Truffa aggravata: chi è legittimato a proporre querela?

Ai sensi dell’art. 120 c.p., la titolarità del diritto di querela compete ad ogni persona offesa da un reato . Tale articolo è applicabile anche nel caso di truffa aggravata nei confronti di una società di persone?

La risposta viene fornita dalla S.C. con la sentenza del 29 novembre 2016, n. 50725. Il caso. Il gip non convalidava l’arresto facoltativo dell’indagato in relazione al reato di truffa aggravata, ordinando l’immediata liberazione dello stesso, ritenendo di trovarsi in presenza di una truffa procedibile a querela e che tale condizione di procedibilità mancasse perché quella in atti proveniva da soggetto non legittimato. Il pm ricorre per cassazione, lamentando mancanza e manifesta illogicità della motivazione, dato che, sebbene la provvisoria imputazione redatta dalla Procura contestasse un’ipotesi di truffa semplice, nella realtà gli operanti avevano proceduto all’arresto in relazione all’ipotesi di truffa aggravata di cui ai nn. 2 e 7 art. 61 c.p., sicché il giudice della convalida avrebbe errato nel ritenere il reato procedibile a querela. Il querelante. Il giudice della convalida ha incentrato il proprio ragionamento sul fatto che colui che ha sporto la querela fosse un semplice socio della società di persone titolare dell’esercizio commerciale truffato essendo stata omessa la qualifica sociale del querelante e ritenendosi titolare dell’azienda la moglie di quest’ultimo, il gip lo ha ritenuto privo del potere di rappresentanza della persona offesa titolare del diritto di querela. Tale titolarità compete ad ogni persona offesa da un reato , come previsto dall’art. 120 c.p., intendendosi come tale il soggetto passivo del reato, ossia colui che subisce la lesione dell’interesse penalmente protetto. Pertanto, possono coesistere più soggetti passivi di un medesimo reato, individuati con riferimento alla titolarità del bene giuridico protetto. È dunque evidente che il soggetto che ha proposto querela, il quale ha esposto di essersi personalmente occupato della transazione commerciale con l’indagato, debba considerarsi persona offesa e dunque titolare in proprio di un autonomo diritto di querela in quanto responsabile, in quel frangente, delle attività del negozio. Ritenendosi dunque sussistenti i presupposti per legittimare l’arresto facoltativo, la Corte di Cassazione cassa senza rinvio la pronuncia impugnata.

Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza 4 ottobre – 29 novembre 2016, n. 50725 Presidente Diotallevi – Relatore Filippini Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 18/9/2015 il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ivrea non convalidava l'arresto facoltativo di F.N. effettuato dalla Polizia Giudiziaria in relazione al reato di truffa aggravata, ordinando l'immediata liberazione dello stesso, se non detenuto per altra causa riteneva infatti il giudice, sulla base della provvisoria imputazione redatta dal PM, di trovarsi in presenza di una truffa procedibile a querela e che tale condizione di procedibilità mancasse perché quella in atti proveniva da soggetto non legittimato. 2. Avverso tale provvedimento proponeva ricorso per Cassazione il P.M. presso il Tribunale di Ivrea, sollevando il seguente motivo di gravame mancanza e manifesta illogicità della motivazione, dal momento che sebbene la provvisoria imputazione redatta dalla Procura contestasse una ipotesi di truffa semplice, in realtà gli operanti avevano proceduto all'arresto in relazione ad ipotesi di truffa aggravata ai sensi dei nn. 2 e 7 dell'art. 61 cod.pen., sicchè il giudice della convalida avrebbe errato nel ritenere il reato procedibile a querela, poiché avrebbe dovuto porsi nell'ottica della Polizia Giudiziaria ed effettuare un controllo della legittimità dell'operato di quest'ultima sulla base di un canone di ragionevolezza in relazione allo stato di flagranza e sulla ricorrenza di uno dei reati richiamati dagli artt. 380 e 381 cod.pen. controllo che avrebbe dovuto rilevare la presenza delle citate aggravanti dal momento che l'indagato aveva carpito il consenso della persona offesa, ordinando merce per un valore di oltre € 2.000,00 -dunque rilevante entità del danno in cambio della consegna di un assegno circolare contraffatto -e quindi aggravante teleologica- . Del tutto carente sarebbe anche stata la motivazione in relazione al presupposto della gravità del fatto e alla pericolosità del soggetto, nella specie sussistenti in relazione alla natura di piccola impresa a conduzione familiare rivestita dalla p.o. e ai plurimi precedenti, anche specifici, dell'indagato. 3. Il Procuratore generale, con nota del 21.7.2016, chiedeva l'annullamento senza rinvio dell'ordinanza impugnata sia perché la querela deve considerarsi legittimamente proposta dal soggetto che ha direttamente subito il raggiro, sia perché il giudice della convalida non è vincolato dalla qualificazione operata dal PM, dovendo invece valutare direttamente l'operato della PG, ponendosi nell'ottica nella quale questa ha esercitato la sua facoltà di arresto. Considerato in diritto Il ricorso risulta fondato e merita accoglimento . 1. Il giudice della convalida ha incentrato il proprio ragionamento sulla circostanza che il soggetto che ha sporto la querela M.D.A. è un semplice socio della società di persone la Elettric solution s.a.s. titolare dell'esercizio commerciale truffato l'omessa indicazione della qualifica sociale rivestita dal querelante, richiesta dall'art. 337 comma 3, cod.proc.pen., unita al fatto che in atti titolare dell'azienda risultava essere la moglie del querelante A.E. , hanno indotto il GIP ad affermare che il M. fosse privo del potere di rappresentanza della persona offesa titolare del diritto di querela e che l'invalidità di quest'atto compromettesse la procedibilità dei reato. 2. Come noto, ai sensi dell'art. 120 cod.pen., la titolarità del diritto di querela compete ad ogni persona offesa da un reato . 2.1. Questa Corte, in ripetute circostanze, ha già avuto modo di affermare, in tema di individuazione della persona offesa, cui compete il diritto di querela, che deve intendersi tale il soggetto passivo dei reato, ossia colui che subisce la lesione dell'interesse penalmente protetto. Possono pertanto coesistere più soggetti passivi di un medesimo reato, che vanno individuati, appunto, con riferimento alla titolarità del bene giuridico protetto. Tale affermazione è stata fatta in ipotesi di appropriazione indebita di gioielli da parte di un rappresentante, ritenendo persona offesa non solo la società proprietaria dei preziosi, ma anche il procacciatore di affari per conto della predetta società, legittimo possessore dei beni consegnati al rappresentante, e tenuto al risarcimento nei confronti del proprietario cfr. Sez. 2, Sentenza n. 2862 del 27/01/1999, Rv. 212766 . In altra vicenda, conclusioni simili sono state raggiunte allorchè sono stati ritenuti legittimati in proprio a proporre querela per furto in un supermercato sia il direttore che il commesso, posto che la qualità di persona offesa compete, in simile evenienza, non solo al titolare di diritti reali, ma anche ai soggetti responsabili dei beni posti in vendita cfr. Sez. 4, n. 37932 del 28/09/2010, Rv. 248451 . Peraltro, anche le SS.UU. di questa Corte hanno affermato cfr. S.U. n. 40354 del 18/07/2013, Rv. 255975 che nei reati contro il patrimonio il bene giuridico protetto va individuato anche nel possesso inteso come relazione di fatto con la cosa . 3. Pare dunque evidente che il soggetto che ha proposto la querela, il quale ha esposto di essersi personalmente occupato della transazione commerciale con l'indagato, trovandosi al bancone di vendita al momento del pagamento, debba considerarsi persona offesa e dunque titolare in proprio di un autonomo diritto di querela in quanto responsabile, in quel frangente , delle attività del negozio. 4. Evidentemente ricorrenti sono poi nel caso di specie gli ulteriori presupposti, previsti dall'art. 381 comma 4 cod.proc.pen. , per legittimare l'arresto facoltativo, e cioè la gravità del fatto ovvero la pericolosità del soggetto desunta dalla sua personalità o dalle circostanze del fatto invero, come ribadito dal PM ricorrente, oltre alla gravità delle condotte consistenti nel possesso di numerosi assegni di provenienza illecita e nel rilevante danno arrecato alla persona offesa, il Filannino Nicola è soggetto pregiudicato per delitti di carattere specifico, con numerosi precedenti di polizia anch'essi specifici . 5. Sulla base delle su esposte considerazioni, apparendo legittimo l'arresto operato, l'ordinanza impugnata deve essere annullata senza rinvio. P.Q.M. Annulla senza rinvio l'ordinanza impugnata e dichiara legittimo il provvedimento di arresto.