La Corte di Cassazione sull’accezione omnicomprensiva di compenso professionale

Il compenso evoca la nozione di un corrispettivo unitario, che ha riguardo all’opera professionale complessivamente svolta dal difensore nei pregressi gradi o fasi del processo fino al momento in cui la prestazione professionale si esaurisce .

Così si esprime la Suprema Corte con l’ordinanza n. 19980/20 depositata il 23 settembre. La Corte d’Appello di Napoli dichiarava inammissibile il gravame proposto oltre il termine breve di impugnazione, compensando le spese di lite in virtù della natura e della peculiarità della vicenda, definita con pronuncia in rito . Contro tale decisione, l’attuale ricorrente si rivolge alla Corte di Cassazione, proponendo apposito ricorso nel quale censura il malgoverno delle spese di lite nel giudizio di secondo grado e la compensazione delle stesse. I Giudici di legittimità accolgono il ricorso, osservando in prima battuta che l’art. 92, comma 2, c.p.c. richiamato dal ricorrente legittima la compensazione delle spese processuali, quando non vi sia reciproca soccombenza, solo in presenza di gravi ed eccezionali ragioni esplicitamente indicate nella motivazione , costituendo una norma elastica che il Legislatore ha previsto al fine di adeguarla al contesto storico-sociale ovvero a specifiche situazioni non determinabili a priori ma da specificare in via interpretativa da parte del giudice di merito, mediante giudizio censurabile in sede di legittimità. Ora, nel caso concreto la definizione in rito del gravame non si caratterizza per la gravità ed eccezionalità, come richiesto dalla suddetta norma. Inoltre, la Corte si sofferma sul profilo relativo alla liquidazione delle spese , affermando che sono applicabili i nuovi parametri , a cui devono commisurarsi i compensi dovuti ai professionisti, ogni volta in cui la liquidazione giudiziale intervenga in un momento successivo alla data di entrata in vigore del decreto, che detti parametri abbia rideterminato, e si riferisca al compenso spettante al professionista che, a quella data, non abbia ancora completato la propria prestazione professionale, ancorché tale prestazione abbia avuto inizio, e si sia in parte svolta, vigenti le tariffe abrogate o precedenti decreti ministeriali, evocando l’accezione omnicomprensiva di compenso la nozione di un corrispettivo unitario per l’opera complessivamente prestata . Richiamato tale principio, gli Ermellini sottolineano che nel caso di specie la prestazione professionale si è completata vigente il decreto del Ministero della Giustizia 8 marzo 2018, n. 37. Per le argomentazioni esposte, il ricorso va accolto nel profilo inerente alla violazione di legge e la sentenza cassata in parte qua .

Corte di Cassazione, sez. Lavoro, ordinanza 21 luglio – 23 settembre 2020, n. 19980 Presidente D’Antonio – Relatore Mancino Rilevato in fatto che 1. con sentenza in data 13 novembre 2014, la Corte di Appello di Napoli ha dichiarato inammissibile il gravame proposto oltre il termine breve d’impugnazione e ha compensato le spese del giudizio in considerazione della natura e peculiarità della vicenda processuale, definita con pronuncia in rito 2. avverso tale sentenza P.D. ha proposto ricorso, affidato ad un motivo, al quale ha opposto difese l’INAIL, con controricorso. Considerato in diritto che 3. deducendo violazione degli artt. 91 e 92 c.p.c., come modificati dalla L. n. 263 del 2005 e dalla L. n. 69 del 2009, dell’art. 112 c.p.c., e omesso esame di un fatto decisivo, il ricorrente censura il malgoverno delle spese processuali nel giudizio di gravame e la disposta compensazione in vicenda, diversamente da quanto argomentato dalla Corte territoriale, non connotata da alcun profilo di peculiarità atteso l’esito, con decisione in rito, sul gravame interposto in violazione di termini perentori 4. il ricorso è da accogliere 5. nel ricorso all’esame, in assenza di una reciproca soccombenza, si discute della sussumibilità delle ragioni indicate nella motivazione tra le ipotesi di gravità ed eccezionalità normativamente prevista 6. l’art. 92 c.p.c., comma 2, nella formulazione introdotta dalla L. n. 263 del 2005 e poi modificata dalla L. n. 69 del 2009, ratione temporis applicabile in quanto il ricorso introduttivo di primo grado è stato proposto successivamente all’entrata in vigore di quest’ultima legge legittima la compensazione delle spese di giudizio, ove non sussista reciproca soccombenza, solo in presenza di gravi ed eccezionali ragioni esplicitamente indicate nella motivazione 7. la richiamata disposizione costituisce una norma elastica che il legislatore ha previsto per adeguarla ad un dato contesto storico - sociale o a speciali situazioni, non esattamente ed efficacemente determinabili a priori, ma da specificare, in via interpretativa, da parte del giudice del merito, con un giudizio censurabile in sede di legittimità, in quanto fondato su norme giuridiche v. Cass., Sez. U., n. 2572 del 2012 v., fra le più recenti, Cass. nn. 9977 e 21157 del 2019 8. nell’ipotesi in cui siano esplicitate, in motivazione, le ragioni della statuizione è comunque necessario che non siano illogiche o erronee, dovendosi ritenere altrimenti sussistente il vizio di violazione di legge v., fra le altre, Cass. n. 11222 del 2016 9. nella specie, la definizione in rito del gravame non è connotata dalla gravità ed eccezionalità richiesta dalla norma nè i giudici del gravame hanno dato corso alla verifica giudiziale necessaria a superare profili di obiettiva e grave incertezza in ordine alla domanda azionata e al tema devoluto con il gravame 10. quanto alla liquidazione delle spese, secondo la regola della soccombenza, in continuità con il principio affermato da Cass., Sez. U, n. 17405 del 2012 riaffermato, fra le altre, da Cass. n. 30529 del 2017, Cass. n. 27234 del 2018 e numerose altre coeve , si applicano i nuovi parametri, cui devono essere commisurati i compensi dei professionisti ogni qual volta la liquidazione giudiziale intervenga in un momento successivo alla data di entrata in vigore del decreto, che detti parametri abbia rideterminato, e si riferisca al compenso spettante al professionista che, a quella data, non abbia ancora completato la propria prestazione professionale, ancorché tale prestazione abbia avuto inizio, e si sia in parte svolta, vigenti le tariffe abrogate D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, ex art. 9, comma 1, convertito in L. 24 marzo 2012, n. 27 o precedenti decreti ministeriali, evocando l’accezione omnicomprensiva di compenso la nozione di un corrispettivo unitario per l’opera complessivamente prestata 11. il compenso evoca la nozione di un corrispettivo unitario, che ha riguardo all’opera professionale complessivamente svolta dal difensore nei pregressi gradi o fasi del processo fino al momento in cui la prestazione professionale si esaurisce 12. tale interpretazione è del resto coerente con l’interpretazione che si dà costantemente in riferimento al momento della decisione della lite o comunque dell’esaurimento dell’affare per il cui svolgimento fu conferito l’incarico dal cliente, ai fini della decorrenza della prescrizione triennale per le competenze dovute agli avvocati art. 2957 c.c., comma 2 v., in termini, Cass. n. 30529 del 2017 cit. 13. nella specie, e per quanto premesso, la prestazione professionale si è completata vigente il decreto del Ministero della Giustizia 8 marzo 2018, n. 37, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26 aprile 2018, recante modifiche al decreto 10 marzo 2014, n. 55, concernente la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense, ai sensi della L. 31 dicembre 2012, n. 247, art. 13, comma 6 14. il ricorso va, pertanto, accolto nel profilo inerente alla violazione di legge, assorbita ogni altra censura, la sentenza va cassata in parte qua e, per non essere necessari ulteriori accertamenti in fatto, decidendo nel merito le spese del giudizio di appello vengono regolate, secondo la regola della soccombenza, in considerazione del valore della causa, come da separato dispositivo, mentre non può provvedersi all’attribuzione, in favore dell’avvocato Massimo Di Celmo, in considerazione della non autosufficienza della relativa istanza, atteso che non vengono richiamati gli atti del giudizio di gravame da cui risulti la dichiarazione di anticipo delle spese 15. infine, segue coerente la condanna alle spese del giudizio di legittimità, con distrazione in favore degli avvocati Massimo Di Celmo e Bruno Mantovani, dichiaratisi antistatari. P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata in parte qua e, decidendo nel merito, condanna l’INAIL al pagamento delle spese del giudizio di appello, liquidate in Euro 5.600,00 per compensi professionali, oltre Euro 200,00 per esborsi e accessori di legge condanna l’INAIL al pagamento delle spese del giudizio di legittimità, liquidate in Euro 6.000,00 per compensi professionali, oltre Euro 200,00 per esborsi e oltre quindici per cento spese generali e altri accessori di legge, con distrazione in favore degli avvocati Massimo Di Celmo e Bruno Mantovani dichiaratisi antistatari.