Il lavoratore può notificare direttamente alla società datrice di lavoro

Il socio di una società in nome collettivo irregolare che venga citato in giudizio, deve ritenersi convenuto nel processo anche come rappresentante della società stessa, con la conseguenza che il rapporto processuale si instaura nei confronti di quest’ultima, la quale assume la veste di parte in causa.

Sul tema la Corte di Cassazione con ordinanza n. 9263/19, depositata il 3 aprile chiamata a decidere su una questione giuridica relativa al processo di notificazione da parte di un lavoratore nei confronti dell’azienda datrice di lavoro. In particolare la Corte d’Appello, nonostante le notifiche del lavoratore fossero state effettuate sia nei confronti dell’azienda datrice di lavoro presso il procuratore costituito, sia presso la sede legale dell’azienda stessa, ha erroneamente ritenuto che il lavoratore, notificando direttamente alla società si tratterebbe di notifica effettuata a soggetto che non ha partecipato al giudizio di primo grado, poiché era stato convenuto personalmente il titolare dell’azienda e non quest’ultima. A chi notificare? Sul punto la Suprema Corte ricorda che, nella società in nome collettivo irregolare, ogni socio, in quanto munito di potere di amministrazione, deve ritenersi titolar della rappresentanza anche processuale dell’azienda stessa. Dunque, il socio che venga citato oltre che in proprio anche in tale qualità deve ritenersi convenuto in giudizio anche come rappresentante della società collettiva irregolare, con la conseguenza che il rapporto processuale si instaura nei confronti di quest’ultima, la quale assume la veste di parte in giudizio . E poiché i giudici di merito non hanno fatto corretta applicazione del suddetto principio, la sentenza va cassata con rinvio alla competente Corte distrettuale per nuovo esame.

Corte di Cassazione, sez. Lavoro, ordinanza 29 marzo 2018 – 3 aprile 2019, n. 9263 Presidente Manna – Relatore Leo Rilevato in fatto che, con sentenza depositata in data 16.5.2013, la Corte di Appello di Bari ha dichiarato inammissibile il gravame interposto da M.M. , nei confronti di B.N. , quale titolare dell’omonima azienda agricola J.& amp D., avverso la pronunzia del Tribunale della stessa sede che aveva rigettato la domanda del lavoratore volta ad ottenere la condanna della detta azienda al pagamento di differenze retributive che gli sarebbero spettate per il lavoro svolto alle dipendenze di quest’ultimo che per la cassazione della sentenza ricorre il M. articolando tre motivi che la parte datoriale è rimasta intimata che il P.G. non ha formulato richieste. Considerato in diritto che con il ricorso si censura 1 la nullità della sentenza, in riferimento all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 4, per violazione degli artt. 112, 145, 148, 160 e 161 c.p.c., poiché, nonostante la sentenza impugnata riconosca che il B. era stato convenuto innanzi al Tribunale quale titolare dell’omonima azienda agricola J& amp D, reclamando nei confronti della stessa differenze ed indennità retributive varie rinvenienti dall’intercorso rapporto di lavoro” e, nonostante le notifiche avessero raggiunto lo scopo in entrambi i gradi di giudizio, essendo state effettuate nei confronti della J& amp D Azienda Agricola di B.N. & amp C. s.n.c., in persona del legale rappresentante p.t., presso il procuratore costituito avv. L.R. , con studio in omissis , ed altresì presso la sede legale della società, la Corte di merito ha erroneamente ritenuto che, avendo il M. notificato l’atto di gravame direttamente alla predetta società ed un’altra copia al suo procuratore costituito avv. L. , si tratterebbe di notifica effettuata a soggetto che non ha partecipato al giudizio di primo grado, ove appunto era stato convenuto il B. quale persona fisica, e laddove l’avv. L. era il suo difensore, non certamente della società, che appunto non era stata evocata e che, pertanto, l’appello sarebbe inammissibile per un’evidente omessa notifica 2 in via subordinata , la violazione degli artt. 2293 e 2257 c.c., artt. 75, 148, 160, 164 e 414 c.p.c., in riferimento all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, perché, in caso di rigetto del primo motivo, la decisione sarebbe comunque vulnerata dalla violazione delle norme citate per avere dato per presupposto che la società non ha partecipato al giudizio di primo grado, ove appunto era stato convenuto il B. come persona fisica e, laddove l’avv. L. era il suo difensore, non certamente della società, che appunto non era stata evocata”, senza considerare che le società dotate di personalità giuridica come quella di cui si tratta stanno in giudizio per mezzo di ciascun socio, anche disgiuntamente, spettando allo stesso, uti singulus, l’amministrazione e, quindi, la rappresentanza dell’ente 3 la violazione o falsa applicazione degli artt. 75, 148, 156, 157, 160, 170, 414 e 330 c.p.c., in riferimento all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, perché, sempre subordinatamente all’eventuale rigetto del primo motivo, la sentenza impugnata va censurata anche per la violazione delle predette norme, in quanto le notifiche avevano raggiunto lo scopo in entrambi i gradi di giudizio, essendo state effettuate nei confronti della J& amp D Azienda Agricola di B.N. & amp C. s.n.c., in persona del legale rappresentante p.t., presso il procuratore costituito avv. L.R. , con studio in omissis , ed altresì presso la sede legale della società che il primo motivo è fondato ed invero non è condivisibile la decisione della Corte di Appello laddove, pur dando atto che il M. ha convenuto in giudizio, dinanzi al Tribunale di Bari il sig. B.N. , quale persona fisica, titolare appunto dell’omonima azienda agricola J.D , afferma poi che la notifica dell’atto di gravame effettuata direttamente alla sede della predetta società ed al procuratore costituito avv. L. sia stata effettuata a soggetto che non ha partecipato al giudizio di primo grado , in quanto, a prescindere dalla contraddittorietà delle due affermazioni contenute nella sentenza, in cui, dandosi atto che il B. era stato convenuto quale persona fisica, titolare dell’omonima azienda agricola , si sostiene che la notifica dell’atto di appello, ritualmente effettuata presso la sede della società, nonché presso lo studio del procuratore costituito avv. L. , sarebbe stata diretta nei confronti di un soggetto che non ha partecipato al giudizio di primo grado , la Corte di merito si è pronunziata su una domanda non proposta - quella contro il B. quale persona fisica -, anziché su quella che il lavoratore aveva effettivamente e ritualmente proposto e notificato quella contro il B. , in qualità di titolare dell’azienda agricola omonima, nei cui confronti sono state dirette le domande e rassegnate le conclusioni che, peraltro, alla stregua degli arresti giurisprudenziali di legittimità, Nella società in nome collettivo irregolare, ciascuno dei soci, in quanto munito del potere di amministrazione art. 2297 c.c. , deve ritenersi titolare della rappresentanza sostanziale e processuale della società medesima pertanto, il socio che venga citato oltre che in proprio, espressamente in tale qualità, deve ritenersi convenuto in giudizio anche quale rappresentante della collettiva irregolare, con la conseguenza che il rapporto processuale si instaura nei confronti di quest’ultima, la quale assume la veste di parte in giudizio cfr., ex plurimis, Cass. nn. 1550/1998 3398/1989 6399/1981 che i giudici di merito non hanno fatto, quindi, corretta applicazione della normativa che regola la disciplina delle società in nome collettivo, applicabile alla fattispecie, in tema di rappresentanza legale che il secondo ed il terzo motivo, peraltro formulati in via subordinata , restano, all’evidenza, assorbiti che, pertanto, la sentenza va cassata in relazione ai motivo accolto restando assorbiti gli altri -, con rinvio, anche per la determinazione delle spese del presente giudizio, alla Corte di Appello di Bari, in diversa composizione, che si atterrà, nell’ulteriore esame del merito, a quanto innanzi affermato. P.Q.M. La Corte accoglie il primo motivo di ricorso assorbiti gli altri. Cassa, in relazione al motivo accolto la sentenza impugnata, e rinvia alla Corte di Appello di Bari, in diversa composizione, anche per la determinazione delle spese del giudizio di legittimità.