L’sms forma piena prova se colui contro il quale è prodotto non ne contesti la conformità ai fatti o alle cose rappresentate

In tema di efficacia probatoria delle riproduzioni informatiche di cui all'art. 2712 c.c., il disconoscimento che fa perdere ad esse la qualità di prova, pur non soggetto ai limiti e alle modalità di cui all'art. 214 c.p.c, deve tuttavia essere chiaro, circostanziato ed esplicito, dovendosi concretizzare nell'allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta, ma non ha gli stessi effetti del disconoscimento previsto dall'art. 215, comma 2, c.p.c., perché mentre questo, in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo di questa, preclude l'utilizzazione della scrittura, il primo non impedisce che il giudice possa accertare la conformità all'originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni.

Il caso. Nel 2016 un uomo proponeva opposizione, nei confronti di una donna, dinanzi al Giudice di Pace di Mantova, avverso un decreto ingiuntivo con il quale si era ingiunto al primo di pagare alla seconda una somma di denaro pari a oltre duemila euro, a titolo di rimborso delle spese straordinarie sostenute dalla donna nell’interesse del figlio minore della coppia, quale contributo ulteriore per le rette dell’asilo nido. Il Tribunale di Mantova nel 2018 riformava la decisione di primo grado che, accogliendo l’opposizione, aveva revocato il decreto ingiuntivo. I giudici d’appello sostenevano che dagli short message service sms” prodotti dalla donna, a lei inviati dall’uomo, emergeva che questi avesse aderito all’iscrizione del minore all’asilo nido e intendesse accollarsi la metà della retta dovuta, nell’interesse del figlio. Avverso tale pronuncia l’uomo proponeva ricorso per Cassazione, affidato a tre motivi. La donna non svolgeva alcuna attività difensiva. Motivi di impugnazione. L’attore, con il primo motivo di ricorso, ritenuto assorbito, lamentava il fatto che il Tribunale avesse riconosciuto efficacia probatoria, come scrittura privata, a tre messaggi telefonici riprodotti meccanicamente, attribuendoli erroneamente all’uomo, come presunto autore, pur essendo sprovvisti di sottoscrizione e del numero di cellulare del soggetto inviante e di quello ricevente. Con il secondo motivo, ritenuto infondato, sosteneva la violazione ed errata applicazione dell’art. 115 c.p.c. poiché il Tribunale non aveva rilevato che l’uomo, all’udienza di prima comparizione delle parti dinanzi al Giudice di Pace, aveva tempestivamente contestato le produzioni della donna. Con il terzo motivo, considerato inammissibile, lamentava la violazione ed errata applicazione dell’art. 116 c.p.c. per avere il Tribunale attribuito piena efficacia probatoria alla riproduzione meccanica dei tre messaggi telefonici e non invece efficacia meramente indiziaria, in presenza di contestazione della parte contro la quale era stata prodotta. Osservazioni della Corte di Cassazione. I Supremi giudici della legittimità rilevano come il Tribunale di Mantova abbia dato rilievo al contenuto di tre messaggi telefonici, di chiaro tenore in merito all’impegno dell’uomo di accollarsi metà delle spese della retta dell’asilo nido, osservando che l’invio e il contenuto degli stessi non erano stati contestati dall’opponente, comparso personalmente all’udienza di prima comparizione, senza però rilevare nulla, se non tardivamente ed in maniera inammissibile con la comparsa conclusionale. I giudici osservano che, anche se il ricorrente con il secondo motivo del ricorso per Cassazione ha comunque contestato la produzione avversaria, non è sufficiente una contestazione generica del documento poiché il disconoscimento - da effettuarsi nel rispetto delle preclusioni processuali - anche di documenti informatici aventi efficacia probatoria ai sensi dell’art. 2712 c.c., deve essere chiaro, circostanziato ed esplicito e concretizzarsi nell’allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra la realtà fattuale e quella riprodotta. In merito al valore probatorio degli sms la Corte, richiamando un suo precedente pronunciamento, ha sostenuto che lo short message service, contenente la rappresentazione di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti, è riconducibile nell'ambito dell'art. 2712 c.c., con la conseguenza che forma piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotto non ne contesti la conformità ai fatti o alle cose medesime. Tuttavia, il disconoscimento della loro conformità ai fatti rappresentati non ha gli stessi effetti del disconoscimento della scrittura privata, previsto dall'art. 215, comma 2, c.p.c., perché, mentre in questo secondo caso, in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo di questa, la scrittura non può essere utilizzata, nel primo, non può escludersi che il giudice possa accertare la conformità all'originale anche attraverso altri mezzi di prova comprese le presunzioni. Conclusione. I Giudici della Prima Sezione civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in oggetto, rigettano il ricorso e dichiarano non vi sia luogo a provvedere sulle spese processuali non avendo l’intimata svolto attività difensiva.

Corte di Cassazione, sez. I Civile, ordinanza 13 giugno – 17 luglio 2019, n. 19155 Presidente Giancola – Relatore Iofrida Fatti di causa Il Tribunale di Mantova, con sentenza n. 273/2018, - in controversia concernente un’opposizione promossa da K.M.Y. nei confronti di G.E. , dinanzi al Giudice di Pace di Mantova, avverso decreto ingiuntivo emesso nel 2016 con il quale si era ingiunto, al primo, di pagare, alla seconda, la somma d Euro 2.684,43, oltre interessi legali, a titolo di rimborso delle spese straordinarie sostenute da quest’ultima nell’interesse del figlio minore S. , nato dalla relazione sentimentale dei due, quale contributo ulteriore versando il padre già Euro 250,00 al mese per le rette dell’asilo-nido, ha riformato la decisione di primo grado, che aveva, in accoglimento dell’opposizione, revocato il decreto ingiuntivo. In particolare, i giudici d’appello, rigettando l’opposizione a decreto ingiuntivo, hanno sostenuto che, dagli sms prodotti dalla G. , inviati a quest’ultima dallo Y. , documenti questi non contestati, quanto a provenienza e contenuto, dall’opponente tempestivamente se non, tardivamente, in comparsa conclusionale , emergeva l’adesione di quest’ultimo all’iscrizione del minore all’asilo nido ed all’accollo da parte del padre della metà della retta dovuta, accordo comunque rispondente all’interesse dl figlio. Avverso la suddetta pronuncia, K.M.Y. propone ricorso per cassazione, affidato a tre motivi, nei confronti di G.E. che non svolge attività difensiva . Ragioni della decisione 1. Il ricorrente lamenta 1 con il primo motivo, la violazione ed errata applicazione, ex art. 360 c.p.c., n. 3, degli artt. 2702 e 2712 c.c., per avere il Tribunale riconosciuto efficacia probatoria, quale scrittura privata, a tre messaggi telefonici riprodotti meccanicamente, attribuendoli erroneamente allo Y. , quale presunto autore, pur essendo privi di sottoscrizione e del numero di cellulare del soggetto che li aveva inviati e del soggetto che li aveva ricevuti 2 con il secondo motivo, la violazione ed errata applicazione, ex art. 360 c.p.c., n. 4, dell’art. 115 c.p.c., non avendo il Tribunale rilevato che lo Y. , all’udienza del 16/11/2016, davanti al Giudice di Pace di Mantova, di prima comparizione delle parti, aveva tempestivamente contestato le produzioni della G. e quindi l’unico documento prodotto dalla stessa con la costituzione in giudizio, contestazione questa sufficiente, trattandosi di documenti privi di sottoscrizione che non dovevano essere formalmente disconosciuti ai sensi degli artt. 214 e 215 c.p.c. 3 con il terzo motivo, la violazione ed errata applicazione, ex art. 360 c.p.c., n. 4, dell’art. 116 c.p.c., per avere il Tribunale attribuito efficacia probatoria piena alla riproduzione meccanica dei tre messaggi telefonici e non efficacia meramente indiziaria, in presenza di contestazione della parte contro cui era stata prodotta, con conseguente erronea valutazione del contenuto degli stessi messaggi. 2. La seconda censura, di rilievo pregiudiziale, è infondata. Questa Corte ha di recente statuito Cass. 5141/20119 che lo short message service SMS contiene la rappresentazione di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti ed è riconducibile nell’ambito dell’art. 2712 c.c., con la conseguenza che forma piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotto non ne contesti la conformità ai fatti o alle cose medesime. Tuttavia, l’eventuale disconoscimento di tale conformità non ha gli stessi effetti di quello della scrittura privata previsto dall’art. 215 c.p.c., comma 2, poiché, mentre, nel secondo caso, in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo della stessa, la scrittura non può essere utilizzata, nel primo non può escludersi che il giudice possa accertare la rispondenza all’originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni nella specie, veniva in questione il disconoscimento della conformità ad alcuni SMS della trascrizione del loro contenuto . Sempre questa Corte Cass.11606/2018 , in tema di efficacia probatoria dei documenti informatici, ha precisato che il messaggio di posta elettronica cd. e-mail costituisce un documento elettronico che contiene la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti che, seppure privo di firma, rientra tra le riproduzioni informatiche e le rappresentazioni meccaniche di cui all’art. 2712 c.c. e, pertanto, forma piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotto non ne disconosca la conformità ai fatti o alle cose medesime . Ora, sempre in tema di efficacia probatoria delle riproduzioni informatiche di cui all’art. 2712 c.c., il disconoscimento idoneo a fare perdere ad esse la qualità di prova, pur non soggetto ai limiti e alle modalità di cui all’art. 214 c.p.c., deve tuttavia essere chiaro, circostanziato ed esplicito, dovendosi concretizzare nell’allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta, anche se non ha gli stessi effetti del disconoscimento previsto dall’art. 215 c.p.c., comma 2, perché mentre questo, in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo di questa, preclude l’utilizzazione della scrittura, il primo non impedisce che il giudice possa accertare la conformità all’originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni cfr. Cass. 3122/2015, nella quale questa Corte ha confermato la sentenza impugnata, laddove aveva ritenuto utilizzabile un DVD contenente un filmato, considerato che la parte aveva contestato del tutto genericamente la conformità all’originale della riproduzione informatica prodotta e che il giudice di merito aveva ritenuto l’assenza di elementi che consentissero di ritenere il documento non rispondente al vero conf. 17526/2016 in termini, Cass.1250/2018 . Il Tribunale di Mantova ha dato rilievo al contenuto di tre SMS la cui trascrizione era stata prodotta dalla G. , in sede di costituzione nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo , ritenuti di chiaro tenore soprattutto il primo in ordine all’impegno del padre di accollarsi la metà delle spese relative alla retta dell’asilo-nido, osservando che l’invio ed il contenuto di tali messaggi non erano stati contestati dall’opponente, comparso personalmente all’udienza di prima comparizione, senza rilevare alcunché, se non tardivamente ed inammissibilmente con la comparsa conclusionale. Il ricorrente assume nel motivo del presente ricorso di avere comunque contestato l’unica produzione avversaria. Ma non era sufficiente una generica contestazione del documento, atteso che il disconoscimento, da effettuare nel rispetto delle preclusioni processuali, anche di documenti informatici aventi efficacia probatoria ai sensi dell’art. 2712 c.c., deve essere chiaro, circostanziato ed esplicito e concretizzarsi nell’allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra la realtà fattuale e quella riprodotta. La sentenza impugnata risulta pertanto conforme ai principi di diritto sopra enunciati. Peraltro, come osservato anche da questa Corte Cass.3680/2019 , nel vigore del novellato art. 115 c.p.c., a mente del quale la mancata contestazione specifica di circostanze di fatto produce l’effetto della relevatio ad onere probandi , spetta al giudice del merito apprezzare, nell’ambito del giudizio di fatto al medesimo riservato, l’esistenza ed il valore di una condotta di non contestazione dei fatti rilevanti, allegati dalla controparte . 3. Il primo motivo è di conseguenza assorbito. 4. Il terzo motivo è inammissibile. Invero, in tema di valutazione delle risultanze probatorie in base al principio del libero convincimento del giudice, la violazione degli artt. 115 e 116 c.p.c. è apprezzabile, in sede di ricorso per cassazione, nei limiti del vizio di motivazione di cui all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5 , e deve emergere direttamente dalla lettura della sentenza, non già dal riesame degli atti di causa, inammissibile in sede di legittimità Cass. 14627/2006 Cass. 24434/2016 Cass. 23934/2017 . Sempre questa Corte, ha poi affermato che la deduzione della violazione dell’art. 116 c.p.c. è ammissibile,ai sensi dell’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 4, ove si alleghi che il giudice, nel valutare una prova o, comunque, una risultanza probatoria, non abbia operato - in assenza di diversa indicazione normativa - secondo il suo prudente apprezzamento, pretendendo di attribuirle un altro e diverso valore oppure il valore che il legislatore attribuisce ad una differente risultanza probatoria come, ad esempio, valore di prova legale , nonché, qualora la prova sia soggetta ad una specifica regola di valutazione, abbia invece dichiarato di valutare la stessa secondo il suo prudente apprezzamento, mentre, ove si deduca che il giudice ha solamente male esercitato il proprio prudente apprezzamento della prova, la censura è consentita ai sensi dell’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5, con conseguente inammissibilità della doglianza che sia stata prospettata sotto il profilo della violazione di legge ai sensi dell’art. 360 c.p.c., n. 3 Cass. 13960/2014 cfr Cass. 11892/2016 Cass.27000/2016 Cass.23940/2017 . L’art. 116 c.p.c infatti prescrive che il giudice deve valutare le prove secondo prudente apprezzamento, a meno che la legge non disponga altrimenti. La sua violazione è concepibile solo se il giudice di merito valuta una determinata prova, ed in genere una risultanza probatoria, per la quale l’ordinamento non prevede uno specifico criterio di valutazione diverso dal suo prudente apprezzamento, pretendendo di attribuirle un altro e diverso valore, ovvero il valore che il legislatore attribuisce ad una diversa risultanza probatoria, ovvero se il giudice di merito dichiara di valutare secondo prudente apprezzamento una prova o risultanza soggetta ad altra regola, così falsamente applicando e, quindi, violando detta norma cfr. Cass. 8082/2017 Cass. 13960 /2014 Cass., 20119/ 2009 . 4. Per tutto quanto sopra esposto, va respinto il ricorso. Non v’è luogo a provvedere sulle spese processuali, non avendo l’intimata svolto attività difensiva. Essendo il procedimento esente, non si applica il D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater. P.Q.M. La Corte respinge il ricorso. Dispone che, ai sensi del D.Lgs. n. 198 del 2003, art. 52 siano omessi le generalità e gli altri dati identificativi, in caso di diffusione del presente provvedimento.