Part time verticale ciclico: per la pensione valgono anche i periodi non lavorati

A fini pensionistici, i lavoratori con orario part time verticale ciclico hanno diritto all'inclusione anche dei periodi non lavorati, incidendo la contribuzione ridotta sulla misura della pensione e non sulla durata del rapporto di lavoro.

Lo sostiene la Corte di Cassazione nell’ordinanza 8160/2020, depositata il 24 aprile. La fattispecie. La Corte di Appello di Roma confermava la decisione di primo grado che aveva accolto la domanda di una dipendente di Alitalia s.p.a., allo scopo di vedersi riconosciuta l'anzianità contributiva per 52 settimane per tutti gli anni durante i quali aveva lavorato in regime di part time verticale. Secondo i Giudici, infatti, un rapporto di lavoro part time verticale ciclico consente l’accesso al trattamento pensionistico, con riconoscimento dell'anzianità contributiva anche per i periodi dell'anno senza prestazione lavorativa, né versamento di retribuzione e di contributi previdenziali. L’INPS ricorre in Cassazione. Parità di trattamento tra lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale ai fini previdenziali. I Supremi Giudici respingono il ricorso e affermano che – a fini pensionistici - i lavoratori con orario part time verticale ciclico hanno diritto all'inclusione anche dei periodi non lavorati, incidendo la contribuzione ridotta sulla misura della pensione e non sulla durata del rapporto di lavoro. Tale decisione è conforme alla disciplina comunitaria che conferma il principio di parità di trattamento tra lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale, ai fini previdenziali. Alla luce di quanto detto, il ricorso si intende respinto.

Corte di Cassazione, sez. Lavoro, ordinanza 21 gennaio – 24 aprile 2020, n. 8160 Presidente Manna – Relatore Mancino Rilevato che 1. con sentenza in data 19 marzo 2014, la Corte di Appello di Roma ha confermato la decisione di primo grado che aveva accolto la domanda svolta dall’attuale intimata, dipendente della società di trasporto aereo Alitalia s.p.a., allo scopo di vedersi riconosciuta l’anzianità contributiva per 52 settimane per tutti gli anni durante i quali aveva lavorato in regime di part time verticale 2. per la Corte d’Appello nel rapporto di lavoro part time verticale ciclico va riconosciuta l’anzianità contributiva annuale correlata, richiamando la pronuncia della CGUE 10.6.2010, resa nei procedimenti riuniti C-395- 396/08, Bruno ed altri, concernente fattispecie sovrapponibile a quella in esame in base alla quale la clausola 4 dell’accordo quadro dev’essere interpretata, con riferimento alle pensioni, nel senso che osta ad una normativa nazionale la quale, per i lavoratori a tempo parziale di tipo verticale ciclico, escluda i periodi non lavorati dal calcolo dell’anzianità contributiva necessaria per acquisire il diritto alla pensione, salvo che una tale differenza di trattamento sia giustificata da ragioni obiettive 3. avverso tale sentenza l’INPS ha proposto ricorso affidato ad un motivo, al quale non ha opposto difese M.G. . Considerato che 4. l’Istituto ricorrente censura la sentenza impugnata per avere ritenuto che il rapporto di lavoro svolto, alle dipendenze di Alitalia S.p.A., con le modalità del part time verticale ciclico consentisse l’accesso al trattamento pensionistico, con riconoscimento dell’anzianità contributiva anche per i periodi dell’anno senza prestazione lavorativa, nè versamento di retribuzione e di contributi previdenziali 5. ritiene il Collegio si debba rigettare il ricorso 6. la decisione della Corte di merito è conforme alla giurisprudenza di questa Corte che, con orientamento consolidato v., fra le altre, Cass.nn. 23948 e 24532 del 2015 nn. 26662, 21376, 21207 e 8565 del 2016 nn. 4968 e 16677 del 2017 Cass. n. 27665 del 2018 , ha affermato, in tema di efficacia, a fini pensionistici, dei periodi non lavorati in caso di part time verticale, che i lavoratori con orario part time verticale ciclico hanno diritto all’inclusione anche dei periodi non lavorati, incidendo la contribuzione ridotta sulla misura della pensione e non sulla durata del rapporto di lavoro si rinvia, per la più ampia motivazione, a Cass. n. 16677 del 2017 cit. ed anche per il rilievo che dalla disciplina comunitaria si evince la conferma del principio di parità di trattamento tra lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale, pur immanente, nell’ordinamento interno, ai fini previdenziali 7. peraltro, come già affermato da Cass. n. 16677 del 2017, reputa il Collegio che il richiamo alla giurisprudenza comunitaria da parte di Cass. nn. 23948 e 24647 del 2015 e 8565 del 2016 debba intendersi non già nel senso di considerare la materia de qua direttamente assoggettata alla disciplina di cui alla direttiva n. 97/81/CE la Corte di Giustizia non manca di chiarire che quest’ultima concerne esclusivamente le pensioni che dipendono da un rapporto di lavoro tra lavoratore e datore di lavoro, ad esclusione delle pensioni legali di previdenza sociale cfr. CGUE, 10.6.2010, Bruno ed altri, p. 42 , bensì nel senso di ricavare anche dalla disciplina comunitaria una conferma di quel principio di parità di trattamento tra lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale immanente nell’ordinamento interno ai fini previdenziali 8. non si provvede alla regolazione delle spese per non avere la parte intimata svolto attività difensiva 9. ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, sussistono i presupposti processuali per il versamento, a carico della parte ricorrente, dell’ulteriore importo, a titolo di contributo unificato, pari a quello per il ricorso ex art. 13, comma 1-bis, se dovuto. P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, sussistono i presupposti processuali per il versamento, a carico della parte ricorrente, dell’ulteriore importo, a titolo di contributo unificato, pari a quello per il ricorso ex art. 13, comma 1-bis, se dovuto.