei principi sanciti a tutela del pluralismo dell'informazione e della correttezza e trasparenza delle notizie e dei messaggi veicolati. 3. Le piattaforme si impegnano ad assicurare il rispetto dei divieti sanciti dalla disciplina legislativa e regolamentare in materia di comunicazione e diffusione dei sondaggi . Paradosso il dibattito politico pubblico si svolge su piattaforme digitali private. La sentenza in parola evidenzia ancora una volta il paradosso della nostra vita digitale in cui non esiste più il privato perché la piattaforma è pubblica condivisione e non esiste più il pubblico perché la piattaforma è privata. Gli spazi social online dedicati al dibattito politico non sfuggono al paradosso la piattaforma privata ospita la piazza pubblica. In un contesto siffatto, le garanzie di pluralismo politico e di non discriminazione di accesso vacillano di fronte al potere mediatico indiscusso della piattaforma. Le raccomandazioni volte a promuovere l'autoregolamentazione non hanno la forza cogente della legge e sono rimesse ogni volta alla discrezionalità del gestore sic ! .

Tribunale di Roma, sez. Impresa, ordinanza 11 - 12 dicembre 2019 Giudice Garrisi 1. Con ricorso ex art. 700 c.p.c. l’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE CASA POUND ITALIA e DA. DI ST., quale dirigente nazionale della stessa e abilitato ad utilizzare la pagina Facebook dell’Associazione, hanno agito in via cautelare chiedendo al Tribunale di I ordinare a Facebook Ireland Ltd, in persona del legale rappresentante pro tempore, l’immediata riattivazione della pagina Facebook dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia - denominata CasaPound Italia e corrente all’indirizzo https //www.facebook.com/casapounditalia/ - e del profilo personale di Da. Di St., quale amministratore della pagina II in subordine, ordini a Facebook Ireland Ltd., in persona del legale rappresentante pro tempore, di restituire a CasaPound Italia, in persona del legale rappresentante pro tempore, i contenuti della pagina Facebook dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia e di restituire a Da. Di St. i contenuti del profilo personale III in ogni caso, con fissazione della somma che, ai sensi dell’art. 614-bis c.p.c., Facebook Ireland Ltd., in persona del legale rappresentante pro tempore, è tenuta a corrispondere a CasaPound Italia, in persona del legale rappresentante pro tempore, per ogni violazione o inosservanza successiva dell’ordine impartito ovvero per ogni ritardo nell’esecuzione del provvedimento IV in ogni caso, con condanna della convenuta al pagamento delle spese di causa”. Nel dettaglio hanno dedotto i ricorrenti che - l’Associazione agiva sul social network Facebook attraverso la pagina” denominata CasaPound Italia https //www.facebook.com/casapounditalia/ - in data 9/9/2019 FACEBOOK IRELAND senza alcun preavviso e senza fornire alcuna motivazione disattivava la pagina” dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia e le pagine di rappresentanti e simpatizzanti dell’associazione stessa - in data 10/9/2019 gli stessi ricorrenti diffidavano la resistente a riattivare immediatamente la pagina, evidenziando il rispetto da parte dell’Associazione delle Condizioni d’uso” del social network e rappresentando il gravissimo pregiudizio, sotto una pluralità di aspetti, derivante da tale condotta - FACEBOOK IRELAND non riscontrava in alcun modo la diffida dei ricorrenti. Ritenuta la sussistenza degli estremi per la concessione della misura cautelare invocata insistevano i ricorrenti nelle conclusioni indicate sottolineando, quanto al fumus boni iuris, la violazione delle regole contrattuali da parte di FACEBOOK IRELAND LIMITED e, con riferimento al periculum in mora, il grave ed irreparabile pregiudizio legato all’illegittima condotta della resistente anche in termini di danno all’immagine. Fissata l’udienza per la comparizione delle parti, si costituiva in giudizio FACEBOOK IRELAND LIMITED la quale resisteva nel merito al ricorso chiedendone il rigetto. Udita la discussione delle parti, il Tribunale si riservava all’udienza del 27/11/2019. 2. Come noto, la tutela cautelare svolge la funzione di assicurare, in via provvisoria, gli effetti del futuro giudizio di merito quando sussistano particolari e gravi esigenze d’urgenza che renderebbero inutile la tutela ottenuta nell'ambito di quest'ultimo. ll fumus boni iuris e il periculum in mora sono ad un tempo condizioni della domanda cautelare nonché requisiti fondamentali perché possa essere concesso un provvedimento d'urgenza. Il primo consiste nell'apparenza del diritto a salvaguardia del quale si intende richiedere la tutela, la cui sussistenza deve apparire come verosimile e probabile alla luce degli elementi di prova esistenti prima facie. Il secondo consiste nel possibile pregiudizio che possa derivare al suddetto diritto nelle more del giudizio ordinario e, nel caso dei provvedimenti d'urgenza, viene identificato nel fondato timore che, in dette more, il diritto sia esposto ad un pericolo imminente ed irreparabile. 3. Nel caso di specie e compatibilmente con una delibazione necessariamente sommaria propria dell’odierna fase cautelare, il Tribunale ritiene che la domanda proposta sia dotata di entrambi i presupposti richiesti dalla legge per l’emissione del provvedimento di urgenza. Come noto Facebook è un servizio online mediante il quale gli utenti di tutto il mondo possono entrare in contatto, condividere informazioni e discuterne tra loro nell’ottica, dichiarata dalla stessa Facebook, della libertà di espressione del pensiero cfr. Standard della Community, all. 6 al ricorso . La resistente evidenzia altresì che il servizio Facebook è utilizzato da oltre 2,8 miliardi di utenti in tutto il mondo ed è accessibile tramite diversi canali, tra i quali il sito web www.facebook.com e le applicazioni per dispositivi mobili e tablet nessun dubbio pertanto può sussistere sul ruolo centrale e di primaria importanza ricoperto dal servizio di Facebook nell’ambito dei social network e sulla speciale posizione ricoperta dal gestore del servizio che, in Europa, è la resistente FACEBOOK IRELAND LTD. Il servizio opera attraverso speciali Condizioni d’Uso che ne disciplinano i termini di utilizzo e regolano il rapporto tra ciascun utente italiano e Facebook Ireland e che ciascun utente, al momento della sottoscrizione del servizio tramite registrazione, si impegna ad accettare, utilizzare e rispettare cfr. allegato 5 al ricorso costituiscono parte integrante delle Condizioni i c.d. Standard della Community che descrivono [] gli standard in merito ai contenuti pubblicati su Facebook dall’utente e alle attività dell’utente su Facebook e sugli altri Prodotti di Facebook” art. 5 Condizioni d’Uso e che hanno la funzione di garantire la sicurezza e la salvaguardia del Servizio Facebook e della sua comunità in quanto esprimono i comportamenti consentiti e quelli non consentiti nell’ambito del servizio. Il complesso delle regole derivanti dalle Condizioni d’Uso e dagli Standard della Community rappresentano quindi il regolamento contrattuale che l’utente, al momento della registrazione al servizio di Facebook, è tenuto ad accettare e rispettare. In caso di violazione delle regole pattizie da parte dell’utente il suddetto regolamento contrattuale prevede l’irrogazione di misure qualificabili latu sensu quali sanzionatorie rappresentate in ordine di crescente gravità dalla rimozione di contenuti, dalla sospensione dall’utilizzo del Servizio Facebook e nei casi più gravi viene prevista la disabilitazione dell’account sia temporanea che definitiva . In particolare, merita segnalare un estratto dall’introduzione agli Standard della Comunità secondo cui Le conseguenze per la violazione degli Standard della community dipendono dalla gravità della violazione e dai precedenti della persona sulla piattaforma. Ad esempio, nel caso della prima violazione, potremmo solo avvertire la persona, ma se continua a violare le nostre normative, potremmo limitare la sua capacità di pubblicare su Facebook o disabilitare il suo profilo” cfr. allegato 6 al ricorso . Ciò premesso in termini generali in ordine all’inquadramento della fattispecie sottesa all’odierna domanda cautelare, nel caso di specie sussiste il fumus boni iuris della domanda. E’ infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook o di altri social network ad esso collegati con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici 49 Cost. , al punto che il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso o fortemente limitato dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento. Ne deriva che il rapporto tra FACEBOOK e l’utente che intenda registrarsi al servizio o con l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto FACEBOOK, ricopre una speciale posizione tale speciale posizione comporta che FACEBOOK, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finchè non si dimostri con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena la loro violazione da parte dell’utente. Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto FACEBOOK ad un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio. Conseguentemente ai principi sopra esposti, l’esclusione dei ricorrenti da FACEBOOK si pone in contrasto con il diritto al pluralismo di cui si è detto, eliminando o fortemente comprimendo la possibilità per l’Associazione ricorrente, attiva nel panorama politico italiano dal 2009, di esprimere i propri messaggi politici. Sotto altro profilo FACEBOOK ha inoltre sostenuto di avere legittimamente adottato la misura della disabilitazione della pagina dell’Associazione e del suo amministratore perché essi, in violazione delle Condizioni d’Uso e degli Standard della Community che vietano espressamente le organizzazioni che incitano all’odio , avrebbero divulgato contenuti di incitazione all’odio e alla violenza attraverso la promozione, nella pagine di Casapound, degli scopi e delle finalità dell’Associazione stessa cfr. memoria FACEBOOK pag. 12 . In relazione a tale profilo il Tribunale osserva che non è possibile affermare la violazione delle regole contrattuali da parte dell’Associazione ricorrente solo perché dalla propria pagina sono stati promossi gli scopi dell’Associazione stessa, che opera legittimamente nel panorama politico italiano dal 2009. La resistente a supporto della sua tesi evidenzia poi nella propria memoria di costituzione una serie di episodi connotati da atteggiamenti di odio contro le minoranze o violenza, che hanno visto quali protagonisti membri di Casapound i cui contenuti però non hanno trovato ingresso nella pagina FACEBOOK di Casa Pound ma sono stati tratti da articoli comparsi su quotidiani anche on line o da siti di informazione, comunque esterni a FACEBOOK. Sotto altro aspetto è appena il caso di osservare che non è possibile sostenere che la responsabilità sotto il profilo civilistico di eventi e di comportamenti anche penalmente illeciti da parte di aderenti all’associazione possa ricadere in modo automatico sull’Associazione stessa che dovrebbe così farsene carico e che per ciò solo ad essa possa essere interdetta la libera espressione del pensiero politico su una piattaforma così rilevante come quella di FACEBOOK. Non vi è dubbio infatti che le ipotesi di responsabilità oggettiva o da posizione” nell’ordinamento italiano vadano interpretate restrittivamente. Non possono inoltre essere considerate come violazioni dirette da parte dell’Associazione gli episodi citati dalla resistente nella memoria e riferiti a contenuti riguardanti la c.d. croce celtica o altri simboli, episodi che singolarmente non paiono infrangere il limite di cui si è parlato sopra e che infatti non hanno generato la disabilitazione dell’intera pagina ma la rimozione di singoli contenuti ritenuti non accettabili. Né sono pertinenti i richiami alla giurisprudenza straniera effettuati da FACEBOOK atteso che dalla stessa prospettazione della resistente emerge che si è trattato di casi in cui la pagina veniva usata per promuovere un partito che perseguiva scopi contrari alla Costituzione, valutazione di merito che è senz’altro preclusa all’odierna resistente e che esula altresì dalla cognizione cautelare della presente fase. Quanto al profilo relativo all’omesso avviso di disabilitazione della pagina, esso non è previsto in via preventiva dagli Standard della Community il mancato riscontro della diffida dei ricorrenti può quindi al più rilevare nell’ottica della buona fede ma tale accertamento non rileva rispetto alla misure cautelari invocate in questa sede. Con riferimento al periculum in mora, il preminente e rilevante ruolo assunto da FACEBOOK nell’ambito dei social network, anche per quanto riguarda l’attuazione del pluralismo politico rende l’esclusione dalla comunità senz’altro produttiva di un pregiudizio non suscettibile di riparazione per equivalente o non integralmente riparabile specie in termini di danno all’immagine. In conclusione il ricorso va accolto e va ordinato a FACEBOOK l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia all’indirizzo https //www.facebook.com/casapounditalia/ e del profilo personale di Da. Di St., quale amministratore della pagina. La misura inoltre va assistita dalla penale pari ad Euro 800,00 per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito, successivo alla conoscenza legale dello stesso. La condanna alle spese del procedimento, liquidate come in dispositivo, segue la soccombenza. P.Q.M. Il Tribunale di Roma, in composizione monocratica, visto l’art. 700 c.p.c. - accoglie il ricorso e, per l’effetto, ordina a FACEBOOK IRELAND LIMITED l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia all’indirizzo https //www.facebook.com/casapounditalia/ e del profilo personale di Da. Di St., quale amministratore della pagina - fissa la penale di Euro 800,00 per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito, successivo alla conoscenza legale dello stesso - condanna FACEBOOK IRELAND LIMITED alla rifusione delle spese di giudizio sostenute da ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE CASA POUND ITALIA e DA. DI ST., liquidate in complessivi Euro 15.000,00, oltre spese generali ed accessori come per legge.