Spetta all’assicurato provare che il rischio avveratosi rientri tra quelli coperti da polizza assicurativa

La circostanza che l’evento dannoso rientri tra i cosiddetti rischi inclusi” è fatto costitutivo della pretesa risarcitoria e, come tale, va provata dall’assicurato.

Lo ribadisce la Suprema Corte nell’ordinanza n. 77449/20, depositata l’8 aprile. La vicenda. La ricorrente, una società di produzione di vino, aveva stipulato con una società di assicurazione un contratto al fine di assicurare la propria produzione da eventi che ne potevano danneggiare la qualità. Dopo aver notato un deterioramento della produzione dovuto alla aldeide acetina, la ricorrente chiedeva alla compagnia assicuratrice il ristoro del danno, non concesso perché per quest’ultima si trattava di un danno non compreso tra quelli assicurati con la polizza. Da qui il ricorso in Cassazione. Riparto dell’onere della prova. In tema di assicurazione della responsabilità civile, nel caso in cui l’assicuratore, convenuto in giudizio per adempimento contrattuale, alleghi l’esclusione della garanzia, attraverso la constatazione della mancanza di prova del fatto costitutivo della domanda, egli non assume, in relazione all’oggetto della copertura assicurativa, alcun onere probatorio, che quindi resta immutato a carico dell’attore. Tuttavia, tale principio giurisprudenziale non risulta propriamente riferibile al caso concreto, ma occorre ribadire ed aggiungere che, nel giudizio promosso dall’assicurato nei confronti dell’assicuratore, avente ad oggetto il pagamento dell’indennizzo assicurativo, è onere dell’attore provare che il rischio avuto rientri nei cosiddetti rischi inclusi”, ossia in quelli oggetto di copertura assicurativa. E qualora il contratto contenga clausole delimitative del rischio indennizzabile, spetta all’assicuratore dimostrare il fatto impeditivo della pretesa attorea. Nel caso in esame, la società assicurata doveva provare che il danno subito rientrasse nei rischi inclusi” e tale prova è stata fornita, poiché la polizza prevedeva la copertura di tutti i rischi materiali e diretti, anche conseguenziali, causati alle cose assicurate anche di proprietà di terzi, da qualsiasi evento, qualunque ne sia la causa . Per tali ragioni, i Supremi Giudici accolgono il ricorso, con annullamento della sentenza impugnata e rinvio alla Corte territoriale per nuovo esame.

Corte di Cassazione, sez. III Civile, ordinanza 21 novembre 2019 – 8 aprile 2020, n. 7749 Presidente Armano – Relatore Cricenti Fatti di causa La società ricorrente ha stipulato con la Società Cattolica di assicurazione coop a rl un contratto per assicurare la propria produzione di vino, da eventi che ne danneggiassero la qualità. Nel corso del rapporto, la società ricorrente ha notato un deterioramento della produzione dovuto alla aldeide acetica, ed ha pertanto rivendicato il ristoro del danno dall’assicuratore. Quest’ultimo ha eccepito che si trattava di un evento non compreso tra quelli assicurati, ed anzi che rientrava tra le esclusioni previste dalla polizza. Ne è derivata una controversia nella quale il Tribunale, in primo grado, ha rigettato la domanda, ritenendo che fosse onere della società assicurata, La Ghidina di dimostrare che il danno subito non rientrava tra le esclusioni di polizza cosi come eccepito dalla compagnia di assicurazione, e che tale prova ben poteva essere fornita con un accertamento tecnico preventivo, mai proposto. Questa decisione è stata confermata in secondo grado, con identiche motivazioni. La società La Ghidina propone ricorso per Cassazione con quattro motivi, ai quali resiste con controricorso la Società cattolica di assicurazione. Ragioni della decisione 1.- La ratio della decisione impugnata è nel riparto dell’onere della prova. Secondo la corte di appello, che fa proprie le ragioni già esposte dal giudice di primo grado, quando la assicurazione eccepisce che il rischio assicurato rientra tra le eccezioni, che escludono la copertura assicurativa, è sempre onere dell’assicurato dimostrare il contrario, ossia dimostrare che invece il danno verificatosi è causato da eventi non rientranti tra le eccezioni di polizza secondo la corte tale onere non è stato dall’assicurato assolto. 2.- Con il primo motivo, la società La Ghidina ritiene erroneamente interpretato l’art. 2697 c.c., in relazione a questa fattispecie, ossia ritiene errata la tesi della corte di appello, secondo cui compete all’assicurato dimostrare che il fatto verificatosi non rientra tra quelli esclusi dall’assicurazione. A dimostrazione del suo assunto la ricorrente adduce la regola generale sull’onere probatorio, ma altresì la circostanza per cui il contratto in questione era del tipo OMISSIS ossia comprensivo di ogni danno che potesse occorrere al prodotto assicurato, con la conseguenza che, dimostrato quest’ultimo, era pienamente assolto l’onere della prova. 2.1.- Con il secondo ed il terzo motivo la società ricorrente pone due questioni l’una subordinata all’altra. Infatti, con il secondo motivo, lamenta un omesso esame del fatto controverso e discusso in appello relativamente alla rilevanza dell’art. 26 del contratto, clausola sull’onere della prova, questione, pur posta, ma omessa dalla sentenza impugnata e con il terzo motivo, invece, censura che appare per forza subordinata alla precedente, denuncia una erronea interpretazione del contratto di assicurazione, effettuata senza tener conto del predetto art. 26. 2.2.- Infine, con il quarto motivo, la società ricorrente lamenta una nullità della sentenza per contraddittorietà della sua motivazione, in relazione alla questione della perizia di parte. La ricorrente contesta alla sentenza di merito di affermare contraddittoriamente, da un lato, che la perizia non ha fatto luce sulle cause del danno, e dall’altro, che invece ha messo in evidenza come la causa fosse la difettosa climatizzazione. I primi tre motivi possono esaminarsi congiuntamente, in quanto attengono all’onere della prova. Il primo ed il terzo motivo sono fondati. La sentenza impugnata ha fatto applicazione di un orientamento di questa corte secondo cui in tema di assicurazione della responsabilità civile, qualora l’assicuratore, convenuto per l’adempimento del contratto, alleghi l’esclusione della garanzia, come delimitata alla luce dei criteri normativi di interpretazione del contratto, risolvendosi detta allegazione non nella proposizione di un’eccezione in senso proprio, ma nella mera contestazione della mancanza di prova del fatto costitutivo della domanda, egli non assume riguardo all’oggetto della copertura assicurativa alcun onere probatorio, che resta, perciò, immutato a carico dell’attore . Cass. 4234/2012 Cass. 15630/2018 . Si tratta tuttavia di un orientamento non propriamente riferibile al caso concreto, e che, comunque, non conduce all’esito fatto proprio dalla sentenza impugnata. Di recente infatti questa corte ha precisato che nel giudizio promosso dall’assicurato nei confronti dell’assicuratore ed avente ad oggetto il pagamento dell’indennizzo assicurativo è onere dell’attore provare che il rischio avveratosi rientra nei rischi inclusi e, cioè, nella categoria generale dei rischi oggetto di copertura assicurativa tuttavia, qualora il contratto contenga clausole di delimitazione del rischio indennizzabile soggettive, oggettive, causali, spaziali, temporali , spetta all’assicuratore dimostrare il fatto impeditivo della pretesa attorea e, cioè, la sussistenza dei presupposti fattuali per l’applicazione di dette clausole . Cass. 1558/2018 . Più precisamente questa corte, nella suddetta decisione, ha osservato come La circostanza che l’evento dannoso rientri tra i rischi inclusi è fatto costitutivo della pretesa, e va provata dall’assicurato. La circostanza che l’evento verificatosi rientri fra i rischi non compresi costituisce invece un fatto impeditivo della pretesa attorea, e va provato dall’assicuratore. Tale circostanza infatti non rappresenta un fatto costitutivo della domanda, ma un fatto costitutivo dell’eccezione di non indennizzabilità, e come tale deve essere dimostrato da chi quell’eccezione intenda sollevare Cass. 1558/ 2018 . In sostanza, l’assicurato doveva provare che il danno subito rientra tra i rischi inclusi, e questa prova è stata fornita, poiché la polizza prevedeva la copertura per tutti i danni materiali e diretti, anche consequenziali, causati alle cose assicurate anche di proprietà di terzi, da qualsiasi evento, qualunque ne sia la causa , dunque la prova aveva ad oggetto la circostanza che un danno qualsiasi aveva colpito il bene assicurato, mentre era onere della assicurazione dimostrare che si è trattato di un danno dovuto ad un fatto rientrate tra i rischi esclusi, proprio in quanto quest’ultimo è un fatto impeditivo della pretesa attorea. Inoltre, ed è l’argomento utilizzato con il terzo motivo, l’art. 26 del contratto espressamente prevede che l’assicurato deve provare, oltre al verificarsi del rischio, soltanto che esso non sia la concretizzazione di fatti indicati al comma b 10 delle Esclusioni , cioè la condotta dolosa dell’assicurato. Così che quest’ultimo, per espresso patto, non doveva dimostrare che il rischio non rientrasse in alcuna delle esclusioni previste, ma solo in quelle di cui al comma b 10. Questa regola contrattuale, è valida, appartenendo al contratto, e non contrasta con le regole sul riparto dell’onere della prova, che ovviamente sono disponibili, con riferimento alla fattispecie in esame. La corte nell’interpretare il contratto di assicurazione non ha dato peso a questa clausola piuttosto che ometterne l’esame nei termini del fatto omesso, come denunciato con il secondo motivo . L’accoglimento dunque del primo e del terzo motivo, rende assorbiti gli altri. P.Q.M. La Corte accoglie primo e terzo motivo, assorbiti gli altri. Cassa la sentenza impugnata e rinvia alla Corte di appello di Venezia, in diversa composizione, anche per le spese.